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mercoledì 11 maggio 2016

In difesa delle libertà costituzionali

La libertà di parola dei magistrati sul referendum

  

«L’opportunità sembra essere dunque l’ultima frontiera fra ciò che è consentito e non sarebbe illecito, ma, diciamo così, vivamente sconsigliato» Ergo i magistrati, se vogliono, possono dire ciò che vogliono sul referendum sul quale si esprimeranno col voto. La Repubblica, 10 maggio 2016 (c.m.c.)

Caro direttore, alcune prese di posizione di magistrati sulla vicenda referendaria hanno dato l’avvio a un serrato dibattito, nel quale sono risuonati echi dell’annosa contrapposizione (c’è chi la chiama guerra) fra politica e magistratura. Per la verità, tranne pochi estemporanei pasdaran, nessuno fra gli esponenti politici intervenuti ha sostenuto che si debba vietare ai giudici di esprimere le proprie idee. Il richiamo, semmai, è alla categoria dell’”opportunità”: non è vietato esprimersi, ma è inopportuno, per esempio, che una corrente della magistratura si schieri apertamente per il “no” al referendum, o, peggio, che aderisca a questo o a quel comitato, ancorché animato da insigni esperti della materia. ...

sabato 1 ottobre 2011


NO AL BAVAGLIO

 

NO ALLE LIMITAZIONI TIRANNICHE DELLA LIBERTA' DI ESPRESSIONE E  INRFORMAZIONE 

lunedì 3 maggio 2010


3 Maggio
Giornata Onu per la Libertà d’Informazione



Giornata Unesco per la libertà di stampa nel mondo. I Tg italiani se ne dimenticano

Libertà di informare e di essere informati. La menzogna non è libertà.

Urgono grandi e piccoli atti di ribellione per tenere la testa alta e allontanare la vergogna dell'acquiescenza, dell'indifferenza, della mancanza di dignità. Per esempio:

"La dignità dei giornalisti e il rispetto dei cittadini"

Valigia Blu


le ronde di controllo del Tg1

Minzobugie, blitz in RAI

Clicca sulla foto


Minzobugie, secondo tempo






 



martedì 8 settembre 2009

BERLUSCONISMO <> VATICANISMO <> LEGHISMO


Il baratto


Non sono una giornalista, non sono una politica in carriera, non sono un'avvocata che sa di legge e codicilli. Non sono abbastanza cinica da assuefarmi all'ingiustizia e al disprezzo dei principi di base della convivenza umana e civile. Non sono neanche abbastanza coraggiosa o incosciente da sfidare le ire del padrone e dei suoi legulei. Ormai non sono più sicura di saper distinguere tra un'opinione, una domanda e un insulto passibile di querela. Ho paura, ma non riesco a rinunciare alla libertà di opinione, espressione, fantasia, associazioni e connessioni. Esagero? Forse, non lo so, ma è così che mi sento. Oggi metto insieme alcune dichiarazioni dei "grandi" d'Italia sotto un titolo che è frutto della mia fantasia e delle mie associazioni mentali.


"La difesa che il nostro governo ha compiuto di alcuni principi basilari di civiltà che sono alla base della dottrina cattolica, principi come la difesa della vita umana, la difesa della famiglia sono lì a dimostrare l'eccellenza di rapporti tra il nostro governo e la chiesa, è un rapporto che consolideremo nei prossimi mesi anche su questioni molto importanti come il testamento biologico", ha detto il presidente del Consiglio. (Reuters) Tutto bene, certo, ma sono i miei diritti l'oggetto dello scambio.


L'Osservatore Romano conferma "serenità istituzionale tra governo e Vaticano". Il Papa è stato accolto, nella visita di ieri a Viterbo, «dalle autorità civili in un quadro di evidente serenità istituzionale»: è quanto scrive oggi il direttore del quotidiano, Gian Maria Vian, in un editoriale. (La Stampa) Perfetto! Contenti loro, contenti tutti, purché non debba essere io a pagare il prezzo nei termini ben descritti nell'elenco di B.


Davvero il cardinale Bagnasco ha ricevuto in udienza privata il ministro divorziato Umberto Bossi, da sempre molto devoto a Santa Romana Chiesa (“Il Sud è quello che è grazie all’Atea Romana Chiesa, con i suoi vescovoni falsoni che girano con la croce d’oro nei paesi dove si muore di fame: il principale potere antagonista dei padani”, 3 agosto 1997; “È ora di mandare la Guardia di finanza da certi vescovoni per sapere dove vanno i soldi che hanno raccolto per i poveri. I veri razzisti sono i buonisti, associazioni caritatevoli, tipo Caritas. Agiscono per un solo scopo: riempirsi il portafogli. Come il caporalato delle parrocchie: miliardi di euro in nero gestendo badanti, cameriere eccetera. Sappiamo chi c’è dietro, quali associazioni hanno perso il Dio che sta nei cieli, sostituendolo col dio denaro”, 9 settembre 2002), e il ministro divorziato Roberto Calderoli, talmente affezionato al cattolicesimo da aver proposto nel 1997 lo “sciopero della messa” e da essersi sposato col rito celtico fra simboli nibelungici, druidi, calici di sidro (“che le mani delle nostre donne hanno spremuto dai frutti della terra genitrice”) e giuramenti a Odino (“Sabina, giuro davanti al fuoco che mi purifica: esso fonderà questo metallo come le nostre vite nuovamente generate”)? (Voglio scendere) Il cattolicesimo apostolico romano leghista è una novità. Se piace a Ratzinger, piace a tutti. Anche ai migranti, ai difensori dei diritti umani, alla Convenzione di Ginevra contro i respingimenti... Il prezzo devo sempre pagarlo io, in quanto minoranza?


LA DIGNITÀ VENDUTA AL MERCANTE DI PASSAGGIO - di Silvano Nicoletto


*


"Dante, accompagnato da Virgilio, passa sopra le bolge dove i diavoli di Malacoda tormentano con i loro "raffi" uncinati  I BARATTIERI, coloro che si fecero corrompere nell'esercizio dei loro incarichi pubblici.
E' la TANGENTOPOLI della Firenze trecentesca. Dante Alighieri, condannato a morte due volte, nel 1302 e nel 1315, per "baratteria", dai guelfi neri alleati di papa Bonifazio VIII al tempo che lui era uno dei Priori che governavano Firenze, è costretto a fuggire dalla sua città per non tornare mai più. Accusato ingiustamente, Dante si vendica mettendo i veri "barattieri" dentro le bolge del suo Inferno, invischiati per l'eternità in una melma nauseabonda."
XXI canto, i barattieri - Sezione DS "E. Balducci" Isolotto (Firenze)

venerdì 4 settembre 2009

LA LEZIONE


DAL nEW yORK tIMES - 3 SETTEMBRE 2009


"The lesson: No one can mess with Silvio Berlusconi, not even the church." NYT, 3/09/09


............


L'ho capito da tempo che nessuno può, IMPUNEMENTE, mettersi a questionare con Berlusconi. Non ho infatti pubblicato le 10 domande di Repubblica, come avrebbe preteso la mia coscienza civile. HO PAURA. Ho paura di B. 1816 e dei suoi avvocati, io povera piccola blogger. Ma non mi arrendo. Lotterò comunque per la libertà di informazione e di opinione, evitando soltanto di  prestare il fianco ad eventuali attacchi del potere imperante.

mercoledì 19 agosto 2009

I valori del Cristianesimo e della morale nel pensiero di Francesco Cossiga


E' lui stesso a esporre il proprio pensiero su Libero di oggi, attribuendolo indirettamente ma chiaramente anche alle gerarchie cattoliche. Già il titolo riassume le idee del vecchio democristiano sul "do ut des" tra lo Stato del Vaticano e la Repubblica Italiana, idee che manifestano lo stravolgimento in senso immorale del triste Articolo 7 della nostra Costituzione, soprattutto nell'attuale regime berlusconista. Come dire: visto che è stata esantata dal pagamento dell'ICI, taccia l'organizzazione cattolica detta Chiesa:


PRIMA DI ATTACCARE BERLUSCONI LA CHIESA PAGHI L'ICI.    PRUDENZA E CARITA' SONO PIU' IMPORTANTI DEI GIUDIZI  di COSSIGA FRANCESCO

martedì 11 agosto 2009

BERLUSCONISMO


L'informazione assoluta di Berlusconi


*


(AGI) - Roma, 10 ago. - "Non esiste da nessuna parte un servizio pubblico che critica il governo essendo pagato dai cittatdini e anche il Pd dovrebbe apprezzare un'azienda che non attacca ne' il governo ne' l'opposizione'". Cosi' il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, in una intervista al Gr1, torna sulla questione Rai.  Secondo Berlusconi sulla Rai la pensa cosi' "la maggioranza degli italiani: e' inaccettabile che la televisione pubblica, pagata con i soldi di tutti, sia l'unica tv pubblica ad essere sempre contro il governo".
  Per il premiera anche la sinistra, "che e' stata al governo dovrebbe apprezzare che questo governo dica che la Rai non deve attaccare nessuno, ne' il governo, ne' l'opposizione. La Rai - ha concluso Berlusconi - deve fare cio' che deve fare e cioe' una televisione di servizio pubblico: prima di tutto deve informare, formare (?) e come terzo obiettivo divertire".


Ciò che mi meraviglia è la teorizzazione della NON-LIBERTA' di informazione e di opinione nel giornalismo RAI. Berlusconi non si accontenta di attaccare il giornalismo non del tutto consenziente ma propone, anzi, impone esplicitamente una nuova legge che cancella il dettato dello'art. 21 della Costituzione. Quale sarà il prossimo passo? Il ritorno alle veline vere e proprie?


*


"L'Egocrate è ossessionato. Diventa isterico, quando lo si contraddice con qualche fatterello o addirittura con qualche domanda. Se non parli il suo linguaggio di parole elementari e vaghe senza alcun nesso con la realtà; se non alimenti le favole belle e stupefacenti del suo governo; se non chiudi gli occhi dinanzi ai suoi passi da arlecchino sulla scena internazionale; se non ti tappi la bocca quando lo vedi truccare i numeri, il niente della sua politica e addirittura le sue stesse parole, sei "un delinquente", come ha detto di Repubblica qualche giorno fa." (L'ossessione permanente di G. D'Avanzo, La Repubblica, 11 agosto 2009)



*


Se questo è un primo ministro...




Michael Wolff


All Broads Lead to Rome
Mired in sex scandals, Italian prime minister Silvio Berlusconi is a national joke. He also has no intention of changing his ways. Will Italy change without him?


Photo Special


All the Prime Minister’s Women
A visual guide to Berlusconi’s female companions, set to key passages from his public apology to his wife in 2007.


VANITY FAIR


*


Tardo pomeriggio:


E ALLA FINE IL PREMIER RIDICOLIZZO' REPUBBLICA  di FARINA RENATO (detto 'betulla'), Libero, 11 agosto 2009. (Per non farci mancare la visione e l'interpretazione delle cose secondo l'ortodossia berlusconista.)


lunedì 13 luglio 2009

PARRESIA [ παρρησία ] E TREGUE



Ed anche quelle donne odio, che caste
   sono a parole
, e di soppiatto indulgono
   a tristi audacie.
O veneranda Cípride,
   e come gli occhi alzar nel viso possono
   al loro sposo? E il buio non paventano,
   complice loro, e della casa i tetti,
   che levino la voce? - Ecco che cosa,
   amiche mie, mi spinge a morte. Oh, ch'io
   mai non sia còlta a svergognar lo sposo,
   né del mio grembo i figli
. Oh, ch'essi vivano
   liberi, e franca alzar la voce (parresia) possano,
   grazie al buon nome della madre, nella
   celebre Atene: poiché servo è un uomo,
   anche d'ardito cuor, se coscïenza
   ha d'un materno, d'un paterno fallo.
   Sola una cosa ha pregio, a quanto dicono,
   non minor della vita: aver bontà
   e giustizia nel cuore
. Al punto giusto
   scopre il tempo i malvagi, ed uno specchio,
   come ad una fanciulla, a loro innanzi
   pone. Deh, ch'io non sia del loro numero!
Euripide, Ippolito, 419-430 (Fedra)


'Parresia' è parola poco usata, introvabile nei dizionari della lingua italiana di cui dispongo, il cui significato è spiegato nel dizionario greco-italiano di Franco Montanari (Loescher): 'libertà di parola, il parlare liberamente, franchezza'. La parresia è attestata per la prima volta in Euripide (V secolo a. C.), nel discorso che Fedra rivolge alle donne di Trezene 


L'etmologia chiarisce il senso di questo termine composto: pas (πάς) 'tutto'retòs (ρητός) 'significato alla lettera di un discorso' (Montanari) oppure pas e resis (ρησις) 'discorso' (Nascimbeni) oppure pas e rema (ρημα) 'parola, detto' (Wikipedia). "Dire tutto", insomma. Tanto rara è la voce 'parresia' da non comparire nel Dizionario Etimologico di Cortelazzo e Zolli, quindi meglio abbondare nel riferire le ipotesi etimologiche.


*



Lode e gratitudine, allora, a Barbara Spinelli che quest'anno, per ben due volte  in pochi mesi, ha ridato luce alla parresia. La prima volta in un articolo dell'aprile scorso:






Enzo Bianchi fenomeno cristiano
Mentre la Chiesa fatica a comunicare, c'è un cristiano che sa farsi ascoltare da tutti




... Ci sono parole-scintille in Bianchi, che l’accendono: la pólis, il políteuma, l’Ultimo, lo Straniero. E la profezia soprattutto: il parlare, come lui dice, «a nome di Dio». Alla Chiesa non spetta entrare nel mondo con un suo progetto politico, perché altro è il compito: immergersi nella comunità degli uomini, portando con sé - sale gratuito - l’agire di Gesù. E il suo dire: «Voi, invece, non così» (Luca 22,26). L’umanesimo della fratellanza, della solidarietà col povero, non è specialmente cristiano. La differenza cristiana s’esprime nel racconto del Cristo, e nello smuovere pensieri prima della politica: non dettando leggi, ma profetizzando. Il cristiano è vero quando si sente un nuovo venuto in terra, un égaré come dice Pascal, uno smarrito. Il suo essere spaesato, «di questo mondo e non di questo mondo» (1 Corinzi 7,29-31), si nutre di laicità e riconosce autonomia alla storia umana proprio per restare se stesso. Bianchi ha un modo lucente di dirlo. La nuova antropologia, il cristiano la propone «di tempo in tempo, di luogo in luogo»; non dimenticando che: «Si nasce uomini, e cristiani non si nasce ma lo si diventa». Bianchi è uomo solitario nella Chiesa, ma non conflittuale. Un altro vocabolo a lui caro è: parresia. La parresia, fin dalle tragedie di Euripide, è il coraggio di parlare che la pólis democratica suscita. È, letteralmente: libertà di dire tutte-le-parole. Qual è la gerarchia del dicibile? Fin dove spingersi? A voler dire tutte le parole, si rischia di dirne una sola, povera. Parresia non è cedere alla coercizione ma appunto: saper parlare di tempo in tempo, eventualmente tacendo. La Chiesa minoritaria è un’occasione: per la profezia, la parresia. Per imitare i silenzi di Gesù, nel chiasso mondano. ...  Barbara Spinelli ( La Stampa, 3 aprile 2009 )


La seconda volta in un articolo di ieri:


Chi rompe la tregua paga



... Quando ha chiesto una tregua, il 29 giugno, il presidente Napolitano non pensava certo a questo sacrificio della verità. Ma il rischio è grande che i governanti l’intendano in tal modo: usando il Colle, rompendo unilateralmente la tregua come ha subito fatto Berlusconi aggredendo oppositori e giornali. Il conflitto maggioranza-opposizione, le inchieste giornalistiche o della magistratura sul capo del governo, sono automaticamente bollate come poco patriottiche, fedifraghe, addirittura eversive. Questo in nome di uno stato di emergenza trasformato in condizione cronica anziché occasionale, necessitante la sospensione di quel che dalla Grecia antica distingue la democrazia: la parresia, il libero esprimersi, la contestazione del potere e dell’opinione dominante, il domandare dialogico.


Significativa è l’allergia del potente alle domande, non solo quelle di Repubblica ma ogni sorta di quesiti: netto è stato il rifiuto di Berlusconi di permettere domande ai giornalisti, il primo giorno del G8. Sulla scia dell’11 settembre 2001 Bush reclamò simile tregua, che non migliorò la reputazione dell’America ma la devastò. Washington si gettò in una guerra sbagliata, in Iraq, senza che opinione pubblica e giornali muovessero un dito. La recente storia Usa dimostra che la democrazia guadagna ben poco dalle tregue politiche, quando i governi possono tutto e l’equilibrio dei poteri è violato. Il vantaggio delle tregue è la coesione nazionale: falsa tuttavia, se passiva. Lo svantaggio è la libertà immolata. Tanto più grave lo svantaggio, se l’emergenza è un mero vertice internazionale


Ripensare la tregua e le sue condizioni può servire, perché la tendenza è forte, in chi governa, a prolungare emergenze e sospensioni della parresia, rendendole permanenti. Purtroppo la tendenza finisce con l’estendersi all’opposizione, alla stampa, e anche qui vale la descrizione di Clausewitz sul cessate il fuoco: che spesso interviene non perché la tregua sia necessaria, ma perché nell’uomo che rinvia decisioni c’è pavidità. Perché dilaga «l’imperfezione delle conoscenze, delle facoltà di giudizio». Perché, soprattutto, opposizione e giornali non hanno un «chiaro pensiero dello scopo» per cui si oppongono, analizzano, interrogano. Sono le occasioni in cui la tregua non è un patto di verità ma una variante dell’illusionismo e della menzogna. ... Barbara Spinelli ( La Stampa, 12 luglio 2009 )


Altre letture:


MICHEL FOUCAULT A LEZIONE DI GRECO di Umberto Galimberti, La Repubblica, 16 febbraio 1996


*




 


giovedì 11 giugno 2009

Art. 21.


Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.


La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. [...]


*


La Stampa, 10 giugno 2009. Scrive Anna Masera:


Obbligo di rettifica entro 48 ore
"per tutti i titolari di siti informatici"


Il maxi-emendamento sulle intercettazioni viola la libertà di espressione in Rete


Oggi non sono al lavoro, ma mi sembra importante riportare la notizia della fiducia che il governo ha chiesto sul maxi-emendamento in materia di intercettazioni.
Come scrive l'avvocato
Guido Scorza, «ha un significato sinistro e preoccupante per la Rete: il testo maxi-emendato, infatti, introduce nel nostro Ordinamento l'obbligo di rettifica entro 48 ore a pena di una sanzione pecuniaria tra il 15 e i 25 milioni di vecchie lire per tutti i titolari di siti informatici...Il Governo sta mostrando una volta di più di non conoscere la Rete ma di temerla incredibilmente almeno fintanto che sarà diversa da una televisione...il maxi-emendamento rischia di cambiare molto le dinamiche dell'informazione in Rete ed è un inutile sacrificio della libertà di espressione che comprimerà i diritti di molti senza arrecare alcun vantaggio neppure a pochi».

Insomma, come avevamo scritto già
a febbraio, con il pacchetto sicurezza, il governo imbavaglia la Rete, rendendo possibile la censura.

Ne stiamo discutendo con Marco Pancini, capo di Google Italia - coinvolta perchè Google rientra tra i "siti informatici" così come tutti i blogger e persino gli utenti di Facebook, per intenderci... -, al mercoledì di Nexa.


La Corte costituzionale francese censura la legge Hadopi


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Confessione: Ho dato uno sguardo veloce a tutto, ma non sono sicura di aver capito bene le questioni. Si deve ritrattare solo un'eventuale diffamazione a mezzo blog o qualsiasi cosa? Si tratta di un grimaldello legale per poi arrivare alla censura vera e propria? Chi può imporre la ritrattazione entro le 48 ore? Chiunque, senza intervento del giudice? Che succede se i giudici dovranno sentenziare anche su tutto questo mare magnum? Non so, non ho capito, ma so che devo informarmi meglio e capire bene.


Per precauzione: ritratto tutto quello che ho scritto finora, nego tutte le mie idee, sono pronta a sottoscrivere qualsiasi cosa mi venga detta da chiunque sia più potente di me.

lunedì 20 dicembre 2004


UN UTENTE ANONIMO MI DENUNCIA



ALLA PUBBLICA SICUREZZA



"io penso che prima di scrivere si debba riflettere molto su ciò che si fa.

credo che oggi presenterò querela alla Pubblica Sicurezza PER QUESTO SUO ARTICOLO CHE TROVO DIFFAMATORIO.

Le ricordo che una recente sentenza l'ha assolto e credo che tutti a questa ci dobbiamo attenere.

E' troppo facile scrive nel web dietro a dei nick name, ma si ricordi che tramite la Polizia Postale si riesce a avere nome e indirizzo del pc."



Care amiche e amici della blogdimensione, questo è l'annuncio di una den uncia nei miei confronti che potrete leggere fra i commenti al post precedente. Per la precisione è il diciassettesimo commento.



Visto che è coraggiosamente anonimo, non so chi sia e nemmeno posso immaginarlo. Ieri ho avuto una disavventura a causa di un mio commento in un altro blog, ma sono cose che possono capitare e quindi non penso che ci siano connessioni con l'attuale vicenda.




... continuo ora, alle 15:20 a causa di un'interruzione di splinder, che mi ha cancellato anche alcune righe che cerco di ricostruire.



Non dirò che non sono sconvolta e nemmeno che non sono preoccupata. Se ce n'era bisogno, questa è una riprova, sia pure minima, dello stato in cui viviamo.



Ho riletto con attenzione il mio post e l'articolo di Claudio Magris: non vi ho trovato insulto alcuno ma solo opinioni che legittimamente ho espresso. In ogni caso sarò pronta a risponderne di fronte alla Pubblica Sicurezza, che certo scoprirà con la massima facilità il mio indirizzo, codice fiscale, numero di scarpe e marca di dentrificio (non ho mai dubitato di questo). Alcuni di voi, peraltro, questi dati li hanno già.



Nel frattempo l'utente anonimo si è presentato: scrive di essere il signor Enzo Impallomeni e mi conferma di aver già sporto denuncia ai Carabinieri di Roma.



"come precedentemente comunicato ho fatto regolare denuncia ai carabinieri di Roma

enzo impallomeni



utente anonimo
15:03, 20 dicembre, 2004 IP: 81.208.36.88" (dai commenti a questo post)


 






 


 


 


Sicura della vostra solidarietà, mi permetto di chiedervi di stare attente/i a non cadere nella provocazione.


Mi piacerebbe che questa mia casa pubblica e privata mantenesse intatte l'armonia e la benevolenza in ogni circostanza.




Dubbio delle 16:48


 


E se fosse uno scherzo? E se fosse una provocazione, tanto per farci perdere un po' di tempo?


 

domenica 19 dicembre 2004


Disperazione e indignazione



Oggi sento più forte la disperazione al chiuso del regime berlusconiano e più forte l'indignazione per il regime berlusconiano: non è il regime stalinista, non è il regime fascista e nemmeno quello nazista, no, è qualcosa di nuovo, anche se di quei regimi conserva taluni elementi essenziali che si ritrovano poi in tutti i regimi totalitari.



Spero che i fatti mi diano torto, ma, finché vedrò quello che sto vedendo, non starò in silenzio e non sarò complice volenterosa dei costruttori di questo regime a cui mi sento di dare il suo nome proprio: regime berlusconiano.



In questi ultimi giorni molti fatti si sono succeduti velocemente e scandalosamente, non più nascosti da menzogne ambiguità imbrogli. Ora le cose del regime berlusconiano vengono esposte apertamente e chiaramente dal loro creatore e dai suoi volenterosi collaboratori. Gli intenti del capo sono affermati come verità politiche, come progetto politico ormai in fase di stabilizzazione, come regime nuovo che ha compiuto i passi decisivi per allontanarsi dalla nostra Costituzione Democratica e aver gettato solide fondamenta per una nuova costituzione assolutista.



Ieri sul Corriere della Sera ho letto un articolo di Claudio Magris molto illuminante, a mio parere, sulle vicende della giustizia.



Lo scandalo della dignità politica



LEGGE PER PREVITI



Il rinvio alle Camere, da parte del capo dello Stato, della legge sulla riforma giudiziaria conferma la preoccupazione generale dinanzi a tale legge o almeno ad alcuni suoi aspetti. Forse oggi sarebbe necessario un nuovo appello come quello che nel 1919, in un altro momento difficilissimo della storia italiana, Don Sturzo rivolgeva «agli uomini liberi e forti».



Sarebbe opportuno rivolgerlo a tutti e in particolare, fra gli uomini liberi e forti, a quelli tra essi che militano nella destra o nel centrodestra, giacché persone oneste e coraggiose si trovano in ogni formazione politica rispettosa delle regole democratiche, a sinistra, al centro e a destra.



Fra coloro che fanno parte dell' attuale coalizione di governo o l' appoggiano, vi sono certamente molti galantuomini di animo non servile. Essi non sono meno indignati, turbati e umiliati di quanto non lo siano gli avversari del governo dalla recentissima approvazione dell' indecente legge che abbrevia i termini di prescrizione.



Qui non si tratta più di destra o di sinistra, di statalismo o di liberismo, di consenso o dissenso sulla guerra in Iraq, di separazione o no delle carriere dei magistrati e così via, legittimi temi della consueta lotta politica che vede legittimamente affrontarsi e scontrarsi forze e opinioni diverse.



Qui si tratta di una degradazione civile che declassa a manfrina di interessi nemmeno di parte, ma personali la legge, che è «uguale per tutti» e fondamento dello Stato e di ogni comunità umana, come sottolineava il cardinale Ratzinger ricevendo la laurea honoris causa in diritto.



È un pervertimento scandaloso, che svilisce lo Stato, la cosa pubblica, la Patria. Spetta agli uomini onesti d' ogni parte ribellarsi a questa indegnità politica, egualmente pericolosa e lesiva per tutti, che disonora l' Italia.



Naturalmente qualcuno potrà dire che non è con la morale o col moralismo che si fa politica. È vero, ma non la si fa nemmeno con l' immoralità. Non basta essere onesti per essere buoni politici, ma non basta nemmeno non esserlo. Nessuno auspica al timone del Paese una virtù fanatica e astratta, pericolosa e autoritaria come quella dell' incorruttibile Robespierre. Ma neppure l' opposto è auspicabile.



La politica è l' arte del compromesso, che implica - fino a un certo punto - pure la morale. Ma la dignità o l' indegnità di una politica si misurano sulla qualità e sul grado di tale compromesso.



Al di sotto di un certo livello di decenza, la questione non è più solo morale, ma diviene politica, perché mina le istituzioni, l' ordine della società, tutti gli aspetti della vita associata; è una vera e propria sovversione. Lo sapeva bene Benedetto Croce, così duramente critico di ogni moralismo astratto, quando diceva - contestando il famoso e cinico detto di Enrico IV, secondo il quale Parigi vale una Messa - che una Messa vale più di Parigi, perché è un fatto spirituale e come tale costituisce un nerbo, una sostanza della vita umana, individuale e collettiva.



Salvare l' anima non vuol dire essere colombelle pudibonde, ma salvare l' integrità della propria persona; essere liberi cioè forti, anziché eunuchi.



Essere succubi della mutilazione subìta dal Paese con l' approvazione di quella legge è un' onta per tutti; gli onesti uomini di destra, cui le sorti dell' Italia stanno certo a cuore non meno che agli onesti uomini di sinistra, non dovrebbero permettere che la destra sia identificata con questo eversivo attentato alla civiltà della nostra Patria comune.



Un grande scandalo può certo provocare una crisi salutare:



«E' necessario che avvengano scandali», dice il Vangelo, ma aggiunge:



«Guai a quell' uomo per cui avviene lo scandalo».



Claudio Magris



Il Corriere della Sera, sabato 18 dicembre 2004, pag. 001.005



Divisione in paragrafi e sottolineature varie sono mie.

 



 




 


Io mi vergogno di avere come capo del governo un uomo su cui qualcuno, in questo caso il giornalista David Lane, può scrivere un libro (ed è solo uno recentissimo tra i moltissimi dedicati al personaggio) con questo titolo:


L'OMBRA DI BERLUSCONI



CRIMINE, GIUSTIZIA E IL



PERSEGUIMENTO DEL POTERE



Questa è la Coca Cola che Berlusconi si ripromette di vendere all'Italia tutta per le prossime elezioni. L'esempio è suo, originale, è l'esempio che lui stesso ha portato di quella degna operazione di pubblicizzazione che solo l'eliminazione della legge sulla "par condicio" gli permetterà di attuare nei modi e nella misura che gli piacciono.



A chi piace questa "Coca Cola"?