NO!!!
LEGGE-BAVAGLIO
NO, D'Alema! Proprio a te dico, D'Alema. NO, collaboratori del PD, proprio a voi dico.
AHIMSA. Parola sanscrita che ho imparato da Gandhi. Vuol dire "innocenza" e "non violenza","impegno a non nuocere ad alcun essere vivente". AHIMSA. I miei obiettivi sono la ricerca, la conoscenza, la comunicazione e la condivisione di emozioni, idee, informazioni con altre "persone che cercano". L'altro mio blog è CONVIVIUM, il posto del banchetto.
MESSAGGERO DI MORTE
Quando compare Elio Vito, ministro per le relazioni con il Parlamento, si sa con certezza che sta per comunicare l'ennesimo voto di fiducia. Senza bisogno di vaticini o di elucubrazioni. Lui è là, non so se imbarazzato dalla sua funzione di messaggero di morte su incarico del suo governo, anzi del capo del governo. La morte lenta ma inesorabile della funzione legislativa dei nostri rappresentanti, nominati dai partiti certo, ma comunque eletti.
Un paio di minuti fa il ministro Vito ha comunicato che il governo l'ha incaricato di porre il voto di fiducia per il DDL sulle intercettazioni. Mi sento sola. Quanti cittadini elettori e cittadine elettrici stanno seguendo questa ennesima tragica seduta del Senato della "nostra" Repubblica?
Citizen Berlusconi (il presidente e la stampa) è un documentario del 2003, diretto da Andrea Cairola e Susan Gray.
Questo documento è stato trasmesso per la prima volta il 21 agosto 2003 nel corso del programma Wide Angle di Thirteen/Wnet New York, la maggior emittente della TV pubblica americana PBS.
Come si nasconde una notizia : i TG italiani
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Ne ha fatta di strada il cittadino Berlusconi dal lontano 2003. Oggi ha il lodo Alfano e, fra poco, grandi limitazioni per le indagini della magistratura con la legge contro le intercettazioni e la libertà di stampa, legge non ancora approvata, ma non ci sono dubbi. Lui dice che il popolo italiano è tutto con lui, anzi no, il 72% (come da sondaggio su approvazione B.)? anzi no, il 35% (voti ricevuti dal PdL alle europee intese come referendum per B.).
Come fa il 72% a essere uguale al 100% e come fa il 35% del 61% (votanti europee) a essere uguale al 72%?
Corrono veloci questi giorni e ancor più veloci le vicende che andiamo scoprendo. Non tutti, però. I fruitori del TG1 e altri TG del genere come unico mezzo di informazione non hanno ancora scoperto niente. Beati loro e la loro innocenza. Lo dico con ironia bonaria nei loro confronti ma con rabbia nei confronti del neodirettore del TG1 Minzolini. L'informazione ricavata dalla stampa a dalle rete mi ha dato un'idea precisa del lavoro di quest'ultimo e del diritto che si è arrogato di decidere che cosa i cittadini devono o non sapere, nonostante paghino la tassa denominata "canone". Io difendo le persone che non sanno nemmeno di essere defraudate del loro diritto a un'informazione completa.
Per l'uomo Berlusconi provo compassione, penso che stia soffrendo, anche se il suo modo di reagire mi sembra sconveniente: silenzi, battute fuori luogo, aggressività incontrollata. Per la sua politica, le sue incoerenze, il suo essere di cattivo esempio e, in una parola, per la sua ybris provo avversione. La storia del cittadino Berlusconi, dal primo decreto Mammì in era caxiana (1984) a oggi, si è sviluppata soprattutto in spregio alla giustizia e a vari principi costituzionali. Ma mi sono sempre presenti le responsabilità di tutti coloro che hanno reso possibile la vicenda politica berlusconiana, le responsabilità di ogni elettrice ed elettore, le responsabiltà di uomini e donne di potere, le responsabilità di rappresentanti del popolo che si sono messi al suo servizio.
Furio Colombo parla dell'ultimo Parlamento italiano riferendosi alle votazioni sul decreto per l'Abruzzo. Ho seguito con crescente infelicità la discussione (?) alla Camera, emendamento dopo emendamento, bocciatura dopo bocciatura, così, inesorabilmente, come fosse un dovere indiscutibile, anche quando si travva di proposte minime e di assoluta ragionevolezza. Non c'era da aspettare il responso della votazione: gli emendamenti dell'opposizione dovevano essere bocciati, tutti (o quasi, non so, non sono stata attenta al 100%). Colombo riferisce con precisione lo svolgimento di quest'ultima (in ordine cronologico) vicenda parlamentare. Eppure nulla può sostituire l'esperienza diretta, sia pure per radio.
"La vergogna era questa: la legge in discussione era per “Gli interventi urgenti in Abruzzo” e mancava di tutto. Mancava di soldi, di progetti, di idee, aveva saltato interi settori di attività essenziale (le scuole) e interi blocchi di cittadini, i cosiddetti proprietari di “seconde case” che non saranno ricostruite benché siano al secondo e al quarto piano dell’edificio la cui ricostruzione è teoricamente prevista. Non fissava date e non garantiva scadenze.
Tutta l’opposizione (Pd, Italia dei valori, Udc) si è impegnata, emendamento dopo emendamento, a riempire le inaccettabili omissioni, le inspiegabili incompetenze, a correggere l’ovvia e offensiva inutilità della legge. Lo spettacolo triste, durato per tre giorni, è stato il silenzio disciplinato della maggioranza di governo, uomini e donne solitamente vivi e aggressivi ridotti a una assemblea ottusa che non ascolta, non vede, non decide. Ha già deciso il governo. E così, come se questo fosse l’ultimo Parlamento, come se nessuno di questi parlamentari avesse un dopo in cui rendere conto e un elettorato che vorrà sapere, ogni emendamento dell’opposizione, per quanto utile e necessario è stato respinto, anche se diceva che non c’è più università, che è urgente ricostruire la Casa dello studente, che l’ospedale va rimesso in grado di funzionare, che dopo un simile terremoto è assurdo e impossibile distinguere fra prime e seconde case, che i soldi non bastano per cominciare, che occorrono date certe della ricostruzione, fasi realistiche, dati veri, sia per buona organizzazione sia per dare speranza. Lo spettacolo di ciò che è accaduto dentro Montecitorio, mentre fuori una folla di cittadini normali e per bene, ècostretta a gridare la sua indignazione, era anche più desolante. Una parte sorda, cieca e muta del Parlamento taceva, evitava ogni confronto, si auto-proibiva qualunque discussione, respingeva in silenzio anche le proposte ispirate a esperienza, mitezza, buon senso. Il governo dello spettacolo aveva già fatto la sua tournée all’Aquila. Sta preparando, a carico dei disperati cittadini dell’Aquila il nuovo mega-spettacolo del G8. I parlamentari del partito di governo sono stati declassati a loggione. Tacciano, ignorino, lascino lavorare chi sa fare spettacolo. L’ultimo Parlamento ha abbassato la testa in segno di umile assenso. Per fortuna non tanti nell’opposizione pensano ancora che sia estremista dire «no». In tanti si rendono conto, finalmente, che «no» è l’unica risposta possibile."
Eugenio Scalfari, invece, parla della Suburra, appunto, ma non ha sottolineato abbastanza il ruolo dei comprimari, dei sostenitori, dei collaboratori, tutti volenterosi e tetragoni nel sottomettersi ed eseguire le volontà del capo, fino al ridicolo che segna il punto massimo di certe tragedie politiche. Cita la difesa messa in atto da Deborah Bergamini, la dirigente licenziata dalla RAI, poco leale ma anche poco informate dei fatti storici a cui con comica prosopopea si appoggia (Il Cavaliere, moderno Catilina e le persecuzioni dei riformatori. Pubblicato il 18 giugno 2009 - Corriere della Sera. Autore: Bergamini Deborah).
Un esempio la Deborah Bergamini , quella che fa dire a ragione: " La vendetta di Deborah Bergamini che dalla Rai è finita in parlamento: è suo l'emendamento che prevede il carcere per i giornalisti che rivelino intercettazioni telefoniche da distruggere." QUI . Ed è solo una tra tanti, molti, troppi.
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Un premier sotto ricatto e una suburra di Stato di Eugenio Scalfari, Repubblica, 21 giugno 2009
The Global Elite da Newsweek
Chi manca?
Vedo con piacere il Dalai Lama e Obama, riconosco che Hu Jintao è un potentissimo e Nicolas Sarkozy si pè distinto in questo semestre europeo, ma sono perplessa. Comunque un interessante repertorio di nomi a cui corrispondono persone tra le più diverse. Manca il nostro leader maximo, quello di Palazzo Chigi, ma per fortuna non manca l'altro, quello che regna in Vaticano. E meno male, però: "meno male che lui non c'è". Penso con angoscia a come si sarebbe vantato "lui che meno male che c'è" di "esserci" in una classifica che pure, in fondo, lascia il tempo che trova. Mamma, quanto mi sento cattiva! Aspetto di leggere i criteri con cui è stata stilata per capirci qualcosa di più.
1: Barack Obama - 2: Hu Jintao - 3: Nicolas Sarkozy - 4-5-6: Economic Triumvirate - 7: Gordon Brown - 8: Angela Merkel - 9: Vladimir Putin - 10: Abdullah bin Abdulaziz Al-Saud - 11: Ayatollah Ali Khamenei - 12: Kim Jong Il - 13-14: The Clintons - 15: Timothy Geithner - 16: Gen. David Petraeus - 17: Sonia Gandhi - 18: Luiz Inácio Lula da Silva - 19: Warren Buffett - 20: Gen. Ashfaq Parvez Kayani - 21: Nuri al-Maliki - 22-23: The Philanthropists - 24: Nancy Pelosi - 25: Khalifa bin Zayed Al Nahyan - 26: Mike Duke - 27: Rahm Emanuel - 28: Eric Schmidt - 29: Jamie Dimon - 30-31: Friends of Barack - 32: Dominique Strauss-Kahn - 33: Rex Tillerson - 34: Steve Jobs - 35: John Lasseter - 36: Michael Bloomberg - 37: Pope Benedict XVI - 38: Katsuaki Watanabe - 39: Rupert Murdoch - 40: Jeff Bezos - 41: Shahrukh Khan - 42: Osama bin Laden - 43: Hassan Nasrallah - 44: Dr. Margaret Chan - 45: Carlos Slim Helú - 46: The Dalai Lama - 47: Oprah Winfrey - 48: Amr Khaled - 49: E. A. Adeboye - 50: Jim Rogers . Newsweek, 20 dicembre 2008: QUI .
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VOGLIO ESSERE INTERCETTATA!
Riprendo qui un discorso, già fatto nel post precedente, sulla limitazione delle intercettazioni pretesa dal lider maximo e dalle menzogne che lo stesso dice per sostenere tale pretesa. Riporto per la seconda volta un articolo prubblicato da La Stampa di oggi.
Macché privacy di BRUNO TINTI
Ormai è un riflesso pavloviano: si apre un’indagine su qualche esponente politico e parte la campagna antintercettazioni. ...
La Stampa, 23 dicembre 2008: QUI - Ahimsa: qui .
Lo stile Di Pietro
Intercettazioni, la sfida di Di Pietro
"Io e mio figlio? Nulla da temere"
La Repubblica, 23 dicembre 2008
Il berlusconismo nella conferenza stampa 2008
Pagina di diario con alcune cose che ho notato con stupore e spavento. Dichiarazioni virgolettate prese da giornali online, qualche commento esperto, qualche commento mio. Sono passaggi di cui voglio serbare il ricordo. Ho notato in tutta la conferenza, seguita in diretta, che ogni domanda, compresa quella della giornalista dell'Unità, si è trasformata in battuta d'appoggio all'esposizione del pensiero berlusconista, tra forti riverberi piduisti e irrefrenabili autocratismi tipici del personaggio. Lui parla da padrone, considera le elezioni democratiche una investitura feudale che ogni atto di potere consente, dimentica che la nostra è una democrazia parlamentare (meno male che Bossi c'è, e Fini anche...) Ben venga il parlar chiaro, però, almeno nessuno potrà dire che non sapeva, che non aveva capito, che era distratto.
Presidenzialismo/cesarismo
«Sono convinto che il presidenzialismo sia la formula costituzionale che può portare il migliore risultato per il governo del Paese: sono assolutamente convinto che l'architettura costituzionale attuale ci pone dietro gli altri Paesi perché non conferisce i poteri necessari al premier per essere incisivo. Auspico che nel corso della legislatura ci sia un ampio dibattito, spero condiviso da maggioranza e opposizione e forte dell'opinione popolare, per arrivare a una riforma presidenzialista», Silvio Berlusconi, conferenza stampa 20 dicembre 2008
L'ossessione del Cavaliere tra statue, cipressi e fontane
di FILIPPO CECCARELLI
E' una monarchia presidenziale, prima che una Repubblica, quella che Silvio Berlusconi ha delineato al termine dell'interminabile conferenza stampa di fine anno. Un principato elettivo, ha lasciato capire l'aspirante unico sventolando un paio di volte il 72 per cento dei consensi di cui già disporrebbe
O meglio, considerata la necessaria unanimità che pure ha voluto evocare, si tratterebbe di una signoria plebiscitaria: questo è l'esito dichiarato del prossimo quadriennio che del resto era ben inscritto, visioni e simboli, nella maestosa ambientazione di villa Madama, fra statue, cipressi, fontane e amorini, scenografia affidata a Raffaello Sanzio, Sangallo, Giulio
Romano e Baldassarre Peruzzi, oltre s'intende al fidatissimo Gasparotti, regista d'ogni prestazione scenica del Cavaliere.
Certo faceva impressione veder questo imminente (forse) sovrano presidenziale, collocato comunque in quello scenario di magnificenza; e non per accarezzare profezie o indulgere a vetero catastrofismi penitenziali, ma un po' veniva anche da pensare al vecchio Giuseppe Dossetti, il professorino democristiano della Costituente poi divenuto monaco, che nel 1994 fece a tempo a prevedere, "verificandosi certe condizioni oggettive e attraverso una manipolazione mediatica dell'opinione", come il berlusconismo, che traeva origine da "una grande casa economica finanziaria fattasi Signoria politica", ecco, il berlusconismo si sarebbe potuto evolvere per l'appunto "in un principato più o meno illuminato, con coreografia medicea" aggiungeva preziosamente don Pippo Dossetti. ... continua qui .
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Il silenzio delle sentinelle di GIUSEPPE D'AVANZO
Dovremmo aver imparato in questi quindici anni che, nonostante l'abitudine alla menzogna, Berlusconi non nasconde mai i suoi appetiti. Il sermone di fine anno ci ricorda che la sua bulimia non conosce argini.
Vuole il presidenzialismo come il compimento della sua biografia personale. Non si accontenta di avere in pugno due poteri su tre. Dopo aver asservito il Parlamento al governo, pretende ora che evapori l'autonomia della magistratura. Dice che la riforma della giustizia è pronta e sarà battezzata al primo Consiglio dei ministri del 2009. Anticipa quel che ci sarà scritto: i pubblici ministeri se le scordino le indagini. Diventeranno lavoro esclusivo delle polizie subalterne al ministro dell'Interno, quindi affar suo che governa in nome del popolo. I pubblici ministeri, ammonisce, diventeranno soltanto "avvocati dell'accusa". Andranno in aula "con il cappello in mano" davanti al giudice a rappresentare come notai, o come burocrati più o meno sapienti, le ragioni del poliziotto. Dunque, del governo. Con un colpo solo, si liquidano l'eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge (art. 3 della Costituzione, "Tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge"); l'indipendenza della magistratura (art. 104, "La magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere"); l'unicità dell'ordine giudiziario (art. 107, "I magistrati si distinguono fra loro soltanto per diversità di funzioni"); l'obbligatorietà dell'azione penale (art. 112 "Il pubblico ministero ha l'obbligo di esercitare l'azione penale"); la dipendenza della polizia giudiziaria dal pm (art. 109, "L'autorità giudiziaria dispone direttamente della polizia giudiziaria"). ... continua ... La Repubblica, 22 dicembre 2008: QUI .
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Giustizia e Magistratura
«Io ho il 72 per cento del consenso, e questo la dice lunga sulla fiducia che hanno gli italiani di questi magistrati politicizzati».
Il consenso popolare come lavacro d'ogni colpa o responsabilità, come ordalia o giudizio di Dio. Coerente con un'idea barbaricofeudale del potere. E, per giunta, il regime può continuare ad avere una parvenza di democrazia.
«Quando abbiamo deciso di inserire nelle liste elettorali delle persone su cui esistevano indagini o procedimenti della magistratura lo abbiamo fatto sempre a ragion veduta. Cioè ascoltando e conoscendo queste persone».
Sul leader maximo l'assoluzione discende dal giudizio del popolo/Dio, sui leader minori discende dal leader maximo in grazia del suo ascolto e della conoscenza che lui ha delle persone. Coerente con un'idea personalistica, egotista, autoritaria del potere. Ma è pur sempre una democrazia, visto che il leader maximo ha il 72% del consenso popolare. Logica e coerenza intaccabili, se non si ha il lume della ragione o si arretra nel tempo per sprofondare nell'arbitrio dei sovrani assoluti. Complimenti, mister Berlusconi! Complimenti a lei e al suo popolo sovrano così avveduto nell'affidarle i tre poteri dello Stato tutti insieme. E vada pure al diavolo quel Montesquieu, illuminista e relativista, che strologava di divisione e controllo vicendevole dei poteri!
«Al primo Consiglio dei ministri di gennaio porteremo la riforma della giustizia che poi andrà in Parlamento e lì ascolteremo le suggestioni di chi, anche dell'opposizione, vorrà darci suggerimenti. Fulcro della riforma sarà la separazione degli ordini, con un avvocato dell'accusa che avrà nei confronti dei giudici gli stessi doveri e diritti degli avvocati».
Intercettazioni: limitazione della lotta alla corruzione
«La situazione delle intercettazioni è inaccettabile. Devono essere fatte solo per i reati più gravi». «In Parlamento in un emendamento è stata inserita la possibilità di fare intercettazioni anche nelle indagini su reati contro la Pubblica amministrazione. Un disegno di legge così fatto, sul quale mi sono detto subito insoddisfatto, non cambierebbe di molto una situazione inaccettabile. I cittadini non devono essere intercettati rispettando il loro diritto alla privacy. Ho la certezza che questo mio convincimento sia condiviso da tutta la maggioranza».
Le intercettazioni e le menzogne sulla privacy dei cittadini
23 dicembre 2008
Lascio la parola a un articolo che tratta l'argomento con una competenza superiore alla mia.
Macché privacy di BRUNO TINTI
Ormai è un riflesso pavloviano: si apre un’indagine su qualche esponente politico e parte la campagna antintercettazioni.
Che vanno abolite o al massimo consentite solo per reati di terrorismo e mafia; concesse solo da un collegio di tre (al momento ma non si sa mai, magari cinque o forse sette sarebbe meglio) giudici che possano valutare con imparzialità la richiesta del PM, che non sia persecutoria; e che assolutamente non finiscano sui giornali, nemmeno quando siano diventate pubbliche e ne sia legittima la conoscenza.
La novità di questi giorni è che la linea dura, anzi durissima, è sostenuta solo dal Presidente del Consiglio, che in effetti di queste cose se ne intende; i suoi alleati (e anche l’opposizione) qualche distinguo sui reati per i quali le intercettazioni possono essere consentite lo propongono. Ancora una volta, nessuno si chiede quali sono i veri motivi per i quali ai politici viene la schiuma alla bocca quando si parla di intercettazioni. Nessuno ha sostenuto che le intercettazioni non servono per scoprire i reati. Ed è ovvio: si tratta dell’unico strumento di indagine possibile quando vi è una convergenza di interessi tra il cittadino (che corrompe) e il politico (che si fa corrompere), sicché confidare nel pentimento dell’uno o dell’altro è come credere a Babbo Natale. Durante l'estate hanno raccontato la storiella dell’eccessivo costo e dell’eccessivo numero delle intercettazioni. Ma si trattava di informazioni false: i 300 milioni (su 7 miliardi del bilancio della Giustizia) comprendevano le somme pagate ai periti e consulenti del PM, per le missioni della polizia giudiziaria, le trascrizioni degli interrogatori e via dicendo. E comunque, se le intercettazioni si pagano troppo, è colpa del legislatore che non prevede per i gestori telefonici il solo rimborso del costo sostenuto. Quanto al numero, è stato necessario informare il ministro della Giustizia che le persone intercettate sono poche centinaia e non migliaia. Alla fine si sono attestati sulla linea della riservatezza violata: non è giusto che, per scoprire qualche reato in più, venga violata la privacy dei cittadini italiani. E questa, al momento, è la tesi prevalente.
Anche questa tesi è falsa. La privacy dei cittadini italiani non corre alcun rischio. Prima di tutto per la maggior parte dei reati le intercettazioni non sono possibili oppure non sono utili; chi ruba al supermercato, chi picchia la moglie, chi lascia la macchina in sosta con il tagliando falsificato non viene intercettato. E poi l’interesse a rendere note le intercettazioni che riguardano il comune cittadino è pari a zero. Non si spreca spazio e carta per raccontare i fatti di una persona qualunque. La «privacy violata» è quella di un paio di migliaia di politici. E allora chiediamoci: sapere che qualche politico appoggia qualche banchiere, che qualche amministratore pubblico favorisce qualche imprenditore, che qualche dirigente pubblico deve la sua nomina all’amicizia di qualche ministro; non è necessario in uno Stato democratico? E, attenzione, saperlo oggi, quando il fatto risulta dalle stesse parole dei protagonisti, e non fra 10 anni, quando ci sarà la sentenza di prescrizione della Corte di Cassazione e il colpevole (prescritto) potrà consegnare ai giornali la sua proterva dichiarazione di innocenza «finalmente» accertata. Ma chiediamoci anche: se si trattasse di fatti che non costituiscono reato e che però danno la misura della statura etica e politica di chi appartiene alla classe dirigente, non sarebbe bene conoscerli? Io facevo il Procuratore della Repubblica; se si fossero intercettate mie telefonate con qualche mafioso che mi invitava con regolarità nella sua riserva di caccia e che mi ospitava a casa sua, non avreste voluto saperlo? Non avreste voluto sapere che tipo era quel magistrato che aveva il potere di avviare un processo nei vostri confronti? E non è, allo stesso modo, necessario che i cittadini sappiano che razza di gente li governa?
E infine. Se anche la risposta a queste domande fosse: no, non è necessario, anzi non è giusto; davvero pensate che la tutela di questa presunta privacy valga la certezza dell’impunità per i reati commessi abitualmente da una classe politica per cui etica e legge sono solo fastidiose astrazioni?
La Stampa, 23 dicembre 2008: QUI .
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Disuguaglianza sociale
Scelta riformista o cesarismo autoritario
di EUGENIO SCALFARI
... "Disuguaglianza sociale. Il dramma che l'Italia oggi sta vivendo è contenuto in queste due parole. Disuguaglianza sociale. È questa la grande, moderna questione che si pone oggi di fronte a noi. Colpevole non vedere, non rendersene conto. Imperdonabile non sentire bruciante sulla nostra pelle, per le nostre coscienze, il dovere di offrire risposte a questa realtà".
Le cronache dei giornali di ieri non riportano queste parole o ne fanno un cenno distratto, eppure esse aprono la relazione di Veltroni all'assise del Partito democratico e il fatto che non si tratti d'uno slogan ma di una drammatica constatazione è documentato da un lungo elenco di cifre e di situazioni che occupano la prima parte del discorso del segretario del Pd.
Sono cifre e situazioni che conosciamo, che provengono da fonti ufficiali e che non raccontano soltanto quanto avviene in Italia ma in tutto l'Occidente e in tutto il pianeta. La settimana scorsa citammo il pensiero di Joseph Stiglitz, premio Nobel dell'economia che individuava anche lui nella distribuzione malformata della ricchezza la piaga del mondo intero. ... continua qui .
Conferenza stampa Berlusconi 2008
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22 dicembre 2008
Improvvisazione al potere di TITO BOERI