sabato 25 agosto 2007

LA PENA DI MORTE e NOI



Due giorni fa, anniversario dell'esecuzione barbara di  Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, in Texas è stata eseguita la condanna a morte di Jhonny Conner e in Giappone di tre persone (chi?). La fotografia l' ho presa dal blog "laicisticamente". Dal Manifesto "prendo" un articolo che io ovviamente non avrei potuto scrivere, quindi eccolo qua :


Esecuzione in Texas scontro con l'Europa


A. D'Arg. - Bruxelles


«La morte non è giustizia e non lo sarà mai», arriva dal Consiglio d'Europa, l'organizzazione che raccoglie 47 stati del vecchio continente e che non ha nulla a che fare con la Ue, la più dura reazione all'esecuzione di Jhonny Conner, fatto fuori ieri notte in Texas con il poco inviabile titolo del 400esimo giustiziato dal 1976, anno della reintroduzione della pena capitale in questo stato nordamericano. La cifra tonda è una «macabra pietra miliare», insiste l'organizzazione. Poco dopo altri tre detenuti venivano giustiziati in Giappone.
«La pena di morte non è una punizione giusta ed appropriata
, come dice il governatore del Texas Rick Perry», afferma René Van der Linden, presidente dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa. Parole che hanno come chiaro obiettivo il governatore repubblicano, lo stesso che alla vigilia dell'esecuzione di Conner ha rigettato una richiesta di moratoria avanzata dall'Unione europea. E lo ha fatto con un certo sarcasmo. «230 anni fa i nostri antenati hanno lottato per liberarsi dal giogo di un monarca europeo e per guadagnare il diritto all'autodeterminazione - ha detto il portavoce di Perry - Rispettiamo i nostri amici europei, accogliamo volentieri i loro investimenti e apprezziamo il loro interesse per le nostre leggi, ma il Texas si arrangia molto bene a governare il Texas. I texani hanno deciso da tempo che la pena di morte è un castigo giusto ed appropriato per i delitti più orribili».
Di fronte a una reazione tanto sprezzante, la Ue preferisce mantenere un basso profilo, assai più basso di quello del Consiglio d'Europa. «Confermiamo la dichiarazione fatta prima dell'esecuzione: la Ue è incondizionatamente contro la pena di morte», dice Manuel Carvalho, portavoce della Presidenza portoghese. Nessun commento sull'esecuzione statunitense: «Lamentiamo tutte le esecuzioni nel mondo, non dobbiamo dare più importanza a casi specifici». Poca cosa per chi aveva avanzato una richiesta specifica al Texas e si è poi visto rimandare indietro l'invito senza alcun complimento.
Non è inoltre da escludere che l'atteggiamento di sfida del repubblicano Perry potrebbe puntare a increspare il fronte europeo in vista del dibattito all'Onu sulla proposta di moratoria avanzata ancora l'anno scorso dall'Italia e poi fatta propria da tutta la Ue. A giugno i ministri degli esteri dei 27 hanno deciso di chiedere il voto alla prossima Assemblea generale che inizia a fine settembre. Il problema è che la sessione dura nove mesi e l'Europa non ha ancora chiaro quando presentare il dibattito, divisa com'è tra due partiti: quello dell'Italia che vuole il voto il prima possibile affermando che ormai ci sono i numeri per vincere (in realtà siamo a 93 adesioni e la maggioranza è a 97) e quello di Regno unito, Olanda, Polonia e Ungheria che preferiscono andare con i piedi di piombo, ufficialmente per essere sicuri di farcela, in realtà per non innervosire Washington. La Presidenza portoghese conferma che non è ancora stata fissata un'agenda precisa.



Salviamo Pegah dalla lapidazione



«Cara signora ministra degli interni Jacqui Smith, le scriviamo per pregarla di concedere alla signora Pegah Emambakhsh un permesso di soggiorno che impedisca la sua deportazione in Iran, fissata per lunedì prossimo, e consenta ai suoi avvocati di portare nuovi elementi a conferma della sua necessità di ricevere asilo nel Regno unito».


Dopo il tam tam sul web gli attivisti inglesi e di mezzo mondo si mobilitano ora inondando di fax e email gli uffici della ministra degli interni britannica, Jacqui Smith. Il deputato di Sheffield (dove la donna abitava), Richard Caborn sta cercando di rendere definitiva la sospensione della deportazione, ma non è una cosa facile, visto che per l'Home Office la donna se rimpatriata non rischia persecuzioni. continua su Il Manifesto <<<qui>>>


Quando siamo responsabili "noi" ( mi scuso per la semplificazione "noi e loro" che generalmente respingo ), penso che il giudizio possa, anzi debba essere più deciso e più duro. Ci vantiamo di essere delle democrazie, e abbiamo il privilegio di esserlo, un privilegio costato prezzi altissimi nel corso di una storia millenaria. Per questo la responsabilità è maggiore e la condanna non ha bisogno di attenuazioni o distinguo.


3 commenti:

  1. Ogni volta che un uomo viene giustiziato (Sacco e Vanzetti erano anche innocenti!) la sconfitta e la responsabilità non è di una singola nazione ma dell'umanità intera.
    Cara Harmonia, mi piace passare da te perchè ogni volta scopro di non essere sola ad avere il desiderio di "Ribellione".
    Un abbraccio

    RispondiElimina
  2. Che diamine, non vorremo insegnare qualcosa ai texani? Mi pare che abbiano il Governatore che meritano. E' provato che la pena di morte non è un deterrente, che uccide innocenti; è un reperto di epoche feroci. Ma il Governatore gonfia il petto e ce la sbatte in faccia, a noi europei vecchi e rammolliti. Ma Bush non è texano?

    RispondiElimina
  3. Certe notizie sconfortano chiunque, perchè dico io bisogna per forza essere sempre peggiori di quello che già siamo? .... e quella povera crista di Pegah che male ha fatto? solo xkè è lesbica bisogna ammazzarla?.... questa vita va sempre indietro e lo fa tanto in fretta che ci lascia attoniti... A volte fa proprio schifo.

    Un bacione, Mutty

    RispondiElimina