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lunedì 13 giugno 2011


FORZA, ITALIA!



Quorum, ora servono 5 milioni di voti
Alle 22 l'affluenza supera il 41 per cento

  

 



Comunque vada, riappropriamoci del nostro grido nazionale, che ci fu sottratto 20 anni fa. Come ci stiamo riappropriando del nostro italianissimo "Va pensiero sull'ali dorate", che la Lega ha tentato e continua a tentare di sottrarci, servendosi dello strumento determinante dell'ignoranza.
Comunque vada, è già un successo, nonostante l'esproprio dei nostri mezzi di comunicazione:

 




  1. Il quorum al 50%  + 1 del 100% degli aventi diritto è tecnicamente ma non realisticamente giusto. A prescindere da queste considerazioni, il risveglio di una buona parte del "popolo sovrano" è finalmente avvenuto.


  2. La mancanza  di informazione e, addirittura, la disinformzione non hanno avuto presa su molti di coloro che detengono il diritto e il "dovere" civico di esprimere la propria volontà con il voto. L'astensione è una scelta che democraticamente rispetto ma mi permetto di non condividere. Saranno la maggioranza quei "coloro"?


  3. I quesiti sono assolutamente staccati dagli interessi partitici, anche se i partiti hanno fatto di tutto per appropriarsene. Chi delegherebbe ai partiti la decisione su argomenti come questi del referendum 2011? Come si fa ad astenersi se si pensa ai figli, ai nipoti, ai bisnipoti e così via fino all'ennesima prossima generazione?


Forse non si vincerà. Ma allora qualcuno potrebbe spiegarmi che cosa potrà mai smuovere i non votanti, se l'interesse personale più personale non è riuscito a farlo?



 

venerdì 10 giugno 2011

 


 

L'ecologia umana
è una necessità imperativa
per l'Europa 



 


 




"Responsabilità dell'uomo per evitare disastri sociali e ambientali"

 



  Così parlò il Pontefice romano. Infine ha parlato. Sembra un sostegno al quesito sul "nucleare", ma anche l'acqua fa parte dell'ecologia umana. Farei osservare al Papa che "l'uomo...non può essere dominato dalla tecnica" , certo, ma nemmeno può essere schiavo del mercato. La privatizzazione coatta della gestione dell'acqua, che non è proprietà ma tecnicamente lo diventa, non porta forse verso questa forma occulta di dipendenza dell'uomo dal potere del mercato rispetto a un elemento fondamentale della vita che di diritto appartiene a tutti? Esseri umani ed esseri viventi, perché senz'acqua non si dà vita sul nostro pianeta.

Le affermazioni del Papa faranno riflettere le sue pecorelle indecise o distratte? Forse è troppo tardi, forse è troppo poco. Ripenso al martellamento sul referendum che riguardava aspetti della Legge 40, per la quale fu sfruttato il tema della tecnica disumanizzante. Non che io sia favorevole a intrusioni e martellamenti delle gerarchie cattoliche, anzi, ma in questa occasione non posso che accettare qualsiasi correttivo ai soprusi e abusi del potere imperante in Italia che ha impedito la corretta informazione dovuta per legge.

 



*



"... I primi sei mesi di quest'anno sono stati caratterizzati da innumerevoli tragedie che hanno riguardato la natura, la tecnica e i popoli. L'entità di tali catastrofi ci interpella. È l'uomo che viene per primo, ed è bene ricordarlo. L'uomo, al quale Dio ha affidato la buona gestione della natura, non può essere dominato dalla tecnica e divenirne il soggetto. Una tale presa di coscienza deve portare gli Stati a riflettere insieme sul futuro a breve termine del pianeta, di fronte alle loro responsabilità verso la nostra vita e le tecnologie. L'ecologia umana è una necessità imperativa. Adottare in ogni circostanza un modo di vivere rispettoso dell'ambiente e sostenere la ricerca e lo sfruttamento di energie adeguate che salvaguardino il patrimonio del creato e non comportino pericolo per l'uomo devono essere priorità politiche ed economiche. In questo senso, appare necessario rivedere totalmente il nostro approccio alla natura. Essa non è soltanto uno spazio sfruttabile o ludico. È il luogo in cui nasce l'uomo, la sua "casa", in qualche modo. Essa è fondamentale per noi. Il cambiamento di mentalità in questo ambito, anzi gli obblighi che ciò comporta, deve permettere di giungere rapidamente a un'arte di vivere insieme che rispetti l'alleanza tra l'uomo e la natura, senza la quale la famiglia umana rischia di scomparire. Occorre quindi compiere una riflessione seria e proporre soluzioni precise e sostenibili. Tutti i governanti devono impegnarsi a proteggere la natura e ad aiutarla a svolgere il suo ruolo essenziale per la sopravvivenza dell'umanità. Le Nazioni Unite mi sembrano essere il quadro naturale per una tale riflessione, che non dovrà essere offuscata da interessi politici ed economici ciecamente di parte, così da privilegiare la solidarietà rispetto all'interesse particolare.
 



Occorre inoltre interrogarsi sul giusto posto che deve occupare la tecnica. I prodigi di cui è capace vanno di pari passo con disastri sociali ed ecologici. Estendendo l'aspetto relazionale del lavoro al pianeta, la tecnica imprime alla globalizzazione un ritmo particolarmente accelerato. Ora, il fondamento del dinamismo del progresso corrisponde all'uomo che lavora e non alla tecnica, che non è altro che una creazione umana. Puntare tutto su di essa o credere che sia l'agente esclusivo del progresso o della felicità comporta una reificazione dell'uomo, che sfocia nell'accecamento e nell'infelicità quando quest'ultimo le attribuisce e le delega poteri che essa non ha. Basta constatare i "danni" del progresso e i pericoli che una tecnica onnipotente e in ultimo non controllata fa correre all'umanità. La tecnica che domina l'uomo lo priva della sua umanità. L'orgoglio che essa genera ha fatto sorgere nelle nostre società un economismo intrattabile e un certo edonismo, che determina i comportamenti in modo soggettivo ed egoistico. L'affievolirsi del primato dell'umano comporta uno smarrimento esistenziale e una perdita del senso della vita. Infatti, la visione dell'uomo e delle cose senza riferimento alla trascendenza sradica l'uomo dalla terra e, fondamentalmente, ne impoverisce l'identità stessa. È dunque urgente arrivare a coniugare la tecnica con una forte dimensione etica, poiché la capacità che ha l'uomo di trasformare e, in un certo senso, di creare il mondo per mezzo del suo lavoro, si compie sempre a partire dal primo dono originale delle cose fatto da Dio (Giovanni Paolo II, Centesimus annus n. 37). La tecnica deve aiutare la natura a sbocciare secondo la volontà del Creatore. Lavorando in questo modo, il ricercatore e lo scienziato aderiscono al disegno di Dio, che ha voluto che l'uomo sia il culmine e il gestore della creazione. Le soluzioni basate su questo fondamento proteggeranno la vita dell'uomo e la sua vulnerabilità, come pure i diritti delle generazioni presenti e future. E l'umanità potrà continuare a beneficiare dei progressi che l'uomo, per mezzo della sua intelligenza, riesce a realizzare."
 



 



 


 

domenica 5 giugno 2011


     Giornata dell' Ambiente




l'ambiente secondo dolcetta
aria e acqua e terra e vita

votiamo per tutte queste "cose"

sabato 4 giugno 2011


  L'acqua che disseta è il nettare più divino. E appartiene a ogni essere vivente. Non solo la proprietà, anche la gestione deve essere pubblica. Non si privatizza la vita.

Minnehaha_giugno 2011

da Dolcetta_Minnehaha

venerdì 22 aprile 2011


ACQUA!!!




anche l'acqua vogliono toglierci?
e l'aria quando ce la toglieranno?
nemmeno i referendum vogliono lasciarci?
chi opprime, violenta i diritti, spoglia i cittadini dei loro beni primari è ancora un avversario politico o è già un nemico invasore?

domenica 21 marzo 2010


PRIMAVERA  20 Marzo 7:32 Universal Time

Roma. La difesa di Sora Acqua.













 



 





 



Milano. La memoria delle vittime e l'impegno contro tutte le mafie.

I familiari delle vittime in marcia a Milano


POESIA



La terza piazza a Roma è la piazza di un uomo solo e di tantissime persone che lo sostengono al potere, molte ignare e in buona fede.

 



Il colore della democrazia
di Barbara Spinelli


 



"... «Accadde in un teatro, che le quinte presero fuoco. Il Buffone uscì per avvisare il pubblico. Credettero che fosse uno scherzo e applaudirono; egli ripeté l’avviso: la gente esultò ancora di più. Così mi figuro che il mondo perirà fra l’esultanza generale degli spiritosi, che crederanno si tratti di uno scherzo». ..." Kierkegaard in Aut-Aut

Una bella piazza, un pessimo discorso
di EUGENIO SCALFARI



Se si interrompe lo spettacolo virtuale di I. DIAMANTI
 

lunedì 26 febbraio 2007

Nyeleni 2007



Forum per la Sovranità Alimentare Mali


villaggio di Sélingué, 140 chilometri a sud della capitale Bamako, 23 - 24 febbraio 2007


Un altro mondo con altri sistemi di produzione del cibo e di accesso all'acqua deve esistere. Un altro mondo in cui la creatività locale non sia brutalmente schiacciata dalla commercializzazione globale è possibile, almeno finché non sarà sradicato dalla violenza di un capitalismo cieco e senza volti. Un altro mondo in cui donne e uomini, soprattutto donne, si dedichino alle meraviglie della diversità alimentare è possibile, DEVE essere possibile, sarà possibile, anche se riusciremo a venir fuori dalla gabbia degli stereotipi sull'Africa, sulla povertà e sulle sue cause, sulla ineluttabilità dei processi economici in corso.


Questo Forum in Mali, subito dopo il World Social Forum di Nairobi, mi riempie di speranza e conferma le mie aspettative sulla forza generativa dei movimenti tesi alla riappropriazione dei diritti degli uomini e dei popoli. E il diritto a politiche alimentari locali è un diritto primario che non è comunque in contrasto con l'inarresatbile globalizzazione. Conservare, proteggere la biodiversità, poi, conviene a tutti i popoli della Terra.


LINK: Nyéléni 2007 - Forum pour la Souverainté Alimentaire. 23 - 27 Février 2007. Sélingué. Mali



Immagine: statua Nyéléni  

venerdì 26 gennaio 2007


AFRICA


EPA   e   ACQUA


Ieri si è chiuso il World Social Forum di Nairobi. I grandi media ne hanno parlato poco o quasi nulla. Spero che almeno da domani, almeno la carta stampata se ne occupi con qualche approfondimento. Confesso che non sapevo che cosa fosse l' EPA, mentre sono un po' più informata sul problema della privatizzazione dell' ACQUA. Ogni commento diventa superfluo quando i fatti parlano con tale chiarezza.


EPA - Accordi di partnerariato economico - Il nome non fa pensare a qualcosa di negativo per l'Africa, ma che cosa siano quegli accordi lo spiega molto bene Alex Zanotelli sul Manifesto di ieri. [QUI]


Perché l'Africa teme l'Epa


Dal cuore dell'Africa, sotto un sole cocente e una luce abbagliante nel momento finale del Forum mondiale sociale che si tiene qui a Nairobi in Kenya, sento il bisogno di lanciare con forza il grido di allarme sugli Epa (Accordi di partnerariato economico) che ho ascoltato qui al Forum.
In queste giornate sia i rappresentanti contadini dell'Africa occidentale (oltre 30 milioni di agricoltori), sia le organizzazioni più svariate hanno cantato e urlato: «No all'Epa!»; c'è stata perfino una marcia contro gli Epa nel Forum. Eppure molti italiani non sanno proprio di cosa si tratta. Pensano forse all'epatite! Eppure è una questione molto grave che toccherà la vita di milioni di Africani!
Mi domando: ma perché la stampa non parla di queste cose? Perché non aiuta il popolo italiano a capire, a informarsi?
Che cos'è l'Epa? E' il nuovo trattato di partnerariato economico che l'Unione europea sta preparando con l'Africa dei paesi Acp (Africa, Caraibi e Pacifico, ndr) che rimpiazzerà il trattato di Cotonou che regge le relazioni economiche con i paesi impoveriti.
Con l'Epa l'Africa sarà divisa in quattro regioni. Molto discutibili queste divisioni che sembrano riflettere interessi nostri più che logiche del mercato africano. Scopo fondamentale dell'Epa è la liberalizzazione economica: gli stati africani infatti non potranno più imporre tariffe nelle importazioni.

Questa costituirà una grossa perdita per gli stati africani che ottengono dal 10 per cento al 60 per cento delle proprie entrate annuali da queste tariffe. L'Epa avrà conseguenze devastanti per i produttori locali che non potranno competere con i prodotti agricoli importati che vengono svenduti (dumping) sul mercato locale. Ricordiamo che gli agricoltori europei ricevono 50 miliardi di euro all'anno come sovvenzioni per cui possono svendere i loro prodotti agricoli in un'Africa che rimane al 70 per cento agricola. L'Africa dovrà assistere impotente all'invasione dei prodotti agricoli europei. Questi sono accordi capestro per l'Africa nera già oggi così dissanguata! Da questo Forum mondiale arriva oggi con forza il grido dell'Africa che non ne vuole sapere dell'Epa.
Questa è la gente ma è chiaro che i governi africani la pensano diversamente e sono tentati di firmare. Abbiamo infatti solo pochi mesi a disposizione, perché l'Epa verrà firmato entro il primo gennaio 2008. Per cui questi sono mesi fondamentali. Chiedo che tutte le forze sane di questo paese con le forze missionarie che operano in Italia e in Europa si mettano insieme e lancino con forza una campagna contro l'Epa (una campagna lanciata lo scorso anno dall'Aefjn (Accesso ai farmaci in Africa, ndr) che ha la propria sede a Bruxelles). Ma non sarà facile, il tempo è breve.
Ma è quest'Africa che soffre, questi volti bellissimi di bambini neri, meravigliosi destinati al macello che mi spingono a scrivere e ad impegnarmi.
Chiedo al governo Prodi
che specifichi la propria posizione ufficiale su questi Accordi di partnerariato economico. Chiedo ai parlamentari italiani di iniziare una serie di interrogazioni parlamentari al riguardo. Chiedo ai parlamentari europei di mettersi insieme al di là delle ideologie perché si tratta di una catastrofe annunciata per l'Africa se si permetterà che gli accordi Epa passino.
Chiedo che tutti abbiano il diritto a vivere.




ACQUA - « ... Poi la parola d’ordine è acqua. Se perdiamo la battaglia sul diritto all’acqua perderemo anche quella sulla povertà e sulla democrazia. Perché se oggi abbiamo 50 milioni di morti per fami tra pochi anni, se non facciamo niente, avremo 100 milioni di morti per sete. E che questo tema sia fondamentale lo abbiamo visto anche qui al Forum dove una bottiglietta piccola di acqua costava 40 scellini e la gente veniva da me, da noi, a chiderci di comprargliela perché non se la possono permettere». Alex Zanotelli > QUI [L'Unitàe <QUI [Nigrizia]


Cominciamo da noi con una firma per una legge di iniziativa popolare, qui, in Italia:



 

"È cominciata il 13 gennaio la raccolta di firme per portare in parlamento la proposta di legge di iniziativa popolare per il riconoscimento dell'acqua come bene comune e diritto umano universale, affinché la gestione e la tutela di questa risorsa fondamentale venga affidata a enti di diritto pubblico. Il risultato del primo weekend di raccolta firme è stato senza dubbio molto positivo: quasi 15 mila, sulle 50 mila che sono necessarie per portare al parlamento la proposta.


Non solo un buon numero di firme già dall'inizio, ma anche un altro risultato: se il Governo confermerà l'impegno preso in riunione con i promotori del movimento, verrà emanato un decreto che prevede una moratoria per i processi di privatizzazione dell'acqua attualmente già in corso, all'interno delle politiche di riforma sui servizi pubblici locali.


A portare la questione dell'acqua a livello nazionale è un forum che raccoglie circa 60 realtà nazionali e più di 400 comitati locali, coordinati da una segreteria romana: questo dimostra che la società civile, ancora una volta, è più avanti rispetto al mondo politico, perché quotidianamente più vicina ai problemi, perché sicuramente più attenta e con il potere di una rete così numerosa, diffusa e forte, la possibilità di fare pressione a livello politico è decisamente significativa.


Di diritto all'acqua si parla anche al Forum sociale in corso in questi giorni a Nairobi, mentre negli slums di Kibera i poveri fanno la fila per comprare un po' di acqua, il cui prezzo varia a seconda della disponibilità, con infrastrutture praticamente inesistenti, promesse politiche e processi di privatizzazione in corso. ..." continua QUI


Foto: 1. da savethechildren; 2. da international rivers network 


martedì 22 marzo 2005

22 Marzo, Giornata Mondiale dell'Acqua 2005



Ogni anno, il 22 marzo, l'ONU indice la Giornata Mondiale dell'Acqua,


in particolare, oggi ha inizio il


decennio internazionale Acqua per la vita 2005-2015 su iniziativa  delle Nazioni Unite. 


Per sottolineare il dovere che tutte e tutti abbiamo rispetto all'uso sostenibile delle risorse idriche del pianeta e promuovere la cooperazione internazionale affinché il diritto all’acqua sia riconosciuto a tutti gli esserei viventi, umani e non umani.  



Ieri, 21 Marzo, è stata la Giornata Mondiale della Poesia


La Conferenza Generale dell’UNESCO, in occasione della sua 30ª Sessione svoltasi a Parigi nel 1999, ha proclamato il 21 marzo Giornata Mondiale della Poesia nell’intenzione di offrire l’occasione di svolgere attività e manifestazioni finalizzate alla divulgazione e alla promozione della poesia nel mondo.


In particolare, nel documento di proclamazione della Giornata Mondiale della Poesia, viene indicato l’intento di promuovere:



























I


gli sforzi delle piccole case editrici che combattono per entrare nel mercato librario pubblicando instancabilmente le raccolte di giovani poeti;



II


il ritorno alla tradizione orale, ossia alla performance dal vivo, dato che i recital di poesia attirano un pubblico sempre più numeroso;



III


il recupero di un dialogo tra la poesia e le altre arti (quali il teatro, la danza, la musica, la pittura ecc.) imperniato su contenuti fondamentali come la cultura della pace, la non-violenza, la tolleranza ecc.;



IV


l’interdipendenza, in occasione della Giornata Mondiale della Poesia, di tutte le arti e della filosofia, anch’essa affine alla poesia, in modo da infondere nuova vita alle parole di Deklacroix, che scrisse sul suo diario: “Non c’è arte senza la poesia”;



V


l’immagine della poesia nei media, per fare in modo che la poesia non venga più considerata una forma d’arte sorpassata, bensì una maniera di esprimersi capace di permettere alla società nel suo insieme di recuperare ed affermare la sua identità.




La Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO promuove le attività previste nell’ambito della Giornata Mondiale della Poesia 2005 segnalando su questo sito le manifestazioni di divulgazione e promozione della poesia sul territorio italiano di cui è venuta a conoscenza. 


http://www.unesco.it/stampa/conf_stampa/testi/2004/giornatapoesia.htm 

lunedì 24 gennaio 2005

Laudato si', mi' Signore, per sor'acqua,


la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.



 


"In acqua veritas, un bene da salvare"


da un articolo di Angelo Mastandrea


Un titolo efficace per parlare di un problema su cui bisogna concentrarsi con la massima attenzione. Non di petrolio si parla, ma di acqua, l'acqua sorella, l'acqua madre di ogni forma di vita.


"I movimenti contro la privatizzazione. I casi Toscana e Campania


Oggi a Firenze i movimenti presentano una legge che chiede una gestione pubblica della più importante risorsa dell'umanità. Le Marche resistono all'attacco delle multinazionali, mentre a Napoli padre Alex Zanotelli sfida multinazionali, Caltagirone e la moglie dell'ex presidente di Confindustria D'Amato, pronti a infilarsi nel business dell'oro blu.


Non saremo alla vigilia di una seconda Cochabamba, la città boliviana da cui partì, nel `99, la cosiddetta «guerra dell'acqua» che destabilizzò il governo. E' però vero che attorno al bene più prezioso dell'umanità si agitano, qui e ora nel nostro paese, resistenze e interessi di varia natura. Che vedono schierati da una parte movimenti e parlamentari dell'opposizione, dall'altra qualche regione e un pugno di società private e qualche nome di un certo peso. ...


In Toscana una legge «di movimento»

Quella che verrà presentata oggi all'interno del terzo forum delle reti e dei movimenti toscani, che si conclude domani a Firenze, è la prima proposta di legge scritta collettivamente e frutto dell'elaborazione teorica dei movimenti su uno dei loro cavalli di battaglia. La raccolta di firme partirà a febbraio. Ne servono tremila, ma «il nostro obiettivo è di arrivare a trentamila», spiega Tommaso Fattori, portavoce del Firenze social forum. Ma l'iniziativa ha già prodotto l'effetto di bloccare l'approvazione, in consiglio regionale, della nuova legge sul riordino dei servizi pubblici, che insiste sul cosiddetto «modello toscano» delle privatizzazioni. ...


Alle Marche piace pubblica

La giunta regionale delle Marche ha presentato a sua volta una proposta di legge che rivendica la gestione pubblica dell'acqua. «I privati che vogliono trasformare l'acqua in un business non sono certo interessati a un uso oculato di questa risorsa: più acqua si consuma, più acqua viene venduta, più acqua viene restituita inquinata, e quindi c'è più acqua da depurare. Insomma si avvia un circolo vizioso che non può che portare al rincaro di questo bene essenziale per la vita dell'uomo», dice l'assessore all'Ambiente Marco Amagliani (Prc), che denuncia come «sono sempre in agguato i privati o magari le multinazionali, che si presentano ai nostri comuni e offrono un "servizio chiavi in mano", dove tutto sembra semplificarsi e magari per questa operazione c'è pure la possibilità di accedere alle risorse comunitarie».

Il business campano dell'oro blu

La pensa allo stesso modo Alex Zanotelli, che per contestare le privatizzazioni in Campania ha preso carta e penna e l'ha scritto chiaramente in una lettera di fuoco, intitolata «state con l'acqua o con i ladri di acqua?»: «Agli enti locali fanno gola i finanziamenti messi a disposizione dall'Unione europea». Il missionario comboniano è uno dei leader della protesta contro l'amministrazione Bassolino. ...


In tutto il mondo persone dalla mente limpida e onesta, (come l'acqua?), si stanno battendo per evidenziare quest'ultimo estremo tentativo di rapina delle risorse naturali del nostro pianeta, le risorse estreme e indiscutibili, come il cibo e l'acqua.



"La privatizzazione dell’acqua è un’altra minaccia alla libertà umana."


da un articolo di Vandana Shiva


Forse il più famoso racconto di avidità corporativa sull’acqua è quello di Cochabamba, in Bolivia. In questa regione semideserta, l’acqua è scarsa e preziosa. Nel 1999, la Banca Mondiale consigliò la privatizzazione della compagnia di rifornimento municipale dell’acqua di Cochabamba (SEMAPA) attraverso una concessione all’Acqua Internazionale, una compagnia consociata di Bechtel. Nell’ottobre del 1999, la legge Drinking Water and Sanitation  fu approvata, mettendo fine ai sussidi governativi e permettendo la privatizzazione.


Forse il più famoso racconto di avidità corporativa sull’acqua è quello di Cochabamba, in Bolivia. In questa regione semideserta, l’acqua è scarsa e preziosa. Nel 1999, la Banca Mondiale consigliò la privatizzazione della compagnia di rifornimento municipale dell’acqua di Cochabamba (SEMAPA) attraverso una concessione all’Acqua Internazionale, una compagnia consociata di Bechtel. Nell’ottobre del 1999, la legge Drinking Water and Sanitation  fu approvata, mettendo fine ai sussidi governativi e permettendo la privatizzazione.

In una città in cui il minimo salariale è inferiore a cento dollari al mese, le bollette dell’acqua raggiungono i venti dollari al mese, vicino il costo di alimentazione di una famiglia di cinque persone per due settimane. Nel gennaio del 2000, fu formata un’alleanza di cittadini chiamata La Coalizione in Difesa Dell’Acqua e della Vita.


La coalizione fermò la città per quattro giorni attraverso una mobilitazione di massa. In meno di un mese, milioni di boliviani marciarono verso Cochabamba, fecero uno sciopero generale e fermarono i trasporti. Al raduno, i protestanti stilarono la Dichiarazione di Cochabamba, che chiedeva la protezione dei diritti universali dell’acqua.


Il governo promise di fare marcia indietro sull’aumento dei prezzi, ma nulla di tutto ciò fu realizzato. Nel febbraio del 2000, la coalizione organizzò una marcia pacifica per chiedere l’abrogazione della legge Drinking Water and Sanitation, l’annullamento dell’ordinanza di privatizzazione, la scadenza del contratto dell’acqua e la partecipazione dei cittadini nella stesura di una legge sulle risorse dell’acqua.


Le richieste dei cittadini, che avrebbero messo in gioco il cuore degli interessi corporativi, furono violentemente respinte. La critica fondamentale mossa alla coalizione fu diretta alla negazione dell’acqua come proprietà comune. I contestatori usarono slogans che dicevano “L’acqua è un dono di Dio e non un commercio” e “L’acqua è la vita”.


Nell’aprile del 2000, il governo cercò di zittire le proteste sull’acqua attraverso leggi di mercato. Gli attivisti furono arrestati, i contestatori uccisi e i media censurati. Finalmente, il 10 aprile 2000, il popolo vinse. Le acque del Tunari e Bechtel lasciarono la Bolivia e il governo fu costretto a revocare l’odiata legge sulla privatizzazione dell’acqua.


La compagnia dell’acqua Servicio Municipal del Agua Potable Alcantarillado (SEMAPA) e i suoi debiti furono addossati ai lavoratori e al popolo. Nell’estate del 2000, la coalizione organizzò audizioni pubbliche per stabilire progetti  e gestioni democratiche. Il popolo ha raccolto la sfida per realizzare una democrazia dell’acqua, ma i “padroni” dell’acqua stanno cercando di fare il loro meglio per sovvertire tale processo. Bechtel sta intentando una causa contro la Bolivia e il governo sta tormentando e minacciando gli attivisti della Coordinadora.


Attraverso la richiesta di togliere l’acqua dal controllo delle corporazioni e del mercato, i cittadini boliviani hanno illustrato che la privatizzazione non è inevitabile e che l’assorbimento corporativo o delle risorse vitali può essere impedito dalla volontà democratica del popolo.


La fame di risorse di una corporazione condotta verso la cultura dei consumatori sta tentando di schiavizzare e controllare ogni pianta, ogni seme, ogni goccia d’acqua.


I suicidi degli agricoltori sono solo uno degli aspetti della violenza causata da un ordine mondiale violento basato sui mercati, i profitti, il consumismo. I kamikaze rappresentano un altro aspetto. Uno è diretto verso “se stesso”. L’altro verso “l’altro”. L’altro è diretto verso “l’altro”. E in un mondo frammentato e disintegrato, dove ognuno di noi si sente ingabbiato, tutti hanno quella potenzialità di diventare il pericoloso “altro”. Come gli animali ingabbiati nelle industrie, noi stiamo attaccando noi stessi o gli altri.


Gli animali hanno il Movimento di Liberazione Degli Animali che li difende e punta a liberarli se l’industria che li ha tenuti in cattività e in condizioni violente dovesse perpretrare ulteriori violenze volte a combattere quel cannibalismo causato dalla cattività.


Ciò di cui si ha bisogno è di un movimento di liberazione per gli esseri umani, un movimento sensibile alla schiavitù della cultura consumistica e del mercato globale, un movimento abbastanza sensibile da percepire le profonde violazioni che l’umanità sta sperimentando, un movimento che riconosca cioè che non sono i denti dei maiali, i becchi degli uccelli, le corna delle mucche ad aver bisogno di essere rimosse, ma le gabbie.


Il movimento multicolorato e basato sulla diversità che si oppone alla violenza strutturale dei mercati globali e la cultura consumistica, ha quegli elementi che potrebbero contribuire a liberare lo spirito umano dalle degradazioni e dalle deprivazioni della globalizzazione corporativa. Reclamare le nostre libertà e i nostri spazi dalla nuova relegazione è indispensabile a noi come agli altri animali.


Gli animali non erano nati per vivere imprigionati dentro gabbie. Gli esseri umani non erano designati a vivere imprigionati in mercati, o a vivere come esseri inutili e usa e getta se non possono essere consumatori nel mercato globale.


La nostra disumanizzazione sempre più profonda è la radice della crescente violenza. Reclamare la nostra umanità in modo comprensivo e compassionevole è il primo passo verso la pace.


La pace non sarà creata con armi e guerre, bombe e barbarie. La violenza non sarà contenuta col diffonderla. La violenza è diventata un lusso che la specie umana non può permettersi se vuole sopravvivere. La non violenza è diventata un imperativo per la sopravvivenza."



E per ritornare all'oggi, un articolo di qualche giorno fa:


I boliviani vincono la seconda guerra dell'acqua


di Will Braun


Nel paese più povero e forse più coraggioso del Sud America, un altro consorzio multinazionale per la privatizzazione dell'acqua ha chiuso i battenti. Lunedì scorso le organizzazioni di quartiere della città boliviana de El Alto hanno indetto uno sciopero generale a tempo indeterminato, esigendo che Aguas del Illimani - una società operata dal gigante francese Suez - restituisse immediatamente il sistema idrico cittadino al controllo pubblico. Martedì hanno marciato in massa sulla capitale per festeggiare la loro vittoria e avanzare richieste analoghe per le forniture di elettricità e gas. ...


Cactus Flower, Bolivia




1. Angelo Mastandrea, 22 Gennaio 2005 http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/22-Gennaio-2005/art83.html;  2. Terrorismo e cannibalismo di Vandana Shiva, 23 Gennaio 2005(http://www.zmag.org/italy/shiva-cannibalism.htm); 3. I boliviani vincono la seconda guerra dell'acqua di Will Braun, 16 Gennaio 2005 http://www.zmag.org/Italy/braun-guerra-acqua.htm

lunedì 26 aprile 2004




 

Acqua: un bene prezioso


La rabbiosa reazione delle comunità zapatiste del Chiapas, in Messico, e la loro diperata richiesta di tornare ad avere accesso all'acqua.



26 aprile 2004 - Un corteo pacifico e disarmato di centinaia di simpatizzanti dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) è stato attaccato con spari, sassate e petardi la scorsa settimana in Chiapas da gruppi perredisti. Il risultato è stato di decine di feriti, diversi da pallottole ed almeno due molto gravi. Chiedevano di poter ritornare ad avere accesso all’acqua. Dal dicembre scorso i perredisti (i simpatizzanti del PRD) di questi villaggi, con il tacito sostegno del governo municipale, hanno sospeso l'erogazione di acqua a tutte le famiglie zapatiste solo per il fatto di essere in resistenza.


Da allora, le minacce, le vessazioni sono state costanti. I fatti sono avvenuti nei dintorni di Jech'vó, qualche chilometro all'interno di Nachig, villaggio che si trova sulla Strada Panamericana nel tratto Tuxtla Gutiérrez-San Cristóbal de las Casas. Il concentramento di centinaia di zapatisti che riempivano la minuscola piazza di Jech'vó per prendere acqua ed esprimere sostegno ai loro compagni di Elambó Alto, Elambó Bajo e di questa comunità. L'inquietudine e la paura si sono diffuse tra gli zapatisti quando hanno visto alcuni individui, provenienti da Pasté, appostarsi sulla strada e cominciare ad erigere un'enorme barricata con delle pietre che si trovavano a lato della strada per la realizzazione di alcuni lavori stradali in corso.


I ribelli, tzotziles e tzeltales, che in maggioranza indossavano passamontagna, si sono fermati vicino ad un casale a cento metri dalla barricata, a guardare increduli. I perredisti gridavano insulti e scherzavano gli zapatisti, fermi dietro una linea invisibile. I simpatizzanti zapatisti, uomini e donne, diventavano sempre più numerosi. L’indomani i rappresentanti indigeni hanno letto in spagnolo e tzotzil un messaggio indirizzato al sindaci delle comunità del Chiapas.


"Siamo venuti a dire al presidente municipale perredista Martín Sánchez Hernández ed ai fratelli perredisti di Jech'vó, Elambó Alto e Bajo, e che lo capiscano con le buone, che i nostri compagni, basi di appoggio di questo municipio, non si assoggetteranno a nessun gruppo di persone che siano alleate di qualsiasi partito e presidente municipale che sia al servizio del malgoverno. Il 12 febbraio scorso abbiamo inviato un breve messaggio per dirvi di smetterla di molestare i nostri compagni e di risolvere il problema dell'acqua. Ma, fino ad ora, la sola cosa che avete voluto fare è che i compagni si arrendano, che si umilino davanti a voi.Volete che i nostri compagni si sottomettano agli ordini dell'autorità municipale perredista. Ma questo non sarà possibile perché noi abbiamo ormai coscienza della realtà dei nostri popoli e non ci ingannano più". Su uno striscione appeso li vicino si poteva leggere: "Presidente del PRD, razza indigena. Non molestare i tuoi fratelli".


Ma il comunicato proseguiva : "Noi zapatisti siamo contro le ingiustizie, le umiliazioni e la sottomissione a cui ci hanno abituati i malgoverni ed i loro presidenti municipali. Noi zapatisti vogliamo che ci rispettino, che rispettino la nostra resistenza, la nostra lotta. Voi, come indigeni, non dovete toglierci il diritto all'acqua, alla terra, al legname e all'energia elettrica, cose di cui già godiamo poco tutti noi indigeni. Vogliamo che capiate che stiamo lottando per il bene di tutti i popoli, indigeni e non indigeni; lottiamo per il futuro dei nostri figli, affinché un giorno i nostri popoli abbiano i veri diritti che meritano. La nostra lotta non è come il lavoro di un presidente municipale che, terminato il suo mandato se ne va con un bel po' di milioni di pesos ma lascia il suo popolo nelle stesse condizioni, se non peggiori; in questo modo la vita dei popoli continua a peggiorare ed anche se cambiano i partiti la situazione non cambia.


"E' una bugia quando qualche presidente municipale dice che distruggiamo le usanze dei nostri popoli; noi zapatisti conserveremo e miglioreremo la nostra cultura, continueremo ad usare i nostri abiti regionali, miglioreremo la nostra lingua indigena, le nostre musiche tradizionali e continueremo a celebrare le nostre feste tradizionali, ma senza alcolici, perché l'ubriachezza non è un'usanza dei nostri popoli, ma un'imposizione dei conquistatori spagnoli ed inoltre l'alcol danneggia la famiglia, la persona, la comunità ed il municipio. "Il 10 aprile abbiamo ricordato l'85esimo anniversario dell'uccisione del nostro generale Emiliano Zapata. Diciamo a voi ed al mondo intero che Zapata non è morto, perché noi siamo qui ed ovunque siamo milioni di zapatisti".


Questo il grido disperato di chi nel 2004 sta


lottando ancora per avere accesso all’acqua.



Acqua per tutti


Assegnati i primi finanziamenti per i progetti d'acqua in Africa e America Latina. 72mila euro serviranno a conservare e ridistribuire la risorsa idrica in Etiopia, Kenya, Camerun, Tanzania e Cuba. E' questo il grande risultato raggiunto dalla Campagna "Acqua di tutti", promossa dalla federazione di ong Cipsi insieme a Legambiente e Wwf Italia.



La filosofia del progetto è che tutti hanno il diritto ad avere l'acqua potabile, mentre 1miliardo e mezzo di persone al mondo non ce l'hanno. Importanti gli investimenti previsti per tutelare le risorse idriche.


Queste le cifre: 8000 euro sono stati stanziati per l'Etiopia. Più precisamente per la zona di Gode. 8000 euro andranno al Kenya, per l'acquedotto rurale "Mutitu". 8000 euro saranno per il Camerun: fontane e servizi igienici per le donne del Yaoundè. 24000 euro per la Tanzania, dove saranno realizzati modelli e progetti pilota di conservazione partecipata delle risorse idriche con le comunità locali della risevca di Kipengere, nel Mpanga. Infine, gli ultimi 24000 euro andranno in America Latina, a Cuba. Saranno costruiti impianti di depurazione, risanamento e gestione degli acquedotti dell' Havana.



 



PeaceReporter

sabato 11 gennaio 2003



Giocare

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   Comincio per  gioco, seria come i bambini quando giocano, curiosa come un viaggiatore, un po' spaurita e un po' spavalda. Ho voglia di sapere come funziona questa dimensione, come ci si incontra, se ci si incontra. Mi attendo un'avventura con tutto ciò che di incerto e inatteso comporta. E se fosse un'opportunità?