venerdì 24 agosto 2007

    Salviamo Pegah dalla lapidazione


LAPIDARE un uomo o una donna fino a farli morire può richiedere molto tempo, specialmente se coloro che scagliano le pietre desiderano di proposito prolungarne l'agonia. Il colpo di grazia alla testa, in grado di portare a uno stato di incoscienza o alla morte, può farsi attendere anche un'ora, mentre le pietre di piccole dimensioni che provocano contusioni sono rimpiazzate poco alla volta da pietre di dimensioni maggiori in grado di frantumare gli arti. Soltanto quando il corpo è in agonia in ogni sua parte può sopraggiungere la morte.

Questa è la sorte che potrebbe attendere Pegah Emambakhsh, una donna iraniana di quaranta anni, il cui crimine è quello di essere lesbica. Pegah Emambakhsh ha trovato rifugio nel Regno Unito nel 2005, in seguito all'arresto, alla tortura e alla condanna a morte per lapidazione della sua partner sessuale (non è chiaro, ad ogni buon conto, se la sentenza è stata eseguita o lo sarà in futuro). La sua domanda di asilo però è stata respinta: secondo l'Asylum Seeker Support Initiative di Sheffield, dove Pegah si trova rinchiusa in un centro di detenzione, quando le è stato chiesto di fornire le prove della sua omosessualità e lei non ha potuto farlo, le è stato riferito che doveva essere deportata. L'estradizione, che doveva avvenire oggi, all'ultimo momento è stata rinviata al 28 agosto: alla fine del mese potrebbe essere già morta.

La Repubblica Islamica Iraniana, si legge in un recente rapporto, è "più omofobica di qualsiasi altro paese al mondo o quasi. La tortura e la condanna a morte di lesbiche, gay e bisessuali, caldeggiate dal governo e contemplate dalla religione, fanno sì che l'Iran sembri agire in barba a tutte le convenzioni sottoscritte a livello internazionale in tema di diritti umani". Leggere il rapporto, redatto da Simon Forbes dell'organizzazione londinese Outrage, è terribile: vi si leggono storie di giovani uomini e giovani donne perseguitati, arrestati, picchiati, torturati e giustiziati - spesso con soffocamento lento - per avere avuto rapporti omosessuali.

Il brutale giro di vite nei confronti dei gay iraniani - gruppo che non ha mai goduto di grande supporto nel suo stesso paese - è iniziato dopo il 1979 e l'arrivo al potere del regime religioso ispirato dall'Ayatollah Khomeini. All'epoca gli omosessuali colti in flagranza o sospettati di essere gay erano impiccati agli alberi sulla pubblica piazza. In linea di massima si trattava di uomini, ma non mancavano le donne. A quei tempi i diritti degli omosessuali non erano una causa granché popolare da nessuna parte e il nuovo regime, ispirato da un genere di fondamentalismo islamico che non poneva limiti al proprio radicalismo e che addossava a Stati Uniti e Occidente la responsabilità di tutti i suoi mali, non vedeva necessità alcuna di dissimulare le proprie azioni. Tutto ciò è andato avanti fino alla fine degli anni Ottanta, quando i diritti dei gay hanno riscosso ovunque maggiore comprensione: le proteste internazionali hanno iniziato a moltiplicarsi e il regime, preoccupato in maggior misura per la propria immagine a livello internazionale, è diventato meno radicale e ha posto fine a queste dimostrazioni.

Ciò non significa che le esecuzioni fossero cessate. Il 19 luglio 2005 due adolescenti gay della città iraniana di Mashhad sono stati impiccati in pubblico, giustiziati con un lento strozzamento. Sono stati condannati a morte per il fatto di essere gay. Le autorità li avevano accusati di aver rapito e stuprato un minore, ma a loro carico non è mai stata prodotta alcuna prova. La comunità gay iraniana e i gruppi di difesa dei diritti umani non hanno mai creduto alle accuse ufficiali. La loro condanna a morte è servita a rammentare a tutti che l'omosessualità, nell'Iran di Ahmadinejad, è tuttora considerata un reato punibile con la condanna a morte. Per gli uomini o le donne sposate la condanna a morte è eseguita tramite lapidazione, perché nel loro caso il reato è considerato più grave. (Pergah, che ha due figli, ha dovuto contrarre un matrimonio organizzato).

Quantunque negli ambienti della middle-class di Teheran una certa discreta attività gay sia ancora possibile, il rischio - estremo, di morte - lo si corre sempre. Il rapporto di Outrage così commenta: "Affermare che per gli omosessuali del 2006 alcune zone dell'Iran sono più sicure di altre equivale ad affermare che per gli ebrei del 1935 alcune zone della Germania erano più sicure di altre".

Deportare una donna sulla quale incombe una morte tramite lenta agonia per il fatto di esercitare le proprie preferenze sessuali non è azione degna di uno Stato civile: non possiamo che augurarci che le autorità britanniche facciano dietrofront. Una speranza ancora c'è: uno dei membri del Parlamento dell'area di Sheffield dove vive oggi Pegah, Richard Carbon, Ministro dello Sport, alcuni giorni fa ne aveva bloccato la deportazione e le autorità l'hanno rinviata a domani sera. Le associazioni gay hanno diffuso la notizia in tutto il mondo e i media di molti paesi, Italia inclusa, hanno sollevato il caso.

Per la Gran Bretagna in tutto ciò vi è un triste paradosso: essa è stata e rimane il rifugio di molti musulmani che professano apertamente di odiarla, in parte proprio per le sue opinioni relativamente liberali in fatto di omosessualità, e per le sue leggi sui diritti umani. Alcuni musulmani, accusati di istigare al terrorismo, sono stati deportati, la stragrande maggioranza no. Eppure, adesso una donna che in Gran Bretagna ha trovato salvezza da una pena efferata e che ha fatto appello alle autorità perché le considerava tolleranti, potrebbe essere rispedita indietro e, di fatto, mandata a morire. Deportare Pegah Emambakhsh non sarebbe semplicemente un'ingiustizia: sarebbe indegno di uno Stato civile.


John Lloyd  ( Traduzione di Anna Bissanti , 23 agosto 2007 - Fonte: La Repubblica  )


La priorità assoluta spetta a tutto ciò che si può fare per salvare questa persona, senza sottilizzare sull'entità del pericolo, perché il solo spettro di un pericolo del genere è terrificante di per sé. Se poi lo stato sovrano è l'Iran, c'è poco da sottilizzare, come sta facendo la Gran Bretagna, membro dell'Uniuone Europea e stato di tradizione liberale e democratica.


Non ho trovato appelli da firmare in rete, appelli al nostro Stato, che almeno in questo campo è affidabile. Qualcuno degli altri/e viandanti del web ci è riuscito?


Non è il tempo di fare polemiche, ma qualche rilievo devo farlo:


1. La Gran Bretagna continua nei suoi comportamenti incomprensibili, dalla guerra in Iraq in poi. Ora pare che l'Italia si stia attivando per offrire asilo politico a Pegah.


2. La notizia di un orrore simile che sta per essere perpetrato in Europa, prima che in Iran, non gode di grande interesse nei "nostri" mezzi di informazione.


3. L'Iran è uno stato sovrano, lo so. Le condanne a morte sono frequentissime ed eseguite spesso con metodi cruenti di crudeltà inaudita. La tortura sembra essere legale in quelle lande: le fustigazioni, gli strozzamenti lenti, le lapidazioni avvengono in pubblico e sono ampiamente documentate, perciò non voglio pensare a ciò che accade nel chiuso delle prigioni. Ultimo documento: Iran, frustato in piazza per aver bevuto alcol.Tutto questo viene fatto in nome di Allah (nome proprio arabo per indicare Dio). E mi tremano le mani mentre scrivo, nonostante la mia distanza siderale dalla blasfemia di questi pseudoreligiosi.


4. Mi si sta creando un problema sempre più grave con l'Islam. Come si può rispettare una religione in nome della quale, senza che i vari seguaci muovano ciglio, si applica la legge della sharia? La non violenza, l'in-nocenza, l'ahimsa, in cui mi riconosco come essere umano, mi spingono a ribellarmi, a oppormi, a gridare.


*



Ringrazio Masso57 e Pling per la collaborazione ampia e generosa. Bisogna fare scrivere ora tutte le mail possibili a tutti gli indirizzi indicati, ma poi bisognerà mantenersi vigili, perché nessuno approfitti del silenzio che seguirà inesorabilmente.




  • Sit In di fronte all’Ambasciata Britannica a Roma
    in via XX settembre 80
    lunedì 27 agosto 2007 dalle ore 18,30.  
    Per adesioni inviare una mail a: presidente@arcigay.it



  • Questo il testo dell’appello in italiano del Gruppo Everyone, per sottoscrivelo, inviare una mail con nome e cognome e con oggetto "Adesione appello caso Pegah Emambakhsh" a o matteo.pegoraro@infinito.itroberto.malini@annesdoor.com



  • Per ulteriori approfondimwenti: www.rowzane.com

    IRanian Queer Organization: 
    www.imgpress.it 



  • Un modo per scongiurare che questo avvenga occorre mandare una mail all'indirizzo: savepegah@gmail.com - la mail dovrà avere come oggetto "Save Pegah" e servirà per sottoscrivere l'appello lanciato dall'associazione del Gruppo EveryOne, che lotta affinché non ci siano ancora tragedie assurde come questa.



  • Possiamo inoltre scrivere al nostro governo mandando una mail all'indirizzo relazioni.pubblico@esteri.it , affinché il ministero italiano degli esteri faccia pressioni alla Gran Bretagna per scongiurare l'estradizione.




  • Invece, in UK: (da http://www.ukgaynews.org.uk/Archive/07/Aug/2301.htm)

    Letters of support of for Pegah Emambakhsh should be sent to: Rt. Hon. Jacqui Smith MP, Home Secretary, 2, Marsham St, London, SW1P 4DF. Because of the urgency and the holiday weekend, faxing the letter is suggested. The fax numbers are: + 44 (0) 207 035 3262 or +44 (0) 207 035 2362.
    In either case the letter (envelope or fax) should be clearly marked for ‘The personal attention of The Home Secretary’. The Home Secretary’s email address is homesecretary.submissions(at)homeoffice.gsi.gov.uk – replace “(at)” with “@”.
    “So we can keep a record of what has been written please send a brief email to: pegahletters(at)mac.com to let the campaign group know who you have written to and by what form (letters, fax, email),” the Assist spokesperson requested.






  • Ecco alcune e-mail dove inoltrare una, dieci, cento, mille mail (civili) di protesta, per la vita di Pegah:

    Home secretary, Jaqui Smith at the link below http://www.upmystreet.com/commons/email/l/37.html
    Pegah's own MP richard Caborn is here
    http://www.upmystreet.com/commons/email/l/582.html

    the Prime Minister, Gordon Brown is here
    http://www.upmystreet.com/commons/email/l/850.html

    Home Offices ministers:

    Vernon Coaker 
    http://www.upmystreet.com/commons/email/l/528.html

    Tony McNulty 
    http://www.upmystreet.com/commons/email/l/393.html

    Liam.Byrne@homeoffice.gsi.gov.uk





12 commenti:

  1. primo passaggio, al volo: copio ed incollo dal sito di Arcigay che riprende l'articolo di Loyd:

    Arcigay e Arcilesbica, congiuntamente al Gruppo EveryOne, lanciano un appello affinché a Pegah Emambakhsh, la lesbica iraniana rifugiatasi a Sheffield (Regno Unito) che rischia la pena di morte nel suo Paese d’origine, venga concesso immediatamente l’asilo politico definitivo.

    Al Governo del Regno Unito, che si ostina a negarle questo diritto fondamentale con motivazioni assurde e pretestuose, e ha emanato l’ennesimo decreto d’espulsione per il 28 agosto (volo British Airways numero BA6633 delle 21.35 diretto a Teheran), le due associazioni nazionali lgbt, con l’adesione del Gruppo EveryOne, rispondono con la convocazione di un

    Sit In di fronte all’Ambasciata Britannica a Roma
    in via XX settembre 80
    lunedì 27 agosto 2007 dalle ore 18,30

    La vicenda di Pegah Emambakhsh è l'ennesimo caso di violazione dei diritti umani da parte dei nostri governi. Le decine di migliaia cittadini, gli attivisti e i politici che hanno aderito all'appello per la sua vita lanciato in questi giorni dal Gruppo Everyone hanno ottenuto una proroga della deportazione al 28 agosto.

    Ma non illudiamoci, perché il governo sta solo aspettando che l'opinione pubblica si concentri su altri eventi per costringere Pegah a salire sull'aereo della morte. Deportazioni come quella riservata a Pegah si sono infatti già verificate, anche in tempi recenti, nel Regno Unito e negli altri paesi.

    Aurelio Mancuso - Presidente nazionale Arcigay
    Francesca Polo - Presidente nazionale Arcilesbica
    Matteo Pegoraro, Roberto Malini - EveryOne

    Per adesioni inviare una mail a
    presidente@arcigay.it

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  2. primo passaggio, al volo: copio ed incollo dal sito di Arcigay che riprende l'articolo di Loyd:

    Arcigay e Arcilesbica, congiuntamente al Gruppo EveryOne, lanciano un appello affinché a Pegah Emambakhsh, la lesbica iraniana rifugiatasi a Sheffield (Regno Unito) che rischia la pena di morte nel suo Paese d’origine, venga concesso immediatamente l’asilo politico definitivo.

    Al Governo del Regno Unito, che si ostina a negarle questo diritto fondamentale con motivazioni assurde e pretestuose, e ha emanato l’ennesimo decreto d’espulsione per il 28 agosto (volo British Airways numero BA6633 delle 21.35 diretto a Teheran), le due associazioni nazionali lgbt, con l’adesione del Gruppo EveryOne, rispondono con la convocazione di un

    Sit In di fronte all’Ambasciata Britannica a Roma
    in via XX settembre 80
    lunedì 27 agosto 2007 dalle ore 18,30

    La vicenda di Pegah Emambakhsh è l'ennesimo caso di violazione dei diritti umani da parte dei nostri governi. Le decine di migliaia cittadini, gli attivisti e i politici che hanno aderito all'appello per la sua vita lanciato in questi giorni dal Gruppo Everyone hanno ottenuto una proroga della deportazione al 28 agosto.

    Ma non illudiamoci, perché il governo sta solo aspettando che l'opinione pubblica si concentri su altri eventi per costringere Pegah a salire sull'aereo della morte. Deportazioni come quella riservata a Pegah si sono infatti già verificate, anche in tempi recenti, nel Regno Unito e negli altri paesi.

    Aurelio Mancuso - Presidente nazionale Arcigay
    Francesca Polo - Presidente nazionale Arcilesbica
    Matteo Pegoraro, Roberto Malini - EveryOne

    Per adesioni inviare una mail a
    presidente@arcigay.it

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  3. Invece, in UK: (da http://www.ukgaynews.org.uk/Archive/07/Aug/2301.htm)

    Letters of support of for Pegah Emambakhsh should be sent to: Rt. Hon. Jacqui Smith MP, Home Secretary, 2, Marsham St, London, SW1P 4DF. Because of the urgency and the holiday weekend, faxing the letter is suggested. The fax numbers are: + 44 (0) 207 035 3262 or +44 (0) 207 035 2362.
    In either case the letter (envelope or fax) should be clearly marked for ‘The personal attention of The Home Secretary’. The Home Secretary’s email address is homesecretary.submissions(at)homeoffice.gsi.gov.uk – replace “(at)” with “@”.
    “So we can keep a record of what has been written please send a brief email to: pegahletters(at)mac.com to let the campaign group know who you have written to and by what form (letters, fax, email),” the Assist spokesperson requested.

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  4. Ecco alcune e-mail dove inoltrare una, dieci, cento, mille mail (civili) di protesta, per la vita di Pegah:

    Home secretary, Jaqui Smith at the link below
    http://www.upmystreet.com/commons/email/l/37.html

    Pegah's own MP richard Caborn is here
    http://www.upmystreet.com/commons/email/l/582.html

    the Prime Minister, Gordon Brown is here
    http://www.upmystreet.com/commons/email/l/850.html


    Home Offices ministers:

    Vernon Coaker
    http://www.upmystreet.com/commons/email/l/528.html

    Tony McNulty
    http://www.upmystreet.com/commons/email/l/393.html

    Liam.Byrne@homeoffice.gsi.gov.uk

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  5. Evidenzio da me questo post che non riesco a commentare...
    E non riesco a leggere, vista l'efferatezza di una simile condanna a morte..

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  6. http://alchi[..] Amo diffondere bellezza, poesia, bricole d'arte. Da qualche settimana, motivi familiari, mi hanno sfiancata e messa a tappeto. Forse per questo sento il dovere morale ineludibile di levare la voce anche qui dinnanzi alle ingiustizie, dinnanzi alla brut [..]

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  7. Commentare diventa difficile. L'uso brutale della morte, la difesa del proprio potere utilizzando la religione e l'ignoranza delle folle, la violenza come ordinarietà, fanno dell'islamismo fondamentalista una minaccia alla convivenza umana molto più seria delle smanie terroristiche. Serve davvero una riflessione, e ancora di più servirebbe una politica planetaria che si facesse carico di traghettare nel terzio millennio questi corposi avanzi del medioevo più nero. Ma in giro non si colgono nè riflessioni nè politiche. Vediamo almeno di salvare la vita di questa povera figlia...

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  8. @masso57
    Grazie!
    @pling
    Grazie!
    @Acrylic77
    Potersi ritrovare in questi tragici casi è uno dei vantaggi del web, da sfruttare per il meglio.
    @melchisedec
    Lo siamo un po' tutti, magari a turno.
    @marzia
    Ogni collaborazione ha grande valore in casi come questo.
    @ilvecchiodellamontagna
    La priorità assoluta e salvare gli esseri umani che si impigliano negli orrori, tanto più deprecabili quanto più sono istituzionali. Dopo bisognerà impegnarsi su altri fronti.
    @serendipidity
    Gli iraniani erano zoroastriani (ne rimane una piccola minoranza) prima della conquista islamica a partire dal 634 e aderirono in larga maggioranza alla religione musulmana nel IX secolo. La conquista ha avuto effetti vari, ma l'efferatezza di oggi risale al 1979, anno della cosiddetta rivoluzione islamica di Khomeini. Da allora il popolo è caduto in una trappola mortale e anche peggio. Ho buoni motivi per credere che la maggioranza degli iraniani sia contraria all'attuale governo e soffra moltissimo a causa dell'oppressione fra le più crudeli che si possano immaginare. Non so, però, quanto sia possibile una rivoluzione, che in ogni caso richiederebbe un carico incalcolabile di sofferenze e di sacrifici della vita. Bisogna prendere posizione, almeno noi dobbiamo farlo, anche per entrare in un produttivo rapporto dialettico con i musulmani che si dichiarano diversi da questi seminatori di tortura e morte. Mi propongo di affrontare un discorso sulla religione e sulle religioni.

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  9. "4. Mi si sta creando un problema sempre più grave con l'Islam. Come si può rispettare una religione in nome della quale, senza che i vari seguaci muovano ciglio, si applica la legge della sharia?"


    Conoscendola, ad esempio. E magari anche un po' di storia.

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  10. harmonia
    i compromessi sono possibili se la religione si spoglia del proprio delirio di assoluto. questa arrogante e violenta saccenza di essere tenutari di verità. nella più completa ignoranza e avversione alla scienza.

    mia cara, questi uccidono in forza del loro delirio, versano sangue.

    la rivoluzione è sempre stata la via dell'emancipazione e del progresso civile, purtroppo.
    ciao:)

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