Memoria e Giustizia
Al civico 11 di via D’Annunzio ho visto delle lesioni sui muri. Ho chiesto spiegazioni e mi hanno risposto che la situazione era sotto controllo. Nicola, caro viceministro, è stato ucciso dall’imprudenza delle istituzioni. Lettera a Guido Bertolaso di Sergio Bianchi, padre di Nicola, 22 anni, studente morto nel terremoto
Difendo la libertà di informazione e di critica.
E' in memoria dei morti che abbiamo il dovere di interrogarci su tutto ciò che poteva essere fatto e che non è stato fatto per evitare la tragedia della morte. Sono le sofferenze e le difficoltà estreme dei vivi, feriti nel corpo e nell'anima, privati dei loro affetti e della loro quotidianità, a imporci di fare domande, esprimere dubbi, pretendere verità e legalità. La ricerca della verità e della legalità non può certo inficiare lo spirito di unità nazionale e di solidarietà, e soprattutto l'impegno generoso di tutti coloro che sono accorsi in aiuto delle persone tremendamente colpite. Per tutto questo difendo la libertà di informazione che, come ha detto Emma Bonino, ha un solo limite: la menzogna. Infuria un attacco non nuovo contro i servizi giornalistici della trasmissione Annozero, che ha avuto il torto di non cantare all'unisono con le innumerevoli trasmissioni dedicate al terremoto in Abruzzo. Mentre arriva la notizia che l'ospedale de L'Aquila non aveva l'agibilità, mentre si parla di illegalità criminali nelle costruzioni, l'unico attacco decente ad Annozero, che ho seguito con intensa dolente attenzione, dovrebbe riguardare soltanto la veridicità delle sue informazioni. Dal capo del governo e dalla terza carica dello Stato mi sarei aspettata un'indagine sulle informazioni date da Annozero e non un nuovo editto. Comunque, prima di tutto, i fatti: la trasmissione così com'è. Poi, ognuna/o valuti, giudichi, critichi, ovviamente tenendo presente la regola fondamentale del giornalismo: dire la verità.
YouTube - Terremoto - La casa dello studente in macerie ...
YouTube - Vauro - Annozero - 09/04/2009
Raccolgo qui alcune voci sulla libertà di infornmazione e di critica. Comincio da un articolo magistrale di Ferruccio De Bortoli, nuovo direttore del Corriere della Sera, su "un Paese e il ruolo di un giornale".
Quell’Italia che ce la fa
di Ferruccio de Bortoli
Nei momenti di dolore collettivo si scoprono immagini indelebili di solidarietà, efficienza e unità d’intenti del nostro Paese. Due su tutte: la dignità e la compostezza di chi ha perduto sotto le macerie un familiare, la generosità di tanti volontari anonimi. In realtà, non dovremmo assolutamente sorprenderci, come facciamo in questi giorni. Il Paese non si trasforma, non si scopre diverso. Mostra solo alcune delle sue tante qualità. Lo spirito italiano, quello vero, è ben descritto dagli inviati del Corriere. E ci si accorge che l’informazione è utile, necessaria. Non dovremmo stupircene. Insieme alle notizie circolano i sentimenti, le emozioni. Ci si sente tutti parte di una comunità. Ma i media non svolgerebbero fino in fondo il proprio compito se non denunciassero le tante incurie, le leggi inapplicate, le costruzioni colpevolmente fuori norma. E se non continuassero, anche quando l’emergenza sarà finita, a diffondere quella cultura della prevenzione e della manutenzione che misura il nostro livello di civiltà. ...
Senza un'opinione pubblica consapevole e avvertita un Paese non è soltanto meno libero, ma è più ingiusto e cresce di meno. Il cittadino ha pochi strumenti affidabili per decidere, non solo per chi votare, ma anche nella vita di tutti i giorni. La sua classe dirigente fatica a individuare le priorità, lo stesso governo (come avviene nelle aziende in cui tutti dicono di sì al capo) seleziona più difficilmente le buone misure distinguendole da quelle che non lo sono. Il consumatore è meno protetto, il risparmiatore più insidiato. Lo spazio pubblico è dominato dall'inutile e dall'effimero. ...
Colpisce che spesso la classe dirigente italiana, non solo quella politica, consideri l'informazione un male necessario. E sottostimi il ruolo di una stampa autorevole e indipendente.
Tutti l'apprezzano e la invocano quando i giornalisti si occupano degli altri, degli avversari e dei concorrenti. Altrimenti la detestano e la sospettano. ... [ Corriere della Sera, 10 aprile 2009 ]
Ma Aldo Grasso, con il quale sono in totale disaccordo, sullo stesso quotidiano ha scritto:
Zizzania in tv
"... Di fronte a una simile tragedia, ma soprattutto di fronte al meraviglioso e commovente impegno dei Vigili del fuoco, dei volontari, della Protezione civile, dei militari, di tutte le organizzazioni che hanno passato notti insonni per salvare il salvabile, Santoro si è sentito in dovere di metterci in guardia dalla speculazione incombente, di seminare zizzania con i morti ancora sotto le macerie, di descrivere l’Italia come il solito Paese di furbi, incapaci di rispettare ogni legge scritta e morale. Santoro la chiama libertà d’informazione. Esistono gli abusi edilizi, ma forse anche gli abusi di libertà." Aldo Grasso, Corriere della Sera 11 aprile 2009
Ma Gian Antonio Stella qualche giorno prima aveva scritto:
La Terra impazzita e i giuramenti mai mantenuti
di Gian Antonio Stella
"... Quel che è sicuro, a girare per le strade del capoluogo e dei borghi dei dintorni e a vedere come sono andati giù anche certi edifici costruiti dieci o venti anni fa, è che un Paese come il nostro non può affidarsi a santa Lucia o a sant’Emidio, protettore dai terremoti. Sull’elenco telefonico di Los Angeles appena aperto, come ricordò un giorno Giorgio Dell’Arti, c’è una frase: «Ci saranno sempre terremoti in California». A seguire, tutte le istruzioni su come comportarsi: tenere a portata di mano torce e radio con batterie, una valigetta con il materiale minimo di pronto soccorso, dieci litri d’acqua… Certo, tutto ciò non basta quando la terra, per usare la frase sentita ieri ad Onna in bocca a una ragazzina che trema come una foglia al ricordo, «comincia a sbattere come la coda di un drago impazzito». Ma i morti sì, possono essere limitati. I danni sì, possono essere contenuti, quando le case sono costruite con i progetti giusti e gli accorgimenti giusti e i materiali giusti. E nessuno dovrebbe saperlo meglio di noi italiani. Che viviamo in una terra tra le più inquiete di un mondo in cui avvengono ogni anno un milione di terremoti piccolissimi e tra questi almeno un centinaio del quinto grado della scala Richter, cioè uno ogni tre-quattro giorni e ogni tanto ne arriva uno che sconquassa tutto. E per giorni giurano tutti che basta, occorre cambiare le regole e bisogna adottare una volta per tutte i sistemi che aiutano a limitare i danni perché è stupido spendere i soldi come per decenni ha fatto lo Stato che secondo i dati del Servizio geologico nazionale è riuscito a spendere solo dal 1945 al 1990 per tamponare i danni di catastrofi naturali varie oltre 75 miliardi di euro e cioè quasi 140 milioni di euro al mese. Più quelli spesi dal 1990 in qua per il sisma nella Sicilia Orientale nel dicembre 1990 e per quello nell’Umbria e nelle Marche del settembre 1997 e per quello a San Giuliano di Puglia dell’ottobre 2002… Tutti lutti seguiti da una promessa solenne: mai più. E presto dimenticata sotto la spinta di nuovi condoni, nuove elasticità urbanistiche, nuove regole più generose… [ Corriere della Sera, 7 aprile 2009 ]
Colpire Santoro per punirne altri cento
di Norma Rangeri
INVITO
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Il generale Aziz “si dimette„ presto: Gal Ould Ghazouani assicurerà la presidenza dell’HCE
Anche in una tragedia tremenda come questa, invece di fare fatti, si chiacchera solo e si mette in cattiva luce chi ha veramente illustrato i fatti. La verità, fa male però, è bisogna attaccarla. Spero solo che si faccia giustizia e chi ha sbagliato paghi, sia nelle costruzioni, sia negli aiuti. un abbraccio penny
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