giovedì 18 marzo 2004

 

"Questa non e' la mia guerra"

 

"C'era una volta un aeroplano
un militare americano
c'era una volta il gioco di un bambino.
E voglio i nomi di chi ha mentito
di chi ha parlato di una guerra giusta
io non le lancio più le vostre sante bombe"

Il mio nome è mai più


(Ligabue - Jovanotti - Pelù)


18 marzo 2004 - Il sergente Camilo Mejia ha fatto il suo dovere per cinque mesi, servendo la sua patria adottiva, gli Stati Uniti, sotto il sole cocente dell’estate irachena. Ha svolto compiti di polizia nel cosidetto "triangolo sunnita" tra Baghdad, Falluja e Tikrit, ha partecipato ad alcune missioni militari, ha sparato. Ed è finito in un’imboscata che gli ha segnato la vita. In quella sparatoria tra gli assalitori e i soldati Usa morirono per sbaglio anche dei civili innocenti. A 28 anni, e dopo averne già trascorsi otto nell’esercito, Camilo Mejia da Miami Beach ha capito cos’è la guerra. E, dopo un periodo di licenza trascorso a casa, ha deciso che lui in Iraq non vuole più tornare. “Questa è una guerra guidata dal petrolio, e credo che nessun soldato si arruoli per combattere per il petrolio”, ha detto.


Rischia, il sergente che ha imparato a odiare quello per cui è stato addestrato. Rischia di essere incriminato per diserzione, di farsi cinque anni di prigione per non essersi presentato alla sede del Primo battaglione, 124/o Reggimento di Fanteria a Fort Stewart, in Georgia, alla fine dei trenta giorni di licenza che gli spettavano. Se non scattasse l’accusa di diserzione, Mejia potrebbe comunque essere condannato a un anno di carcere per essere stato assente senza permesso. “Ma sono preparato ad andare in prigione perché ho la coscienza pulita. Qualunque sacrificio dovrò fare, sono pronto a farlo”, ha dichiarato.


Lunedì scorso il latino Mejia – è originario del Nicaragua, ed è arrivato negli Usa nove anni fa – si è presentato a una base della Air Force nel Massachusetts. Sapeva a cosa stava andando incontro, ma voleva comunque avviare le pratiche per chiedere di diventare obiettore di coscienza. Gli hanno ordinato di consegnarsi immediatamente all’unità della Guardia Nazionale della Florida. Lo ha fatto il giorno dopo, accompagnato dalla madre, da una zia e da Oliver Perez, un commilitone conosciuto in Iraq e che di lui dice: “Ho combattuto vicino a lui in molte battaglie. Non è un codardo, è un leader coraggioso”.


Il sergente Mejia è il primo soldato Usa a essersi ribellato alla guerra di Bush prendendo una decisione così estrema. Ma non è l’unico: nei giorni scorsi un ufficiale statunitense impegnato nella missione Iraqi Freedom ha rivelato che due medici militari hanno fatto richiesta di diventare anch’essi obiettori, perché per loro l’idea di uccidere delle persone è “rivoltante”.


Alessandro Ursic - da Peace Reporter

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