mercoledì 26 marzo 2003


The Independent - 23 Marzo 2003 - Robert Fisk


Noi bombardiamo, loro soffrono


Donald Rumsfeld dice che l'attacco americano su Baghdad è "una campagna aerea


mirata come non ve ne sono mai state", ma meglio che non cerchi di spiegarlo a


Dona Suheil, una bambina di cinque anni. Mi guardava, ieri mattina, con


l'alimentazione forzata al naso, una profonda smorfia sul piccolo volto mentre


cercava inutilmente di spostare la parte sinistra del suo corpo.


Il missile cruise esploso vicino casa sua, nella periferia di Radwaniyeh a


Baghdad, le ha conficcato proiettili shrapnel(*) nelle gambe esili, ora


tutte fasciate, e, molto più gravemente, nella sua colonna vertebrale.


Ha perso la capacità di movimento della gamba sinistra.


[...] Doha è stata la prima dei 101 pazienti portati all'ospedale


Al-Mustansaniya dall'inizio dell'attacco americano [...]


C'è qualcosa di insano, di osceno in queste visite all'ospedale.


Noi bombardiamo. Loro soffrono. Poi spuntiamo e fotografiamo


i loro figli feriti. [...] L'articolo si trova in www.Znet.org


Fisk vi racconta le vicende di persone ferite che hanno un'identità, un nome,


una storia individuale. Sono le storie dei tristemente noti "effetti collaterali".


(*) Proiettili costituiti da un involucro metallico riempito di pallini, tipicamente di piombo.


Dal nome dell'ufficiale inglese che nel XVIII sec. riempì una granata con proiettili. [NdT]


Documento originale We Bomb, They Suffer Traduzione De Simone.

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