The Independent - 23 Marzo 2003 - Robert Fisk
Noi bombardiamo, loro soffrono
Donald Rumsfeld dice che l'attacco americano su Baghdad è "una campagna aerea
mirata come non ve ne sono mai state", ma meglio che non cerchi di spiegarlo a
Dona Suheil, una bambina di cinque anni. Mi guardava, ieri mattina, con
l'alimentazione forzata al naso, una profonda smorfia sul piccolo volto mentre
cercava inutilmente di spostare la parte sinistra del suo corpo.
Il missile cruise esploso vicino casa sua, nella periferia di Radwaniyeh a
Baghdad, le ha conficcato proiettili shrapnel
(*) nelle gambe esili, oratutte fasciate, e, molto più gravemente, nella sua colonna vertebrale.
Ha perso la capacità di movimento della gamba sinistra.
[...] Doha è stata la prima dei 101 pazienti portati all'ospedale
Al-Mustansaniya dall'inizio dell'attacco americano [...]
C'è qualcosa di insano, di osceno in queste visite all'ospedale.
Noi bombardiamo. Loro soffrono. Poi spuntiamo e fotografiamo
i loro figli feriti. [...] L'articolo si trova in www.Znet.org
Fisk vi racconta le vicende di persone ferite che hanno un'identità, un nome,
una storia individuale. Sono le storie dei tristemente noti "effetti collaterali".
(*) Proiettili costituiti da un involucro metallico riempito di pallini, tipicamente di piombo.
Dal nome dell'ufficiale inglese che nel XVIII sec. riempì una granata con proiettili. [NdT]
Documento originale We Bomb, They Suffer Traduzione De Simone.
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