sabato 13 marzo 2004

STRAZIO E STRAGI IN UGANDA


UGANDA


Un riparo per la notte (10/03/04)


Children in gulu


Bambini Ugandesi. Spesso vengono rapiti (BBC news)


Bambini Ugandesi alla fermata di un autobus nella città di Gulu mentre tentano di sfuggire ai rapimenti del LRA 20 Agosto 2003 (Reuters)



Arrivano a Gulu in gruppi, tutte le sere. Fino a 12.000 bambini, per la maggior parte di 10 anni d'età, anche se alcuni hanno solo due anni, percorrono molte miglia a piedi, dai villaggi e dai campi sfollati che circondano questa città dell'Uganda settentrionale, nella speranza di trovare un riparo per la notte. Il mattino dopo ripartono in massa, per raggiungere le scuole vicine a casa loro. Torneranno qui più tardi, la sera.


"E' spaventoso vedere queste masse di ragazzini, che trasportano coperte, sacchi a pelo, persino materassi", dice Bastien Vigneau, vicedirettore delle operazioni di Medici Senza Frontiere in Gulu. "E' impressionante in termini di dignità umana."


Vengono chiamati 'i pendolari della notte', un eufemismo che nasconde una sgradevole, crudele realtà. Si calcola che, in tutta l'Uganda settentrionale, circa 50.000 bambini prendano parte ogni notte a quest'esodo, per cercare un riparo nel centro delle città, lontano dal terrore di essere attaccati o rapiti dai soldati del Lord's Resistance Army (LRA). Un terrore spesso giustificato, soprattutto in questi ultimi due anni, da quando il conflitto iniziato 18 anni fa si è intensificato nell'Uganda del nord.


Gulu ospita 30.000 persone. Durante il giorno i mercati ben riforniti brulicano d'attività. La città ha tre ospedali e una clinica privata, che attira gente da Kampala per interventi come la liposuzione e l'inseminazione artificiale. Ma, quando scende la notte, i bambini tornano, e, con il coprifuoco delle nove, le strade si svuotano. Qualche colpo d'arma da fuoco ricorda alla gente che la guerra nelle campagne continua.


Quando i cancelli dell'ospedale di Lacor, nel nord est della città, si chiudono alle nove di sera, il cortile centrale dell'ospedale ospita quasi 5.000 bambini. C'è ben poco controllo, e, quando piove, i ragazzi più forti si fanno strada a suon di gomitate per conquistare un posto al coperto, sotto il tetto di una veranda che può ospitare al massimo un migliaio di bambini.


Dormire all'aperto significa esporsi a molti rischi per la salute. Ogni notte, per esempio, un'équipe di MSF cura fino a 600 ragazzi colpiti da scabbia, una grave malattia della pelle causata da acari che si annidano sotto la cute e aggravata dal vivere a stretto contatto con altre persone. Un'inchiesta condotta nel dicembre 2003 dalla International Organization for Migration (IOM, organizzazione internazionale per la migrazione) ha rilevato che il 35% dei bambini ha subito abusi, e che molti si sentono minacciati sessualmente. La metà di questi bambini mangia un solo pasto al giorno.


"Puoi vedere il dolore negli occhi dei bambini", ha raccontato Vigneau. "Sono stanchissimi, ma non riescono a dormire."


E con la stagione delle piogge in arrivo tra poche settimane, questo dolore potrà solo aumentare.



Uganda: il villaggio dei bambini-soldato


 


“I ribelli li obbligavano a mangiare carne umana o ad uccidere un parente, se avessero provato a fuggire. Li abbiamo trovati ai margini delle strade, in stato di choc. Sono stati vittime di violenze fisiche e psichiche spaventose. Ora sono al sicuro, stiamo cercando di restituire loro quello che anni di guerra e sofferenze hanno negato: una vita normale”.


A parlare è Richard Kinyera, direttore del centro di riabilitazione SOS del villaggio di Gulu, nel nord dell’Uganda. La sua voce è quella di un uomo rassegnato. Con l'aiuto dei suoi collaboratori ha accolto più di 150 bambini rilasciati o fuggiti dai ribelli dell’LRA (Lord’s Resistance Army), l'esercito che da anni si oppone con la violenza al governo del presidente ugandese Museweni. Guidato dall’enigmatico Joseph Kony, che afferma di essere posseduto dallo spirito santo e di avere poteri sovrannaturali, l’LRA ha rapito dal 1986 circa 10mila bambini, oltre a molte donne e ragazze delle regioni del nord dell’Uganda. Ed è dal confinante Sudan, ultima roccaforte dei ribelli in ritirata, che sono arrivate le prime ondate di relitti umani di questa  guerriglia: bambini e bambine senza radici, provati da un conflitto lungo ed estenuante, nati schiavi, senza una famiglia.


 Per loro si sono mosse alcune organizzazioni non governative locali ed internazionali, che hanno creato un centro di accoglienza e di recupero per dare loro una speranza. “Abbiamo dei programmi di riabilitazione. Questi bambini soffrono di forte depressione e di traumi psichici indelebili", spiega Kinyera. "Le ragazze che abbiamo trovato hanno un lungo passato di violenze sessuali da parte dei soldati. E’ sconcertante, soprattutto se si pensa che le più grandi hanno anche meno di quindici anni”. Ai piccoli ex-soldati viene data la possibilità di riabilitarsi attraverso psicoterapie, cure mediche e un tirocinio professionale che apra loro le porte di un nuovo futuro con l’apprendimento di un mestiere.


Di recente, l’Università Makerere della capitale dell’Uganda Kampala, in collaborazione con l’associazione Ugandan Art for Peace, ha organizzato un’esposizione di alcuni disegni dei bambini guerriglieri. Lo scenario che offrono è inquietante. Matite e pastelli scarabocchiano miliziani che massacrano donne e bambini, kalashnikov, pozze di sangue, corpi agonizzanti tra le capanne.


“Questi disegni sono la vetrina di ciò che i piccoli sentono dentro”, racconta Tumusiime Dan, direttore della Ugandan Art for Peace e promotore della mostra. “Orrore, sconforto, rabbia, ma soprattutto tanta tristezza".
"Qui a Gulu hanno trovato una casa, una famiglia e qualcuno che crede in loro. Questo è sicuramente un inizio”, insiste Simon, collaboratore del centro di riabilitazione.


Si stima che altre migliaia di bambini, ancora nelle mani dell’LRA, potrebbero tornare nei prossimi mesi. Ad attenderli ci saranno forse altri istituti, ma solo se arriveranno donazioni e finanziamenti dall’estero. Senza questi, il loro futuro è incerto.


                                                                                 Pablo Trincia - da: Peace Reporter  



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