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martedì 13 marzo 2012

Francesco Pullia

Vivisezione, bancarotta scientifica. Intervista al prof. Marco Mamone Capria

06-03-2012
 
Con gli interventi del professor Mamone Capria e di Umberto Veronesi, prosegue il dibattito aperto sulle questioni relative alla libertà di ricerca scientifica e di sperimentazione anche animale, che si è aperto il 6 febbraio scorso con gli interventi di Maria Antonietta Farina Coscioni ed Elisabetta Zamparutti, e che si è poi dilatato e arricchito con altri interventi: Francesco Pullia (7 febbraio); Emanuele Rigitano (10 febbraio), Maria Antonietta Farina Coscioni (20 e 27 febbraio); Luca Pardi e Francesco Pullia (29 febbraio); Piergiorgio Strata (1 marzo); Maria Antonietta Farina Coscioni (2 marzo); Michela Kuan (5 marzo) v. Non possiamo che auspicare che il dibattito, la riflessione e il confronto si sviluppino ulteriormente, a quanto pare ce n’è bisogno.
Marco Mamone Capria (www.dmi.unipg.it/mamone) insegna Meccanica Superiore per il Corso di Laurea in Matematica (dove ha anche insegnato Epistemologia) all’Università di Perugia. Ha insegnato Storia ed Epistemologia della Matematica e delle Scienze per tutti e nove i cicli della SSIS (Scuola di Specializzazione all’Insegnamento Secondario) dell’Università di Perugia. Ha fatto parte per due trienni del Comitato Etico di questa Università. È stato organizzatore di diversi convegni internazionali. È autore di studi su questioni di fondamenti della fisica, di metodologia e applicazioni delle scienze biomediche, di epistemologia e di storia della scienza; su questi temi ha tenuto numerose conferenze. Coordina il progetto "Scienza e democrazia” ed è dal 2007 presidente della Fondazione Hans Ruesch per una Medicina senza vivisezione. Una sintesi delle sue idee sui sulla ricerca scientifica si trova nel suo contributo al dibattito in corso su scienza e democrazia promosso dalla Fondazione Diritti Genetici.Tra i libri usciti a sua cura: Scienza e democrazia, Napoli, Liguori (2003); Scienza, poteri e democrazia, Roma, Editori Riuniti (2005); Physics Before and After Einstein (Amsterdam, IOS), Hans Ruesch, La medicina smascherata, Roma, Editori Riuniti (2005); Hans Ruesch, La figlia dell’imperatrice, Viterbo, Stampa Alternativa (2006).
Professore, i vivisettori fanno quadrato arrivando addirittura a sostenere, da un lato, che anche un intervento di appendice o un parto cesareo sarebbero forme di vivisezione e, dall'altro, che la notevole e ampia documentazione fotografica e multimediale esistente, reperibile anche in internet, non corrisponderebbe a realtà… 
Io credo molto nel confronto intellettuale, e sono grato a chi critica tesi a cui sono favorevole, perché, per dirla con Popper, la differenza tra l'ameba e Einstein è che l'ameba muore insieme alla teoria che incorpora mentre Einstein è capace di far morire al posto suo le teorie confutate. Ma quando leggo cose come quelle da Lei citate, la mia netta sensazione è che i vivisezionisti sono ormai allo stadio dell'arrampicamento sugli specchi. Solo che ciò che si sa delle mosche non può estrapolarsi a loro, cioè si sono messi in grave pericolo di cadere... ma nel ridicolo. Dico "ridicolo" perché far finta di non sapere qual è il significato tecnico del termine “vivisezione” quale è usato nel dibattito scientifico da più di un secolo e mezzo (l'ha codificato già Claude Bernard), è manifestamente una strategia perdente. È come se si volesse discutere della schizofrenia ragionando intorno all'etimologia di questa parola...
Quanto alla documentazione, ci si dovrebbe chiedere come mai i vivisettori sono così restii a far entrare le cineprese nei loro laboratori, e perché la documentazione disponibile è quasi totalmente il frutto di incursioni sotto copertura di attivisti. Una volta, per spiegare a chi ci legge che la segretezza dei laboratori di vivisezione è un fatto e non un'insinuazione, avrei dovuto riprodurre una quantità di prove documentali che il lettore comune si sarebbe ben presto stancato di esaminare. Dall'ottobre del 2004 mi posso limitare a dire: guardate la puntata “
Uomini e topi” di REPORT. Bastano già le prime scene per capire che senza una segretezza da base militare la vivisezione non sopravvivrebbe un solo giorno. E questo non solo perché si vedrebbe che l'illegalità ne è un tratto pervasivo, ma anche perché ciò che viene fatto legalmente è ben lungi dal soddisfare le richieste dell'umanità e della razionalità. È stato detto del vegetarismo che se le pareti dei mattatoi fossero di vetro, nessuno vorrebbe mangiare più carne; analogamente si può dire che se lo fossero le pareti dei laboratori di vivisezione, saremmo tutti antivivisezionisti. Questo i vivisettori lo sanno anche troppo bene. 
Quelli che Ruesch chiamò efficacemente “falsari della scienza” continuano a ripetere monotonamente il refrain che la vivisezione sarebbe diversa dalla sperimentazione animale. Una vecchia storia per eludere una duplice realtà: l’inutilità e il fallimento, dal punto di vista scientifico, del ricorso all’utilizzazione di altre specie animali (oltre a quella umana) e la sofferenza pervicacemente inferta ad altri esseri… 
Sì, non c'è dubbio. Di nuovo, non è questione di opinioni, perché esistono ormai diversi studi sistematici sul valore della sperimentazione animale come trampolino per la scoperta in campo medico. Ebbene, mi dispiace per chi pratica questa metodica perché veramente ci crede (di sicuro ce ne saranno: nel paese della “nipote di Mubarak” non si possono porre limiti alla credulità), ma tali studi hanno tutti dato risultati nettamente negativi: le pretese di modellizzare su altre specie animali problematiche mediche umane sono state dimostrate infondate. Ovviamente bisogna capire che qui si sta parlando di metodologia, non di aneddotica: nessuno ha mai sostenuto che le ipotesi basate su esperimenti effettuati su animali siano sempre state smentite. Ma lo stesso si può dire degli oroscopi e dei sogni premonitori, a cui, ciò nonostante, nessuna persona razionale e ben informata può prestare credito. 
Prestigiose riviste come “Lancet” e “Nature”, di certo non “animaliste”, hanno pubblicato opinioni estremamente dure sulla vivisezione da un punto di vista scientifico...
Sì, si tratta di pareri molto autorevoli, di singoli scienziati e di società scientifiche, che prospettano per la sperimentazione animale un ruolo al più residuale, e sicuramente né centrale né essenziale per la ricerca medica. La cosa più favorevole che oggi un analista onesto possa dire sulla vivisezione è negativa: e cioè che si tratta di una metodica che non è mai stata validata; quindi chi l'appoggia lo fa per fede – una fede misteriosamente lasciata intatta dai tanti disastrosi fallimenti... Inoltre bisogna considerare che quando una rivista come Nature, che peraltro ha sempre appoggiato la vivisezione, riporta al riguardo giudizi negativi, lo fa di solito in forme che cercano il più possibile di evitare di definire apertamente lo stato della vivisezione per quello che è, cioè una bancarotta scientifica: ma chi è pratico di questa letteratura e del giornalismo scientifico “ufficiale” capisce che è proprio questo che si intende. E certamente quei giudizi negativi non sono mossi da interesse per il benessere degli animali, ma dalla sconsolata e inevitabile presa d'atto che la vivisezione non funziona, nel doppio senso che 1) mette a rischio la tutela o il recupero della salute dei cittadini e 2) sottrae preziosissime risorse a indirizzi più promettenti e affidabili. Per usare un'espressione dell'epistemologia contemporanea, la vivisezione è un programma di ricerca degenerato. Penso che un giorno non lontano verrà usato come esempio di questo fenomeno storico nei manuali.
È stato anche detto che la sperimentazione sull’animale sarebbe indispensabile in certi settori della ricerca e “complementare a quella che viene fatta con sempre più frequenza su colture di cellule in vitro”…
Quello della complementarità è, nonostante l'intenzione conciliativa, forse l'argomento più inconsistente. Il punto è che non è vero che, di regola, gli esperimenti su animali precisino o consolidino i risultati ottenuti sulle colture cellulari umane, chip genetici, simulazioni al computer ecc. Gli esperimenti su animali danno risultati disparati e perennemente reinterpretabili, possono cioè essere usati per confermare o smontare qualsiasi risultato ottenuto per altra via. Nel quadro della ricerca biomedica sono non una scialuppa di salvataggio, ma una mina vagante. Quello che succede con la vivisezione rassomiglia molto a quello che sta accadendo con il progetto della Tratta ad Alta Velocità (TAV) Torino-Lione. I sostenitori della TAV si guardano dal confrontarsi in un dibattito pubblico con i tanti esperti che da anni sostengono, con dovizia di argomenti, che questo progetto è economicamente ed ecologicamente disastroso: si limitano a insistere, con la tipica ostinazione di chi ha un'agenda inconfessabile, perché lo si porti avanti. Analogamente il vivisezionista sa che in un confronto con, per esempio, Claude Reiss, di Antidote-Europe, avrebbe inevitabilmente la peggio. Il guaio è che al contrario dell'ameba popperiana a cui tanto il vivisettore rassomiglia, sono i cittadini e non il vivisettore a morire per effetto di una medicina dominata dalla vivisezione. 
Qualcuno ha affermato che i sostenitori dei modelli alternativi vorrebbero far tornare la scienza al Medio Evo tacciando, a mo’ di anatema, di “fondamentalismo verde” chi mette in dubbio la scientificità della vivisezione. Non è vero, invece, proprio il contrario, e cioè che i fautori della vivisezione sempre e ad ogni costo hanno lo stesso atteggiamento dogmatico e ostinato di chi mandò al rogo Bruno e costrinse ad abiurare Galileo perché mettevano a soqquadro un impianto, quello aristotelico-tomistico, su cui si reggeva la scienza di allora?
La mia prima reazione quando sento accuse fumose come quelle da Lei citate è chiedere a mia volta ai difensori della vivisezione: ma voi siete soddisfatti dello stato attuale della ricerca medica? Pensate, per esempio, che abbiamo fatto passi avanti decisivi nella cura delle malattie degenerative? Perché se la risposta è, come dev'essere, un solenne “no”, allora bisogna tenere presente del piccolo particolare che in questo insuccesso la vivisezione è pienamente coinvolta. La vivisezione non è una novità che alcuni pionieri stanno faticosamente cercando di introdurre, ma un programma di ricerca decrepito e, anzi, in avanzato stato di putrefazione. Certo, mi rendo conto che chi ha costruito le sue competenze e la sua carriera sulla manipolazione invasiva di animali non può facilmente riconvertirsi, né professionalmente né psicologicamente, a una concezione della ricerca medica che riconosce il carattere specie-specifico della maggior parte dei problemi medici più importanti e urgenti. Dovrebbe avere il coraggio di capire che con il futuro – e, ahimè, anche con il presente – della ricerca medica egli non ha molto da spartire. Ma questo tipo di coraggio è molto raro.

mercoledì 7 marzo 2012

LAV: aspetti principali della nuova Direttiva Europea 2010/63



La nuova Direttiva europea

da LAV.it

aspetti positivi e aspetti negativi

Questo testo fa un buon riassunto e schematizza gli aspetti della Direttiva che dovrà essere recepita da ciascuno Stato. Gli articoli più problematici e inaccettabili sono stati copiati integralmente in uno dei post precedenti.

Ogni anno 12.000.000 di animali vengono utilizzati in esperimenti nei laboratori europei.
Che cosa ne regola l'impiego?

 

Nel 1986 il Consiglio Europeo ha adottato la Direttiva 86/609 sulla “protezione degli animali utilizzati per fini sperimentali o altri fini scientifici”.

Questa Direttiva è stata recentemente revisionata: dopo 2 anni di discussioni, l’8 settembre 2010 si è arrivati all’accordo sul testo finale e il 9 novembre 2010 è entrata in vigore diventando la

Direttiva 2010/63/UE.



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La Direttiva 2010/63 UE:
  • fissa gli standard minimi sulle modalità di impiego e detenzione di tutti gli animali utilizzati in esperimenti negli Stati dell’Unione Europea.
  • gli Stati Membri hanno due anni per recepirla e possono integrare il testo comunitario con misure nazionali più rigorose.
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Punti positivi principali rispetto alla vecchia Direttiva 86/609:

• ampliamento delle specie, categorie di animali e campi di applicazione regolamentati dalla legge
• l’inclusione nelle statistiche degli animali soppressi per ottenere tessuti o organi e degli stabilimenti allevatori e fornitori
• banche dati
• possibilità di dismettere gli animali sopravvissuti a privati
• classificazione del livello di dolore inferto durante le procedure sperimentali
• implementazione dei metodi alternativi
• ispezioni


Nessuno di questi punti è un divieto o nei fatti una limitazione, ma aumenta, perlomeno, il regime di trasparenza.

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Punti negativi più gravi della Direttiva 2010/63 UE• possibilità di utilizzare specie in via d’estinzione e/o catturate in natura
• bassa protezione per specie particolari quali cani, gatti e primati
• mancanza di divieto per le grandi scimmie
• possibilità di ricorrere ad animali randagi
metodi di uccisione dolorosipossibilità di non utilizzare l’anestesiaautorizzazione anche per esperimenti molto dolorosi• mancanza di limitazione per organismi geneticamente modificati


*

Il recepimento nazionale della nuova Direttiva 2010/63 UE deve rappresentare la base su cui costruire un profondo cambiamento dello scenario nazionale e internazionale della ricerca scientifica e del riconoscimento della vita umana e animale che deve tenere conto degli enormi progressi scientifici raggiunti e della crescente coscienza dell’opinione pubblica su questa tematica.

domenica 26 febbraio 2012

IL MASSACRO DELLE SCIMMIE E ALTRI ANIMALI


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Dopo la pubblicazione del nostro articolo,
il ministro della Salute, Renato Balduzzi,

"ha disposto una verifica immediata del rispetto delle procedure previste dalla vigente normativa per quanto riguarda l'ingresso in Italia di primati destinati alla sperimentazione scientifica. Ciò in relazione sia alle condizioni di viaggio sia al trattamento degli animali in Italia".

Il ministro, si legge in un comunicato,

"ha disposto altresì un monitoraggio costante della vicenda da parte dei tecnici del ministero".

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Monza, proteste contro un carico di 900 cavie in arrivo alla Harlan e destinate alla vivisezione. Dal presidio arriva un appello: "Fare controlli su questa importazione record di quadrumani" dal nostro inviato PAOLO BERIZZI

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Le notizie sui massacri che ogni giorno vengono compiuti su tutto il pianeta sono praticamente infinite. Mi concentro sulla "sperimentazione" animale, perché è meno appariscente e in questo momento c'è il pericolo, quasi certo, di un peggioramento delle leggi italiane se dovesse essere recepita la direttiva europea 10/63.

giovedì 16 febbraio 2012

GLI ARTICOLI INDICATI NEL POST PRECEDENTE


Articolo 11

Animali randagi e selvatici delle specie domestiche

1. Gli animali randagi e selvatici delle specie domestiche non sono utilizzati nelle procedure.
2. Le autorità competenti possono concedere deroghe al paragrafo 1 soltanto alle condizioni seguenti:
a) è essenziale disporre di studi riguardanti la salute e il benessere di tali animali o gravi minacce per l’ambiente o la salute umana o animale; e
b) è scientificamente provato che è impossibile raggiungere lo scopo della procedura se non utilizzando un animale selvatico o randagio.


(In pratica con l'ipocrita strumento della "deroga" si consente la sperimentazione su cani e gatti randagi,  se lo scopo scientifico non è raggiungibile altrimenti)


Articolo 14


Anestesia
1. Gli Stati membri assicurano che, salvo non sia opportuno, le procedure siano effettuate sotto anestesia totale o locale, e che siano impiegati analgesici o un altro metodo appropriato per ridurre al minimo dolore sofferenza e angoscia.
Le procedure che comportano gravi lesioni che possono causare intenso dolore non sono effettuate senza anestesia.
2. Allorché si decide sull’opportunità di ricorrere all’anestesia si tiene conto dei seguenti fattori:
a) se si ritiene che l’anestesia sia più traumatica per l’animale della procedura stessa; e
b) se l’anestesia è incompatibile con lo scopo della procedura.
3. Gli Stati membri assicurano che agli animali non sia somministrata alcuna sostanza che elimini o riduca la loro capacità di mostrare dolore senza una dose adeguata di anestetici o di analgesici.
In questi casi è fornita una giustificazione scientifica insieme a informazioni dettagliate sul regime anestetico o analgesico. 4. Un animale che, una volta passato l’effetto dell’anestesia, manifesti sofferenza riceve un trattamento analgesico preventivo e postoperatorio o è trattato con altri metodi antidolorifici adeguati sempre che ciò sia compatibile con la finalità della procedura.
5. Non appena raggiunto lo scopo della procedura sono intraprese azioni appropriate allo scopo di ridurre al minimo la sofferenza dell’animale.


(In pratica  è possibile la sperimentazione senza anestesia o analgesici "se i ricercatori lo ritengono opportuno" . Ma chi sono codesti legislatori? Li abbiamo eletti noi europei del XXI secolo?)


Articolo 15


Classificazione della gravità delle procedure


1. Gli Stati membri assicurano che tutte le procedure siano classificate, caso per caso, come «non risveglio», «lievi», «moderate» o «gravi», secondo i criteri di assegnazione di cui all’allegato VIII.
2. Fatta salva la clausola di salvaguardia di cui all’articolo 55, paragrafo 3, gli Stati membri assicurano che una procedura non sia effettuata qualora causi dolore, sofferenza o angoscia intensi che potrebbero protrarsi e non possano essere alleviati.


Articolo 16


Riutilizzo
1. Gli Stati membri assicurano che, anche quando sia possibile utilizzare un diverso animale al quale non sia stata applicata alcuna procedura, un animale che sia già stato usato in una o più procedure possa essere riutilizzato in nuove procedure solo se sono soddisfatte le seguenti condizioni:


a) l’effettiva gravità delle procedure precedenti era «lieve» o «moderata»;


b) è dimostrato che è stato pienamente ripristinato il benessere e lo stato di salute generale dell’animale;


c) la procedura successiva è classificata come «lieve», «moderata» o «non risveglio»; 


d) è conforme al parere del veterinario tenendo conto delle esperienze dell’animale nel corso di tutta la sua vita.

2. In
casi eccezionali, in deroga al paragrafo 1, lettera a), e dopo aver sottoposto l’animale ad una visita veterinaria, l’autorità competente può consentire che un animale venga riutilizzato purché questo non sia stato impiegato più di una volta in una procedura che comporta intenso dolore, angoscia o sofferenza equivalente.

Articolo 55

Clausole di salvaguardia

1. Lo Stato membro che abbia giustificati motivi scientifici per ritenere che l’uso di primati non umani per gli scopi previsti all’articolo 8, paragrafo 1, lettera a), punto i), sia essenziale, per quanto riguarda gli esseri umani, anche se tale uso non è condotto allo scopo di evitare, prevenire, diagnosticare o curare affezioni umane debilitanti o potenzialmente letali, può adottare misure provvisorie che autorizzano tale uso, a condizione che lo scopo non possa essere raggiunto utilizzando specie diverse dai primati non umani.
2. Lo Stato membro che abbia giustificati motivi per ritenere che un’azione sia essenziale per la preservazione della specie o in relazione alla comparsa improvvisa nell’uomo di un’affezione debilitante o potenzialmente letale, può adottare misure provvisorie che consentono l’uso di scimmie antropomorfe in procedure aventi uno degli scopi di cui all’articolo 5, lettera b), punto i), lettere c) o e), a condizione che lo scopo della procedura non possa essere raggiunto utilizzando specie diverse dalle scimmieantropomorfe o mediante metodi alternativi. Tuttavia il riferimento all’articolo 5, lettera b), punto i), non è interpretato in modo da includere il riferimento ad animali e piante.

3. Se uno Stato membro, per motivi eccezionali e scientificamente giustificati, ritiene necessario autorizzare il ricorso a una procedura che causa dolore, sofferenza o angoscia intensi che potrebbero protrarsi e non possono essere alleviati, di cui all’articolo 15, paragrafo 2, può adottare una misura provvisoria che autorizza tale procedura.

Gli Stati membri possono decidere di non autorizzare l’uso di primati non umani in tali procedure.


(QUESTO PUNTO GRIDA VENDETTA AL COSPETTO DI DIO, DELL'UNIVERSO MONDO, DELLA CIVILTA' E DI TUTTO CIO' CHE CI VIENE IN MENTE.
FOLLIA, INDIFFERENZA PATOLOGICA, STUPIDITA' ASSOLUTA, DISTRAZIONE TOTALE, INCOSCIENZA? CHE COSA PUO' PRODURRE UNA MOSTRUOSITA' COME QUESTA?)

4. Uno Stato membro che abbia adottato una misura provvisoria in conformità dei paragrafi 1, 2 o 3 ne informa immediatamente la Commissione e gli altri Stati membri, motivando la sua decisione e presentando prove dell’esistenza della situazione di cui ai paragrafi 1, 2 e 3, su cui si basa la misura provvisoria.
La Commissione sottopone la questione al comitato di cui all’articolo 56, paragrafo 1, entro 30 giorni dal ricevimento dell’informazione dallo Stato membro e, conformemente alla procedura di regolamentazione di cui all’articolo 56, paragrafo 3:
a) autorizza la misura provvisoria per un periodo di tempo definito nella decisione; o
b) impone allo Stato membro di revocare la misura provvisoria. Tuttavia, ai fini della classificazione di gravità definitiva della procedura, si tiene conto anche dei seguenti fattori aggiuntivi, valutati caso per caso:
— tipo di specie e genotipo,
— maturità, età e sesso dell’animale,
— esperienza di addestramento dell’animale con riferimento alla procedura,
— se l’animale è destinato a essere riutilizzato l’effettiva gravità delle procedure precedenti,
— metodi usati per ridurre o eliminare dolore, sofferenza, angoscia, tra cui il perfezionamento delle condizioni di alloggiamento, allevamento e cura,
— punti finali umanitari.

Sezione III:

Esempi di procedure assegnate a ciascuna delle categorie di gravità in base a fattori relativi al tipo di procedura
1. Lieve:
a) somministrazione di anestesia, ad esclusione della somministrazione ai soli fini della soppressione;
b) studio farmacocinetico, con somministrazione di dose unica, numero limitato di prelievi ematici (in totale < 10 % del volume circolante) e sostanza che non dovrebbe causare effetti avversi riscontrabili;
c) tecnica non invasiva per immagini (ad esempio MRI) con opportuna sedazione o anestesia;
d) procedure superficiali, ad esempio biopsie di orecchio e coda, impianto sottocutaneo non chirurgico di mini- pompe o transponder;
e) applicazione di dispositivi telemetrici esterni che causano solo lievi menomazioni o interferenze con l’attività e il comportamento normali;
f) somministrazione, per via sottocutanea, intramuscolare, intraperitoneale, mediante sonda ed endovenosa attraverso i vasi sanguigni superficiali, di sostanze con effetto lieve o nullo e in volumi nei limiti appropriati alla taglia e alla specie dell’animale;
g) induzione di tumori o tumori spontanei che non causano effetti clinici avversi riscontrabili (ad esempio piccoli noduli sottocutanei non invasivi);
h) riproduzione di animali geneticamente modificati da cui dovrebbe risultare un fenotipo con effetti lievi;
i) alimentazione con diete modificate che non soddisfano tutte le esigenze nutrizionali degli animali e si prevede causino anomalie cliniche lievi nell’arco di tempo dello studio;
j) confinamento di breve durata (< 24 h) in gabbie metaboliche;
k) studi che comportano la privazione di breve durata del partner sociale, la messa in gabbia di breve durata di ratti o topi adulti socievoli; Tuttavia, ai fini della classificazione di gravità definitiva della procedura, si tiene conto anche dei seguenti fattori aggiuntivi, valutati caso per caso:
— tipo di specie e genotipo,
— maturità, età e sesso dell’animale,
— esperienza di addestramento dell’animale con riferimento alla procedura,
— se l’animale è destinato a essere riutilizzato l’effettiva gravità delle procedure precedenti,
— metodi usati per ridurre o eliminare dolore, sofferenza, angoscia, tra cui il perfezionamento delle condizioni di alloggiamento, allevamento e cura,
— punti finali umanitari.


Sezione III:


Esempi di procedure assegnate a ciascuna delle categorie di gravità in base a fattori relativi al tipo di procedura
1. Lieve:
a) somministrazione di anestesia, ad esclusione della somministrazione ai soli fini della soppressione;
b) studio farmacocinetico, con somministrazione di dose unica, numero limitato di prelievi ematici (in totale < 10 % del volume circolante) e sostanza che non dovrebbe causare effetti avversi riscontrabili;
c) tecnica non invasiva per immagini (ad esempio MRI) con opportuna sedazione o anestesia;
d) procedure superficiali, ad esempio biopsie di orecchio e coda, impianto sottocutaneo non chirurgico di mini- pompe o transponder;
e) applicazione di dispositivi telemetrici esterni che causano solo lievi menomazioni o interferenze con l’attività e il comportamento normali;
f) somministrazione, per via sottocutanea, intramuscolare, intraperitoneale, mediante sonda ed endovenosa attraverso i vasi sanguigni superficiali, di sostanze con effetto lieve o nullo e in volumi nei limiti appropriati alla taglia e alla specie dell’animale;
g) induzione di tumori o tumori spontanei che non causano effetti clinici avversi riscontrabili (ad esempio piccoli noduli sottocutanei non invasivi);
h) riproduzione di animali geneticamente modificati da cui dovrebbe risultare un fenotipo con effetti lievi;
i) alimentazione con diete modificate che non soddisfano tutte le esigenze nutrizionali degli animali e si prevede causino anomalie cliniche lievi nell’arco di tempo dello studio;
j) confinamento di breve durata (< 24 h) in gabbie metaboliche;
k) studi che comportano la privazione di breve durata del partner sociale, la messa in gabbia di breve durata di ratti o topi adulti socievoli; 3. Grave:
a) Prove di tossicità in cui la morte è il punto finale, o si prevedono decessi accidentali e sono indotti stati patofisiologici gravi. Ad esempio, prova di tossicità acuta con dose unica (cfr. orientamenti OCSE in materia di prove);
b) prova di dispositivi che, in caso di guasti, possono causare dolore o angoscia intensi o la morte dell’animale (ad esempio dispostivi cardiaci);
c) prova di potenza dei vaccini caratterizzata da deterioramento persistente delle condizioni dell’animale, graduale malattia che porta alla morte, associate a dolore, angoscia o sofferenza moderati e di lunga durata;
d) irradiazione o chemioterapia in dose letale senza ricostituzione del sistema immunitario, ovvero con ricostituzione e reazione immunologica contro l’ospite nel trapianto;
e) modelli di induzione di tumori o tumori spontanei che si prevede causino malattia progressiva letale associata a dolore, angoscia o sofferenza moderati di lunga durata

Ad esempio, tumori che causano cachessia, tumori ossei invasivi, tumori metastatizzati e tumori che causano ulcerazioni;
f) interventi chirurgici e di altro tipo in anestesia generale che si prevede causino dolore, sofferenza o angoscia postoperatori intensi, oppure moderati e persistenti, ovvero deterioramento grave e persistente delle condizioni generali dell’animale.
Produzione di fratture instabili, toracotomia senza somministrazione di idonei analgesici, ovvero traumi intesi a produrre insufficienze organiche multiple;
g) trapianto di organi in cui il rigetto può causare angoscia intensa o deterioramento grave delle condizioni generali dell’animale (ad esempio xenotrapianto);
h) riproduzione di animali con alterazioni genetiche che si prevede causino deterioramento grave e persistente delle condizioni generali, ad esempio morbo di Huntington, distrofia muscolare, nevriti croniche recidivanti;
i) uso di gabbie metaboliche con limitazione grave del movimento per un lungo periodo;
j) scosse elettriche inevitabili (ad esempio per indurre impotenza acquisita);
k) isolamento completo di specie socievoli per lunghi periodi, ad esempio cani e primati non umani;
l) stress da immobilizzazione per indurre ulcere gastriche o insufficienze cardiache nei ratti;
m) nuoto forzato o altri esercizi in cui il punto finale è l’esaurimento.

IT 20.10.2010


Gazzetta ufficiale dell’Unione europea L 276/79

André Ménache

mercoledì 15 febbraio 2012


di Vanna Brocca 


Ecco, ci siamo. Nel gelo che attanaglia l’Italia, c’è almeno un luogo dove non è necessario pompare metano extra: sono i siti e le pagine facebook delle associazioni animaliste surriscaldati dall’ imminente recepimento della Direttiva sulla vivisezione, detta anche legge “sulla protezione degli animali utilizzati a scopi scientifici”. Una contraddizione in termini, dal momento che l’unica protezione accordata da questo testo riguarda gli interessi dei potenti conglomerati chimico-farmaceutici, che sono riusciti a piegare il legislatore europeo ai propri desideri così come i refoli della Bora stendono i fuscellini di primavera: senza fatica.

Si capisce che il momento è caldo anche dal numero di finti “sfaccendati” e/o sostenitori dichiarati della sperimentazione animale che frequentano le suddette pagine facebook, disseminandole di affermazioni del tipo “se sei contro la vivisezione, evita di prendere l’aspirina!” oppure di domande come “sarà meglio sperimentare su un cane o su tuo figlio?” (con costoro, quando si ha tempo e voglia, è sempre interessante portare il ragionamento alle sue più serie ma semplici conseguenze, e ribattere: “meglio tuo figlio o un piccolo africano”? e stare a vedere che cosa rispondono).

Uno dei tre o quattro argomenti preferiti dai fan della vivisezione, ribadito anche da associazioni come AIRC e Telethon nei loro comunicati ufficiali, è che la vivisezione non esiste più perché è stata da tempo sostituita con la sperimentazione scientifica, regolata dalle leggi vigenti.

E allora vediamole queste leggi, guardiamo pure la Direttiva 10/63/UE in procinto di diventare il testo vincolante in materia di sperimentazione nei 27 Paesi dell’UE.

Approvata a Strasburgo nel settembre 2010 – dunque nel terzo millennio dopo Cristo – irradia la stessa limpida compassione per il vivente, la stessa dirittura morale e la stessa autorevolezza scientifica di un suppliziario medievale.

Ecco alcune delle cose che vi si leggono:
- l’ articolo 11 , afferma che sarà possibile sperimentare su cani e gatti randagi, e che d’ora in avanti il commercio di randagi destinati alla sperimentazione tra tutti gli stati membri dell’UE non sarà più reato (articolo 2);
- gli articoli 16 e 55 consentono di riutilizzare più volte lo stesso animale, anche in procedure che gli provocano intenso dolore, angoscia e sofferenza;
- l’articolo 14 permette di sperimentare su qualunque tipo di animale (scimmia, cane, gatto, topo, ratto, capra, cavallo, coniglio, maiale, pesce, uccello…) senza anestesia e/o senza somministrare antidolorifici anche se l’animale è sofferente, se i ricercatori lo ritengono opportuno;
- nell’allegato VIII della Direttiva, tra le decine di esperimenti elencati a mo’ di esemplificazione, c’è la possibilità di praticare toracotomie (apertura del torace) senza somministrare analgesici, quella di costringere gli animali al nuoto forzato e altri esercizi finché non sopraggiunge la morte per esaurimento, quella di somministrare scosse elettriche fino a indurre l’impotenza, quella di tenere in isolamento totale cani o scimmie per lunghi periodi, quella di immobilizzarli ad libitum nelle apposite gabbie di contenzione…
- nell’allegato IV , invece, sono elencati i metodi di soppressione degli animali già passati per la sperimentazione: distruzione del cervello, dislocazione del collo, dissanguamento, decapitazione, elettrocuzione, colpo da percussione alla testa, overdose di anestetico, colpo di proiettile, biossido di carbonio (e non si pensi che quest’ultimo sia il meno doloroso perché è vero il contrario).

Insomma, questa è la legge sulla “sperimentazione scientifica” concertata a Bruxelles dai rappresentati del popolo, dal Consiglio dei Ministri e dalla Commissione.

Per contrastarne il recepimento in Italia, cinque associazioni animaliste e antivivisezioniste –

LEALComitato scientifico Equivita,

Fondazione Hans Ruesch,

LIDA Firenze e

Uomo natura animali

hanno indirizzato


con la richiesta di aprire un dibattito pubblico “intorno ai principi etici e scientifici che devono ispirare una legge sulla ricerca medico-tossicologica all’altezza dei tempi”.

Sarebbe una mossa rivoluzionaria.

Così come rivoluzionario è il Rapporto intitolato


che uno dei massimi istituti scientifici americani, il National Research Council, ha pubblicato già nel 2007
decretando che la sperimentazione animale non è predittiva per l’uomo e va superata. 

Per quanto strano possa sembrare, infatti, la sperimentazione animale è il solo metodo di ricerca biomedica a non avere mai superato un processo di convalida, l’unico che si regga da sempre sull”autocertificazione” di chi la pratica.

Ora, gli Stati Uniti invocano una “svolta epocale” che metta finalmente alle corde l’”autocertificazione” dei vivisettori, che punti sullo sviluppo di metodi di ricerca biomedica più sicuri, predittivi e rilevanti per la specie umana, che spiani la strada a un nuovo circolo virtuoso di investimenti e sviluppo scientifico.

Ma l’Europa non se ne dà per intesa e la sua “svolta epocale” ha deciso di farla al rovescio: in una brutale concorrenza al ribasso con la Cina e altri paesi orientali, dove in fatto di vivisezione tutto è permesso.