Una strana giornata

Oggi sono molto triste. Ho pianto stamattina all'alba quando ho capito che non c'era più nulla da fare se non accettare la volontà della maggioranza del popolo sovrano. Poi mi sono ricordata che sono una cittadina Europea e Italiana e che non faccio parte di quel popolo sovrano. Ho provato allora un senso di rabbia e di ribellione al pensiero che l'elezione di un presidente in uno stato straniero possa scomvolgermi tanto, e a ragione, perché la politica di quel signore e del suo gruppo influenzerà enormemente la vita sulla Terra. Come è avvenuto finora.

Che l'uomo abbia ottenuto un'ampia legittimazione popolare non ci sono dubbi, tuttavia il grande Paese è rimasto diviso a metà, più o meno. Non penso che la metà 'vincente' abbia molto da guadagnare, eccezion fatta per piccoli gruppi che diventeranno più ricchi e potenti. Ma che cosa accadrà alla metà 'sconfitta'? La nuova amministrazione cercherà un punto di sintesi o continuerà a non tenerne conto? Chissà che cosa succederà a Michael Moore.

Ora penso che il grande stato democratico ha un presidente repubblicano e un Congresso a maggioranza repubblicana. Un monopartito perfetto. Non mi resta che sperare che il Dio, con cui il grande capo dice di parlare, gli dia suggerimenti abbastanza saggi da fargli cambiare la politica fino a oggi messa in atto.

Non ero entusiasta di Kerry, ma, poiché sono filoamericana, ho tanto sperato che venisse eletto lui, nella convinzione che avrebbe potuto ridare agli Stati Uniti parte della simpatia del mondo così disastrosamente perduta.

Ora le regole del gioco democratico richiedono che tutti accettino la volontà del popolo legittimamente espressa e si congratulino con il vincitore. Sinceramente, tra accettare la scelta popolare e congratularsi c'è un ampio spazio che non mi riesce di percorrere. Posso soltanto aspettare, senza cedere al pre-giudizio, ed essere pronta a cogliere ogni segno di cambiamento. My best wishes, anyway.

René Magritte, L'art de vivre