sabato 6 marzo 2004

"ARMI DI DISTRAZIONE DI MASSA":


I MINUTI SECONDI CHE CI DISTRAGGONO


L'articolo di Jim Lobe è lungo, ma molto istruttivo.


Una spiegazione aritmetica delle manipolazioni mediatiche.



 


MEDIA: Usa, parlare di Iraq senza vedere oltre

Jim Lobe

WASHINGTON, gen (IPS) - Lo scorso anno l'Aids ha ucciso tre milioni di persone in tutto il mondo, più di due milioni in Africa. I notiziari della sera delle tre maggiori reti televisive statunitensi (CBS, ABS, NBC) hanno dedicato complessivamente 39 minuti all'argomento.
Lo scorso anno, l'American Geophysical Union e la US National Academy of Sciences hanno concluso che le emissioni di gas serra contribuiscono quasi certamente al surriscaldamento globale, che sta alterando le condizioni climatiche della terra in modo potenzialmente catastrofico. Nel 2003 i notiziari della sera dei tre canali hanno dedicato 15 minuti al surriscaldamento del pianeta.

Nello stesso anno, gli Stati Uniti hanno invaso ed occupato l'Iraq, un'operazione nella quale sembra siano state uccise circa 8000 persone: le vittime dell'Aids in un solo giorno. I notiziari serali delle tre maggiori reti televisive hanno dedicato 4047 minuti all'Iraq.

Sono statistiche come queste, stilate ogni anno dall'ADT Research di New York, che rendono l'osservazione del segretario generale dell'Onu Kofi Annan quasi priva di senso: 'Quest'anno, ci siamo concentrati tutti ' leader, politici, diplomatici e giornalisti ' moltissimo sull'Iraq' ha dichiarato lo scorso dicembre ai giornalisti nella conferenza stampa di fine anno. 'Semplicemente, non abbiamo posto la dovuta attenzione alle tante altre problematiche urgenti da affrontare'.

Infatti, le statistiche del 2003 ' redatte dal presidente dell'ADT Andrew Tindall, che ha monitorato quotidianamente i notiziari serali di 30 minuti per oltre dieci anni ' sostengono che l'Iraq ha brillato così intensamente nell'universo delle notizie estere da oscurare praticamente tutto il resto.

'Questo dimostra che l'agenda delle notizie viene decisa a Washington', ha affermato William Dorman, docente di scienze politiche e giornalismo alla California State University di Sacramento.

'La nostra attenzione viene concentrata su qualcosa ' l'Iraq ' che molta gente non ha mai percepito come una grande minaccia, e che ci distrae dai pericoli reali nel mondo'.

Secondo recenti studi, l'ottanta per cento degli statunitensi afferma di apprendere quasi tutte le notizie dalla televisione piuttosto che da altri media, come i quotidiani.

Dalle inchieste emerge che negli ultimi anni le nuove televisioni via cavo, come la CNN e Fox News, sono sempre più seguite, mentre i tre network hanno mediamente ogni sera un'utenza assidua di 30 milioni di telespettatori.

Per molti nordamericani, il notiziario della sera è l'unico contatto col resto del mondo.

Il 'rapporto Tyndall' dell'ADT, un sommario settimanale dei notiziari nazionali considerato autorevole nell'industria del settore, ha catalogato tutti i 14.635 minuti di copertura nei programmi serali sui tre canali, dal lunedì al venerdì, per tutto il 2003.

Nella classifica dei 20 servizi dell'anno ' per le coperture superiori ai 107 minuti ' quelli sull'Iraq occupano i primi quattro posti.

Le cronache dell'invasione e dei combattimenti, con in primo piano i giornalisti 'incorporati' alle truppe, sono al primo posto con 1602 minuti, seguite dalle notizie sulla caduta del regime di Saddam Hussein (1007 min.), la ricostruzione post-bellica (658 min.) e la controversia sulle ispezioni Onu prima della guerra (575 min.).

Le notizie sull'Iraq hanno raggiunto un totale di 4.047 minuti, pari al trenta per cento di tutte le notizie del 2003 e a circa il 25% in più della copertura totale dell'insieme dei network sulle presidenziali del 2000.

Al quinto posto figura il conflitto israelo-palestinese con 284 minuti in tutto l'anno; un calo drammatico rispetto al 2002, quando era al primo posto nelle cronache con 999 minuti.

Le elezioni a governatore della California e la vittoria di Arnold Schwarzenegger si collocano al sesto posto (239 min.), seguite dalle misure contro il terrorismo interno (205 min.), il disastro dello space-shuttle Columbia (198 min.), l'epidemia di SARS in Asia e Canada (178 min.) e il black-out nel nord-est degli Stati Uniti e Canada (165 min.).

La cronaca estera più illustrata dopo la SARS è stata la caccia ai membri di al-Qaeda (132 min.), mentre al diciannovesimo posto c'è il programma nucleare nord-coreano che, al contrario di quello iracheno, si ritiene abbia già prodotto delle armi.

Incredibilmente, l'Afghanistan, in prima posizione nel 2001 e terzo nel 2002, è sceso nel 2003 al di sotto del ventesimo posto, nonostante la ripresa dell'attività dei talebani e la presenza di circa 11.000 soldati statunitensi ancora operativi nella zona.

Nel 2003, i tre network hanno dedicato all'Afghanistan un totale di appena 80 minuti, meno del venti per cento dello spazio dedicatogli l'anno precedente.

In termini di copertura, l'Afghanistan è seguito dalla guerra civile in Liberia (72 min.), soprattutto per il dibattito della scorsa estate sull'invio di truppe statunitensi, poi dispiegate solo a largo della costa, per vigilare sul rispetto della tregua.

La Liberia è stata la notizia principale dall'Africa, seguita dall'emergenza Aids e dalla visita di Bush nel continente (18 min.).

Il Kenya si è guadagnato otto minuti di copertura per gli attentati terroristici agli impianti turistici, mentre alla guerra civile nella Repubblica Democratica del Congo, che si stima abbia provocato tre milioni di vittime negli ultimi cinque anni, è stato dedicato un totale di... cinque minuti.

'Sembra che l'Africa riceva attenzione solo quando gli statunitensi sono lì, che si tratti di navi da guerra, di Bush o di turisti', ha osservato Salih Booker, direttore di Africa Action, un gruppo di sostegno della base. La scarsa copertura dell'Africa, e dell'emergenza Aids, 'conferma la condizione dell'Africa come continente invisibile', ha aggiunto Booker.

Se l'Africa è stata quasi invisibile nei notiziari, l'America latina è praticamente scomparsa. La reazione statunitense alla violenza in Colombia e alla repressione a Cuba hanno occupato le prime posizioni tra le cronache latino-americane dell'anno, con 18 minuti ciascuna sulle tre reti.

Secondo il 'rapporto Tyndall', il numero complessivo di notizie estere apparse sui notiziari nel 2003 è stato di circa il 25 per cento in più rispetto alla media annuale degli ultimi 15 anni. Ma molte notizie, soprattutto sull'Iraq, 'non erano esattamente notizie dall'estero', ha osservato Daniel Hallin, docente di scienze politiche alla University of California di San Diego e autore di un testo significativo sulla copertura televisiva della guerra in Vietnam.

'Se osserviamo le notizie ' ha proseguito Hallin ', costatiamo che esse riguardano principalmente gli statunitensi, non gli iracheni'; sebbene, ha aggiunto, gli iracheni abbiano ricevuto maggiore attenzione dei vietnamiti nella guerra in Vietnam.

Dorman ha osservato che il Pentagono, con la sua politica di 'incorporazione' dei reporter alle truppe Usa, è forse riuscito ad ottenere una copertura molto maggiore che se avesse tenuto i reporter lontani dall'azione, come nella prima guerra del Golfo.

'È stato un giornalismo 'crivellato di colpi', ha aggiunto Dorman. 'Non sorprende che la televisione ne sia stata inondata; è stato come un grande reality-show, anche se, come il reality-show, distorce completamente la percezione delle realtà globali'.

Questa dinamica USA-centrica, illustrata nel rapporto ADT, svela 'il narcisismo delle notizie USA', un punto ribadito da Hallin: 'Questo tipo di copertura alimenta il narcisismo statunitense. Agli americani viene fornita l'immagine di uniche vittime ed eroi del mondo: tutto gira intorno a loro'.

Booker ha affermato che questa copertura ha effetti devastanti sul mondo reale. 'La gente si chiede: 'Come è possibile che nel 2003 siano morte tante persone, senza che il mondo potesse fare nulla''. Ebbene, il misero fallimento dei media nel riferire in modo adeguato la peggiore epidemia che la storia ricordi, rappresenta in gran parte la risposta'. (FINE/2004)


Jim LobeJim Lobe, Journalist, Inter Press Service on 17 February, 2003


E' un giornalista americano, tra i più prestigiosi osservatori delle politiche neoconservatrici.


Autore di: I nuovi rivoluzionari. Il pensiero dei neoconservatori americani. Feltrinelli

8 commenti:

  1. che parola usare: indignazione? ...un abbraccio sereno

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  2. urka! un salutone, buona domenica:-)

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  3. Ho trovato finalmente il tempo di leggere questo lungo articolo....'ISTRUTTIVO'! non c'è che dire!!!...soprattutto dove "svela 'il narcisismo delle notizie USA'"...Terrificante analisi del Quinto Potere e della follia collettiva in nome dell'audience...Da qualcuno stanno imparando i nostri giornalisti!!!!...AMERICA DOCET!!!.... Ci sarebbe da disdire globalmente gli abbonamenti TV...BUONA IDEA, no???

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  4. felice notte anche a te, harmonia...a presto

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  5. un piccolo omaggio...per non dimenticare...

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  6. un piccolo omaggio...per non dimenticare...

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  7. un piccolo omaggio...per non dimenticare...

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  8. un piccolo omaggio...per non dimenticare...

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