lunedì 31 marzo 2003

 AGN central black hole artist conception


Robert Fisk: It was an outrage, an obscenity




It was an outrage, an obscenity. The severed hand


Come tradurre 'outrage'? 'oltraggio'? 'offesa'? ingiuria grave'? 'violenza'? oppure tutte queste cose insieme? e quanto avviene in Iraq risucchia la nostra concentrazione, ma sullo sfondo nelle nostre coscienze tutti i popoli tormentati sono presenti. ma questa guerra in Iraq ha la tragica particolarità di essere la prima guerra scatenata nel quadro della "teoria Bush" della 'guerra preventiva' con tutto ciò che ne consegue. e questo riguarda tutti noi abitanti del pianeta blu, la meravigliosa amata Madre Terra.


on the metal door, the swamp of blood and mud across the road, the human brains inside a garage, the incinerated, skeletal remains of an Iraqi mother and her three small children in their still smouldering car. Two missiles from an American jet killed them all – by my estimate, more than 20 Iraqi civilians, torn to pieces before they could be 'liberated' by the nation that destroyed their lives. Who dares, I ask myself, to call this 'collateral damage'? Abu Taleb Street was packed with pedestrians and motorists when the American pilot approached through the dense sandstorm that covered northern Baghdad in a cloak of red and yellow dust and rain yesterday morning.

domenica 30 marzo 2003

A US Marine doctor comforted an Iraqi girl yesterday in central Iraq after her family, traveling in a car, got caught in a crossfire on the front lines. (Reuters Photo/Damir Sagolj)


    A 6-year-old Iraqi boy injured by shrapnel during fighting near Basra is stitched up by British Royal Air Force Medic Craig Short today.



Potrebbe esserci, forse c’è, tenerezza in queste immagini. Ma la bambina, chissà quanto spaventata, ha appena perso la sua famiglia e non ci saranno più le braccia di sua madre ad accoglierla. Quelle mani guantate di celeste del medico americano, dolci. Un medico inglese cura un bambino che mai avrebbe avuto bisogno di essere ricucito se non avesse incontrato una shrapnel alleata. Le mani guantate del medico, premurose. La bambina tenerissima, il bambino tenerissimo in una bolla di follia. Una follia terribilmente crudele, atroce, intollerabile.


sabato 29 marzo 2003

   L'acqua


...Poi i maestri della pioggia / manderanno il loro alito vaporoso


e da lontano giungeranno fino a noi / grandi nuvole gonfie d'acqua


che coccoleranno il mais: / scenderanno e lo abbracceranno


con la loro acqua fresca / con la loro pioggia viva.


E là dove finisce il loro sentiero / la pioggia sarà come un torrente:


trascinerà sabbia e fango, / laverà le valli delle montagne,


trasporterà i tronchi fino alla pianura. / Scorrerà acqua da tutte le montagne.


I solchi di nostra madre, / la terra,


saranno colmi d'acqua. / La mia preghiera


è che accada così.                                    Preghiera Zuni


UN ALTRO ERRORE?



 


una ambina Irachena ferita al mercato da un missile cruise



dedicata a tutte le bambine e a tutti bambini



IMAGINE



Immagina non ci sia il Paradiso
prova, è facile
Nessun inferno sotto i piedi
Sopra di noi solo il Cielo
Immagina che la gente
viva al presente...

Immagina non ci siano paesi
non è difficile
Niente per cui uccidere e morire
e nessuna religione
Immagina che tutti
vivano la loro vita in pace..

Puoi dire che sono un sognatore
ma non sono il solo

Spero che ti unirai anche tu un giorno
e che il mondo diventi uno...

Immagina un mondo senza possessi
mi chiedo se ci riesci
senza necessità di avidità o rabbia
La fratellanza tra gli uomini
Immagina tutta le gente
condividere il mondo intero...



John Lennon

Saturday, March 29, 2003 | Updated 2:04 p.m. ET



  A man is carried out of Basra, where at least eight civilians have been injured. (AFP)
spacer

705 e già per le mura più chiaro l’incendio / s’ode, più accosto avventan la vampa le fiamme.


Presto, padre mio, dunque: sali sulle mie spalle, / io voglio portarti, né questo sarà fatica per me. […]"


721  Ciò detto, le vaste mie spalle e la schiena, curvandomi, / vesto d’un panno e poi d’una pelle di fulvo leone,


e accolgo il mio carico: la destra il piccolo Iulo / mi stringe, seguendo il padre con dispari passi. […]


Eneide, libro secondo (Enea racconta a Didone la fuga da Troia con il padre Anchise e il figlioletto).


Abbandonare Basra


On the Iraqi side of the canal, the missiles struck two positions manned by the Sadayeen Hussein, the militia holding out in the besieged city.


 



TERROR: Basra residents flee shelling


Allies Try to Weaken Baath Party's Grip


 


 


 Agence France-PresseAn Iraqi man with a child in his arms fled Basra on Saturday


as fighting inside the city between coalition troops and Iraqi forces


  An Iraqi girl leaving Basra with her family. Reports from those fleeing the city are troubling.




HELD AT GUNPOINT: An Iraqi man crouches on the ground yesterday while soldiers question him outside besieged Basra 



fuga dal terrore da NEW YORK TIMES 30 MARZO 2003



ALLE FRONDE DEI SALICI





E come potevamo noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo ?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.





Salvatore Quasimodo


venerdì 28 marzo 2003


Crude, sconvolgenti realtà che rivelano la verità su Bassora



by Robert Fisk



 



Uri Avnery, uno dei membri fondatori di Gush Shalom, nato in Germania nel 1923, immifrato in Palestina nel 1933. Dal 1948, ha difeso l' instaurazione di uno Stato Palestinese a fianco di Israël. [...]
Scrittore e giornalista, Uri Avnery è cronista del quotidiano Ma'ariv dal 1933.



Credo che a URI AVNERY non abbia fatto piacere scrivere il seguente articolo, pubblicato in Italiano in www.Znet.org, ma sono certa che l'abbia fatto nell'interesse di una società mondiale equa e pacifica.



Gush Shalom 22 Marzo 2003
Riso amaro. Quanche riflessione sulla guerra.


[...] Sangue per il petrolio. George Bush è uno sciocco ma quelli dietro di lui sono ben lontani dall'essere stupidi. Sono i baroni del petrolio e i giganti dell'industria militare. Vogliono fare quel che han sempre fatto le grandi potenze: usare il potere militare per acquisire l'egemonia economica. In altri termini: derubare i poveri per arricchirsi ulteriormente.

L'occupazione militare dell'Iraq durerà molti anni ed assicurerà all'America il controllo sia sulle enormi riserve petrolifere irachene che su quelle del mar Caspio e su tutte quelle arabe. Otterrà il controllo dell'economia mondiale ed impedirà la nascita di un blocco economico europeo competitivo ed indipendente. L'America sta combattendo contro l'Europa come contro l'Iraq. Questa è in parte la ragione del malumore europeo.


La Germania. La Germania è contraria alla guerra. Contro qualsiasi guerra. In nessun altro paese la reazione contro la guerra è stata tanto autentica e generata dai più profondi sentimenti delle masse. [...]


L'ebbrezza del potere. Questa è la prima guerra del 21mo secolo ed è di cattivo auspicio.
Questo secolo ha ereditato dai suoi predecessori un mondo con un'unica super potenza. L'America non ha rivali, nessun'altra combinazione di forze si può misurare con lei. Può fare letteralmente quel che vuole ed è quanto sta facendo adesso, apertamente e brutalmente. Quando l'America vinse facilmente e a buon mercato in Afganistan, usando bombe intelligenti e valigie piene di denaro, è stato chiaro che non poteva più fermarsi. Una gigantesca macchina come quella vuole continuare a combattere e a cercarsi un nemico. Adesso è l'Iraq. Chi sarà il prossimo? L'Iran? La Corea del Nord?

La stessa cosa è accaduta all'impero romano. Lo stesso è stato per Napoleone e per Hitler. L'ebbrezza del potere non conosce limiti. E nessuno di loro era nella situazione attuale degli Stati Uniti: l'unica potenza mondiale senza nemici in grado di contrastarli.


Una guerra ebraica? [...] paragrafo molto interessante.


Le divisioni del papa: "Quante divisioni ha il papa?" chiese Stalin sarcasticamente quando gli fu detto che il Santo Padre deplorava le sue azioni. Oggi la domanda è: quante divisioni sono al comando dell'opinione pubblica? [...]


Forse il 21mo secolo sarà testimone di una lotta fra la forza bruta di una super potenza economica e militare e l'opinione pubblica mondiale, con l'aiuto ora della moderna tecnologia.


Mercenari. E' una guerra combattuta da mercenari. I combattenti sono soldati professionisti, i figli dei poveri, fra cui molti negri. Quindi è facile per i cittadini della classe media, e in particolare per gli elettori repubblicani, approvare la guerra. Non saranno i loro figli ad essere uccisi.


Nel passato, la sinistra europea chiese l'abolizione dell'esercito professionista e l'introduzione della coscrizione generale. A quel tempo era un'idea "progressista".
Quando la sinistra è diventata forte, si è scordata di tutto questo.
La guerra del Vietnam fu ancora combattuta da soldati di leva. La resistenza alla guerra crebbe quando cominciarono ad arrivare le bare. George W.Bush che sostenne la guerra con tutto il cuore, non prese parte ai combattimenti. Suo padre gli procurò un lavoro che lo portasse a casa. Era solo un altro scansafatiche.

Ancora Jefferson: "Tremo davvero per il mio paese quando penso che Dio è giusto"


BAGHDAD. Due soldati britannici giacciono morti sulla strada che porta a Bassora, una ragazzina irachena, vittima di un’incursione aerea angloamericana viene portata all’ospedale, l’intestino le sbuca dal ventre. Una donna è ferita terribilmente e grida mentre il dottore cerca di toglierle un abito nero. Un generale iracheno, circondato da centinaia di soldati armati nel centro di Bassora annuncia che la seconda città dell’Iraq rimane saldamente in mano irachena. [...]La breve sequenza dei militari britannici morti, che tanto orrore ha suscitato iracheni che la televisione inglese ha fatto vedere negli ultimi 12 anni; immagini che mai in Tony Blair ieri, non è molto diversa dalle dozzine di altri clip simili di cadaveri di militari hanno suscitato sdegno o espressioni di condanna da parte del premier britannico. [...] Ma decisamente più terribili delle immagini dei soldati britannici caduti, sono le riprese fatte nel più grande ospedale di Bassora, dove vengono portati i feriti dei bombardamenti anglo-americani: si sentono le urla di dolore mentre vengono trasferiti in sala operatoria. Un uomo di mezza età giunge all’ospedale in pigiama, è intriso di sangue dalla testa ai piedi. Una bambina di circa quattro anni viene trasportata in sala operatoria su un carrellino: guarda sgomenta il proprio intestino che trabocca dal ventre squarciato. Un medico in camice azzurro versa dell’acqua sulla ferita, poi vi poggia delicatamente una garza prima di iniziare ad operare. [...]

The Independent  -  March 27, 2003

giovedì 27 marzo 2003


INFINE

Kemal Burkay, poeta kurdo del secolo XX








Infine i villaggi di montagna




Rideranno




Fette di pane di orzo rideranno




Con loro.




Da tempo il sorriso




Ha abbandonato mia madre.




Molte cose devono cambiare




Il passato, il futuro.




Povertà e oppressione.








Fiocchi di neve




Benché sia inverno


dal cielo fiori cadono, cadono.


Oltre le nuvole, in alto,


forse è primavera.


anonimo Giapponese

mercoledì 26 marzo 2003




Quando ti porto giochi variopinti,


bambino mio, capisco finalmente


perché son così tanti i colori / delle nuvole e dell’acqua, e perché


i fiori sono pitturati così diversamente / quando ti regalo giochi variopinti.



Quando canto per spingerti a ballare, / bambino mio, capisco finalmente


perché c’è tanta musica nelle foglie, / e perché le onde mandano il coro delle


loro voci al cuore della Terra che le ascolta / quando canto per spingerti a ballare.



Quando metto i dolci nelle tue mani, / bambino mio, capisco finalmente


perché c’è il miele nel calice dei fiori, / perché i frutti si gonfiano in segreto


di tanti succulenti umori / quando metto i dolci nelle tue mani.



Quando per farti sorridere, / amore mio, capisco finalmente


il perché della gioia che spande / in cielo con la luce del mattino, e


della carezza del vento dell’estate / che mi sfiora le membra


quando ti bacio per farti sorridere.


Rabindranath Tagore



The Independent - 23 Marzo 2003 - Robert Fisk


Noi bombardiamo, loro soffrono


Donald Rumsfeld dice che l'attacco americano su Baghdad è "una campagna aerea


mirata come non ve ne sono mai state", ma meglio che non cerchi di spiegarlo a


Dona Suheil, una bambina di cinque anni. Mi guardava, ieri mattina, con


l'alimentazione forzata al naso, una profonda smorfia sul piccolo volto mentre


cercava inutilmente di spostare la parte sinistra del suo corpo.


Il missile cruise esploso vicino casa sua, nella periferia di Radwaniyeh a


Baghdad, le ha conficcato proiettili shrapnel(*) nelle gambe esili, ora


tutte fasciate, e, molto più gravemente, nella sua colonna vertebrale.


Ha perso la capacità di movimento della gamba sinistra.


[...] Doha è stata la prima dei 101 pazienti portati all'ospedale


Al-Mustansaniya dall'inizio dell'attacco americano [...]


C'è qualcosa di insano, di osceno in queste visite all'ospedale.


Noi bombardiamo. Loro soffrono. Poi spuntiamo e fotografiamo


i loro figli feriti. [...] L'articolo si trova in www.Znet.org


Fisk vi racconta le vicende di persone ferite che hanno un'identità, un nome,


una storia individuale. Sono le storie dei tristemente noti "effetti collaterali".


(*) Proiettili costituiti da un involucro metallico riempito di pallini, tipicamente di piombo.


Dal nome dell'ufficiale inglese che nel XVIII sec. riempì una granata con proiettili. [NdT]


Documento originale We Bomb, They Suffer Traduzione De Simone.

[...] il conflitto dello «stupore e terrore»


l’espressione del Pentagono è un classico


slogan tratto dalle pagine della vecchia


rivista nazista Signal [...]



© The Independent - Robert Fisk












martedì 25 marzo 2003

 Questo spazio che si trova all'interno del cuore è altrettanto


vasto quanto lo spazio che abbraccia il nostro sguardo. L'uno e


l'altro, il cielo e la terra, vi sono riuniti; il fuoco e l'aria, il sole


e la luna, la folgore e le costellazioni, e tutto ciò che appartiene


a ciascuno di loro in questo mondo e ciò che loro non appartiene,


tutto ciò vi è riunito.



Chandogya-Upanishad


da wikipedia - Image from Jami's Rose Garden. This 16 th century manuscript is kept at The Arthur Sackler Gallery, in Washington, USA. It is kept under the name "Rosary of the Pious", and is located at folio 146b and 147a. The guy sitting in the center of the image is supposedly the mystic-poet Sa'di.




 



Le Essenze sono ognuna un vetro distinto



attraverso il quale è passato il Sole della Luce dell’Essere.



Ogni frammento colorato scintilla al Sole:



mille colori, ma la Luce è una sola.



 



Jami (XV secolo)





 



Noi sacrifichiamo all’immortale, splendente Sole



dai veloci cavalli. Quando la luce del Sole diventa



più calda, quando lo splendore del Sole diventa



più caldo, allora sorgono i celesti Yazata, a centinaia



e a migliaia: raccolgono la sua Gloria, si fanno tramite



della sua Gloria, versano la sua Gloria sulla Terra fatta



da Ahura, per accrescere le creature di santità, per



accrescere l’immortale, splendente Sole dai veloci cavalli.



 
AVESTA

lunedì 24 marzo 2003


ANTIGONE



CANTO DELL’ UOMO

 



CORO



Molte ha la vita forze



tremende; eppure più dell’uomo nulla, vedi, è tremendo.



Va sul mare canuto



nell’umido aspro vento,



solcando turgidezze che s’affondano



in gorghi sonori.



E la suprema fra gli dèi, la Terra,



d’anno in anno affatica egli d’aratri



sovvertitori e di cavalli preme



tutta sommovendola.



 



E la famiglia lieve



degli uccelli sereni insidia, insegue



come le stirpi



ferine, come il popolo



subacqueo del mare,



scaltro, spiegando le sue reti, l’uomo:



e vince, con frodi,



vaghe pei monti le fiere del bosco:



stringe nel giogo, folta di criniera



la nuca del cavallo e il toro piega



montano, infaticabile.



 



Diede a sé la parola



il pensiero ch’è come il vento, il vivere



civile, e i modi



d’evitare gli assalti



dei cieli aperti e l’umide tempeste



nell’inospite gelo, a tutto armato



l’uomo: che nulla inerme



attende dal futuro. Ade soltanto



non saprà mai fuggire,



se pur medita sempre



nuovi rifugi a non domati mali.



 



Con ingegno che supera



sempre l’immaginabile, ad ogni arte



vigile, industre,



egli si volge al male



ora, ora al bene. Se le leggi osserva



della sua terra e la fede giurata



agli dèi di sua gente,



sé con la patria esalta; un senza-patria



è chi s’accosta, per sua folle audacia,



al male. E non mi sieda mai vicino,



al focolare, e in nulla abbia comuni



suoi pensieri coi miei



chi così vive ed opera.



Sofocle, Antigone, vv. 332-375



 

domenica 23 marzo 2003

 


La compassione non fa distinzione tra le persone che soffrono.


Il dolore di chi ha subito una violenza deve essere testimoniato.


La nostra compassione non deve essere asettica e astratta.


 

Continuare a pensare richiede di affrontare gli aspetti terribili di una


guerra che coinvolge noi umani, uomini e donne, dovunque ci troviamo.


Le parole per esprimere quello che sento per gli USA le prendo da L'Unità,


da un articolo amaro che condivido e il cui autore è Robert Byrd, un senatore West Virginia.


Oggi piango per il mio Paese. Ho visto il volgersi degli eventi in questi ultimi mesi con il cuore, il cuore pesante. L’immagine dell’America non è più quella di un forte eppur benevolo mediatore di pace. L’immagine dell’America è cambiata. In tutto il pianeta i nostri amici non si fidano di noi, la nostra parola è messa in dubbio e le nostre intenzioni sollevano obiezioni.
Invece di ragionare con coloro con cui siamo in disaccordo, noi esigiamo obbedienza o minacciamo recriminazioni. Invece di isolare Saddam Hussein, isoliamo noi stessi. Proclamiamo una nuova dottrina di prelazione che è compresa da pochi e temuta da molti.
Dichiariamo che gli Stati Uniti hanno il diritto di muovere, nella guerra al terrorismo, la loro potenza militare su qualsiasi angolo del pianeta che possa essere sospetto. Noi asseriamo questo diritto senza alcuna approvazione da parte di organismi internazionali. Di conseguenza, il mondo è diventato un posto molto più pericoloso.
Sventoliamo la nostra superpotenza con arroganza. Trattiamo i membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite come degli ingrati che offendono la nostra dignità di sovrani comportandoci come se dovessimo aprire loro gli occhi. Importanti alleanze si sono spaccate. Quando la guerra sarà finita, gli Stati Uniti dovranno ricostruire non solo la nazione irachena, ma anche l'immagine dell'America davanti a tutto il mondo.
Le argomentazioni che questa amministrazione cerca di produrre per giustificare la sua fissazione per la guerra sono macchiate da accuse di documenti falsi e prove indiziarie. Noi non possiamo convincere il mondo della necessità di questa guerra per una sola semplice ragione.
Questa guerra è frutto di una scelta.
Non c'è nessuna informazione credibile che colleghi Saddam Hussein all'11 settembre. Le Torri gemelle sono crollate a causa di un'organizzazione terrorista mondiale, Al Queda, con cellule in oltre 60 Paesi, che ha colpito la nostra ricchezza e la nostra influenza trasformando i nostri stessi aerei in missili, uno dei quali si sarebbe con ogni evidenza scagliato contro la cupola della sede del Congresso se non fosse stato per il coraggio e il sacrificio dei passeggeri a bordo.
La brutalità sperimentata durante l'undici settembre e durante altri attacchi terroristici in giro per il mondo dei quali siamo testimoni, costituisce il tentativo disperato e violento da parte di estremisti di bloccare la quotidiana invasione dei valori occidentali nelle loro culture. Noi combattiamo una forza non delimitata da confini, ma un'entità oscura fatta di molti volti, molti nomi e altrettanti indirizzi.
Tuttavia, questa amministrazione ha diretto tutta la sua rabbia, paura e dolore che emergono dalle ceneri delle Twin Towers e dal metallo torto del Pentagono, contro un mascalzone ben definito, una persona visibile che possiamo odiare e attaccare. Saddam è una canaglia, ma è quella sbagliata. E questa è una guerra sbagliata. Se attacchiamo Saddam Hussein, probabilmente gli toglieremo il potere ma l'entusiasmo dei nostri amici nell'assistere alla nostra guerra globale contro il terrorismo ci avrà già lasciato.
L'inquietudine generale che aleggia su questa guerra non è soltanto dovuta all' "allarme arancione". C'è un sentimento dilagante di fretta e rischio e di troppe domande senza una risposta. Per quanto tempo resteremo in Iraq? Quale sarà il prezzo? Quale la missione finale? Di quale entità il pericolo per le nostre case?
Un drappo nero è sceso sulla Camera del Senato. Evitiamo il nostro solenne dovere di discutere l'unico argomento nella bocca di tutti gli americani, anche quando migliaia dei nostri i figli e figlie in fede fanno il loro dovere in Iraq.
Cosa sta succedendo a questo Paese? Quando ci siamo trasformati in una nazione che ignora e rimprovera i suoi amici? Quando abbiamo deciso di rischiare, minare le disposizioni internazionali adottando un approccio radicale e dottrinario nell'uso massiccio e pauroso della potenza militare? Come possiamo abbandonare ogni sforzo diplomatico quando lo scompiglio mondiale sta chiedendo a gran voce una soluzione diplomatica?
Perché questo Presidente sembra non rendersi conto che il vero potere americano poggia non in una volontà intimidatoria, ma in una abilità ispiratrice?


Ogni volta che esprimo la mia opposizione alle scelte dell'amministrazione Bush, devo fare sforzi notevoli per far capire che non sono antiamericana, anzi credo che molti cittadini Statunitensi siano anche loro vittime di questa situazione. Robert Byrd ha spiegato molto bene la posizione di chi dissente e molti negli USA sono d'accordo con lui, e corrono il pericolo di essere considerati antipatrioti. Io continuo ad essere amica delle persone che popolano gli USA, come sono amica di tutte le persone che popolano la Terra, anche se in molti casi dissento fortissimamente dalle politiche dei diversi governi al potere.














                         La grande Terra



                                                        ALbe rosate tramonti


                                     infuocati furiA di venti tuoni lampi


                                 torrenti di piogGia cieli sereni


                     arcobaleni frange di ciRri nembi di panna


                                     lune annebbiAte luna lucenti soli


                                smaglianti di caNti di uccelli fiumi profumi


                              nidi di aquile orriDi valli vertigini di roccia città     


            di sassi mari di sabbia mantElli di larici autunnali


                          velluti verdi di abeTi betulle argentate sequoie


giganti querce frondose salici piangEnti cuscini di muschio renne


                          brucanti elefanti gRu coccinelle aironi gazzelle


                  grovigli di mangrovie intRighi tropicali di verde mare


           pesci abissi labirinti di smerAldo tesori da salvare


 


Sandor Petofi

sabato 22 marzo 2003


OM MANI PADME HUM

L'essenza di tutti gli esseri è la terra,

l'essenza della terra è l'acqua,

l'essenza dell'acqua sono le piante,

l'essenza delle piante è l'uomo,

l'essenza dell'uomo è la parola, [...]

Upanisad

L'operazione militare degli angloamericani si chiama:

        colpisci e terrorizza

A chi e a che cosa fa pensare questa trasparente denominazione?

Non solo gli iracheni, ma tutti i normali uomini e donne

sono terrorizzati.

Credo che anche molti amici statunitensi provino la nostra

stessa angoscia e cerchino di ribellarsi.

Nel più grande Paese democratico del mondo il dissenso

è difficile e pericoloso. Ho sentito parlare di arresti di un

certo numero di pacifisti. Bisogna saperne di più.

venerdì 21 marzo 2003



 Il giacinto blu è il fiore che orna


la tavola tradizionale del Capodanno Iraniano.


 


Il narciso addormentato


uscì dal sonno proprio mentre

il loto scostato il suo acqueo velo


incominciava a sognare. [Farrokhi - XI sec.]


Un giacinto blu e qualche verso per fare gli auguri agli Iraniani.


Oggi in Iran è Capodanno, primo farvardin del 1382. Gli Iraniani


hanno festeggiato l’inizio del nuovo anno esattamente alle 04:29:45 AM,


nel momento preciso dell’inizio dell’equinozio di Primavera.


E’ NoRuz, il Nuovo Giorno, simbolo della rinascita


in accordo con la natura. E ora una poesia di RUMI

Ascolta il giunco abbandonato

Che divelto dal canneto

Vive in una tempesta

Di amore appassionato e di dolore.

Pur vicino, nessuno può vedere

Né sentire il segreto del mio canto.

Fosse qui un amico che capisse il messaggio

E confondesse la sua anima con la mia!

Sono bruciato dalla fiamma d’amore

E vino d’amore è quello che mi ispira.

Se vuoi sapere come sanguinano gli amanti

Ascolta, ascolta il giunco.







giovedì 20 marzo 2003


Veglia

Un'intera nottata

buttato vicino

a un compagno

massacrato

con la sua bocca

digrignata

volta al plenilunio

con la congestione

delle sue mani

penetrata

nel mio silenzio

ho scritto

lettere piene d'amore


Non sono mai stato

tanto

attaccato alla vita

G. Ungaretti



Vorrei protestare anch'io contro la crudeltà e l'orrore della guerra


"scrivendo lettere piene d'amore". Ho ritrovato una poesia del mio


Rabindranath Tagore che m'inonda di luce, amore e gioia.


Luce, mia luce, luce che colma

il mondo, che bacia gli occhi,


che addolcisce il cuore!


 


Ah, la luce danza, amato mio,


al centro della vita; la luce tocca


le corde del mio amore; e s'apre


il cielo, il vento soffia violento,


il riso corre sulla terra.


 


Le farfalle spiegano le loro vele


sul mare della luce. Gigli e gelsomini


si levano in alto, sulla cresta della luce.


 


La luce si frantuma in oro su ogni nube


e sparge gemme a profusione. Di foglia


in foglia, amato mio, felicità


ti piove senza misura sulla testa.


Il fiume del cielo è straripato e la piena


inonda il mondo di gioia. 







BERTOLD BRECHT
(Germania, 1898 – 1956)


Generale, il tuo carro armato è una macchina potente

spiana un bosco e sfracella cento uomini.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un carrista.
Generale, il tuo bombardiere è potente.
Vola più rapido d'una tempesta e porta più di un elefante.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un meccanico.
Generale, l'uomo fa di tutto.
Può volare e può uccidere.
Ma ha un difetto:
può pensare.

 

L'addormentato della valle


E' una gola di verzura dove il fiume canta
impigliando follemente alle erbe stracci
d'argento: dove il sole, dalla fiera montagna
risplende: è una piccola valle che spumeggia di raggi.

Un giovane soldato, bocca aperta, testa nuda,
e la nuca bagnata nel fresco crescione azzurro,
dorme; è disteso nell'erba, sotto la nuvola,
pallido nel suo verde letto dove piove la luce.

I piedi tra i gladioli, dorme. Sorridente come
sorriderebbe un bimbo malato, fa un sonno.
O natura, cullato tiepidamente: ha freddo.

I profumi non fanno più fremere la sua narice;
dorme nel sole, la mano sul suo petto
tranquillo. Ha due rose ferite sul fianco destro.

Arthur Rimbaud
(1854 - 1891)




























Promemoria

Ci sono cose da fare ogni giorno:
lavarsi, studiare, giocare,
preparare la tavola,
a mezzogiorno
.

Ci sono cose da far di notte:
chiudere gli occhi, dormire,
avere sogni da sognare,
orecchie per sentire.

Ci sono cose da non fare mai,
né di giorno né di notte,
né per mare né per terra:
per esempio, la guerra.

Gianni Rodari
(1920 - 1980)












e  così  è  accaduto




mercoledì 19 marzo 2003



sempre sia il mio cuore aperto ai piccoli

uccelli che sono il segreto del vivere

qualsiasi loro canto è meglio del sapere

e gli uomini che non li sentono sono vecchi [...]

E. E. Cummings











martedì 18 marzo 2003

Vive un'iridescente conchiglia



Al fondo dell'immoto delloceano,

Là ognora splende quieta


Sotto i gorghi della tempesta superna


E i minuti flutti felici


Che il vecchio Greco chiamava polvere di risa.


Ascolta: canta la fulgida conchiglia


al più lontano asilo


A quell'alto silenzio perennemente canta.


Katherine Mansfield    

 


So che la vita è sacra.


Non si sa per quale invisibil via è venuta,


Sorgendo dalla fonte dell'Ignoto


E preso forma in stupenda realtà


Colmando l'aureo suo vaso


Il Sole irrora e monda la vita ogni mattino.


[...]


Rabindranath Tagore (1941)

Restare sintonizzati

Molta propaganda sull'insuccesso dell'ONU e sulla sua prossima fine, o sulla sua inutilità, dopo la decisione di Bush di muovere guerra all'Iraq. Non bisogna farsi ingannare: l'ONU non può fermare la potenza e la prepotenza dell'amministrazione Bush, ma proprio in questa occasione sta dimostrando l'importanza delle sue funzioni per tutti gli Stati del mondo.


D'accordo Bush va alla guerra, e con lui qualche altro piccolo potente. Ma lo fa al di fuori delle regole dell'ONU, che non ha ceduto alle pressioni di inaudita violenza dell'amministrazione Bush. Abbiamo più bisogno che mai dell'ONU e abbiamo il dovere di corroborarne la forza sia sul piano delle leggi che sul piano concreto delle azioni da compiere, sempre nell'ottica di leggi sociali e politiche da tutti condivise, siano essi religiosi, siano essi laici.


Non facciamoci strappare l'ONU da chi ne ritiene superflua l'esistenza, piuttosto lavoriamo per rivalutarla, "come unica istanza dove gli Stati tentano e discutono una soluzione negoziata delle dispute. (B. Spinelli).[...]


Non essendo sovrannazionale, l’Onu è solo, nei suoi uomini e momenti migliori, un precursore di quello che potrebbe essere un potere autentico, fondato sul diritto ma anche sulla capacità di coercizione. Da questo punto di vista l’Unione europea è più avanzata e nuova, perché alcune sue politiche già sono in mano a comuni organi federali. (Spinelli).


Noi Europei, inoltre abbiamo anche il compito di dare forza all'UE, in quanto garanzia e difesa dei principi fondamentali su cui faticosamente è stata costruita la nostra civiltà. Non sentiamoci frustrati per il fatto che l'amministrazione Bush non ci ha dato ascolto. Metteremo in atto altre strategie per avere una società mondiale fondata sul diritto e sulla giustizia.

lunedì 17 marzo 2003

 



Guernica

Parole di Pablo Picasso a Colin Powell,

dall'altra parte della tomba

Ariel Dorfman
March 16, 2003

Sì, addirittura qui, qui più che in qualsiasi altro posto

più di prima

noi sappiamo e vediamo ciò che accade

che cosa stai facendo?

al mondo che vi abbiamo lasciato

Che cos’altro c’è da fare col nostro tempo?

Sì, io ero lì, Colin Powell,

per vederti

in piedi di fronte al mio Guernica

una copia, questo è vero,

ma la mia visione, comunque

di ciò che è caduto

su uomini e su donne

e su bambini e su bambini

più di ogni altra cosa su quel bambino

in Guernica in quel giorno nel 1937

dal cielo

Certamente Guernica non era lì.

Loro l’hanno coperta, la nostra Guernica

coperta così che tu potessi parlare.

Lì nel palazzo delle Nazioni Unite a

New York.

Così che tu potessi parlare dell’Iraq.

Così che Guernica non avrebbe potuto infastidirti

Perché avrebbe dovuto infastidirti

disturbarti?

Perché non hai chiesto loro di rimuovere

la copertura?

rivelare

il dipinto?

Perché non hai puntato il dito verso il cavallo

che gridò e morì

che morì e morì ancora e ancora

la donna col bambino, per sempre

morto

nelle sue braccia

il bambino che si rifugia adesso e qui

in quell’oscurità

il bambino che guarda insieme a me

mentre tu, Colin Powell

parli

e parli

e parli ancora

Perché non hai detto, Colin Powell,

che questo orrore fu fatto da quel tiranno.

Perché non hai detto

che questo è già stato fatto e disfatto in Iraq.

Perché non hai detto questo e ciò che questo

uomo vuole fare con

il mondo.

Perché non hai voluto usare Guernica

per dimostrare

ciò che volevi provare?

Eri spaventato dalla madre?

Eri spaventato dall’immagine della

madre

spaventato dall’immagine che veniva

fuori dal dipinto

fuori dall’urlante immagine della

madre

sono quelli che tu bombarderai

da lontano

sono quelli che stai per uccidere

il bambino

no no no

lui è colui che li ucciderà loro

da lontano con le bombe

e noi lontani dai tuoi occhi

e sempre vicini alla morte

noi imprigionati nella morte

Eri spaventato del fatto che

quel cavallo

avrebbe mostrato al mondo il futuro

che sta arrivando

tremila missili cruise nella

prima ora

cadendo su Baghdad

diecimila Guernica

cadendo su Baghdad

dal cielo

nella prima ora

Eri spaventato dalla mia arte

che continua ad accusare

più di 65 anni

più tardi

la storia continua a raccontare

la mia immagine rimane pericolosa

questo dipinto leggero

come l’occhio di qualcuno morto

il mio occhio che ti vede, benché morto

sta attento, attento

attento all’occhio del bambino

nell’oscurità

tu ti dovrai unire a noi

col bambino e me

col cavallo e la madre

qui dall’altra parte

ti unirai a noi allora allora

in un viaggio che tutti faremo

tutti noi

Colin

Colin Powell

e’ per questo che tu avevi

paura di me?

tu devi unirti a noi

e poi un’eternità

guardando

guardando

niente di più che guardando

insieme a noi

e con la morte lontana

non solo dell’Iraq

non solo quei morti

è per quello, tanta paura

di quell’occhio nell’oscurità?

sedendo

i tuoi stessi occhi aperti a

forza

che devono vedere

il mondo che tu hai lasciato

con nient’altro da fare

col nostro tempo

Condannati a guardare ancora

e ancora

dietro di noi

finché non ci saranno più

Guerniche

finché coloro che vivono non capiranno



e solo allora, Colin Powell

solo allora

un mondo senza Guerniche


e allora

solo allora, sì

sì, allora, sì

tu e io

noi possiamo riposare

tu e io

tu e io e il bambino che è morto
















oggi ho cliccato su:


www.radicalparty.org

domenica 16 marzo 2003


Gaza, pacifista Usa uccisa dagli israeliani. Resisteva alla distruzione di una casa
di Umberto De Giovannangeli
Una giovane pacifista americana è morta schiacciata da un bulldozer dell'esercito israeliano mentre tentava di opporsi alla demolizione di una casa nella striscia di Gaza. Rachel Corrie aveva 23 anni e un passaporto americano. Rachel era originaria di Olympia, nello stato di Washington, e i suoi compagni dell’International Solidarity Movement (Ism) la descrivono come idealista, non violenta, determinata nel mettere in pratica le cose in cui credeva. E Rachel credeva nella pace.


da L'UNITA' 17 Marzo 2003






Restare sintonizzati

Le tesi e le argomentazioni di Barbara Spinelli nel suo editoriale su La Stampa di oggi

hanno fatto scattare in me un campanello d'allarme. Mentre si ripetono da ogni parte i giudizi sul

progressivo indebolimento e anche sulla fine dell'Onu, Spinelli ridimensiona le previsioni negative

sulla tenuta dell'unità e dell'autorità politica dell'Onu, anche davanti a un'azione unilaterale degli

USA, con un'analisi precisa e lungimirante della crisi attuale. La sua valutazione dei fatti è

incoraggiante e apre una prospettiva importante per la pace. Soprattutto aiuta a non subire

passivamente la propaganda sull'indebolimento dell'ONU. Consiglio la lettura del testo, di cui


riporto qualche stralcio.


Non è la rovina dell'Onu di Barbara Spinelli

TROPPO presto, forse, si è annunciata in questi giorni la rovina delle Nazioni Unite in caso

di guerra unilaterale dell’America contro l’Iraq. In realtà, gli ultimi sette mesi hanno avuto

l’Onu come protagonista, accanto agli Stati Uniti e a paesi provvisti di diritto di veto come

la Francia. E l’organizzazione delle 189 nazioni associate è destinata a mantenere questo ruolo

di primo piano, quali che siano gli esiti delle dispute attorno al conflitto del Golfo. Non è quello

che i consiglieri di Bush avevano desiderato, in principio, ma la veemenza stessa della loro ostilità

ha finito col produrre questo risultato inatteso, e per essi poco gradito: la riscoperta e

la rivalutazione dell’Onu, come unica istanza dove gli Stati tentano e discutono una

soluzione negoziata delle dispute. [...]

[...] Non essendo sovrannazionale, l’Onu è solo, nei suoi uomini e momenti migliori, un

precursore di quello che potrebbe essere un potere autentico, fondato sul diritto ma anche

sulla capacità di coercizione. Da questo punto di vista l’Unione europea è più avanzata e nuova,

perché alcune sue politiche già sono in mano a comuni organi federali. [...]








[...] L’America fa male quello che dovrebbero fare l’Onu o l’Unione europea, in nome della democrazia globale,

della limitazione delle sovranità e della legittimità. Per il momento esse hanno le regole e la legalità, dalla

propria parte. Ma né le regole né la legalità possono sostituirsi alla coercizione, e divenire fini a se stesse.

Finché non avranno fecondato il diritto e la legalità con la forza, l’Onu come l’Europa dovranno fare i conti

con un Gulliver americano ansioso di liberarsi, ogni volta, dei lacci che l’avviluppano.