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lunedì 17 ottobre 2011


ANTISEMITISMO OGGI

Il 44 % degli italiani "ostile" agli ebrei
L'antisemitismo si diffonde sul web

L'indagine parlamentare conoscitiva rivela che on line si va estendendo l'idea che non è razzismo essere antisemiti. Oltre mille siti (+ 40%) dedicati alla diffusione dell'odio antiebraicodi ALBERTO CUSTODERO
La Repubblica, 16 ottobre 2011
 

 

 

  
 Shoah: Anniversario deportazione Ghetto di Roma del 16 ottobre '43

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 «La grande razzia nel vecchio Ghetto di Roma cominciò attorno alle 5,30 del 16 ottobre 1943. Oltre cento tedeschi armati di mitra circondarono il quartiere ebraico. Contemporaneamente altri duecento militari si distribuirono nelle 26 zone operative in cui il Comando tedesco aveva diviso la città alla ricerca di altre vittime. Quando il gigantesco rastrellamento si concluse erano stati catturati 1022 ebrei romani. 



Due giorni dopo in 18 vagoni piombati furono tutti trasferiti ad Auschwitz. Solo 15 di loro sono tornati alla fine del conflitto: 14 uomini e una donna. 
Tutti gli altri 1066 sono morti in gran parte appena arrivati, nelle camere a gas. Nessuno degli oltre duecento bambini è sopravvissuto.»
(F. Cohen, 16 ottobre 1943. La grande razzia degli ebrei di Roma)

giovedì 27 gennaio 2011


"Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre"
Primo Levi


 
Locandina della Città di Venezia_2011

Memoria della Shoah e di tutte le sue vittime

 



La memoria si affievolisce se non viene alimentata. La Shoah e i genocidi del XX secolo di riguardano tutti. La memoria, però, per non rimanere un fatto retorico, deve essere corroborata da sguardi attenti sull'OGGI e da riflessioni non di maniera. Lungo l'elenco delle tragedie che richiamano alla mente i caratteri propri dei grandi genocidi. Sono tragedie dei nostri tempi. Non importa se piccole o molto piccole rispetto all'unicità della Shoah. Impedire l'inizio è importante. Venezia è in Veneto, regione leghista. Per questo ho copiato la locandina della città di Venezia. Io rifletto oggi su ....
 





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 Legge 20 luglio 2000, n. 211



"Istituzione del "Giorno della Memoria" in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti"



pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 177 del 31 luglio 2000



Art. 1.



1. La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonchè coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.



Art. 2.



1. In occasione del "Giorno della Memoria" di cui all’articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinchè simili eventi non possano mai più accadere.




 





  


 

domenica 10 febbraio 2008


LAICITA'  [4]



Ancora un articolo che per me ha lo scopo di presentare fatti e problemi su cui occorre fare il massimo di chiarezza per "metterci in cammino insieme verso il territorio del rispetto laico, dove credere non vuol dire prevalere, dove non essere credenti o cattolici non diminuisce i diritti di nessuno, mai."


Il giorno delle svastiche


di Furio Colombo


Nel giorno in cui ci avvertono che i nomi di docenti ebrei o ritenuti ebrei vengono indicati in un elenco su un misterioso sito antisemita, presumibilmente a cura del vasto rigurgito di destra che è rimasto tra le rovine del passato e i tentativi - sempre incompleti, a volte disastrati - di costruire una vera civiltà democratica, in un giorno così minaccioso abbiamo il dovere di allargare la brutta scena che stiamo osservando. Cercare tra i fascisti è un esercizio ovvio e però marginale, se si considera che solo pochi giorni fa abbiamo dovuto difendere gli scrittori israeliani che saranno onorati a maggio al Salone del Libro di Torino, dalla minaccia di boicottaggio (ovvero di un atto di disprezzo verso lo Stato di Israele, che di tutto ciò è simbolo, imperfetto ma pieno), e se si tiene conto che quelle minacce venivano da alcuni che sono o ritengono davvero di essere di sinistra, cioè dalla parte che ha combattuto e pagato con la vita per ridare la libertà e la dignità all’Europa senza il fascismo.

Non c’è bisogno di conferme: l’antisemitismo è vivo, sa come nascondersi, spostarsi e rinascere. E questo spiega perché alcuni di noi si sono battuti perché ci fosse un “Giorno della Memoria”; per ripensare a uno dei momenti più spaventosi di quel male, che è stato sul punto di riuscire nel progetto di sterminio di un popolo e di una cultura. Propongo che sia necessario notare un fatto che aiuta non tanto le grida di scandalo quanto la riflessione. Fatti del genere accadono in coincidenza con un espandersi, niente affatto mistico, ma esclusivamente terreno, della Chiesa cattolica come potere politico, capace di dare regole, di dettare leggi, di impartire ordini, di punire e premiare, per esempio con il voto. Qui importa notare l’intreccio fra l’allargarsi - nei fatti - di un potere temporale della Chiesa, che torna a parlare con una volontà di controllo su tutto, pensieri inclusi. E il ritorno di un atteggiamento di potenza, di intervento, di arbitrio, di coloro che colgono - nel loro modo distorto però già noto nella storia - il messaggio: si può dare la caccia, cominciando con il disprezzo, a chi non è nella Chiesa.

Dopotutto veniamo a sapere che chi non è nella Chiesa è portatore di una cultura di morte. Ripeto: si intende che il messaggio è distorto e non è la prosecuzione, ma la deformazione di un clima. Però quel clima di dominio del religioso (un unico “religioso”, il cattolico, il resto è “relativismo”) esiste davvero. E davvero sfiora i confini dell’area oscura che stiamo descrivendo quando avverte, in una nuova preghiera, che gli ebrei è bene che siano convertiti. È una preghiera terribile, perché stabilisce un’unica classe di esseri umani accettabili, i battezzati. Per gli altri c’è chi avrà pazienza come la Chiesa (che - nei secoli - non eseguiva la condanna a morte di un condannato ebreo prima di averlo convertito) e c’è chi, tra i battezzati, coglierà il senso del privilegio di essere dalla parte giusta, dunque la superiorità, dunque il diritto di purificare gli ambienti (università o saloni del libro) da presenze nemiche e pericolose.

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Io credo che gli amici credenti, che forse sentiranno queste parole come una offesa (invece è, io credo, una descrizione dei fatti), coglieranno il punto politico che riguarda questa campagna elettorale e che è la difesa piena e totale dello Stato laico, per ricostruire una comunità che si fondi su quella naturale amicizia, volontà di comprensione e di collaborazione reciproca che è tipica di chi, con onestà e buona fede, crede davvero e di chi chiede solo che sia rispettata la sua rispettabile dichiarazione di non credente.

Ecco perché mi dispiace che i Radicali italiani, che hanno dato nei decenni della rinata e imperfetta democrazia italiana un contributo molto grande alla costruzione del rispetto (opponendosi, per esempio, alle continue messe in scena dei finti credenti, che ricostruiscono in politica le più colorite processioni del Sud italiano) non siano parte del dibattito nella politica italiana che ha come programma di ridare un futuro all’Italia. Non mi sognerei mai di immaginare che la presenza di tanti credenti dichiarati e, come dire, professionali, nel Partito democratico siano una sorta di freno a mano tirato. Ci sono e ne hanno diritto. Ed è naturale che almeno i più “professionali” fra i credenti di cui stiamo parlando (quelli, cioè che non escono mai senza divisa) siano irritati da Bonino e Pannella, quando propongono di tracciare chiare linee di reciproco rispetto fra ambiti e responsabilità diverse. Ma non credo che quella irritazione ci debba riguardare tutti al punto da rifiutare un rapporto attivo di lavoro politico con i Radicali nel timore di offendere qualcuno.

Sono sicuro che possiamo porre fine al carnevale dei finti credenti (che, un giorno si ammetterà, sta facendo non poco danno alla religiosità, al sentimento di fede) e al carnevale degli atei devoti (rispetto al quale una giornata di Gay Pride non è che un pacato corteo). Soltanto unendo le forze di persone che si rispettano e rispettano il diritto di credere e non credere, e di ottenere certi servizi indipendentemente dalle prescrizioni religiose, si possono ottenere certi servizi indipendentemente dalle prescrizioni religiose da parte delle istituzioni a favore dei cittadini. Sono sicuro anche che soltanto insieme credenti e non credenti potranno fare muro - come nella Resistenza - per impedire l’espandersi di gruppi che credono di trovare conforto nel nuovo piglio autoritario della Chiesa e provano di nuovo a tracciare i confini fra terra benedetta e terra sconsacrata. Nella terra sconsacrata sono ammesse, più o meno in nome di Dio, le scorrerie punitive, le umiliazioni, le prove di caccia, i tentativi di negazione.

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Sto parlando al Partito democratico, che ha deciso di giocare con coraggio le due carte più rischiose e più importanti nella vita e nel futuro di questa Repubblica: la carta del «correre da soli», un ricominciare da capo con tutte le persone di buona volontà, affinché si diradi almeno un poco l’aria velenosa che tanti in Italia sono costretti a respirare. E infatti questa decisione ha creato un bel tumulto nella ex Casa delle Libertà. E la reale possibilità di governare bene un Paese nel quale ci si è abituati a promettere tutto e a non rendere conto di nulla. È ciò che è stato in questi mesi il tentativo di Romano Prodi. Intorno a quel tentativo si è stretta, durante due anni, senza alcuna pausa o interruzione e senza alcun riguardo per gli interessi del Paese, la garrota di un pesante ostruzionismo che ha preso il posto della normale opposizione democratica. Sappiamo anche che in quei mesi la continuità di buon lavoro dei Radicali dentro quel governo ha evitato teatro, dispute ed esibizioni, e portato risultati.

Il più importante è una ragione di orgoglio per tutto il Paese: la “moratoria contro la pena di morte”, accettata come appello a tutto il mondo dalle Nazioni Unite. Come si ricorderà, la “moratoria” radicale è stata copiata, in modo un po’ penoso, usando la stessa parola in senso rovesciato, non come liberazione ma come divieto assoluto di decidere per le donne.

È interessante che questa copiatura a destra di un’idea originale che appartiene al mondo che non concepisce divieti religiosi, corrisponda alla copiatura della sfida di «correre da soli» lanciata da Veltroni per il Partito democratico e subito adottata (ma di nuovo male e rovesciandone il senso: correre da soli non per chiarezza ma per sottomettere almeno uno dei riottosi alleati) da quella nuova cosa detta orwellianamente “Popolo della libertà”. La coincidenza dovrebbe richiamare una naturale affinità di questa nuova avventura con chi ci aiuterebbe a tenere ben vivo il senso laico della politica e dello Stato, senza porre alcun problema di rispetto, attenzione e lavoro insieme con le persone che sono credenti in politica, e non politici del credere.

Tutto ciò è giusto e utile ripeterlo nel “giorno delle svastiche” e degli elenchi di docenti ebrei. Diciamo che c’è qualcuno che più o meno deliberatamente capisce male il messaggio di egemonia della Chiesa. Ma quella pretesa di egemonia c’è, dunque il pericolo. Dirlo significa rispettare la Chiesa quanto lo Stato. Chi ha fiducia in quello che sarà e riuscirà a fare, anche in queste elezioni, il Partito democratico di Veltroni vorrebbe porre qui, adesso, le basi quella ariosa civiltà laica in cui vivono i nostri concittadini dell’Unione Europea e quelli americani a cui abbiamo chiesto di prestarci le parole «si può».

Sì, è vero, «si può». Cominciando con il metterci in cammino insieme verso il territorio del rispetto laico, dove credere non vuol dire prevalere, dove non essere credenti o cattolici non diminuisce i diritti di nessuno, mai.

furiocolombo@unita.it
Pubblicato il: 10.02.08-Modificato il: 10.02.08 alle ore 8.02


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Documenti nel blog Papa Ratzinger blog :


1. Il Papa modifica la Preghiera per gli Ebrei, della Liturgia del Venerdì Santo, contenuta nel Missale Romanum del 1962 (Radio Vaticana) - 2. SPECIALE: IL MOTU PROPRIO "SUMMORUM PONTIFICUM" -

domenica 27 gennaio 2008

SHOAH


LO STERMINIO



Le vittime


ebrei (stella di David gialla): 6 milioni


rom e sinti (triangolo marrone) - omosessuali (triangolo rosa) - "antisociali" [disabili fisici e mentali, vagabondi, prostitute e lesbiche] (triangolo nero) - testimoni di Geova (triangolo viola) - oppositori politici (triangolo rosso) - apolidi (triangolo blu): 5 milioni ... QUI


Genocidi del Novecento


Il 27 gennaio 1945, a  mezzogiorno circa, la prima pattuglia alleata giunse al lager di Auschwitz. Se ci volgiamo a guardare il Novecento, vediamo un secolo caratterizzato dal ricorrere del crimine di massa che chiamiamo "genocidio": gli armeni in Turchia, le "liquidazioni" genocidarie sovietiche, gli ebrei in Europa, i cambogiani ad opera dei khmer rossi di Pol Pot, la pulizia etnica in Bosnia a opera dei serbi, il genocidio in Ruanda. Se guardiamo a oggi, a questo XXI secolo appena iniziato, vediamo che il pericolo persiste: che cosa sta accadendo in Darfur e in Kenia?


La shoah, evento unico


La singolarità della Shoah è assoluta ed estrema, perché "in essa si trovano riuniti tutti i momenti del processo genocidario, che invece in altri avvenimenti genocidari non sono presenti o comunque non tutti insieme: 1. misure di stigmatizzazione ideologica, 2. procedure di esclusione giuridica, 3. pratiche di lento annientamento con la ghettizzazione, 4. omicidi collettivi in aree ritenute strategiche, 5. e infine omicidio di massa in toto; per questo essa acquisisce facilmente la funzione di 'tipo ideale', che Max Weber definiva innanzitutto come un 'quadro concettuale in sé unitario'. Ciò spiega anche perché la Shoah è al centro della nostra visione generale del genocidio e comunque, racchiudendo in sé i tratti più caratteristici di un fenomeno, essa ci aiuta a capire le altre barbarie del secolo scorso." Bernard Bruneteau, Il secolo dei genocidi, il Mulino, pagg. 169/70 ]


Due domande


1. Come fu possibile il consenso totale e delirante al fascismo e al nazismo? E' doveroso che noi italiani ce lo chiediamo non diversamente dai tedeschi, perché in Italia furono approvate le "leggi razziali" nel 1938, con tanto di firma del re. Aquesto proposito ho letto un articolo di Furio Colombo: Italia contro Italia : "la Shoah è un delitto italiano. L’Italia nel 1938 ha approvato le più crudeli e totalitarie leggi razziali d’Europa, il Parlamento fascista italiano le ha approvate con esultanza. Il Re d’Italia - unico re d’Europa - le ha firmate e rese esecutive."


2. Che cosa si può fare perché queste storie di crimini infami non si ripetano? 



Oggi a Treviso in Piazza dei Signori contro il razzismo 


"davanti al dilagante germe del razzismo che sta infettando il Veneto ... Marco Paolini, Mauro Covacich e la pattuglia di intellettuali delle tre venezie hanno sfidato il «razzismo istituzionale»Il razzismo che alcuni irriducibili leghisti, con alla testa il vice-sindaco «sceriffo» di Treviso Giancarlo Gentilini, stanno spargendo a piene mani, con l’obiettivo di erigere muri, escludere, forgiare una società piramidale con i «bianchi» in cima e tutti gli altri al margini, schiavi. «Se vivi qui - spiega Tiziano Scarpa - ti rendi conto dell’impresentabilità, dell’imbecillità di chi inneggia alle Ss».
L’idea è partita un mese fa quando alcuni esponenti leghisti hanno hanno passato il confine della decenza inneggiando ai nazisti, ai «dieci clandestini uccisi per uno di noi». [...] Per questo gli intellettuali del Nordest hanno deciso di uscire allo scoperto, di rompere il silenzio assordante che circonda il razzismo istituzionale. «Non siamo mai fuggiti di fronte al dilagare di questo germe - prosegue Tiziano Scarpa, mentre si avvicina al porticarto dove saranno letti brani contro il razzismo - nel Veneto vi è un formicolare di iniziative, ci muoviamo in rete, con i blog collettivi, non siamo stati latitanti. Si deve alla sensibilità di Mauro Covacich se abbiamo deciso di andare in piazza dei Signori. Quelle di alcuni amministratori non sono solo “sparate” sbruffonate, loro vogliono “rompere i coglioni” agli immigrati, far sapere che non saranno mai dei nostri, come noi. Vogliono infastidire, intimorire».
Tocca a Mauro Covacich, l’ideatore dell’iniziativa. «Leggerò – ci dice - un breve brano tratto da Sillabario di Goffredo Parise, il racconto di intitola “altri” ed ha per protagonista un bambino che scopre l’esistenza dei suoi coetanei». Mauro appare «autenticamente felice. Se fossimo andati in un altro posto - spiega - avrei potuto dire che la nostra critica è scontata, è ovvio essere contro il razzismo, ma oggi usciamo dalla scontatezza. Treviso è un luogo simbolico, il razzismo viene dalle istituzioni, dall’alto. In un bar di periferia può capitare di sentire una battuta sulle Ss, ma qui, a dire queste cose, sono le istituzioni». [ L'Unità, 27 gennaio 2008. QUI ]

mercoledì 10 ottobre 2007

FREE BURMA



FREE IRAN



Chi sa qualcosa dell'Iran? Chi sa qualcosa del composito complesso popolo iraniano? Chi c'è in Iran oltre al tragico Ahmadinejad? Esiste un dissenso in Iran?


Due giorni fa circa cento studenti dell'Università di Tehran hanno trovato il necessario smisurato coraggio di contestato il presidente Mahmoud Ahmadi Nejad. Era già successo meno di un anno fa. Che fine hanno fatto quegli studenti? Che cosa succederà a questi autori della nuova protesta? Alcuni sono stati sicuramente ingoiati dalle spaventose prigioni della repubblica islamica. E' il rischio mortale della repressione che richiede un coraggio immane, il coraggio che si sprigiona in un essere umano quando l'ingiustizia supera il limite della paura. 


Dove siamo noi, liberi e fortunati, in questa vicenda? Siamo pronti a commuoverci per la libertà dell'Iran? Nel 1979 il mondo intero si lasciò ingannare dalla cosidetta rivoluzione islamica che avrebbe portato all'orrendo regime degli ayatollah che da allora ha sfruttato la terribile della religione al potere. Qual è il punto della situazione oggi, tra le deliranti minacce nucleari del dittatore "devoto" e le altrettanto deliranti minacce di guerra dell'amministrazione Bush? Ho trovato qualche risposta in una intervista pubblicata da Il Manifesto: Le minacce all'Iran colpiscono il dissenso.


Solidarietà per la senatrice Rita Levi Montalcini



Il fascismo eterno di Storace e dei suoi seguaci si è manifestato ancora una volta. Questa volta, nel tentativo inane di colpire la scienziata e senatrice Rita Levi Montalcini, ha scelto come obiettivi l'ebraismo, la vecchiaia, la legge costituzionale italiana. La statura di Rita Levi Montalcini è tale che gli squallidi fascistelli non possono certo sfirorarla, tuttavia è necessario opporsi a questa rinnovata barbarie, anche per opporsi alla barbarie diffusa nella nostra società e, purtroppo, in molti rappresentanti della classe politica. 

domenica 9 settembre 2007


   La Polonia, i suoi tragici gemelli, qualcosa della sua storia



L'ultimo atto antieuropeo e antistorico dei gemelli polacchi, Lech Kaczynski come presidente e Jaroslaw Kaczynski in qualità di primo ministro, il NO all'istituzione della giornata europea contro la pena di morte. Forse la loro avventura è già finita con l'autoscioglimento del Parlamento, ma lo si potrà sapere solo dopo il prossimo voto anticipato. Sono stati due anni terribili per la Polonia che è stata presente in Europa con le posizioni ultranazionaliste e isolazioniste dei Kaczynski, di cui gli elettori sono responsabili come avviene nei regimi democratici. Se sono stati ingannati dai loro incredibili gemelli, come sembra dalle notizie sull'opposizione interna, ora i polacchi hanno l'occasione per porre rimedio.


Quest'ultimo atto richiama alla memoria la loro proposta più repellente: reintrodurre la pena di morte, in Polonia e nel resto del continente. Tanto mi basterebbe a escludere qualsiasi possibilità di affidare ai due una sia pur piccola responsabilità politica. Vedremo che cosa faranno i polacchi.


Le ideologie dei gemelli sono di stampo conservatore, nel senso deteriore del termine, se si considerano le posizioni illiberali e intolleranti del loro partito, non a caso chiamato “Prawo i Sprawiedliwosc” (Legge e Giustizia), a cominciare dall'omofobia e dall'antisemitismo per finire con il loro evidente e disastroso antieuropeismo.


   Tadeus Rydzyk, direttore di Radio Maryja ( La Stampa )


L'antisemitismo. L'antisemitismo e i programmi di Radio Maryja e le posizioni integraliste anticonciliari di Tadeusz Rydzyk, il prete redentorista fondatore dell'emittente radiofonica polacca. Alla Polonia l'occupazione nazista prima e il regime comunista poi inflissero sofferenze enormi, ma la diffusione dell'antisemitismo oggi sulle onde di una radio cattolicissima crea qualche perplessità: l'essere stati vittime non ci rende innocenti e non abilita a comportamenti contrari ai diritti umani. Mi ha colpito la richiesta spregiudicata di più voti in seno alla UE in nome delle vittime del nazismo, perché la polazione sarebbe numericamente superiore se non ci fossero stati i morti della seconda guerra mondiale. E allora è forse il caso di ricordare che i polacchi furono senz'altro vittime, ma in parte (non so quanto grande) furono anche carnefici di ebrei, come tanti in Europa, noi italiani compresi.  


L'hanno letto i polacchi, soprattutto quelli  che hanno eletto i gemelli e che seguono Radio Maryja, "I carnefici della porta accanto". 1941: Il massacro della comunità ebraica di Jedwabne in Polonia? L'autore è Jan T. Gross, insegnante di politica e studi europei alla New York University, e di fatto "riscrive la storia del Novecento polacco e ci rivela verità atroci ma ineludibili sulle relazioni tra ebrei e gentili nell'Europa del XX secolo". Risulta a qualcuno che Jan T. Gross sia stato sconfessato e sbugiardato?


"Un giorno d'estate del 1941 metà degli abitanti del paese di Jedwabne, in Polonia, assassinò l'altra metà, milleseicento persone, tra uomini, donne e bambini: tutti gli abrei del paese, sette esclusi. I carnefici della porta accanto racconta la loro storia, una storia sciocca e brutale, mai narrata prima d'ora.
L'aspetto più sconvolgente di questa terribile vicenda è che a bastonare, affogare, scannare e bruciare gli ebrei di Jedwabne non furono nazisti senza volto, ma i compaesani polacchi, che le vittime conoscevano per nome: ex compagni di scuola, i negozianti da cui compravano il pane, la gente con cui chiacchieravano per strada. [...] Nel dopoguerra i pochissimi sopravvissuti denunciarono i fatti e seguì un processo. Ma solo Jan T. Gross con questo libro è stato in grado di ricostruire quell'orribile giorno di luglio, innescando un ampio dibattito tra i maggiori storici di tutto il mondo sul ruolo della popolazione civile nello sterminio degli ebrei d'Europa e sul superamento  della stessa definizione (di Daniel J. Goldhagen) di "volenterosi carnefici di Hitler". ( dal risvolto di copertina del testo edito da Mondadori )."


Non voglio attaccare etichette al popolo polacco, ci mancherebbe altro, l'antisemitismo alligna più o meno in tutti i paesi europei con una persistenza che meraviglia dolorosamente. Voglio riflettere, però, sulle scelte elettorali che portano al potere personaggi come i gemelli Kaczynski, scelte di oltre la metà degli aventi diritto al voto. Voglio interrogarmi anche sul funzionamento dell'Unione Europea, soprattutto sul diritto di veto assegnato anche a un singolo Stato. Voglio sapere come coniugano la loro cattolicità i gemelli con la loro voglia di pena di morte e quanto seguito hanno tra i polacchi, nostri concittadini europei, su temi come questo.

sabato 27 gennaio 2007

27 gennaio 1945 - 27 gennaio 2007


Memoria di tutte le vittime della shoah (sterminio)



Ci aiuta a ricordare tutte le vittime la maniacale precisione degli aguzzini nazifascisti che avevano organizzato una serie di contrassegni per ciascun gruppo di prigionieri nei campi di concentramento:


ebrei (stella di David gialla) - rom e sinti (triangolo marrone) - omosessuali (triangolo rosa) - "antisociali" [disabili fisici e mentali, vagabondi, prostitute e lesbiche] (triangolo nero) - testimoni di Geova (triangolo viola) - oppositori politici (triangolo rosso) - apolidi (triangolo blu) ...


Sei milioni di ebrei e un altissimo numero (quanti milioni?) di persone non ebree ma ugualmente oggetto di odio discriminatorio, razzista in senso lato. E al ricordo di queste vittime vorrei si aggiungesse quello di tutte le altre vittime di stermini, prima e dopo l'orrore nazifascista, fino a quelle dei nostri tempi, del nostro oggi.


Remember Poem


Vorrei evitare la retorica delle celebrazioni di un giorno, pur importanti, e ricordarmi che ogni giorno è necessario interrogarsi su quello stato mentale, non ancora risolto, che Umberto Eco chiama il "fascismo eterno" e che si presenta sotto le forme più diverse, tanto più subdolo quanto più mascherato.


Lo sterminio nazifascista è stato indiscutibilmente un evento unico per l'eccezionalità dell'ideologia e dei metodi e del numero delle vittime, ma questo non autorizza a sottovalutare eventi "minori" e a non rimanere vigili, a cominciare da noi stessi/e.


"Informarsi soltanto non costa sforzo, la vera fatica è trasformare l'informazione in conoscenza. È anche una fatica implicitamente etica, perché parte sempre da un riconoscimento dell'altro". Elie Wiesel


Ho letto un articolo di Moni Ovadia illuminante ed edificante prorpio in questo senso. Ne riporto un pezzo:


"Se la memoria non è uno strumento di costruzione del futuro, se non viene sottratta alle forme retoriche della routine, rischia di diventare un boomerang. Per evitare una simile pericolosa eventualità, è urgente vivificare il senso ultimo della Shoà nella battaglia contro ogni forma di razzismo, di sopraffazione, di offesa alla dignità e al diritto degli uomini, di ogni uomo. Solo il legame con le grandi battaglie per l’uguaglianza, per la pace, per la giustizia sociale, per la sacralità universale di ogni esistenza umana tiene viva quella memoria e la rilancia eticamente contro l’inaridimento celebrativo e l’isterilirsi nelle forme museali che ne fanno una comoda copertura delle false coscienze." (Memoria e propaganda)




Nota: non ho pretese di acribia storica, perciò metto in conto qualche imprecisione sull'elenco delle vittime, elenco che si trova in vari siti. In questo blog l'ho riportato copiandolo da PeaceReporter <<<QUI<<<. A proposito del  "fascismo eterno": QUI

mercoledì 17 gennaio 2007

Toponomastica e Teopolitica


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Questo uno dei titoli del Riformista di oggi. L'articolo non è disponibile online, ma evidentemente pone un problema vecchio e non ancora risolto.

Sono all'oscuro dei fatti, quindi mi rivolgo a google, dove trovo un articolo di Mario Pirani, sicuramente tratto da La Repubblica e risalente al maggio dell'anno scorso. Potrebbe sembrare una cosa di poco conto se si pensa agli stravolgimenti e agli orrori di questi giorni in molte parti del mondo, ma non lo è. Sul piano storico, simbolico e politico ritengo quella targa una vicenda enorme per una città italiana, non importa quale. Una vicenda vergognosa per la sua carica razzismo in generale e di antisemitismo in particolare. E che dire del fatto che la richiesta è stata fatta dal vescovo di Arezzo e che i nostri politicanti di sinistra hanno lasciato fare, sia pure come opposizione, per le solite questioni di convenienze elettorali? .



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Linea di confine

Mario Pirani

QUELLA TARGA DA TOGLIERE SENZA SE E SENZA MA

 

Domenica prossima, assieme a molte altre città, anche Arezzo rinnoverà il Consiglio comunale. L´amministrazione, attualmente sotto commissario, era in Toscana una delle poche di centro destra (Forza Italia, An e Udc), vincente nel 1999 e nel 2004, dopo un cinquantennio dominato dalle sinistre. Il motivo per cui ne parlo è apparentemente minore ma di grande valore simbolico. Poco dopo il suo insediamento la giunta di centrodestra, malgrado l´opposizione dei laici, si affrettò, su richiesta del vescovo, a intitolare la piazzetta prospiciente la Casa di Petrarca, in pieno centro, alla «insurrezione popolare dei Viva Maria». I partiti di centrosinistra si rassegnarono.

Solo Rifondazione comunista presentò un odg per la rimozione della targa, rimasto senza seguito. Un piccolo gruppo di storici e di intellettuali laici, sostenuti da un coraggioso giornalista, Marco Caneschi, dalle colonne del settimanale Arezzo, seguitò a documentare l´infamia dell´iniziativa e a riportare i messaggi indignati delle comunità ebraiche in Italia e all´estero.

Nell´attuale campagna elettorale è stata la Rosa nel Pugno a riportare sul piano politico la questione mentre il resto del centro sinistra svicola per timore che la Margherita e il capolista, nipote di Amintore Fanfani, patisca qualche reazione della Curia.

Ricordo di che si tratta anche per chi non ha letto o ha dimenticato un articolo del 1999 in cui ne parlai su queste colonne, ancor prima che divampasse la polemica aretina.

Ero stato sollecitato dalla rivalutazione che Il Foglio aveva fatto, anticipando la sua più recente svolta cattolico-ortodossa, del movimento delle Insorgenze, come vengono battezzati i moti sanfedisti del 1796-1799. Le «armate della santa fede», così venivano denominate, organizzate dal cardinale Ruffo di Calabria, agirono a Napoli e nel Mezzogiorno, ma anche nel Granducato di Toscana, nello Stato pontificio e altrove.

Ovunque, in concomitanza con il ritorno dei sovrani assoluti sostenuti dalle armate austro-russe, dopo il primo ritiro di Napoleone dall´Italia, si abbandonarono a sanguinosi massacri dei giacobini italiani che avevano dato vita alle effimere repubbliche locali e a municipalità provvisorie, degli esponenti simpatizzanti del ceto medio emergente e dei pochi aristocratici che avevano abbracciato la Carta dei Diritti dell´Uomo. Ma soprattutto l´odio veniva indirizzato contro gli ebrei che gli eserciti della Rivoluzione francese avevano appena liberato dai ghetti dove erano rinchiusi.

Veri e propri pogrom vennero effettuati non nel Sud, dove non vi erano ebrei, almeno palesi, ma in Toscana, nelle Marche (Senigaglia fu teatro di un massacro), mentre a Roma il ghetto appena aperto venne assaltato. Ora, è pur vero che le Insorgenze, animate e guidate dal rancore nobiliar-clericale, riuscirono a far presa sulla disperazione atavica di masse contadine poverissime, rese ancor più insofferenti dalle tasse introdotte da francesi e giacobini, ma far passar tutto questo, come abbiamo letto, per un eroico moto di popolo di «uomini e donne di ogni ceto sociale che eroicamente impugnarono falci e forconi in nome della propria identità, della religione cattolica e dei legittimi sovrani», è qualcosa che solo qualche prete forcaiolo dell´800, spogliato dei benefici ecclesiastici o qualche legittimista nostalgico dei sovrani assoluti, avrebbe potuto scrivere.

Soprattutto non è dato ignorare gli aspetti tragici che assunse in quel frangente l´odio antiebraico di marca cristiana, ispirando, appunto, nel caso in questione, le bande aretine dei "Viva Maria". Queste, dapprima scacciarono violentemente gli ebrei da Monte San Savino, quindi, saputo che alcuni si erano rifugiati presso i correligionari di Siena, si precipitarono in quella città.

Era la notte dello shabbat. Guidati da un prete, tal Romanelli, devastarono la sinagoga uccidendo tre ebrei che vi si erano rifugiati, altri vennero pugnalati nella strade. Sulle gradinate della chiesa di S. Martino ne fu assassinato un altro con la moglie incinta, accorsa al suo fianco. Il culmine dell´orrore venne raggiunto al mattino del sabato 28 giugno 1799, quando un gruppo di ebrei e un soldato francese ferito vennero bruciati su un falò a piazza del Campo. sotto lo sguardo del vescovo che assisteva da una finestra.

In tutto 14 ebrei vennero massacrati. Due secoli dopo, in un´altra notte di shabbat, tra il 5 e il 6 novembre 1943 altri 14 ebrei senesi che non erano riusciti a nascondersi vennero deportati senza ritorno ad Auschwitz.

Quella lapide è una offesa intollerabile ai martiri dell´uno e dell´altro eccidio. Va cancellata senza se e senza ma.

22/05/2006


C'è ovviamente chi è di parere opposto. Se qualcuno è interessato a sentire l'altra campana, può informarsi consultando il sito Istituto Storico dell'Insorgenza e per l'Identità Nazionale.