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mercoledì 19 febbraio 2020

SARDINE   1.

Il manifesto delle Seimila Sardine

“Perché grazie ai nostri padri e madri, nonni e nonne, avete il diritto di parola, ma non avete il diritto di avere qualcuno che vi stia ad ascoltare“.

«Benvenuti in mare aperto.
Cari populisti, lo avete capito. La festa è finita.
Per troppo tempo avete tirato la corda dei nostri sentimenti. L’avete tesa troppo, e si è spezzata. Per anni avete rovesciato bugie e odio su noi e i nostri concittadini: avete unito verità e menzogne, rappresentando il loro mondo nel modo che più vi faceva comodo. Avete approfittato della nostra buona fede, delle nostre paure e difficoltà per rapire la nostra attenzione. Avete scelto di affogare i vostri contenuti politici sotto un oceano di comunicazione vuota. Di quei contenuti non è rimasto più nulla. [«grazie ai nostri padri e nonni avete il diritto di parola ma non il diritto di essere ascoltati»]
Per troppo tempo vi abbiamo lasciato fare.
Per troppo tempo avete ridicolizzato argomenti serissimi per proteggervi buttando tutto in caciara.
Per troppo tempo avete spinto i vostri più fedeli seguaci a insultare e distruggere la vita delle persone sulla rete.
Per troppo tempo vi abbiamo lasciato campo libero, perché eravamo stupiti, storditi, inorriditi da quanto in basso poteste arrivare
Adesso ci avete risvegliato. E siete gli unici a dover avere paura. Siamo scesi in una piazza, ci siamo guardati negli occhi, ci siamo contati. E’ stata energia pura. Lo sapete cosa abbiamo capito? Che basta guardarsi attorno per scoprire che siamo tanti, e molto più forti di voi.
Siamo un popolo di persone normali, di tutte le età: amiamo le nostre case e le nostre famiglie, cerchiamo di impegnarci nel nostro lavoro, nel volontariato, nello sport, nel tempo libero. Mettiamo passione nell’aiutare gli altri, quando e come possiamo. Amiamo le cose divertenti, la bellezza, la non violenza (verbale e fisica), la creatività, l’ascolto.
Crediamo ancora nella politica e nei politici con la P maiuscola. In quelli che pur sbagliando ci provano, che pensano al proprio interesse personale solo dopo aver pensato a quello di tutti gli altri. Sono rimasti in pochi, ma ci sono. E torneremo a dargli coraggio, dicendogli grazie
Non c’è niente da cui ci dovete liberare, siamo noi che dobbiamo liberarci della vostra onnipresenza opprimente, a partire dalla rete. E lo stiamo già facendo. Perché grazie ai nostri padri e nonni avete il diritto di parola, ma non avete il diritto di avere qualcuno che vi stia ad ascoltare.
Siamo già centinaia di migliaia, e siamo pronti a dirvi basta. Lo faremo nelle nostre case, nelle nostre piazze, e sui social network. Condivideremo questo messaggio fino a farvi venire il mal di mare. Perché siamo le persone che si sacrificheranno per convincere i nostri vicini, i parenti, gli amici, i conoscenti che per troppo tempo gli avete mentito. E state certi che li convinceremo.
Vi siete spinti troppo lontani dalle vostre acque torbide e dal vostro porto sicuro. Noi siamo sardine libere, e adesso ci troverete ovunque. Benvenuti in mare aperto.
“E’ chiaro che il pensiero dà fastidio, anche se chi pensa è muto come un pesce. Anzi, è un pesce. E come pesce è difficile da bloccare, perché lo protegge il mare. Com’è profondo il mare”.
Firmato “6000 sardine”»

I "DIECI COMANDAMENTI" DELLE SARDINE
1. I numeri valgono più della propaganda e delle fake news;
2. E’ possibile cambiare l’inerzia di una retorica populista. Come? Utilizzando arte, bellezza, non violenza, creatività e ascolto; 
3. La testa viene prima della pancia, o meglio, le emozioni vanno allineate al pensiero critico;
4. Le persone vengono prima degli account social. Perché? Perché sappiamo di essere persone reali, con facoltà di pensiero e azione. La piazza è parte del mondo reale ed è lì che vogliamo tornare;
5. Protagonista è la piazza, non gli organizzatori. Crediamo nella partecipazione;
6. Nessuna bandiera, nessun insulto, nessuna violenza. Siamo inclusivi;
7. Non siamo soli, ma parte di relazioni umane;
8. Siamo vulnerabili e accettiamo la commozione nello spettro delle emozioni possibili, nonché necessarie. Siamo empatici;
9. Le azioni mosse da interessi sono rispettabili, quelle fondate su gratuità e generosità degne di ammirazione. Riconoscere negli occhi degli altri, in una piazza, i propri valori, è un fatto intimo ma rivoluzionario;
10. Se cambio io, non per questo cambia il mondo, ma qualcosa comincia a cambiare. Occorrono speranza e coraggio.
La presentazione dei 10 "comandamenti" è accompagnata da questo testo:
Sarà una festa, oggi. Sarà un segnale. Sarà Piazza San Giovanni. Perché sei scesa in piazza? Perché ho trovato finalmente delle persone come me. Corpi reali, cervelli pensanti, anime accoglienti. A contarle quasi non ci riesci per quante sono. Ma CONTARE è anche il loro desiderio: contare nella collettività, nella fiducia l’una sull’altra. Vogliamo darci da fare anche in un altro modo, dare voce e sostegno ai tanti progetti sociali che da tempo nuotano nella nostra stessa direzione. Ce ne occuperemo con cura, partendo da ora con questo primo progetto. La ricetta è sempre la stessa: crea la tua sardina e scendi in piazza per difendere i valori di democrazia e uguaglianza! Unisciti a banco! Unisciti alla più grande rivoluzione ittica d’Italia! C’è chi critica le sardine per la loro mancanza di “contenu - ti”. Le sardine ascoltano sorprese. Ricordano piazze vuote. Ora le vedono piene. Piene di persone in carne e ossa. Sono stati giorni bellissimi. Mai avremmo pensato di scatenare questa ondata di follia creativa, di ricevere 50 foto di sardine al giorno, di essere intervistati da tutti i giornali. (...) Vorremmo che fosse chiaro che non l’abbiamo fatto per noi, ma per tutti, e soprattutto per quella parte di Paese che ogni giorno oltre a lavorare presta il proprio tempo all’associa - zionismo, al volontariato e alla cura del territorio. Ogni giorno i vostri spunti ci sono stati d’aiuto per aggiungere dei pezzetti a quello che succederà. Sarà un evento di tutti, creato da una comunità che si è appena conosciuta, ma che potrà fare grandi cose insieme.
E ancora:
Non è più il tempo di stare a guardare. Di lamentarsi e di criticare. Non è più il tempo di dividersi. Oggi possiamo iniziare a scrivere una nuova storia. Oggi il nostro compito è incrinare poco a poco una triste epoca populista durata troppo a lungo. Serviranno gli anziani, gli insegnanti, i liceali. Le famiglie e i lavoratori. Gli educatori, il mondo del volontariato, chi fa politica. Gli studenti fuori sede e chi vive in provincia. Nella nostra regione abbiamo fatto miracoli. Facciamone un altro. A un mese dalla piazza di Bologna, le sardine di tutt’Italia si incontrano a Roma. La piazza ci aspetta. E ci spetta!


I 6 punti programmatici delle Sardine

1. Chi è eletto faccia politica nelle sedi proprie e non stia sempre in campagna elettorale
2. Chi è ministro comunichi solo per canali istituzionali
3. Vogliamo trasparenza dell’uso che la politica fa dei social network.

4. La stampa deve tradurre le informazioni in messaggi fedeli ai fatti
5. La violenza deve essere esclusa dalla politica nei toni e nei contenuti e quella verbale sia equiparata a quella fisica
6. Abrogare il decreto sicurezza.

mercoledì 25 dicembre 2019


La nuova voglia di idealismo

di Dacia Maraini - Corriere della Sera, 23 dicembre 2019

Oggi la novità del movimento delle Sardine ricorda alla lontana le parole di un pastore povero che a piedi nudi portava a pascolare le pecore

Mi capita di scrivere queste poche righe proprio sotto Natale. Un giorno in cui si festeggia la nascita di un bambino straordinario che ha cambiato le sorti di una grande parte del mondo. Un giovane uomo che ha riformato la severa e vendicativa religione dei padri, introducendo per la prima volta nella cultura monoteista il concetto del perdono, del rispetto per le donne, il rifiuto della schiavitù e della guerra.
In nome di Cristo sono state fatte delle orribili nefandezze. La scissione fra etica e politica è accaduta nel momento in cui la Chiesa, da idealistica e innovativa forza rivoluzionaria si è trasformata in un impero che ha subito costruito il suo esercito, le sue prigioni, i suoi tribunali, la sua pena di morte. Ma molti, proprio dentro la Chiesa, hanno rifiutato i principi del vecchio Testamento, il suo concetto di giustizia come vendetta (occhio per occhio, dente per dente), la sua profonda misoginia, l’intolleranza e la passione per la guerra. Oggi la novità del movimento delle Sardine ricorda alla lontana le parole di un pastore povero che a piedi nudi portava a pascolare le pecore. I movimenti che abbiamo conosciuto finora, perfino il grande Sessantotto, usavano le parole Lotta, Guerra, Appropriazione, Distruzione, Nemico da abbattere, ecc. Mentre le piccole sardine , (che spero tanto non si facciano trasformare dai media in tonni pronti per la mattanza), rifiutano l’insulto e l’aggressività. Non pretendono di cambiare il mondo, ma di introdurre in una società sfiduciata e cinica, una nuova voglia di idealismo. Non hanno sbagliato simbolo secondo me, perché la sardina da sola non esiste, ma in una massa di corpi volanti, aiuta il mare a compiere i suoi cicli vitali. Inoltre possiamo dire che la sardina è ormai il solo pesce che non provenga da allevamenti intensivi, non si nutre di farine sintetiche, e non viene rimpinzata di antibiotici. Il fatto che riescano a smuovere tante persone, soprattutto giovani, è segno di una richiesta di nuove idealità, ovvero fiducia nel futuro, progetti comuni, spirito di solidarietà e collaborazione. Certuni li ridicolizzano, ma non si accorgono che fanno del male prima di tutto a se stessi. Con il sarcasmo perpetuano il vizio tutto italiano di disprezzare tutto ciò che è comunitario, di sentirsi superiore a ogni manifestazione di indignazione civica, di criticare tutto e tutti in nome di una conoscenza del mondo più antica e superiore.
23 dicembre 2019, 19:38 - modifica il 23 dicembre 2019 | 19:38

Sardine, cosa non va nel programma

di Barbara Spinelli
«Il Fatto Quotidiano», 17 dicembre 2019

Sabato a San Giovanni le Sardine hanno annunciato il loro programma, non economico né sociale, ma incentrato quasi interamente sulla comunicazione e sull’uso nonché controllo dei social network.
Essendomi occupata di questo tema nella scorsa legislatura europea, come relatore della risoluzione dell’aprile 2018 sul pluralismo e la libertà dei media nell’Unione europea, non posso fare a meno di esprimere disagio. Ricordo che le principali obiezioni a una piena libertà dei media e a un più scrupoloso rispetto del diritto internazionale sono venute – durante i negoziati che ho condotto con i vari gruppi del Parlamento prima che la relazione venisse adottata – dal Partito popolare, dai Conservatori e da buona parte dei Socialisti e dei Liberali. Le obiezioni non mi hanno permesso, tra l’altro, di mantenere nella sua integralità il paragrafo sul reato di diffamazione, di cui chiedevo la depenalizzazione.
Meglio dunque i silenzi e il vuoto di messaggio delle prime manifestazioni di piazza che la nuova Costituzione distopica “pretesa” dalle Sardine (ma da chi, fra le Sardine?) nei 6 punti indicati a San Giovanni. Eccoli elencati, in ordine di gravità. Il numero 5 (“La violenza verbale venga equiparata a quella fisica”) non resisterebbe al giudizio di nessuna Corte: internazionale (Onu), europea o nazionale. Da anni – e soprattutto dall’inizio delle guerre contro il terrorismo – le Corti discutono e sentenziano su quale violenza sia condannabile, nei media offline e online: i verdetti invariabilmente e puntigliosamente separano la violenza verbale da quella fisica, pur fissando alcuni paletti molto ben definiti alla violenza verbale (in sostanza: la violenza che prelude inequivocabilmente a IMMINENTI violenze fisiche). L’equiparazione è un temibile novum giuridico, da evitare a tutti i costi e in tutte le sedi. Il reato di diffamazione, criticato da diverse Corti europee e internazionali che raccomandano di sostituirlo con l’imputazione di illecito amministrativo, viene rafforzato.
I numeri 3 e 4 promettono male, contaminati come sono, e forzatamente, dal numero 5 che introduce il novum giuridico sulla violenza. Il numero 3 pretende “trasparenza nell’uso che la politica fa dei social network”. Il numero 4 pretende che “il mondo dell’informazione traduca tutto questo nostro sforzo in messaggi fedeli ai fatti”. Si profila l’aspirazione a un vasto controllo/soppressione dei media e dei loro contenuti, soprattutto online. Tutto quello che viene ritenuto violento (da chi? Da quale istanza?) è passibile di azioni che limitano la libertà di diffondere e ricevere informazioni. Il numero 6 pretende l’abrogazione dei decreti Sicurezza. È l’unico punto veramente sensato, ma se la pretesa sulla violenza contenuta nel numero 5 (applicata in vari ambiti: media online e offline, manifestazioni pubbliche etc.) viene inserita nei decreti riscritti, è meglio forse tenersi quelli di Salvini.
Il numero 2 (“Chiunque ricopra la carica di ministro comunichi solamente nei canali istituzionali”) blinda le oligarchie e non le obbliga, come invece queste dovrebbero, a comunicare tous azimuts, anziché solo nei canali istituzionali. La comunicazione limitata le protegge da ogni sorta di attacco esterno, rinchiudendole in un recinto separato.
Il numero 1 recita: “Chi è stato eletto vada nelle sedi istituzionali a lavorare”. È immaginabile che si faccia qui riferimento alle attività non istituzionali di Salvini ministro dell’Interno. Ma la pretesa viene generalizzata e ha un suono inquietante, soprattutto se legata al numero 2.
© Editoriale Il Fatto S.p. A.

I 6 punti del programma delle sardine

1. "Pretendiamo che chi è stato eletto vada nelle sedi istituzionali a fare politica invece che fare campagna elettorale permanente".
2. "Pretendiamo che chiunque ricopra la carica di ministro comunichi solamente su canali istituzionali".
3. "Pretendiamo trasparenza nell'uso che la politica fa dei social network".
4. "Pretendiamo che il mondo dell'informazione protegga, difenda e si avvicini il più possibile alla verità".
5. "Pretendiamo che la violenza, in ogni sua forma, venga esclusa dai toni e dai contenuti della politica".
6. "Chiediamo alla politica di rivedere il concetto di sicurezza e, per questo, di abrogare i decreti sicurezza attualmente vigenti".