BAMBINI A GAZA
Saturday, March 1, 2008
What we have feared most is happening
For 4 days there has been ongoing escalation. Israel has continued to bomb from the air as rockets continued falling on Sderot and on Ashkelon. ... We need a quick cease fire to first stop the blood shed, then calm down for a few days from the situation, then think again of new ways to solve the situation. A cease fire will happen eventually. It always does. Why not now before even more pain and more hatred are created?
We need a cease fire now!
Since the killing of an Israeli in Sederot, Israel began shelling Gaza.
The total number of Palestinians killed was 17, including six children, and one baby seven months old. ... continua qui - Peace man
Wednesday, February 27, 2008
Endless senssless circle of blood
This morning 5 Palestinians were killed by an Israeli air strike.
Associated Press wrote: "An Israeli aircraft blew up a minivan carrying Hamas gunmen in southern Gaza on Wednesday, killing five militants including two key commanders involved rocket attacks on Israel, the militant group said."... continua qui - Hope man
Aggiornamento in tarda serata
Bambini Palestinesi ad Amman. 1 marzo 2008. (Reuters)
Altre fotografie, molte altre, si trovano qui: Mideast Conflict . Penso che sia giusto guardare per sapere e per condividere. Ci sono orrori immani, e tuttavia bisogna attaccarsi a esperienze altre, come questa dei blogger che intrecciano amicizia su sponde opposte e nemiche, lungo i confini dell'odio e della follia.
La politica criminale e sbagliata di Hamas rientra in uno scenario di cui la maggior responsabilità ricade sul mio paese - Israele - e sul mio governo, con una politica non meno - anzi più - criminale e sbagliata che provoca decine di morti e immense distruzioni a Gaza. Con l'aiuto degli Stati uniti, la politica di strangolamento di Hamas continua, e palestinesi e israeliani pagano prezzi durissimi.
Qualche settimana fa una delegazione del parlamento europeo guidata da Luisa Morgantini ha visitato la regione. Luisa mi ha chiamato, mi ha detto che sarebbe andata a Gaza e che sarebbe stata interessata anche a una visita a Sderot. Allora l'ho invitata ufficialmente al nostro college e lei ha accettato l'invito.
Perché mi sembrava così importante invitare una delegazione dell'euro-parlamento guidata da Luisa Morgantini? Per la stessa ragione per cui il 64% degli israeliani pensa che si debba negoziare con Hamas.
Sia Hamas, sia la leadership israeliana - con il pieno appoggio dell'America - ci stanno portando su una strada senza uscita, colma di sangue e dolore. Ogni voce che possa aprire nuovi orizzonti deve essere la benvenuta.
Io sono altrettanto israeliano di molti altri e deploro la politica del mio governo. Insieme a tanti altri israeliani dopo la guerra del '67, mi oppongo all'occupazione di territori palestinesi e credo che i nostri leader ci stiano portando al disastro. Questo non fa di noi degli anti-semiti né ci porta a negare l'esistenza di Israele.
I miei primi incontri con Luisa, quando era nella Fiom, furono durante la prima intifada. L'Arci - con Tom Benetollo -, Chiara Ingrao e Luisa Morgantini della Fiom mi aiutarono a instaurare il dialogo con Peace Now e nell'89 furono il fondamento di «Time for Peace». Time for Peace aprì a Peace Now le porte del dialogo con i palestinesi ed ebbe una grande importanza nella ricerca di strade per la pace.
Il tentativo di screditare Peace Now o noi che siamo su posizioni più radicali, sono una costante. Siamo traditori, per qualcuno siamo ebrei che odiano se stessi.
La manipolazione demagogica dell'Olocausto, la storia, l'anti-semitismo e il resto non possono farci dimenticare che il diritto alla critica a qualsiasi governo - italiano o israeliano - è elemento fondamentale non solo di un'ideologia di sinistra ma anche delle conquiste dello stato liberale negli ultimi 200 anni.
Ho incontrato Luisa in un'infinità di manifestazioni pacifiste a Gerusalemme o in altri luoghi d'Israele, e la sua presenza era una prova ulteriore di solidarietà con il pacifismo israeliano. Luisa - vice-presidente dell'europarlamento - è arrivata al nostro college per ascoltare la voce, per tre ore, di chi come noi si trova sotto l'attacco dei missili. Gli abitanti di Sderot e di un kibbutz della zona hanno spiegato bene che noi non vogliamo essere né vittime né eroi. E' Luisa che ha reso possibile ascoltare queste voci. Gli europarlamentari hanno ascoltato le nostre voci grazie alla sua disponibilità e le nostre voci hanno parlato chiaro: l'alternativa non è più fuoco ma più negoziati, è una politica europea più attiva per il dialogo.
I tentativi di far tacere Morgantini e altri critici della politica israeliana non sono altro che un modo sbagliato di servire una propaganda israeliana che ci porta a una via senza uscita. Luisa, come tanti israeliani, non critica «lo stato di Israele» ma la politica sbagliata dei suoi governi. Una politica non solo disastrosa per i palestinesi ma enormemente dannosa anche per gli israeliani. E sarebbe assai consigliabile che gli ebrei italiani, che si preoccupano per il nostro futuro in Israele, cominciassero ad aprire gli occhi e le menti per immaginare un'altra strada e un altro futuro. zvi schuldiner [Il Manifesto, 1 marzo 2008]