venerdì 12 marzo 2004

Una strage che si pu...

Una strage che si può ancora evitare


Darfur - Sudan



Medici Senza Frontiere denuncia tassi di malnutrizione allarmanti.



Urge l’intervento immediato di altre organizzazioni internazionali. (11/03/2004)


Roma, 10 marzo 2004 - L’associazione umanitaria Medici Senza Frontiere (MSF) lancia un allarme per la situazione nutrizionale in Darfur, Sudan dell’Ovest. Nelle ultime due settimane MSF ha vaccinato contro il morbillo 4.900 bambini nella città Garsilla, in una delle zone più duramente colpite dalla guerra in corso nel Paese: nel condurre questa campagna di prevenzione MSF ha anche monitorato lo stato nutrizionale dei bambini riscontrando 111 casi di malnutrizione grave e 387 di malnutrizione moderata. Per rispondere a questi dati allarmanti, l’associazione ha deciso di allestire un centro nutrizionale terapeutico nella zona.


Garsilla è normalmente una città con 4.500 residenti , ma oggi ospita almeno 18mila sfollati interni, arrivati nella città nel tentativo di fuggire dalle continue violenze a cui sono sottoposti nei loro villaggi. La stessa situazione si registra in tutte le altre aree che le équipes di MSF hanno potuto vistare: a Deleig, che in tempo di pace conta 5mila abitanti, sono arrivati 17mila sfollati; a Um Kher 13mila sfollati si sono aggiunti ai 5mila residenti. Oggi i team di MSF visiteranno Mukjar e Bindisi, dove si aspettano di riscontrare una situazione molto simile.


Gli sfollati non vivono in appositi campi, ma si radunano in diversi luoghi in giro per la città: scuole, uffici, spazi aperti. A volte vengono ospitati dalle famiglie locali.
Per ora i residenti aiutano gli sfollati come possono, offrendo loro cibo e beni non alimentari. Ma è facile prevedere che i meccanismi di cooperazione inizieranno presto a vacillare, vista la scarsità di risorse e le inevitabilità difficoltà di comunità che vedono più che quadruplicate le loro dimensioni originarie.


MSF è estremamente preoccupata per la sicurezza alimentare delle popolazione del Darfur e teme che il perdurare delle violenze e dell’insicurezza, insieme all’insufficienza della risposta internazionale, aggraveranno la situazione. Per evitare un crescente deterioramento della situazione nutrizionale MSF lancia un appello a tutte le organizzazioni umanitarie affinché intervengano per dare una risposta ai bisogni umanitari del Darfur.


Nel febbraio 2003 sono esplosi I combattimenti nel Darfur, la regione più occidentale del Sudan. Le nazioni unite attualmente stimano che ci siano almeno 700mila sfollati interni in Sudan, mentre oltre 140mila sudanesi sono fuggiti in Chad per mettersi a riparo dalle violenze. MSF è una delle pochissime organizzazioni internazionali presenti in Darfur. I team di MSF attualmente stanno portando assistenza nelle città di Garsilla, Deleig, Um Kher, Mukjar, Bindisi, Zalingei, Mornei, e Nyertit. Ulteriori interventi sono in via di pianificazione. MSF è presente in Darfur da metà dicembre 2003.


Nel febbraio 2003, un guerra civile è esplosa nella regione del Darfur (Sudan occidentale). Due gruppi ribelli, il Sudanese Liberation Army/Movement (SLA/SLM) e il Justice and Equality Movement (JEM), un gruppo che ha preso parte al conflitto lo scorso novembre, chiedono che vengano migliorate le condizioni di vita della popolazione che vive in Darfur.
Gli scontri tra i gruppi separatisti e l'esercito sudanese sono stati e rimangono particolarmente violenti e ad essi bisogna aggiungere saccheggi, distruzioni di villaggi. In meno di un anno, questa guerra dimenticata ha ucciso circa 3.000 civili e messo in fuga 600.000 persone. Alla fine di gennaio 2004, più di 120.000 profughi sono fuggiti in Ciad.
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3 commenti:

  1. Forse l'arma è sbagliata, ma cerchiamo di trarre il bene dal male. L'oscurità in luce volgendo.

    Meglio sbagliare per generosità, che per ignavia...

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  2. Caro Alessio, impegnarsi nello sforzo di trasformarci in esseri pacifici non mi sembra che possa essere scambiato per ignavia. L'arma che piace a Bush non solo è sbagliata, è stupida e deleteria. Non ci vuole uno stratega particolarmente intelligente per capire che il terrorismo va combattutto con altre armi, armi non violente ma efficaci e pesanti di cui gli stati dispongono.

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