lunedì 17 marzo 2003


Guernica

Parole di Pablo Picasso a Colin Powell,

dall'altra parte della tomba

Ariel Dorfman
March 16, 2003

Sì, addirittura qui, qui più che in qualsiasi altro posto

più di prima

noi sappiamo e vediamo ciò che accade

che cosa stai facendo?

al mondo che vi abbiamo lasciato

Che cos’altro c’è da fare col nostro tempo?

Sì, io ero lì, Colin Powell,

per vederti

in piedi di fronte al mio Guernica

una copia, questo è vero,

ma la mia visione, comunque

di ciò che è caduto

su uomini e su donne

e su bambini e su bambini

più di ogni altra cosa su quel bambino

in Guernica in quel giorno nel 1937

dal cielo

Certamente Guernica non era lì.

Loro l’hanno coperta, la nostra Guernica

coperta così che tu potessi parlare.

Lì nel palazzo delle Nazioni Unite a

New York.

Così che tu potessi parlare dell’Iraq.

Così che Guernica non avrebbe potuto infastidirti

Perché avrebbe dovuto infastidirti

disturbarti?

Perché non hai chiesto loro di rimuovere

la copertura?

rivelare

il dipinto?

Perché non hai puntato il dito verso il cavallo

che gridò e morì

che morì e morì ancora e ancora

la donna col bambino, per sempre

morto

nelle sue braccia

il bambino che si rifugia adesso e qui

in quell’oscurità

il bambino che guarda insieme a me

mentre tu, Colin Powell

parli

e parli

e parli ancora

Perché non hai detto, Colin Powell,

che questo orrore fu fatto da quel tiranno.

Perché non hai detto

che questo è già stato fatto e disfatto in Iraq.

Perché non hai detto questo e ciò che questo

uomo vuole fare con

il mondo.

Perché non hai voluto usare Guernica

per dimostrare

ciò che volevi provare?

Eri spaventato dalla madre?

Eri spaventato dall’immagine della

madre

spaventato dall’immagine che veniva

fuori dal dipinto

fuori dall’urlante immagine della

madre

sono quelli che tu bombarderai

da lontano

sono quelli che stai per uccidere

il bambino

no no no

lui è colui che li ucciderà loro

da lontano con le bombe

e noi lontani dai tuoi occhi

e sempre vicini alla morte

noi imprigionati nella morte

Eri spaventato del fatto che

quel cavallo

avrebbe mostrato al mondo il futuro

che sta arrivando

tremila missili cruise nella

prima ora

cadendo su Baghdad

diecimila Guernica

cadendo su Baghdad

dal cielo

nella prima ora

Eri spaventato dalla mia arte

che continua ad accusare

più di 65 anni

più tardi

la storia continua a raccontare

la mia immagine rimane pericolosa

questo dipinto leggero

come l’occhio di qualcuno morto

il mio occhio che ti vede, benché morto

sta attento, attento

attento all’occhio del bambino

nell’oscurità

tu ti dovrai unire a noi

col bambino e me

col cavallo e la madre

qui dall’altra parte

ti unirai a noi allora allora

in un viaggio che tutti faremo

tutti noi

Colin

Colin Powell

e’ per questo che tu avevi

paura di me?

tu devi unirti a noi

e poi un’eternità

guardando

guardando

niente di più che guardando

insieme a noi

e con la morte lontana

non solo dell’Iraq

non solo quei morti

è per quello, tanta paura

di quell’occhio nell’oscurità?

sedendo

i tuoi stessi occhi aperti a

forza

che devono vedere

il mondo che tu hai lasciato

con nient’altro da fare

col nostro tempo

Condannati a guardare ancora

e ancora

dietro di noi

finché non ci saranno più

Guerniche

finché coloro che vivono non capiranno



e solo allora, Colin Powell

solo allora

un mondo senza Guerniche


e allora

solo allora, sì

sì, allora, sì

tu e io

noi possiamo riposare

tu e io

tu e io e il bambino che è morto
















2 commenti:

  1. Sono stata a Guernica e ho visto ciò che è rimasto: quell'albero è ancora lì a parlarci dell'orrore della guerra.

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