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venerdì 27 novembre 2009

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«La dignità umana nel nascere e nel morire»

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"Nascere» e «morire» sono due momenti decisivi della nostra esistenza, su cui si concentrano moltissimi interrogativi." ...

Il messaggio del Cardinal Martini ai medici cattolici fa rifulgere anche la dignità della vita che si snoda tra i punti estremi della vita e della morte. E' la dignità del vivere di cui siamo responsabili singolarmente, nonostante i condizionamenti delle alterne vicende e dell'ambiente in cui ciascun percorso si attua. Ringrazio il Cardinale per le sue parole, luminoso esempio soprattutto quando ci si sente smarriti o scoraggiati.   

lunedì 10 novembre 2008


Questo sappiamo.
Che tutte le cose sono legate
come il sangue
che unisce una famiglia...
Tutto ciò che accade alla Terra,
accade ai figli e alle figlie della Terra.
L'uomo non tesse la trama della vita;
in essa egli è soltanto un filo.
Qualsiasi cosa fa alla trama,
l'uomo lo fa a se stesso.


Ted Perry, ispirandosi al capo indiano Seattle

giovedì 30 ottobre 2008


sole sorgente-Puglia


"Colui che si prende cura di sé, si prende cura degli altri, si prende cura di sé".


La giusta protezione di se stessi è l'espressione della saggezza, la giusta protezione degli altri è l'espressione della compassione:


"Il nobile dal cuore compassionevole non uccide né permette che si uccida, non sottomette né fda sottomettere: egli è benevolo verso tutti gli esseri viventi e nessuno gli è ostile".


Samyuttanikaya, Il discorso di Sedaka - Itivuttaka, Le singole, III, 7


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La Profezia di Cossiga



Oggetti tricolori (La Stampa)


Quel camion pieno di spranghe di Curzio Maltese


Il senatore a vita e presidente emerito Francesco Cossiga, in una intervista al Quotidiano Nazionale del 23 ottobre scorso,  ha consigliato al Ministro degli Interni di manovrare il dissenso della scuola in questi giorni infiltrando provocatori che suscitino violenza in modo da giustificare l'uso contro di loro della forza pubblica.


La profezia/confessione di Cossiga ha cominciato ad avverarsi? Spero di no. Eppure ieri in Piazza Navona ci sono state le prime violenze in un movimento finora  tanto determinato quanto pacifico. Poi è comparso un camioncino bianco carico di oggetti tricolori che dei personaggi hanno usato come fossero spranghe. Un camioncino bianco nella zona pedonale di Piazza Navona.




«Bisogna fermarli, anche il terrorismo partì dagli atenei»
Intervista a Cossiga



ROMA. PRESIDENTE Cossiga, pensa che minacciando l`uso della forza pubblica contro gli studenti Berlusconi abbia esagerato?
«Dipende, se ritiene d`essere il presidente del Consiglio di uno Stato forte, no, ha fatto benissimo. Ma poiché l`Italia è uno Stato debole, e all`opposizione non c`è il granitico Pci ma l`evanescente Pd, temo che alle parole non seguiranno i fatti e che quindi Berlusconi farà una figuraccia».
Quali fatti dovrebbero seguire?
«Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand`ero ministro dell`Interno».
Ossia?

«In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito...».
Gli universitari, invece?
«Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città».
Dopo di che?

«Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri».
Nel senso che...

«Nel senso che le forze dell`ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano».
Anche i docenti?

«Soprattutto i docenti».
Presidente, il suo è un paradosso, no?
«Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. Si rende conto della gravità di quello che sta succedendo? Ci sono insegnanti che indottrinano i bambini e li portano in piazza: un atteggiamento criminale!».
E lei si rende conto di quel che direbbero in Europa dopo una cura del genere? «In Italia torna il fascismo», direbbero.
«Balle, questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l`incendio».
Quale incendio?
«Non esagero, credo davvero che il terrorismo tornerà a insanguinare le strade di questo Paese. E non vorrei che ci si dimenticasse che le Brigate rosse non sono nate nelle fabbriche ma nelle università. E che gli slogan che usavano li avevano usati prima di loro il Movimento studentesco e la sinistra sindacale».
E` dunque possibile che la storia si ripeta?
«Non è possibile, è probabile. Per questo dico: non dimentichiamo che le Br nacquero perché il fuoco non fu spento per tempo». ... continua


Andrea Cangini, QUOTIDIANO.  "GIORNO/RESTO/NAZIONE", giovedì 23 ottobre 2008
Intervista a Francesco Cossiga. Presidente emerito della Repubblica Italiana e senatore a vita. (dal Blog di Beppe Grillo)

domenica 26 ottobre 2008




"Contemplando con l'occhio divino l'immenso mare dell'esistenza increspato dalle onde di innumerevoli esseri, vide che 'incessantemente morivano e di nuovo nascevano...'." Dhammapada, XI, Jaravagga


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Riaprire il futuro di Barbara Spinelli



Il caos calmo della rabbia riformista di Eugenio Scalfari


Da San Giovanni al Circo Massimo di Curzio Maltese



Intervista a Francesco Cossiga. Presidente emerito della Repubblica Italiana e senatore a vita. (dal Blog di Beppe Grillo)





Tagli spietati , traduzione dell'articolo  Cut-throat savings in NATURE




venerdì 3 ottobre 2008



TESTAMENTO BIOLOGICO


sole buio


Abiura di una cristiana laica


“Questo è un addio. E’ un addio a qualunque collaborazione che abbia una diretta o indiretta relazione alla Chiesa italiana. Monsignor Betori nega la coscienza e la libertà ultima di essere una persona. Si rende conto?”

Questo è un addio. A molti cari amici – in quanto cattolici. Non in quanto amici, e del resto sarebbe un fatto privato. E’ un addio a qualunque collaborazione che abbia una diretta o indiretta relazione alla chiesa cattolica italiana, ...


Questo addio interessa a ben poche persone, e come tale non meriterebbe di esser detto in pubblico. Ma se oggi scrivo queste parole non è certo perché io creda che il gesto o la sua autrice abbiano la minima importanza reale o morale: bensì per un senso del dovere ormai doloroso e bruciante. Basta. La dichiarazione, riportata oggi su “Repubblica”, di Mons. Betori, segretario uscente della Cei, e “con il pieno consenso del presidente Bagnasco”, secondo la quale, per quanto riguarda la fine della propria vita, alla volontà del malato va prestata attenzione, ma “la decisione non deve spettare alla persona”, è davvero di quelle che non possono più essere né ignorate né, purtroppo, intese diversamente da quello che nella loro cruda chiarezza dicono.


E allora ecco: questa dichiarazione è la più tremenda, la più diabolica negazione di esistenza della possibilità stessa di ogni morale: la coscienza, e la sua libertà. La sua libertà: di credere e di non credere (e che valore mai potrebbe avere una fede se uno non fosse libero di accoglierla o no?), di dare la propria vita, o non darla, di accettare lo strazio, l’umiliazione del non esser più che cosa in mano altrui, o di volerne essere risparmiato. Sì, anche di affermare con fierezza la propria dignità, anche per quando non si potrà più farlo. E’ la possibilità di questa scelta che carica di valore la scelta contraria, quella dell’umiltà e dell’abbandono in altre mani. Ma siamo più chiari: quella che Betori nega è la libertà ultima di essere una persona, perché una persona, sant’Agostino ci insegna, è responsabile ultima della propria morte, come lo è della propria vita. Fallibile, e moralmente fallibile, è certo ogni uomo. Ma vogliamo negare che, anche con questo rischio, ultimo giudice in materia di coscienza morale sia la coscienza morale stessa? Attenzione: non stiamo parlando di diritto, stiamo parlando di morale. Il diritto infatti è fatto non per sostituirsi alla coscienza morale della persona, ma per permettergli di esercitarla nei limiti in cui questo esercizio non è lesivo di altri. Su questo si basano ad esempio i principi costituzionali che garantiscono la libertà religiosa, politica, di opinione e di espressione.


Oppure ci sono questioni morali che non sono “di competenza” della coscienza di ciascuna persona? Quale autorità ultima è dunque “più ultima” di quella della coscienza? Quella dei medici? Quella di mons. Betori? Quella del papa? E su cosa si fonda ogni autorità, se non sulla sua coscienza? Possiamo forse tornare indietro rispetto alla nostra maggiore età morale, cioè al principio che non riconosce a nessuna istituzione come tale un’autorità morale sopra la propria coscienza e i propri più vagliati sentimenti? C’è ancora qualcuno che ancora pretenda sia degna del nome di morale una scelta fondata sull’autorità e non nell’intimità della propria coscienza? “Non siamo per il principio di autodeterminazione”, dichiara mons. Betori, e lo dichiara a nome della chiesa italiana. Ma si rende conto, Monsignore, di quello che dice? Amici, ve ne rendete conto? E’ possibile essere complici di questo nichilismo? Questa complicità sarebbe ormai – lo dico con dolore – infamia.


di Roberta de Monticelli (Il Foglio, 2 ottobre 2008)


Una testimonianza senza pari per tensione morale e valore delle argomentazioni. Da parte di una persona che vive nella fede cattolica. Laici, agnostici, atei e quanti non si riconoscono nella chiesa di Roma, tutti sostengono le medesime cose. E io con loro. Sono stata educata anch'io, con buon rigore, nella chiesa cattolica. Conservo il buono di quegli insegnamenti e di quelle riflessioni sulla vita e sulla morte, e anche sul rapporto con la divinità, sebbene abbia "abiurato" anch'io molto tempo fa. Un processo lento di allontamento e di ribellione a tante idee e a tanti comportamenti che mi sembravano e mi sembrano assurdi. Non ho mai smesso, però, di continuare a cercare un senso e a vivere almeno come se un senso alto e splendente l'avesse questa nostra vita misteriosa in ogni suo aspetto. Una vita che, lo impariamo presto, non è infinita. E, mentre viviamo, dobbiamo contemplare la morte, ognuno/a con ciò che ha nel cuore e nella mente, ma senza certezza alcuna. Ora ci tocca anche contemplare quella zona sconosciuta tra la vita/non vita e la morte, una zona che immagino come il sole buio di un tramonto di maggio che mi è capitato di fotografare in una giornata comunque felice.


Per completezza: 


Testamento biologico: Bagnasco apre uno spiraglio, Ruini chiude un portone. in Adista.


Immagine 766


Aggiornamento del 4 ottobre 2008


Mi sembra giusto indicare le risposte date a Roberta de Monticelli da Mons. Betori, direttamente chiamato in causa, e di Ferrara, direttore del giornale che ha ospitato l'abiura pubblica della stessa. I miei riferimenti filosofici ed etici sono altri, tuttavia m'interessa ascoltare le voci di chi è più lontano dalle mie posizioni. Ferrara lo sento lontano anche nel metodo, che consiste nel mescolare abilmente argomenti e argomentazioni impressionando benevolmente. A prima vista. Ma, se qualcuno si prendesse la briga di precisare ogni enunciato, ogni concetto, sarebbe facile scoprire dov'è l'imbroglio. Non ho voglia di discutere, però, e poi l'hanno già fatto in tanti. Se potrò, andrò avanti con la pubblicazione di altre testimonianze e, magari, dei testi degli autori che quasi sempre vengono citati senza citazioni, in tal modo piegandoli al proprio punto di vista. Nel frattempo non è inutile accostarsi al Betori-pensiero e al Ferrara-pensiero per farsi un'idea delle posizioni del Vaticano e dei cosiddetti atei-devoti.



  • La risposta di Giuseppe Betori a Roberta de Monticelli: Chiedo anch’io la libertà di coscienza. Altra cosa dall’auto-determinazione. (L'avvenire, 3 ottobre 2008) 

  • La risposta di Giuliano Ferrara a Roberta de Monticelli: La coscienza libera di De Monticelli è abissale fino a diventare un’incognita. (Il Foglio, 3 ottobre 2008


  • La Chiesa gerarchica contro i cattolici. Il teologo Mancuso: Spetta alla persona decidere sulla sua vita. Sulla sospensione delle cure e il testamento biologico la Chiesa non riconosce il primato della libertà di coscienza di Vito Mancuso. QUI .





venerdì 5 settembre 2008


Cielo e Mare Jonio. Felice l'immersione nella bellezza. Un abbraccio ad amiche e amici e viandanti tutti...da un Internet point...


sabato 30 agosto 2008

Intorno alla Bellezza


 


   "... la bellezza è qualcosa che è virtualmente presente, da sempre presente; è un desiderio che scaturisce dall'intimo degli esseri - o dell'Essere- come una sorgente inesauribile che, più che come figura anonima e isolata, si manifesta come presenza irradiante e unificante, capace di invitare al consenso, all'interazione, e dotata di un potere trasfigurante.


   Avendo a che fare con l'essere e non con l'avere, la vera bellezza non può mai essere definita come mezzo o strumento. Per essenza, essa è un modo d'essere, uno stato d'esistenza. Proviamo a osservarla attraverso un suo simbolo - la rosa - correndo il rischio di scadere in un discorso all'acqua di rose. In virtù di quale abitudine e deformazione la rosa ha finito col diventare l'immagine un po' banale, melensa che abbiamo spesso in mente, mentre ci sono voluti miliardi di anni per produrre questo miracolo di armonia, di coerenza e di risoluzione armonica? Accettiamo di posare il nostro sguardo una buona volta sulla rosa. Cominciamo col ricordare questo disrico di Angelo Silesio, un poeta del XVII secolo originario della Slesia, che viene nominalmente associato ai mistici renano-fiamminghi, come Eckhart o Boehme:


La rosa è senza perché, fiorisce perché fiorisce;
senza cura di sé, né desiderio di essere guardata.


   Versi noti, degni di ammirazione, di fronte a cui non ci si può che inchinare. In realtà la rosa è senza perché, come tutti gli esseri viventi, come tutti noi. Se tuttavia un ingenuo osservatore volesse aggiungere qualcosa, potrebbe dire questo: essere pienamente una rosa, nella sua unicità, e assolutamente non un'altra cosa, costituisce già una sufficiente ragion d'essere. Ciò esige infatti dalla rosa che essa metta in moto tutta l'energia vitale di cui è dotata."


[ da Cinque meditazioni sulla bellezza di Francois Cheng, Bollati Boringhieri, pagg. 23-25. ]

martedì 29 luglio 2008

L'estate della nostra paura nelle imboscate parlamentari




Emendamenti anti-precari e assegni sociali sono solo gli ennesimi ultimi  agguati del governo Berlusconi in Parlamento.



"L’emendamento sui contratti a termine, approvato a sorpresa in Parlamento, ha toccato uno dei nervi più sensibili della società italiana, quello legato alla precarietà del mercato del lavoro. ..."


"Le soluzioni tecniche non mancano. È però evidente che un tema tanto sensibile richieda una seria discussione in Parlamento e un coinvolgimento delle parti sociali, fermo restando che la maggioranza ha il diritto-dovere di decidere i dettagli della nuova disciplina. Una riforma dei contratti di lavoro è però cosa diversa da un’imboscata parlamentare, come frettolosamente avvenuto la scorsa settimana. ..." [ Pietro Garibaldi, Riforme, non imboscate, La Stampa, 28 luglio 2008. QUI ]


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"ROMA - Casalinghe, anziani poveri, suore e frati: tra di loro ci sono quasi ottocentomila cittadini che rischiano di perdere la pensione sociale. L'assegno di assistenza (fino a 400 euro) che l'Inps eroga a chi ha un basso reddito è stato cancellato da un emendamento al decreto che contiene la manovra e se non ci saranno interventi correttivi salterà dal primo gennaio del 2009.

La norma è stata introdotta dalla Camera in sede di conversione del decreto che nel frattempo il governo ha "blindato" escludendo la presentazione di emendamenti nel passaggio al Senato. Dopo il caso precari, un altro intervento sul welfare che ha suscitato dure critiche. ..." [ Francesco Mimmo, Manovra, allarme assegni sociali. A rischio per gli anziani più poveri. La Repubblica, 29 luglio 2008. QUI ]


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Continua ad atterrirmi il procedere di questo vecchissimo governo Berlusconi e della sua unanime maggioranza. Nel merito e nel metodo (quello delle imboscate, appunto, delle furbate, dei sotterfugi legalistici di esperti azzeccagarbugli). Nei progetti politici e nella visione del mondo, la weltanshaung dei tedeschi, per intenderci tra noi, tanto loro che volete che ne sappiano. Nel senso del sociale e nel senso della morale corrente, non oso parlare di etica. Per un po' avrò difficoltà a essere online: ho davanti a me giorni che penso, spero di dedicare a bellezza e amore. Ricordo, così, di passaggio, che c'è molta bellezza veneziana nel mio "convivium".


sabato 5 luglio 2008

Reo di "stampa clandestina"


LA STAMPA. 5 LUGLIO 2008- LEGGI RETAGGIO DEL FASCISMO DA CAMBIARE NELL'ERA DI INTERNET


di Anna Masera


Quando i blog scomodi commettono reato di informazione


Se cercate sul Web www.accadeinsicilia.net spunta una pagina bianca con la scritta «Sito in allestimento. Se state cercando il sito di Carlo Ruta visitate www.leinchieste.com».
E’ stato oscurato oltre quattro anni fa - come si usa in Cina - il blog AccaddeInSicilia.net e da allora l’americano che ne ha comprato il dominio non ne ha ancora fatto nulla. Ma, come si confà alle regole di scambio della Rete, offre il link al nuovo sito del suo ex proprietario, lo storico siciliano Carlo Ruta, 55 anni, giornalista e saggista, vittima di una vicenda kafkiana che lo ha costretto a migrare tutto il suo lavoro di documentazione su
www.leinchieste.com: aperto con gli stessi contenuti del sito oscurato (dalle indagini sull’omicidio del giornalista Giovanni Spampinato alla strage di Portella della Ginestra fino agli affari anomali della Banca Agricola Popolare di Ragusa per citare le più gettonate). Registrato - miracoli della Rete - non più in Sicilia, bensì in salvo su un server americano. 


Ovvio che chi lo voleva chiudere non si è ritenuto soddisfatto. Così è arrivata prima una condanna per diffamazione a sette mesi di carcere in primo grado e lo scorso 8 maggio il Tribunale di Modica lo ha condannato per il reato di «stampa clandestina». E’ esplosa la protesta dei blogger. ...


QUATTRO DOMANDE A GUIDO SCORZA


La disciplina della materia è confusa». Guido Scorza, docente di diritto dell’informatica all’Università di Bologna, che tiene un blog (www.guidoscorza.it) sulle problematiche legali nuove che emergono nella società dell’informazione online, commenta i reati contestati ai blogger Carlo Ruta e Antonino Monteleone.
Come giudica l’accanimento contro i blog?
«I giudici fanno fatica ad applicare disposizioni di legge scritte nel 1948 con in mente l’invenzione di Gutenberg alle nuove forme di divulgazione delle informazioni.
...


Difendete il vostro diritto garantito dall'art.21 della Costituzione ed esprimete la vostra solidarietà a Carlo Ruta qui: www.censurati.it/voxpeople/carloruta


* L'appello degli storici. * Guido Scorza su Punto Informatico: per saperne di più sul reato di stampa clandestina . * Libertà sul Web: sentenza oscurantista in Italia


LA STAMPA. QUI



Care amiche e amici del WEB, vi chiedo scusa per la mia latitanza nelle risposte. Soltanto tempo occupato oltre misura, per fortuna piacevolmente. Assolutamente spiacevoli, anzi, angosciose le notizie su blog e leggi stravecchie. Come sempre, la prima difesa è nell'informazione. Poi ci sono gli appelli e la resistenza civile. Sono disorientata e spaventata.


E intanto il governo Berlusconi si dedica con furibondo impegno al blocco dei processi, alle violazioni della Costituzione Italiana e, in generale, del diritto insopprimibile che definisce, anche a livello internazionele, l'assoluta uguaglianza  e parità giuridica di uomini e donne sull'intero pianeta Terra.

lunedì 16 giugno 2008




Ritorno a casa dal mare Jonio di Puglia. Felicità di fine primavera su un mare di perla orlato di nuvole rosa. Ricomincio. Un salto nella caligine del quotidiano politico e sociale della "nuova" Italia berlusconiana. Non riesco a sdilinquirmi come il Ratzinger vaticano o la Marcegaglia confindustriale o certi capi sindacali o il guerrafondaio Bush. E non riesco nemmeno a essere un po' tranquilla, anzi un'angoscia grande e profonda mi tiene cuore e mente.



martedì 5 febbraio 2008

domenica 3 febbraio 2008

MEMENTO MORI



"Modi di morire" di Iona Heat, medico di base inglese.
Bollati Boringhieri. Recensione di
Umberto Galimberti
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La morte, il destino, la scienza


   Siamo ancora capaci di morire? O abbiamo a tal punto rimosso il concetto di morte da non essere più in grado di affrontare l'evento con quello sguardo sereno di cui forse erano capaci gli uomini di altre culture, non ancora educati dalla cultura cristiana in cui noi occidentali siamo cresciuti, dai progressi della scienza medica che riduce il nostro corpo a semplice organismo, e infine dall'enfasi giornalistica che annuncia promesse che il sapere medico non è ancora in grado di garantire?


   Per effetto della cultura cristiana, infatti, si è affievolita la persuasione interiore, ben radicata nella cultura greca, secondo la quale l'uomo è "mortale", e perciò non muore perché si ammala, ma si ammala perché fondamentalmente deve morire. L'affievolirsi della promessa di una vita ultraterrena, per effetto della secolarizzazione del cristianesimo, ha fatto del prolungamento della vita ad opera della scienza medica il supremo valore a cui tutti tendono, per cui la morte non appare più come un "destino", ma come un "fallimento" del sapere e della pratica medica.


   I medici, a loro volta, avendo a che fare con la "salute", che è una sottospecie della categoria religiosa della "salvezza", sono stati investiti da un alone di sacralità, quando invece sono dei semplici funzionari di un sapere limitato, in grado non di salvare chiunque in qualsiasi circostanza, ma, come diceva Ippocrate: "di evitare la morte evitabile", o come a più riprese ribadisce Aristotele: "di aiutare la natura a risanarsi da sé". I limiti della scienza non sono noti ai pazienti, che tendono ad attribuire al sapere medico quell'onnipotenza che in ambito religioso viene attribuito a Dio o ai santi che fnno i miracoli.


   A tutto ciò si aggiunge il fatto che il medico, nel corso della sua preparazione universitaria e specialistica, non è mai a contatto con l'"uomo ", ma sempre e soltanto con il suo "organismo", per cui se è capace di cogliere il "male" che è un elemento oggettivo, può faticare a capire il "dolore" che è un tratto soggettivo, e ancor più l'angoscia di menomazione o di morte che è il nucleo più profondo della soggettività di ciascuno di noi. Nell'Ottocento chi si laureava in medicina doveva aver seguito due corsi di filosofia per capire chi è un uomo al di là del suo organismo. Oggi non è più così.


   In Modi di morire, Iona Heat, medico di base con alle spalle oltre trent'anni di pratica in uno dei quartieri più poveri di londra, affronta in modo non consolatorio, ma incisivo e radicale questo problema, a partire dalla trasformazione  della figura del medico che, da intermediario tra noi e la morte, s'è fatto: o seguace della sfida teconologica che ha come suo scopo il prolungamento della vita e non la sua qualità, o sacerdote della prevenzione, come se il nostro rapporto con la morte fosse solo quello di prevenirla o di posticiparla. E allora: state a dieta, non fumate, fate jogging, pensate positivo, come se queste pratiche potessero cambiare l'incidenza o l'esito di buona parte delle nostre effettive disgrazie.


   Scienziati e medici, ma anche giornalisti e politici sono ampiamente responsabili di queste illusioni, che hanno come risultato quello di "colpevolizzare la vittima", come ben ci ha insegnato Susan Sontag in Malattia come metafora, o quello ben peggiore di distoglierci dal pensiero della morte, con il risultato di farci morire male, senza dignità, ridotti a puro materiale biologico nelle mani dei medici, che vivono la nostra morte come una sconfitta del loro sapere, a cui mancano le parole che nessuno ha loro insegnato per accompagnarci quando la vita si congeda. [da La Repubblica, sabato 2 febbraio 2008]


 




Venezia_Palazzo Grassi sul Canal Grande


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Aggiornamento di martedì 5 febbraio 2008


Tra informazione e disinformazione: un post aiuta


lunedì 4 febbraio 2008. Cure perinatali nelle età gestazionali estremamente basse (22-25 settimane)





Il documento sui prematuri redatto dai direttori delle cliniche ginecologiche delle facoltà di medicina delle università romane (Tor Vergata, La Sapienza, Cattolica e Campus Biomedico) ha scatenato l’ennesima polemica.


Il documento originale (ne ho fatto richiesta alla AGUI che cortesemente me lo ha inviato) è il seguente: La prematurità estrema: margini di gestione ostetrica e risvolti neonatologici. Convegno promosso dalle Facoltà di Medicina e Chirurgia delle Università Romane. Documento conclusivo: con il momento della nascita la legge attribuisce la pienezza del diritto alla vita e quindi all’assistenza sanitaria. Pertanto un neonato vitale va trattato come qualsiasi persona in condizioni di rischio ed assistito adeguatamente. L’attività rianimatoria esercitata alla nascita dà quindi il tempo necessario per una migliore valutazione delle condizioni cliniche, della risposta alla terapia intensiva e della possibilità di sopravvivenza e permette di discutere il caso con il personale dell’Unità ed i genitori. Se ci si rendesse conto dell’inutilità degli sforzi terapeutici, bisogna evitare ad ogni costo che le cure intensive possano trasformarsi in accanimento terapeutico.

continua nel blog Bioetica, qui .



sabato 26 gennaio 2008

Bandiera Italiana a Venezia



Venezia, San Zaccaria


A Venezia, oggi, azzurro appena velato di foschia, bellezze estreme, e la bandiera italiana. Qui c'è un comando dei carabinieri. Diventa possibile coprire i mesti pensieri di questi giorni, l'incertezza del futuro prossimo, lo squallore di quel tristo bivacco di transfascisti in Senato, là a destra, rappresentanti di un fascismo trasversale e inestinguibile. Son fatta salva dalla bellezza e dalla dignità di quest'angolo veneziano che permette di resistere alla bruttezza morale ed estetica di quegli omaccioni ululanti, sbevazzanti, con la bocca piena di sputi e volgarità e cibo. Quegli omaccioni che chissà per quali  infauste (per la Nazione) strade sono arrivati al nostro Senato.

lunedì 15 ottobre 2007




Lord Ganesha


OTTIMISMO


Ganesha è una delle divinità più conosciute e più venerate dell' Hinduismo, divinità della conoscenza, divinità che rimuove gli ostacoli. E di ostacoli vorrei parlare, quelli della nostra vita politica, qualcuno dei quali forse ieri è stato rimosso. Mi sento ottimista stasera, dopo aver partecipato al voto ed essermi sentita parte, dopo tanto tempo, di una vicenda democratica che inizia. E Ganesha è anche il Signore degli Inizi.


In un post toscanamente incisivo il vecchio della montagna ha scritto: "Un libro e un comico sputtanano la casta dei politici, che d'altra parte fanno di tutto per meritarsi cachinni e pernacchi. Poi  si chiama la gente a pagare e a mettersi in coda di Domenica per fondare un Partito, facendone uno di due, e arrivano tremilionitrecentomila persone qualunque a versare l'obolo e scegliere. 
Credo che l'Italia del buon senso e della buona volontà, quella che sa come sia difficile fare, che non crede agli uomini della Provvidenza, che diffida dei comici  che vaffanculano sulle piazze come di chi non è contento mai ( perchè ben altro è il problema, e si doveva fare di più ) , quell'Italia lì tiene ancora duro. Merita il meglio, e speriamo non si stanchi...." [ QUI ]




Aiutiamo il popolo Birmano aggiungendo questo post e queste immagini al proprio blog.(Questo è un nuovo tipo di protesta on line che usa i blog per diffondere globalmente una petizione, per partecipare seguite le istruzioni del post) si tratta di democrazia e diritti umani basilari. Per favore aiutate a prevenire una   tragedia umana in Birmania (Myanmar) aggiungendo il vostro blog e chiedendo ad altri di fare lo stesso. Passando il testimone attraverso la blogosfera, speriamo di generare maggiore consapevolezza e di evitare un massacro. In quanto attenti cittadini del mondo, questo è quanto noi bloggers possiamo fare.               come partecipare:


copia l'intero post sul tuo blog includendovi questo numero speciale


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martedì 21 agosto 2007

VIRTU'


(2)



"Ogni virtù è un culmine fra due vizi, un crinale fra due abissi: così il coraggio, fra viltà e temerità,la dignità fra compiacenza ed egoismo, o la mitezza fra collera e apatia...[*]Ma chi può vivere sempre in vetta? Riflettere sulle virtù è commisurare la distanza che ce ne separa. Riflettere sulla loro eccellenza è pensare alle nostre carenze o alla nostra miseria."


"La riflessione sulle virtù non rende più virtuosi, e in ogni caso non può evidentemente bastare. Una virtù, tuttavia la si sviluppa: l'umiltà, sia intellettuale, di fronte alla ricchezza della materia e della tradizione, sia propriamente morale, di fronte all'evidenza che queste virtù ci fanno difetto, quasi tutte, quasi sempre, e che nondimeno non ci si può rassegnare alla loro assenza o esentare dalla loro debolezza, che è la nostra." 


[*] Qui l'autore rimanda a una nota: Cfr. naturalmente Aristotele, Etica Nicomachea ed Etica Eudemia. E' ciò che si chiama talora il giusto mezzo o la medietà, che non è una mediocrità ma il suo contrario: "Perciò secondo la sua sostanza e la definizione che ne esprime l'essenza la virtù è una medietà, ma secondo l'eccellenza e la perfezione è un estremo" (Etica Nicomachea)


Qualsiasi discorso sulle virtù può essere scivoloso, perché contiene in sé il rischio dell'assertività e anche di una dose più o meno letale di radicalismo. Penso, per esempio, agli orrori cui può indurre l'idea di imporre a qualcuno le virtù con la forza o con la paura. Per i comportamenti socialmente accettabili bastano le leggi dello Stato.


L'argomento mi attrae molto, è evidente, ma ancor di più mi sembra utile, almeno come antidoto alle molte tristezze che ci circondano. Il libro di Comte-Sponville lo ebbi in regalo dieci anni fa e da allora l'ho letto e consultato più volte. Mi è ricapitato in mano in questi giorni e ora penso che farò spesso riferimento alle virtù elencate ed esaminate dall'autore. Ma vorrei citare anche un filosofo italiano, Salvatore Natoli, che alla fine della prefazione del suo "Dizionario dei vizi e delle virtù" ha scritto:


"Le voci qui raccolte parlano di vizi e virtù: è anche un modo per prendere distanza da sé, per perdere peso, per guardarsi da fuori, oggettivandosi nel mondo, per relativizzarsi. Vizi e virtù: è anche un modo per avere cura di sé, per prendersi a cuore, per dare elaganza, stile morale alla propria vita.Questo non basta per renderci liberi. Meno che mai è sufficiente per essere felici. Può essere, però, d'ausilio per vincere noi stessi, per sciogliere quel che più ci lega, per instaurare rapporti più giusti con gli altri. Per vivere meglio."



1.  da André Comte-Sponville, Piccolo trattato delle grandi virtù, Corbaccio, pagg.  11-12; 2. da Salvatore Natoli, Dizionario dei vizi e delle virtù, Universale Economica Feltrinelli, pag. 10

domenica 12 agosto 2007

VENEZIA



lavori in corso


Quarto ponte sul Canal Grande. Penso che sia una novità utile. Ma sarà anche un bel ponte in armonia con lo spirito della città?



da Rainews24:


Venezia, Italia | 11 Agosto 2007

Venezia, il ponte di Calatrava a destinazione tra proteste e polemiche

L'operazione di montaggio del quarto ponte sul Canal Grande e' iniziata questa mattina. La chiatta ''Susanna'', che ha trasportato da Marghera in due viaggi i tre conci del ponte, si e' mossa per posizionare l'arcata centrale in acciaio di 55 metri. 


L'evento viene trasmesso in diretta sul sito internet del Comune di Venezia: www.comune.venezia.it


(I lavori di cantiere di sabato 11 agosto, che potrai seguire in diretta streaming video dalle ore 8.00 (grazie all'Associazione Radioamatori Italiani)


IV ponte sul Canal Grande_Venezia


17 agosto 2007


sabato 11 agosto 2007

Voglia di lentezza alla maniera del bradipo


bradipo


Per assorbire ogni minima preziosa particella del tempo presente. Per giocare con i pensieri e le fantasie o per sprofondare nell'estasi della meditazione. Per concedersi il buono e il bello di ascoltare la vita che pulsa dentro l'essere e intorno all'essere. Il "mio" bradipo è un'icona estrema, ma non è forse adorabilmente esemplare? E delle piccole nuvole che in una giornata senza vento cambiano forma impercettibilmente?



 

martedì 7 agosto 2007

Arborea Saggezza


Arboreal Wisdom 



Lenta, paziente, forte, imperturbabile. Emerge e si consolida turgida di linfa la saggezza degli alberi, con i meandri profondi delle radici scavati nella terra e  i mirabili ghirigori dei rami verdi di foglie spinti verso il cielo. Indicibile, misteriosa, bramata saggezza.



 to O' Shanter with LOVE.

sabato 30 giugno 2007

 VENETIA FELIX



 Essere felici è possibile, essere felici a Venezia è più facile che altrove. Privilegio di vivere nella bellezza della natura e dell'arte, e dell'amore. Felicità lucente, oscurata tuttavia dal non essere equamente distribuita.

lunedì 28 maggio 2007

LENIRE IL DOLORE


VI Giornata Nazionale del Sollievo


Domenica 27 maggio 2007



Luce che filtra


Dedico questo post a tutte le persone che soffrono inutilmente e che medici poco informati o ideologizzati non si curano di aiutare. Dedico questo post a tutte le persone che si chinano verso chi soffre per alleviare il dolore fisico e psicologico. Dedico questo post a mia zia, morta da poco, tristemente accompagnata dai dolori atroci provocati dall'osteoporosi, per quanto dignitosamente e coraggiosamente sopprtati.  Solo poco dopo la sua morte ho saputo dal mio medico di famiglia che quei dolori erano sedabili grazie a terapie del tutto accessibili e ben calibrate a base di oppiacei. Il rimorso per non aver cercato abbastanza, per essermi fidata di chi mi diceva che non si poteva fare di più, per non aver urlato il diritto a non soffrire, forse non mi lascerà mai. La speranza è che possa servire poiché l'informazione è ancora carente e l'atteggiamento nei confronti del dolore è ancora influenzato dalla cultura cattolica dell'espiazione e del sacrificio.



Statua lignea policroma del XVI secolo raffigurante un "oppiato"


"Circa il 20 per cento della popolazione italiana, secondo stime recenti, soffre di dolore acuto o cronico. In genere si tende ad associare la terapia del dolore solo ai pazienti terminali, tuttavia il 70 per cento di pazienti che necessitano il trattamento soffrono di patologie cosiddette benigne croniche ( dall'osteoporosi all'artrite, da post-operatorie a neuropatie diabetiche )." [ L'Unità, 26 maggio 2007, Giorno del sollievo: il tabù della terapia del dolore, >>>QUI<<< ]



La Giornata del Sollievo, istituita nel 2001 da Umberto Veronesi, allora Ministro della Salute, dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e dalla Fondazione nazionale Gigi Ghirotti, viene celebrata ogni ultima domenica di maggio a partire dal 2002.


"Lo scopo della manifestazione è informare e sensibilizzare gli operatori sanitari e i cittadini sull'importanza di promuovere la cultura del sollievo ed estendere la consapevolezza che il sollievo non è solo desiderabile ma anche possibile.In questa giornata, infatti, si afferma la centralità della persona malata e l'affrancamento dal dolore inutile e viene evidenziata l'importanza che rivestono nell'alleviare la sofferenza non solo le terapie più avanzate ma anche il sostegno psicologico e la capacità di rapportarsi umanamente a chi soffre considerando il malato nella sua interezza e ponendo attenzione a tutti i suoi bisogni, psichici, fisici, sociali e spirituali, in modo di creare la migliore qualità di vita per il malato e per la sua famiglia." [ Ministero della Salute >>>QUI<<< ]





Cito dall'articolo dell'Unità alcune affermazioni. Dice il dottor  Vito Ferri, psicologo del comitato scientifico della Fondazione Ghirotti, tra i promotori dell'iniziativa:



«Potevamo scegliere di chiamare la Giornata del sollievo in un altro modo "Contro il dolore", per esempio. Ma si è voluto dare un'impronta propositiva. Il dolore fa parte della persona umana, è impossibile cancellarlo. Il vero obiettivo è affrancare la persona dal dolore "inutile", che troviamo nella fase avanzata delle malattie tumorali, ma anche in seguito a malattie croniche».


«E' l'altro importante messaggio della giornata che risponde all'idea erronea che esista solo il dolore fisico. Non è così. Esistono diverse forme di dolore che accompagnano una malattia, c'è quello morale, psicologico, spirituale. Il dolore sociale, che nasce dalla mancata soddisfazione delle esigenze del cittadino. Del singolo che non vede riconosciuto un diritto. Si pensi al malato povero che necessita del servizio di trasporto in ospedale...»


«Le cose stanno migliorando. Prendiamo il superamento dell'oppiofobia, per esempio. Dell'idea distorta che la morfina sia una droga da assumere solo prima di morire, e non un semplice farmaco, come la molecola della cannabis, d'altro canto. Mentre magari è poco noto che esistono farmaci molto più potenti e pericolosi della morfina»


«Le cure palliative si pongono sia contro l'accanimento terapeutico che contro l'eutanasia. Lenire i sintomi e la sofferenza globale, accompagnare il malato con dignità fino alla morte, può essere considerata una "terza via", meno ideologica, nell'assistenza al malato.» 


Il dottor Edoardo Arcuri, direttore presso il Regina Elena di Roma dell'Istituto di rianimazione, terapia del dolore e cure palliative, dichiara:


«Uno dei pochi in Italia. Per dimostrare che questi tre aspetti possono integrarsi.»


«Negli ultimi tre anni c'è stato un boom d'informazioni. L'industria s'è mobilitata, e si è passati a nuovi criteri farmaceutici, meno invasivi, come il cerotto sottocutaneo... Ma tutto questo ancora non è facile da tradurre in realtà. C'è un paradosso tra quanto si parla del dolore e quanto si può realmente fare. Noi per esempio siamo considerati una struttura all'avanguardia, eppure fatichiamo a reperire le risorse per mantenere due borsisti, naturalmente, precari.» (per la serie 'mancano i fondi')


«Il dolore può diventare malattia nella malattia. durante il parto può provocare sofferenza fetale, per esempio, e portare alla perdita del bambino. In teoria il controllo del dolore dovrebbe essere il centro di eccellenza dell'ospedale. In pratica è affidato a comitati poco finanziati. Non c'è ancora autonomia culturale, gestione ed economica.»


Adriano Amadei, di Cittadinanzattiva e membro della commissione istituita dal ministro Livia Turco, afferma:


«La cosiddetta umanizzazione della sanità passa per il superamento del dolore inutile, per l'ascolto del malato. Non è che occorrono grandi cose dal punto di vista tecnologico. Né molte risorse. Bastano pochi gesti. Il primo è interpellare il malato. Se questo non accade, è un brutto segnale dal punto di vista professionale.»


«Alle radici del ritardo italiano ci sono delle cause storiche. Inutile nascondersi dietro un dito: la tradizione cattolica, che vedeva il dolore come espiazione, ha influito molto sulla percezione del problema. Questo non vuol dire che oggi dobbiamo fare battaglie ideologiche, di contrapposizione, però dobbiamo tenere conto del contesto specifico da cui siamo partiti.»


«Si è passati da modalità quasi discriminatorie nei confronti del medico generale che provava a prescrivere farmaci contro il dolore, all'istituzione della prescrizione speciale. Ma molti medici non la ritiravano nemmeno. Oggi che non c'è nemmeno questa e i medici non hanno più scuse. D'altra parte è vero che occorre aumentare la percentuale destinata ai farmaci anti dolore.»


«L'intera questione non è tecnica, ma universale. È in gioco l'affermazione e il riconoscimento della soggettività della persona. »


APPELLO DEL MINISTRO DELLA SALUTE, LIVIA TURCO


"Un appello per facilitare la terapia del dolore in Italia, ULTIMA in Europa per numero di centri specializzati. Per sbloccare il disegno di legge, "arenato" al Senato dalla scorsa estate, che dovrebbe semplificare le prescrizioni dei farmaci a base di oppiacei. Lo ha lanciato il ministro della Salute Livia Turco, presentando a Roma la VI "Giornata nazionale del sollievo", in programma domenica 27 maggio prossimo. «Dateci una mano - ha detto la Turco alla Fondazione Gigi Ghirotti, promotrice dell'iniziativa, - per velocizzare l'iter del disegno di legge sulla semplificazione delle prescrizioni dei farmaci per la terapia del dolore».

Tra i punti della legge, ferma in prima lettura a palazzo Madama, ci sono l'adozione del ricettario normale anche per gli oppiacei, la prescrivibilità dei medicinali per la terapia del dolore anche ai malati non oncologici, l'affidamento del registro di questi prodotti ai farmacisti, e la possibilità di prescrivere anche i farmaci a base di cannabis. [ ... ]


Sulla questione è intervenuto anche il professor Umberto Veronesi. «La battaglia contro il cancro è stata anche una sfida alla sofferenza. Occorre togliere il dolore, far sì che l'uomo non sia mai umiliato», ha dichiarato l'oncologo ed ex ministro della Sanità. «Non soffrire – ha aggiunto – è un diritto fondamentale di ogni uomo. E non far soffrire è uno dei doveri più alti della medicina.»" [ L'Unità, 22 maggio 2007, Terapia del dolore, Livia Turco: «Sbloccare la legge» >>>QUI<<< ]


La filosofia e il dolore.



Ippocrate di Kos


Segnalo di Salvatore Natoli un testo fondamentale: L'esperienza del dolore. Le forme del patire nella cultura occidentale, Milano, Feltrinelli 2002.  E una conversazione con Salvatore Natoli nel sito: Salvatore Natoli: Il senso del dolore.