domenica 21 novembre 2004




La guerra dei mondi


di Herbert George Wells


 



"Alla fine del secolo XIX nessuno avrebbe creduto che le cose della terra fossero acutamente e attentamente osservate da intelligenze superiori a quelle degli uomini e tuttavia, come queste, mortali; che l'umanità intenta alle proprie faccende venisse scrutata e studiata, quasi forse con la stessa minuzia con cui un uomo potrebbe scrutare al microscopio le creature effimere che brulicano e si moltiplicano in una goccia d'acqua." [ E' l'incipit del romanzo ]



"E noi uomini, le creature che abitano questa terra, dobbiamo essere per loro tanto estranei ed infimi quanto per noi lo sono le scimmie e i lemuri. Intellettualmente, l'uomo già ammette che la vita è una lotta incessante per l'esistenza, e si direbbe che identica sia l'opinione delle intelligenze su Marte. Il loro mondo è molto avanti nel suo corso di raffreddamento, e il nostro mondo è ancora pieno di vita, ma soltanto della vita di coloro che essi considerano come animali inferiori. Portare guerra a chi sta più vicino al sole è in realtà il loro unico scampo dalla distruzione che, decennio dopo decennio, li sta stringendo in una morsa.


Prima di giudicarli troppo severamente, dobbiamo ricordare quale spietata e completa distruzione la nostra specie ha compiuto, non solamente di animali, come lo scomparso bisonte e il dodo, ma delle stesse razze inferiori.


I Tasmaniani, nonostante le loro sembianze umane, furono completamente annientati in una guerra di sterminio sostenuta dagli immigrati europei per ben cinquant'anni. Siamo dunque apostoli di misericordia tali da lamentarci se i marziani combatterono con lo stesso spirito?


(...) Abbiamo imparato che ci è impossibile considerare il nostro pianeta come una fortezza e una dimora sicura per l'uomo: non potremo mai prevedere quali beni o quali mali invisibili possano improvvisamente piovere su di noi dallo spazio.


Può anche darsi che, nell'ampia orbita dell'universo, quest'invasione da Marte non sia stata del tutto improvvida per gli uomini.


Ci ha privato di quella serena fiducia nel futuro che è la più fertile sorgente di decadenza; ha portato alla scienza umana un enorme impulso e ha contribuito moltissimo al concetto di fratellanza del genere umano. Può darsi che, attraverso lo spazio, i marziani abbiano seguito il destino di questi loro pionieri e, appresa la lezione degli eventi, abbia trovato su Venere una sistemazione più sicura. Comunque, per molti anni ancora non ci sarà sosta nell'attenta sorveglianza del disco di Marte, e quelle frecce del cielo, le stelle cadenti, apporteranno con la loro scia luminosa un'inevitabile apprensione a tutti gli uomini.


Lo sviluppo del pensiero umano che è risultato da questa guerra merita di essere magnificato. Prima che cadessero i cilindri, era persuasione generale che in tutta l'infinita immensità dello spazio non esistesse altra vita all'infuori di quella che pullula sulla piccola superficie della nostra minuscola sfera. Adesso vediamo più lontano. Se i marziani possono raggiungere Venere, non c'è motivo di credere che questo sia impossibile agli uomini, e quando il lento raffreddamento del sole renderà inabitabile questo pianeta, come è inevitabile, può darsi che la vita che è cominciata qui si proietti attraverso lo spazio e si prolunghi nel pianeta fratello. Dovremo conquistarlo?


Oscura e meravigliosa è la visione che ho evocata nella mia mente, della vita che lentamente si sprigiona da questa piccola serra del sistema solare attraverso l'inanimata vastità dello spazio siderale.
Ma è un sogno lontano. Può darsi, d'altra parte, che la distruzione dei marziani sia soltano differita. A loro, forse, e non a noi è destinato il futuro.


Devo confessare che la tensione e il pericolo di quel periodo hanno lasciato nella mia mente un persistente senso di dubbio e di insicurezza.


Sto seduto nel mio studio, intento a scrivere sotto la lampada, e d'improvviso rivedo la vallata, sotto di me, che comincia ad essere di nuovo fertile, cosparsa di fiamme serpeggianti, e sento le case dietro e inorno a me vuote e desolate.


Esco in Byfleet Road, e, mentre mi vedo sorpassare dai veicoli, un garzone in un carro, una carrozza piena di turisti, un operaio in bicicletta, bambini che vanno a scuola...
d'improvviso tutti costoro diventano vaghi e irreali, e io torno ad affrettarmi con l'artigliere attraverso l'ardente silenzio colmo d'angoscia.


Di notte vedo la polvere nera che oscura le strade silenziose, e i cadaveri contorti avvolti in quel sudario; si drizzano davanti a me laceri e sfigurati dai morsi dei cani. Mi insultano, e si fanno sempre più torvi, più pallidi, più cattivi, sino a diventare distorte immagini di umanità, e io mi sveglio, agghiacciato e stravolto, nell'ombra della notte. ...


Più strano di tutto è poter tenere ancora la mano di mia moglie, e pensare che io l'ho considerata, e lei mi ha considerato, tra i morti."


Dalla guerra dei mondi a




La guerra dei mille anni


articolo di Alain Gresh

«Barbarie» e «civiltà», «miscredenti» e «credenti», George W. Bush e Osama bin Laden vorrebbero far credere che il mondo è diviso in due, tra «loro» e «noi». Con il pretesto della guerra contro il terrorismo, l'Occidente sembra pronto a impegnarsi in un conflitto planetario. Eppure, sebbene al Qaeda sia un pericolo reale (si veda alle pagine 10 e 11), non costituisce certo una «minaccia strategica», politico-militare della stessa natura del comunismo. La visione di uno «scontro di civiltà» serve a mobilitare le opinioni contro l'Altro, a giustificare il disordine stabilito; essa permette di legittimare le disuguaglianze e le ingiustizie in forza di un pericolo multiforme. Già alla fine del 19mo secolo, il terrorismo anarchico era servito da spettro ai dominanti per tentare di sedare le rivolte operaie (pagine 12 e 13). Dai tempi di Herbert George Wells - e anche prima - rifiutando questi schemi o rendendoli paradossali, certe opere di fiction permettono di comprendere meglio il mondo in cui viviamo e aiutano a rifiutare la logica di una guerra dei mille anni.


Alain Gresh

L'Iraq brucia. Le conseguenze dell'arroganza della grande potenza Usa e della sua ignoranza di quanto riguarda quel territorio sono ormai sotto gli occhi di tutti: Falluja somiglia ben poco a una città del Texas, e meno ancora a Marsiglia o Tolone nel 1944, al momento della liberazione. Ma a un livello più profondo, questo smacco è la conseguenza diretta del concetto di «guerra contro il terrorismo» lanciato dal presidente George W. Bush l'indomani dell'11 settembre 2001. ...


[ http://www.ilmanifesto.it/MondeDiplo/LeMonde-archivio/Settembre-2004/0409lm01.01.html ]


[


 Herbert George Wells (Bromley, Kent, 11 settembre 1886 - Londra, 13 agosto 1946)



Alain Gresh. «Vivono ormai in Terra Santa due popoli, uno israeliano, l'altro palestinese. Si può sognare, come fanno alcuni intellettuali palestinesi e israeliani, che un solo stato possa riunirli; è una bella utopia... E, comunque sia, nessuna soluzione potrà essere imposta in modo unilaterale né ai palestinesi né agli israeliani». [da: Israele, Palestina di Gresh, Einaudi 2004 ]


Alain Gresh è redattore capo del “Monde Diplomatique” ed esperto di Medio Oriente.


Ma, attenzione!, ecco come Ilaria Colombo recensisce il suo libro "L'Islam, la Republique et le monde" (Fayard, 439 pp.,20 euro).


"A leggere l’ultimo libro di Alain Gresh, redattore capo del “Monde Diplomatique” ed esperto di medio oriente (“L’Islam, la Republique et le monde”, Fayard, 439 pp., 20 euro) in occidente siamo tutti islamofobi. L’autore è un giornalista egiziano di cultura francese, nato da genitori militanti comunisti, madre ebrea russa e padre egiziano antisionista. La Francia altermondialista ha salutato in questo saggio la capacità di smontare finalmente la tesi dell’islam come minaccia, allo stesso tempo interna ed esterna per l’occidente." ... continua ... e conclude: "Verrebbe da rispondergli con le parole pronunciate il 29 marzo 1883, alla Sorbona da Ernest Renan: “L’islam è l’unione indiscernibile di spirituale e temporale, è il regno del dogma, è la catena più pesante che l’umanità abbia mai portato” ".


[ http://www.informazionecorretta.com/showPage.php?template=Libri&id=109 ]


Problemi complessi e ragionamenti ancora più complessi. Temi, idee, valuatazioni si intrecciano e a un tempo scappano da tutte le parti. E sembra che sia impossibile raccapezzarsi.


Queste letture domenicali, prima dei lavori di cucito e di cucina, hanno contribuito a mantenere in buona salute bisogno di conoscenza e connessa necessità di dubbio. Per arrivare dove? Non alla verità assolutaconsolanterassicurante, ma a una qualche comprensione dei mondi nel nostro mondo. Però mi gira la testa e mi viene da piangere. h




La guerra dei mondi, 1991 Mursia
Fonte: http://www.ilmanifesto.it/MondeDiplo/LeMonde-archivio/Settembre-2004/0409lm13.02.html ]
Alla fine del XIX secolo, quando l'impero britannico ha raggiunto il massimo della potenza, La guerra dei mondi di Herbert George Wells evoca la fragilità della civiltà occidentale, che rischia di scomparire all'improvviso per l'invasione dei marziani. Il romanzo, che si ispira alle teorie darwiniste della lotta per lo spazio vitale, sarà più volte adattato per lo schermo.

9 commenti:

  1. Ascolta, il passo breve delle cose

    - assai più breve delle tue finestre -

    quel respiro che esce dal tuo sguardo

    chiama un nome immediato: la tua donna.

    E' fatta di ombra e ciclamini,

    ti chiede il tuo mistero

    e tu non lo sai dare.

    Con le mani

    sfiori profili di una lunga serie di segni

    che si chiamano rime.

    Sotto, credi,

    c'è presenza vera di foglie;

    un incredibile cammino

    che diventa una meta di coraggio.

    di Alda Merini

    buona domenica, un abbraccio con le parole di Alda

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  2. Grazie per il tuo messaggio e anche per le tue lacrime di stamattina che si uniscono alle mie.
    Ciao Rosi

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  3. Grazie per il tuo messaggio e anche per le tue lacrime di stamattina che si uniscono alle mie.
    Ciao Rosi

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  4. Grazie per il tuo messaggio e anche per le tue lacrime di stamattina che si uniscono alle mie.
    Ciao Rosi

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  5. Grazie harmonia per le tue riflessioni, in queste domeniche che non sono più domeniche, in giorni di ramadam che non rispettano più ramadam, nell'attesa di un natale che sarà un natale solo per pochi, l'immagine delle città rase al suole aumenta il mio pessimismo e la voglia di riscatto per quei popoli, per noi.
    Felice domenica. ::angelica::

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  6. Grazie harmonia per le tue riflessioni, in queste domeniche che non sono più domeniche, in giorni di ramadam che non rispettano più ramadam, nell'attesa di un natale che sarà un natale solo per pochi, l'immagine delle città rase al suole aumenta il mio pessimismo e la voglia di riscatto per quei popoli, per noi.
    Felice domenica. ::angelica::

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  7. Grazie harmonia per le tue riflessioni, in queste domeniche che non sono più domeniche, in giorni di ramadam che non rispettano più ramadam, nell'attesa di un natale che sarà un natale solo per pochi, l'immagine delle città rase al suole aumenta il mio pessimismo e la voglia di riscatto per quei popoli, per noi.
    Felice domenica. ::angelica::

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