martedì 21 agosto 2007

VIRTU'


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"Ogni virtù è un culmine fra due vizi, un crinale fra due abissi: così il coraggio, fra viltà e temerità,la dignità fra compiacenza ed egoismo, o la mitezza fra collera e apatia...[*]Ma chi può vivere sempre in vetta? Riflettere sulle virtù è commisurare la distanza che ce ne separa. Riflettere sulla loro eccellenza è pensare alle nostre carenze o alla nostra miseria."


"La riflessione sulle virtù non rende più virtuosi, e in ogni caso non può evidentemente bastare. Una virtù, tuttavia la si sviluppa: l'umiltà, sia intellettuale, di fronte alla ricchezza della materia e della tradizione, sia propriamente morale, di fronte all'evidenza che queste virtù ci fanno difetto, quasi tutte, quasi sempre, e che nondimeno non ci si può rassegnare alla loro assenza o esentare dalla loro debolezza, che è la nostra." 


[*] Qui l'autore rimanda a una nota: Cfr. naturalmente Aristotele, Etica Nicomachea ed Etica Eudemia. E' ciò che si chiama talora il giusto mezzo o la medietà, che non è una mediocrità ma il suo contrario: "Perciò secondo la sua sostanza e la definizione che ne esprime l'essenza la virtù è una medietà, ma secondo l'eccellenza e la perfezione è un estremo" (Etica Nicomachea)


Qualsiasi discorso sulle virtù può essere scivoloso, perché contiene in sé il rischio dell'assertività e anche di una dose più o meno letale di radicalismo. Penso, per esempio, agli orrori cui può indurre l'idea di imporre a qualcuno le virtù con la forza o con la paura. Per i comportamenti socialmente accettabili bastano le leggi dello Stato.


L'argomento mi attrae molto, è evidente, ma ancor di più mi sembra utile, almeno come antidoto alle molte tristezze che ci circondano. Il libro di Comte-Sponville lo ebbi in regalo dieci anni fa e da allora l'ho letto e consultato più volte. Mi è ricapitato in mano in questi giorni e ora penso che farò spesso riferimento alle virtù elencate ed esaminate dall'autore. Ma vorrei citare anche un filosofo italiano, Salvatore Natoli, che alla fine della prefazione del suo "Dizionario dei vizi e delle virtù" ha scritto:


"Le voci qui raccolte parlano di vizi e virtù: è anche un modo per prendere distanza da sé, per perdere peso, per guardarsi da fuori, oggettivandosi nel mondo, per relativizzarsi. Vizi e virtù: è anche un modo per avere cura di sé, per prendersi a cuore, per dare elaganza, stile morale alla propria vita.Questo non basta per renderci liberi. Meno che mai è sufficiente per essere felici. Può essere, però, d'ausilio per vincere noi stessi, per sciogliere quel che più ci lega, per instaurare rapporti più giusti con gli altri. Per vivere meglio."



1.  da André Comte-Sponville, Piccolo trattato delle grandi virtù, Corbaccio, pagg.  11-12; 2. da Salvatore Natoli, Dizionario dei vizi e delle virtù, Universale Economica Feltrinelli, pag. 10

5 commenti:

  1. Secondo me, cara Harmonia, nessuno e' completamente e realmente intelligente senza una giusta dose di umilta' soprattutto in questi ultimi tempi dove regna la spinta ad essere sempre e comunque i primi della classe magari senza i supporto di un sacrosanto bagaglio culturale forti altresì di mancanza di scrupoli, di violenza intellettuale, arrivismo e spesso disonesta'. Basti vedere quello che oggigiorno avviene nei posti di lavoro. Non capisco e non capiro' mai e sono convinto che con questi presupposti non si va da nessuna parte.
    Bel post comunque che fa pensare.
    Ciao
    Enzo

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  2. @klimt77
    Sarei felice se fossero le mie "virtù", come dici, ma concordo sull'elemnto fondamentale che hai estrapolato dal discorso del filosofo francese.
    @enzo
    L'umiltà è complessa da considerare, tu hai colto quaclhe aspetto pratico che è utile appunto nel rapporto quotidiano. E la pratica è importantissima se "il bene va fatto e non discusso".

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  3. Mia cara, da poco rientrato ti DEVO lasciare un saluto e un caro abbraccio. Per il resto (commenti ed altre storie) ci sarà tempo. Ma noto con piacere che l'intelligenza non conosce stagioni di pausa (per fortuna).

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  4. Ah, la famosa "medietas" che sarebbe alla base della città ideale!!! Quanto se ne discusse, ai bei tempi, sempre nella speranza che si potesse posizionarla al più alto livello possibile....In tempi di egoismi biechi e striscianti, con le loro spinte verso il basso, è difficile ricordarsi di come le pubbliche virtù, proprio in quanto "pubbliche", servano anche da esempio per chi sa raccoglierne l'essenza: si cerca la gloria dell'effimero, del "tanto ed in fretta", del vizio privato esibito come successo personale e subito in grado di diventare icona per menti insoddisfatte.
    Altro che città ideale, quella la lasciamo ai sognatori, agli utopisti, ai virtuosi, ti dicono: va bene, lasciatecela davvero, allora.

    [a dopo per altre considerazioni; questa mi è venuta così al volo, e nonostante le apparenze sono asolutamente sobrio. TpnO, carissima]

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  5. Al di là del post che è un crocevia di saggezza nel quale io riuscirei solo a scrivere ovvietà, lasciami annotare l’affinità ( e non solo in questo periodo estivo) che mi balza all’occhio: anche io come te mi sono votata , ma non chiedermene il motivo perché lo ignoro, alle riflessioni filosofiche.
    Sarà per via dell’età che avanza e che sento, che dici...;)

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