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lunedì 18 aprile 2011


La lettera del Presidente della Repubblica,
Giorgio Napolitano, 
al Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Michele Vietti  



Patriae Amor

 



"Il prossimo 9 maggio si celebrerà al Quirinale il Giorno della Memoria delle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice. Quest'anno, il nostro omaggio sarà reso in particolare ai servitori dello Stato che hanno pagato con la vita la loro lealtà alle istituzioni repubblicane. Tra loro, si collocano in primo luogo i dieci magistrati che, per difendere la legalità democratica, sono caduti per mano delle Brigate Rosse e di altre formazioni terroristiche. Le sarò perciò grato se - a mio nome - vorrà invitare alla cerimonia i famigliari dei magistrati uccisi e, assieme, i presidenti e i procuratori generali delle Corti di Appello di Genova, Milano, Salerno e Roma, vertici distrettuali degli uffici presso i quali prestavano la loro opera
 



Emilio Alessandrini
Mario Amato
Fedele Calvosa
Francesco Coco
Guido Galli
Nicola Giacumbi
Girolamo Minervini
Vittorio Occorsio
Riccardo Palma
Girolamo Tartaglione




La scelta che oggi annunciamo per il prossimo Giorno della Memoria costituisce anche una risposta all'ignobile provocazione del manifesto affisso nei giorni scorsi a Milano con la sigla di una cosiddetta "Associazione dalla parte della democrazia", per dichiarata iniziativa di un candidato alle imminenti elezioni comunali nel capoluogo lombardo. Quel manifesto rappresenta, infatti, innanzitutto una intollerabile offesa alla memoria di tutte le vittime delle BR, magistrati e non. Essa indica, inoltre, come nelle contrapposizioni politiche ed elettorali, e in particolare nelle polemiche sull' amministrazione della giustizia, si stia toccando il limite oltre il quale possono insorgere le più pericolose esasperazioni e degenerazioni. Di qui il mio costante richiamo al senso della misura e della responsabilità da parte di tutti".



18 aprile 2011

*



Leggo questa lettera come baluardo dello Stato in difesa del popolo italiano, in memoria delle vittime dei terroristi, per la giustizia e la dignità del vivere civile nella nostra patria.
 

domenica 19 aprile 2009

IMMUTABILE, INCORREGGIBILE, DECREPITO


LA VIGNETTA DI GIANNELLI - Dal Corriere della Sera di domenica 19 aprile 2009


«Un costruttore che realizza una casa in una zona sismica e risparmia su ferro e cemento può essere solo un pazzo o un delinquente - aggiunge Berlusconi, parlando dei possibili responsabili. Mio padre diceva una cosa: se uno nasce col piacere di fare del male ha tre scelte: può fare il delinquente, il pm o il dentista. I dentisti si sono emancipati e adesso esiste l'anestesia». [ Corriere della Sera ]


«Ben vengano le inchieste, ma per favore non perdiamo tempo, cerchiamo di impiegarlo sulla ricostruzione e non dietro a cose che ormai sono accadute. Se qualcuno è colpevole, le responsabilità emergeranno - ha concluso Berlusconi - ma, per favore, non riempiamo le pagine dei giornali di inchieste».


«Quando ci sono questi eventi - ha proseguito Berlusconi - c’è chi si rimbocca le maniche e chi invece si prodiga a ricercare responsabilità. Io sono diverso, non è nel mio dna. E poi, per indicare responsabilità ci devono essere prove consistenti». [ La Stampa ]


Un pensiero sclerotizzato, irrimediabilmente vecchio. Inutile qualsiasi critica, inutile ma doverosa. Il dovere dell'onestà, della sete di giustizia, del senso del pudore. Il dovere del rispetto per i morti e per i vivi.


... eppure piace sempre più (al popolo sovrano)...


Popolarità del premier mai così alta


*


La nostra infinita emergenza di B. Spinelli. La Stampa


..."La morte fa tacere il popolo e al tempo stesso nutre il sovrano. È il grande correttore, regolatore: non dici cose scomposte davanti a una salma, anche se veritiere. Il potere usa la morte: diviene necrofago. L’uomo colpito da catastrofe è ridotto a vita nuda e quest’ultima sovrasta la vita buona, prerogativa di chi tramite la politica e la libera opinione esce dalla minorità. La nudità politica, scrive Hannah Arendt nelle Origini del Totalitarismo, può esistere anche senza diritti civili."...


Chi canta fuori dal coro è comunista di E. Scalfari, La Repubblica


..."Non si può non cominciare con le nomine alla Rai. Gli altri giornali minimizzano con l'aria di dire che si è sempre fatto così: la Rai è proprietà del governo e quindi è il governo che ha il potere di decidere trasmettendo le sue indicazioni all'obbediente maggioranza del Consiglio d'amministrazione."...

giovedì 16 aprile 2009

MEMORIA UMILIATA DA POTERE SCIACALLO


Intorno al vignettista Vauro, che chiunque può criticare ma non mettere a tacere. Soprattutto quando l'istante di una vignetta denuncia illegalità e responsabilità enormi. 



Se fossi la madre (abbiamo appena avuto in famiglia la morte di un giovane e so di quale dolore parlo) di uno dei giovani morti nel crollo della Casa dello Studente, per limitarmi a un solo caso concreto, ringrazierei Vauro per aver colpito con la sua satira fulminante la cultura dell'illegalità che era alla base del piano casa (prima del terremoto) di Berlusconi e la diffusione dell'illegalità criminale che sicuramente è responsabile di una parte almeno dei morti in Abruzzo e non solo. Vauro non è venuto meno alla pietas per i defunti, anzi, ha evidentemente chiesto verità e giustizia per quel tragico aumento della cubatura dei cimiteri. Com'è giusto, posso capire che dei parenti delle vittime si siano risentiti al solo vedere le bare dei loro cari in una vignetta satirica certo perché esacerbati dal loro dolore. Tuttavia ora io mi sento obbligata a difendere quel poco che rimane di libertà di parola e di espressione nel mio sventurato Paese contro i decreti punitivi del dg RAI, tale Masi, e contro il silenzio di Garimberti o la flebile voce di Zavoli. Penso che la gravità delle sanzioni Masi vada ben al di là delle persone di Santoro e Vauro, perché colpiscono ancora una volta una libertà costituzionale e rivelano la durezza della suscettibilità del potere berlusconista imperante. Che mi chiudano il blog, come anticipazione della minacciata legge Carlucci (Gabriella)? Raccolgo qui articoli e commenti sul fatto brutto e doloroso.


"Pensavo che in Rai fosse stato nominato un direttore generale e non un Grande Inquisitore"



"Il prof. Masi si è insediato a viale Mazzini il 6 aprile e in soli sette giorni lavorativi ha nell'ordine: (1) messo sotto inchiesta Anno Zero, (2) sospeso Vauro e (3) inviato al giudizio del Comitato etico dell'azienda una puntata di Report che, a quanto sembra, non era piaciuta al ministro Tremonti. Torquemada sarebbe stato più cauto. Invito il direttore generale ad occuparsi piuttosto dell'azienda, di come reperire maggiori risorse in un anno di crisi, degli accordi scaduti e da rinnovare, dello sviluppo del digitale terrestre, di come affrontare le recenti decisioni dell'Agcom sulle frequenze, di predisporre tutti gli strumenti idonei per combattere l'evasione del canone e, soprattutto, di rileggersi la legge sui poteri e le competenze del direttore generale e del consiglio di amministrazione: è il consiglio ad esempio che è chiamato a svolgere 'le funzioni di controllo e di garanzia circa il corretto adempimento delle finalità e degli obblighi del servizio pubblico radiotelevisivo'". E tra le finalità di un servizio pubblico nel settore della comunicazione, ricorda Rizzo Nervo, "vi è sicuramente quella di difendere e di garantire il diritto principe di qualsiasi democrazia: la libertà di espressione. Spetta dunque solo al consiglio e a nessun altro organismo aziendale, singolo o collegiale, l'accertamento di eventuali violazioni degli indirizzi editoriali e invito pertanto la direzione generale a revocare qualsiasi decisione assunta per eccesso di potere infrangendo la normativa aziendale Se l'iniziativa contro Report mortifica chi crede nel ruolo positivo dell'informazione ed in particolare del giornalismo di inchiesta, quando è serio e documentato come è sempre stato quello della Gabanelli, la sospensione di Vauro non è solo grave ma sfiora purtroppo il senso del ridicolo perché rivela un allarmante deficit culturale. Suggerisco al prof. Masi di leggere un libretto di Moni Ovadia. "L'umorismo ebraico in otto lezioni e duecento storielle". Scoprirà che la satira e l'ironia possono essere alimentate anche dalle situazioni più tragiche di dolore e di sofferenza".
Nino Rizzo Nervo, consigliere della Rai, già direttore di Europa e della emittente La7 [ in L'editto praghese di Giuseppe Giulietti, Micromega ]


Int. a CIALENTE MASSIMO - "NON HANNO CAPITO IL NOSTRO DOLORE LA RISPOSTA E' LA NOSTRA DIGNITA' "  di Luciano Tancredi, Il Messaggero


E ORA FARA' IL MARTIRE  di Mario Giordano, Il Giornale


SANTORO PERDE UN PEZZO  di Vittorio Feltri, Libero


Ground Annozero di Furio Colombo, Micromega


DALLA PARTE DELLE VIGNETTE  di Massimo Gramellini, La Stampa


LA DECENZA DELL' INFORMAZIONE di Giovanni Valentini, La Repubblica


GUAI ALLA TV CHE REMA CONTRO  di Michele Serra, La Repubblica


e altri qui: Rassegna stampa completa della Camera


e infine, circa due ore dopo, per caso, ho trovato questo:


Sospeso Vauro: dalla Rai arriva la censura sciacalla. Bologna, 15 aprile 2009, avv. Antonello Tomanelli



Il caso Annozero: verso il tramonto dell'approfondimento informativo. Bologna, 14 aprile 2009, avv. Antonello Tomanelli



martedì 14 aprile 2009

Memoria e Giustizia



Al civico 11 di via D’Annunzio ho visto delle lesioni sui muri. Ho chiesto spiegazioni e mi hanno risposto che la situazione era sotto controllo. Nicola, caro viceministro, è stato ucciso dall’imprudenza delle istituzioni. Lettera a Guido Bertolaso di Sergio Bianchi, padre di Nicola, 22 anni, studente morto nel terremoto


REUTERSAlessandro Bianchi (ITALY DISASTER) _Mon Apr 13, 6:23 AM ET


Difendo la libertà di informazione e di critica.


E' in memoria dei morti che abbiamo il dovere di interrogarci su tutto ciò che poteva essere fatto e che non è stato fatto per evitare la tragedia della morte. Sono le sofferenze e le difficoltà estreme dei vivi, feriti nel corpo e nell'anima, privati dei loro affetti e della loro quotidianità, a imporci di fare domande, esprimere dubbi, pretendere verità e legalità. La ricerca della verità e della legalità non può certo inficiare lo spirito di unità nazionale e di solidarietà, e  soprattutto l'impegno generoso di tutti coloro che sono accorsi in aiuto delle persone tremendamente colpite. Per tutto questo difendo la libertà di informazione che, come ha detto Emma Bonino, ha un solo limite: la menzogna. Infuria un attacco non nuovo contro i servizi giornalistici della trasmissione Annozero, che ha avuto il torto di non cantare all'unisono con le innumerevoli trasmissioni dedicate al terremoto in Abruzzo. Mentre arriva la notizia che l'ospedale de L'Aquila non aveva l'agibilità, mentre si parla di illegalità criminali nelle costruzioni, l'unico attacco decente ad Annozero, che ho seguito con intensa dolente attenzione, dovrebbe riguardare soltanto la veridicità delle sue informazioni. Dal capo del governo e dalla terza carica dello Stato mi sarei aspettata un'indagine sulle informazioni date da Annozero e non un nuovo editto. Comunque, prima di tutto, i fatti: la trasmissione così com'è. Poi, ognuna/o valuti, giudichi, critichi, ovviamente tenendo presente la regola fondamentale del giornalismo: dire la verità.



YouTube - Terremoto - La casa dello studente in macerie ...


YouTube - Vauro - Annozero - 09/04/2009



Raccolgo qui alcune voci sulla libertà di infornmazione e di critica. Comincio da un articolo magistrale di Ferruccio De Bortoli, nuovo direttore del Corriere della Sera, su "un Paese e il ruolo di un giornale". 


Quell’Italia che ce la fa
di Ferruccio de Bortoli



Nei momenti di dolore colletti­vo si scoprono immagini inde­lebili di solidarietà, effi­cienza e unità d’intenti del nostro Paese. Due su tutte: la dignità e la com­postezza di chi ha perdu­to sotto le macerie un fa­miliare, la generosità di tanti volontari anonimi. In realtà, non dovremmo assolutamente sorpren­derci, come facciamo in questi giorni. Il Paese non si trasforma, non si scopre diverso. Mostra so­lo alcune delle sue tante qualità. Lo spirito italia­no, quello vero, è ben de­scritto dagli inviati del Corriere. E ci si accorge che l’informazione è uti­le, necessaria. Non do­vremmo stupircene. Insie­me alle notizie circolano i sentimenti, le emozioni. Ci si sente tutti parte di una comunità. Ma i me­dia non svolgerebbero fi­no in fondo il proprio compito se non denun­ciassero le tante incurie, le leggi inapplicate, le co­struzioni colpevolmente fuori norma. E se non continuassero, anche quando l’emergenza sarà finita, a diffondere quella cultura della prevenzione e della manutenzione che misura il nostro livello di civiltà. ...


Senza un'opinione pubblica consapevole e avvertita un Paese non è soltanto meno libero, ma è più ingiusto e cresce di meno. Il cittadino ha pochi strumenti affidabili per decidere, non solo per chi votare, ma anche nella vita di tutti i giorni. La sua classe dirigente fatica a individuare le priorità, lo stesso governo (come avviene nelle aziende in cui tutti dicono di sì al capo) seleziona più difficilmente le buone misure distinguendole da quelle che non lo sono. Il consumatore è meno protetto, il risparmiatore più insidiato. Lo spazio pubblico è dominato dall'inutile e dall'effimero. ...

Colpisce che spesso la classe dirigente italiana, non solo quella politica, consideri l'informazione un male necessario. E sottostimi il ruolo di una stampa autorevole e indipendente.
Tutti l'apprezzano e la invocano quando i giornalisti si occupano degli altri, degli avversari e dei concorrenti. Altrimenti la detestano e la sospettano. ... [ Corriere della Sera, 10 aprile 2009 ]


Ma Aldo Grasso, con il quale sono in totale disaccordo,  sullo stesso quotidiano ha scritto:


Zizzania in tv


"... Di fronte a una simile tragedia, ma soprattutto di fronte al meraviglioso e commovente impegno dei Vigili del fuoco, dei volontari, della Protezione civile, dei militari, di tutte le organizzazioni che hanno passato notti insonni per salvare il salvabile, Santoro si è sentito in dovere di metterci in guardia dalla speculazione incombente, di seminare zizzania con i morti ancora sotto le macerie, di descrivere l’Italia come il solito Paese di furbi, incapaci di rispettare ogni legge scritta e morale. Santoro la chiama libertà d’informazione. Esistono gli abusi edilizi, ma forse anche gli abusi di libertà." Aldo Grasso, Corriere della Sera 11 aprile 2009


Ma Gian Antonio Stella qualche giorno prima aveva scritto:



La Terra impazzita e i giuramenti mai mantenuti
di Gian Antonio Stella


"... Quel che è sicuro, a girare per le strade del capoluogo e dei borghi dei dintorni e a vedere come sono andati giù anche certi edifici costruiti dieci o venti anni fa, è che un Paese come il nostro non può affidarsi a santa Lucia o a sant’Emidio, protettore dai terremoti. Sull’elenco telefonico di Los Angeles appena aperto, come ricordò un giorno Giorgio Dell’Arti, c’è una frase: «Ci saranno sempre terremoti in California». A seguire, tutte le istruzioni su come comportarsi: tenere a portata di mano torce e radio con batterie, una valigetta con il materiale minimo di pronto soccorso, dieci litri d’acqua… Certo, tutto ciò non basta quando la terra, per usare la frase sentita ieri ad Onna in bocca a una ragazzina che trema come una foglia al ricordo, «comincia a sbattere come la coda di un drago impazzito». Ma i morti sì, possono essere limitati. I danni sì, possono essere contenuti, quando le case sono costruite con i progetti giusti e gli accorgimenti giusti e i materiali giusti. E nessuno dovrebbe saperlo meglio di noi italiani. Che viviamo in una terra tra le più inquiete di un mondo in cui avvengono ogni anno un milione di terremoti piccolissimi e tra questi almeno un centinaio del quinto grado della scala Richter, cioè uno ogni tre-quattro giorni e ogni tanto ne arriva uno che sconquassa tutto. E per giorni giurano tutti che basta, occorre cambiare le regole e bisogna adottare una volta per tutte i sistemi che aiutano a limitare i danni perché è stupido spendere i soldi come per decenni ha fatto lo Stato che secondo i dati del Servizio geologico nazionale è riuscito a spendere solo dal 1945 al 1990 per tamponare i danni di catastrofi naturali varie oltre 75 miliardi di euro e cioè quasi 140 milioni di euro al mese. Più quelli spesi dal 1990 in qua per il sisma nella Sicilia Orientale nel dicembre 1990 e per quello nell’Umbria e nelle Marche del settembre 1997 e per quello a San Giuliano di Puglia dell’ottobre 2002… Tutti lutti seguiti da una promessa solenne: mai più. E presto dimenticata sotto la spinta di nuovi condoni, nuove elasticità urbanistiche, nuove regole più generose… [ Corriere della Sera, 7 aprile 2009 ]


Colpire Santoro per punirne altri cento
di Norma Rangeri



Ci sono cose che non si possono dire, equilibri che non si devono modificare. La libertà di informazione è un bene sancito dalla Costituzione formale, ma sfigurato da quella berlusconiana. Lo dimostra il virulento attacco che la politica, nei suoi massimi rappresentanti istituzionali e di governo, ha sferrato contro la puntata di Anno Zero sul terremoto in Abruzzo. Per la sua natura strumentale e preventiva.



Chiunque abbia visto la trasmissione incriminata sa che la critica di Santoro alla Protezione Civile è stata circostanziata e testimoniata. Che la struttura di Bertolaso non avesse predisposto un piano di emergenza nella regione colpita, è evidente. Nessuna esercitazione, nessuno in Prefettura pronto a intervenire. ... [ Il Manifesto, 14 aprile 2009 ]


lunedì 19 gennaio 2009

IL PRINCIPIO DI LEGALITA'


Infrazioni e rotture al tempo del berlusconismo/(vaticanismo) imperante


*


Eluana, qui si rompe il principio di legalità


di Carlo Federico Grosso


Una nuova rottura della legalità, un’ulteriore ferita inferta allo Stato di diritto. L’ultimo atto della vicenda Englaro indigna chi ritiene che l’osservanza delle regole costituisca il fondamento della convivenza civile. Vittima, ancora una volta, Eluana Englaro, alla quale una sorta di «prepotenza governativa» rifiuta il diritto di morire che le era stato riconosciuto da una sentenza definitiva della Cassazione.

All’origine della nuova questione si pone un nebuloso provvedimento amministrativo «di indirizzo» assunto, in tutta fretta, dal ministro Sacconi quando pareva che, dopo l’ultima sentenza, la vicenda si stesse avviando al suo epilogo logico e naturale. Abbiamo letto tutti il comunicato con il quale la clinica «Città di Udine» ha reso pubbliche le ragioni della sua decisione: ciò che era stato ormai organizzato, e cioè il ricovero di Eluana e il suo accompagnamento a una morte dignitosa, è stato bloccato per il timore che, infrangendo l’atto di indirizzo ministeriale, alla struttura ospedaliera fosse revocata la convenzione regionale e venissero pertanto a mancare i denari che le consentivano di lavorare.

La vicenda solleva, immagino, complessi problemi giuridici di natura amministrativa, coinvolge delicati rapporti di competenza fra Stato e Regioni in materia di sanità, decine di giuristi si interrogheranno sui poteri ministeriali nell’imporre direttive in materia e sui doveri delle Regioni di ottemperarle. Si discuterà, soprattutto, fino a che punto gli elementi di diritto richiamati a sostegno del menzionato atto di indirizzo (un parere del Comitato nazionale di bioetica privo, in realtà, di qualsiasi rilevanza giuridica e una convenzione Onu sui diritti dei disabili non ancora del tutto operativa in Italia e che, comunque, non riguarda specificamente il caso Englaro) siano davvero in grado di giustificare, in qualche modo, il provvedimento ministeriale.

Al di là dei possibili cavilli, delle possibili interpretazioni più o meno interessate, c’è peraltro un profilo giuridico, chiarissimo, sul quale non è consentito neppure discutere: che di fronte a una sentenza irrevocabile della Cassazione che, tenendo conto delle leggi operanti in Italia, ha stabilito determinati principi (ad esempio, che Eluana si trova in una condizione giuridica di coma persistente, che un intervento di idratazione e di nutrizione artificiale mediante sondino ipogastrico non costituisce semplice alimentazione, bensì intervento medico) e ha conseguentemente riconosciuto a Eluana, o a chi per lei, il diritto di staccare quel sondino, nulla, sul terreno giuridico, è più consentito obiettare. La sentenza deve essere eseguita, punto e basta. Nessuno è più legittimato a vietare, bloccare, frapporre ostacoli, ritardare.

Al di là delle convinzioni personali di ciascuno di noi sul merito complessivo della dolorosissima vicenda e, conseguentemente, sulla bontà, o meno, della decisione giudiziale assunta dalla Corte Suprema, oggi ci troviamo pertanto, a valle del problema principale, di fronte a una importante questione di principio sulla quale occorre essere chiari, determinati, inflessibili: che le sentenze irrevocabili della Cassazione, piacciano o non piacciano, siano condivise o non siano condivise, devono essere, in ogni caso, applicate, adempiute, eseguite. Infrangere tale regola significherebbe innescare una rottura gravissima del principio di legalità attorno al quale ruota l’intero nostro sistema giuridico. In certo senso, addirittura, fare saltare lo stesso sistema, basato, come sappiamo, sui principi fondamentali secondo i quali il Parlamento legifera, la magistratura interpreta e applica le leggi, l’esecutivo governa rispettando leggi e sentenze.

La rottura della legalità appare d’altronde, nel caso di specie, tanto più grave ove si consideri che a impedire l’esecuzione di una sentenza della Cassazione è, addirittura, e ufficialmente, il governo, che frappone un suo atto di indirizzo alla normale, logica e ormai doverosa sequenza di atti e fatti che dovrebbero, ragionevolmente, seguire alle decisioni assunte dai giudici che si sono pronunciati sulla vicenda. E appare ancora più grave ove si rammenti che, in precedenza, vi era già stato il tentativo dell’attuale maggioranza parlamentare di bloccare l’esecuzione della sentenza, sollevando un peregrino conflitto di attribuzione tra il Parlamento e la Magistratura che, per la sua palese inconsistenza, era stato respinto in tempi brevissimi, e con durezza, dalla Corte Costituzionale. Ieri i giornali hanno pubblicato la notizia che, a seguito di una denuncia presentata dai radicali, la Procura di Roma ha iscritto il ministro Sacconi nel registro degli indagati per violenza privata e che gli atti sono stati trasmessi al competente Tribunale dei Ministri. Non so francamente dire se il ministro abbia, o non abbia, commesso il reato contestato, e se impedendo l’esecuzione della sentenza Englaro abbia addirittura commesso ulteriori reati. Confesso che tali circostanze non mi interessano neppure più di tanto.

Mi preoccupa invece, moltissimo, la questione di carattere generale, a un tempo giuridica e politica: la rottura del principio di legalità, l’alterazione degli equilibri fra i poteri dello Stato, l’impressione, soprattutto, che la semplice legittimazione politica ottenuta dal voto popolare si stia trasformando ormai, nei fatti, in strumento di prevaricazione, di sopraffazione, di cancellazione di diritti e garanzie riconosciute dalla legge e dichiarate dai giudici. Se ciò stesse davvero accadendo, se, in particolare, dovesse diventare prassi di governo, sarebbe la fine dello Stato di diritto.  (
La Stampa, 19 gennaio 2009 . )


Di Stefano Rodotà:



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