venerdì 14 marzo 2003

Il Dalai Lama e il popolo Tibetano sono la prova vivente della possibilità di una lotta non violenta, tenace, e, si spera, efficace. La motivazione del premio Nobel per la Pace sottolineava il fatto che il Dalai Lama, nella sua lotta per la liberazione del Tibet, si era decisamente opposto all’uso della violenza. Il Dalai Lama continua a propugnare soluzioni pacifiche basate sulla tolleranza e il mutuo rispetto allo scopo di preservare la storia e la cultura del suo popolo. Si può obiettare che nulla è stato ottenuto finora da parte dei Cinesi invasori. Dopo le immani violenze, tipiche dei genocidi, ora il governo cinese continua il suo programma di annullamento della cultura tibetana. Forse che il conflitto arabo-israeliano con i suoi massacri ha portato a qualche risultato nello stesso lasso di tempo? La stessa cosa si può dire per molti altri conflitti, come quello dei Kurdi che giustamente aspirano il proprio territorio.

La consapevolezza e il senso di responsabilità, però, sono aumentati nel mondo, come hanno dimostrato milioni e milioni di cittadini tesi a "prevenire" lo scoppio di una guerra funesta. A questo proposito, qualche giorno fa, il Dalai Lama ha detto una cosa molto interessante:

"Oggi, il mondo è così piccolo e così interdipendente che il concetto di guerra è diventato anacronistico, un approccio passato di moda. […]

La guerra deve essere relegata nella pattumiera della storia. […]".

Dopo gli orrori del secolo scorso, moltissime donne e uomini stanno maturando o hanno maturato il ripudio della guerra come soluzione dei conflitti, sentono le responsabilità individuali, credono nella possibilità di influire sulle decisioni dei propri governi.

Perché non parlo di Saddam Hussein? Perché da lui non ci si può aspettare altro che crimini.  E ai crimini del passato sta aggiungendo l’ultimo: non abbandona il suo miserabile potere ed è pronto a sacrificare il popolo iracheno ancora una volta, esponendolo a una possibile guerra che verrà combattuta per abbattere il suo regime.

Ma al governo Americano e ai suoi alleati sì che possiamo chiedere di cambiare una strategia terribile e obsoleta.

2 commenti:

  1. E chiedamoglielo allora!...Hai sentito l'ultimo TG? i soldati americani in Arabia sono un pò 'nervosi'..se questa guerra ritarda ancora rischiano di non potersi mettere le tute 'anti-qualcosa' perchè farà troppo caldo...Non se ne può più!!!! notte LUC

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  2. buon giorno, Luc! glielo stiamo chiedendo, Luc. i governi ci sentono, ma quanto ad ascoltarci è un altro discorso. per il momento la furia degli interventisti è stata solo rimandata. sarà fermata del tutto? e se fosse fermata davvero? ciao!

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