Propongo la lettura di parti dell'editoriale del New York Times di
oggi, un pezzo che mi è sembrato equilibrato e realistico, e offre inoltre il
vantaggio di farci conoscere il punto di vista di un quotidiano Statunitense.
NYTimes.com - Opinion - 15 Dicembre 2003
The Capture of a Dictator
Gli Stati Uniti hanno raggiunto il loro più importante obiettivo militare dalla caduta di
Baghdad quando è stato catturato Saddam Hussein. Il Presidente Bush ha giustamente
dichiarato ieri che è stata una pietra miliare verso la ricostruzione dell'Iraq. L'immagine
di Mr. Hussein, malandato e con la barba, umiliato davanti ai leaders Iacheni, alcuni dei
quali sono sopravvissuti alle sue camere di tortura, è stato un vero sollievo. Un fatto
indiscutibile nella saga sanguinaria e divisive dell'Iraq è che quest'uomo ha fatto parte
dei più efferati dittatori di tutto il mondo. I suoi crimini sono mostruosi. Centinaia di
migliaia di persone di questo popolo sono state uccise o torturate per suo ordine e
alcuni potrebbero essere state brutalizzate dalle sue stesse mani.
N oi speriamo che il suo arresto riduca la violenza organizzata contro le truppe Americane, although Mr. Bush himself was careful to say yesterday that hostilities are not over. We do not know how involved Mr. Hussein was in these attacks against American and allied occupation forces, or against Iraqis who cooperated with them. But the dictator's capture should offer Iraqis some relief from the lingering fear that somehow he might return to power and exact revenge on those who cooperated with the United States. [...]
[...] S ebbene la creazione della settimana scorsa di un tribunale Iracheno per i
crimini di guerra sia stato un passo avanti promettente, vorremmo suggerire che questo
processo sia fatto in Iraq sotto gli auspici delle Nazioni Unite da giudici internazionali e
Iracheni. Un tribunale costituito da Americani mancherebbe di legittimità.
L a cattura di Mr. Hussein lascia gli Stati Unitidi fronte ad alcune profonde
questioni su come sarebbe meglio creare un governo stabile e democratico
in Iraq. La cattura non diminuisce per Washington il bisogno di allargare la
natura internazionale dell'occupazione, e di porre gli sforzi per la ricostruzione
della nazione sotto le Nazioni Unite. Il successo definitivo sarà un Iraq tenuto
insieme con il consenso, non con la forza, con le sue risorse investite nello
sviluppo, non nelle armi. Allora l'Iraq sarà finalmente libero dal
maligno retaggio di Saddam Hussein.
The New York Times - Lunedì 15 Dicembre 2003
Buon lavoro Harmonia. Non ci fossi tu a tradurci i giornali americani... Certo la stampa america è di esempio a molti; grande paese ( presidente grullo...)
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