sabato 6 novembre 2004


MORALE CATTOLICA ITALIANA



Ieri Fabio Poletti dalle pagine de La Stampa ha dato contezza di quello che pensano dei cattolici Italiani a proposito di alcuni temi morali.


I cattolici su Radio Maria
«E ora George W. si batta contro il divorzio»



Quattro milioni di elettori cattolici americani hanno fatto la differenza. Gli ascoltatori di Radio Maria, rosari snocciolati integralmente, omelie in diretta, messaggi della Madonna di Medjugorie in differita, sono i più soddisfatti e i meno sorpresi.


 



«Bush ha vinto perché protegge la famiglia. Ha vinto per la sua difesa dei valori cristiani. Non deve stupire che in tanti abbiano risposto al suo appello. Il Movimento per la vita contro l’aborto sa essere molto battagliero», fa il soddisfatto Marco Invernizzi, responsabile lombardo di Alleanza Cattolica, voce militante di Radio Maria, due ore di diretta con gli ascoltatori che via etere planano qui, in questo cortile alla periferia di Erba, una palazzina bassa e grigia, due vetrine, veneziane abbassate, alle pareti solo immagini di Maria di Nazareth, sul tavolo solo opuscoli religiosi e libri di Chiesa.

Telefona Maria Teresa d’Apuzzo di Pontremoli e con voce ispirata giura di citare Tocqueville:


«In America la religione conduce alla civiltà e alla libertà. Non poteva vincere che Bush».


 


Chiama Rita da Parma e chiede solo:



«Una domanda semplice: ma dopo l’aborto e il matrimonio omosessuale, Bush saprà cambiare anche la legge sul divorzio? E’ un’altra oscenità...».


 


Antonio da Modena se la prende con Kerry e con la sua «fede annacquata», come la definisce: «Non ha convinto. E’ come Kennedy...». Angela da Bolzano vorrebbe molto di più dal presidente degli Stati Uniti: «Perché ha fermato i finanziamenti alle sperimentazioni genetiche solo alle strutture pubbliche?».



 


Ruggero di Torino, 66 anni, «nonno in grazia di Dio», sembra temere più i Village People di Osama:



 


«Bush non deve combattere solo il terrorismo. Deve lottare contro Satana. Deve fermare i matrimoni omosessuali che non sono solo contro la religione ma pure contro la natura dell’uomo».

Che George W. Bush sia il comandante dell’esercito più imponente della Storia, dispiegato in Iraq in una guerra che sta andando come sta andando, sembra interessare a pochi. Che contro questa guerra - e tutte le guerre - si sia scagliato pure Giovanni Paolo II, colpisce solo una signora che chiama dalla Liguria:



 


«Bush è meglio di Kerry, ma non mi convince del tutto. Sulla guerra, sulle stragi, sui civili che continuano a morire, non ha ascoltato il Papa». Una telefonata sola in due ore.


 


Sembra lo specchio dell’elettorato americano, più interessato alle questioni etiche che ai marines per le strade di Baghdad.



 


Marco Invernizzi ne è convinto: «La guerra non è stato un punto cruciale. Basta vedere come hanno votato. In Mississippi gli undici referendum etici sono stati bocciati dall’86% degli elettori, in Ohio dal 62%, in Oregon dal 57%... Molto più dei voti raccolti da Bush. Segno che anche tra i democratici certi valori hanno fatto la differenza».

Nessuno in diretta osa fare parallelismi tra la politica americana e quella italiana, tra i cattolici che portano in trionfo George W. Bush negli Stati Uniti e gli europei che affondano Rocco Buttiglione, tra le elezioni a stelle e strisce di tre giorni fa e quelle che ci saranno tra due anni per la conquista di Palazzo Chigi.



 


Solo Marco Invernizzi, il conduttore, sta al gioco fuori onda:



 


«Chi potrebbe essere il Bush italiano? Non c’è uno come lui, un vero uomo di fede, uno che va in Chiesa ogni giorno... Forse ci vorrebbe un mix tra Silvio Berlusconi, Gianfranco Fini e Umberto Bossi... Anzi no. C’è e si chiama Giuliano Ferrara. E’ l’unico che ha capito certe cose e si sta battendo per la difesa di valori autenticamente cristiani». Sarà un caso ma Il Foglio, dopo il quotidiano della Cei Avvenire, è il giornale più citato nella rassegna stampa.

Mica noccioline in questa radio che ha centinaia di ripetitori in mezza Italia, 30 mila tentativi di contatti telefonici al giorno secondo i calcoli di Telecom, antenne gemelle in Burkina Faso, Russia, Texas, Nicaragua, Libano e Filippine tanto per citarne alcune. Una radio dove si sintonizzano donne anziane e molto pie che seguono la diretta del rosario ma pure potenziali elettori di Bush di casa nostra. Una radio dove Roberta, ieri pomeriggio, chiedeva ai più piccoli cosa avrebbero voluto fare da grande. E per una che sogna di fare l’attrice - potenza della tv che ancora una volta uccide le radio star - c’è un Matteo che vorrebbe fare il cantante e sogna i Nirvana del blasfemo e suicida Kurt Cobain.


 


Con buona pace del sacerdote di Gallarate, che in diretta immagina anche per l’Italia una crociata come quelle che amerebbe fare Bush, e le sue parole diventano una giaculatoria via etere:


 


«I matrimoni tra gay sono un cancro. Come l’aborto e il divorzio».




 


Vediamo se ho capito bene:



 


- questi cattolici Italiani sono convinti che le loro idee abbiano un valore assoluto, infatti non si limitano a sostenerne la fondatezza, non si limitano a parlare di ciò che è bene o male nell'ambito della loro fede, ma esprimono pesanti giudizi di valore su comportamenti sociali non in sintonia con la loro morale;




 


- in base a questo modo di pensare, se i matrimoni fra i gay sono un'oscenità [o un peccato (Buttiglione docet)], di conseguenza i suddetti gay e coloro che sono d'accordo con loro si comportano in modo osceno, quindi sono tou court 'osceni';




 


- il quinto Comandamento impone di NON UCCIDERE, quindi la guerra dovrebbe essere sanzionata prima di ogni altro comportamento umano da chi professa il Cristianesimo, ma i 100:000 morti in Iraq (solo per fare un esempio) non sembrano costituire un problema morale.




 


Alan Dershowitz, sempre su La Stampa, a questo proposito ha scritto:




 


[...] C’è stata anche una linea di demarcazione lungo i cosiddetti «valori morali»: donne sposate e cristiani praticanti - tutta gente che crede nella centralità di temi «morali» come aborto, diritti dei gay, preghiere a scuola, moralismo sessuale e divieto della ricerca sulle cellule staminali - hanno votato massicciamente per Bush.

Questi temi, però, hanno poco a che fare con la vera moralità.


L’uccisione di centomila civili iracheni è una vera questione morale.


L’incapacità di prevenire i genocidi e l’epidemia di Aids in Africa è una vera questione morale.


Il rifiuto di redistribuire risorse ai poveri e agli affamati è una vera questione morale.



 


Ma negli Stati Uniti c’è una deliberata confusione tra le questioni moralistiche che derivano dalle dottrine religiose conservatrici e l’autentica moralità.



 


I sostenitori di Bush sembrano più interessati alla sorte degli embrioni congelati che all’educazione dei bambini, più preoccupati del matrimonio tra gay che della diffusione dell’Aids, della monogamia sessuale che del genocidio. [...]


A sua volta, sempre su La Stampa, Harvey Mansfield, politologo conservatore che insegna alla Harvard University, ha ovviamente esposto opinioni diverse. Riporto solo la parte conclusiva del suo articolo:


"In ogni caso, ritengo che la campagna elettorale di Kerry abbia reso l'America più unita. In primo luogo, le elezioni hanno avuto un risultato ben definito che i democratici dovranno accettare. Cosa ancora più importante: Kerry ha costretto i democratici a riflettere sul modo in cui avrebbero potuto agire meglio di quanto abbia fatto l'Amministrazione Bush.


Adottando questa prospettiva, i democratici hanno potuto rendersi conto che la lotta in Iraq coinvolge anche loro, e che una semplice ostilità alla guerra non è sufficiente.


Per entrambe queste ragioni, in America si è giunti a un consenso sulla necessità di combattere, anche se l'atteggiamento delle due parti verso la guerra non è il medesimo.


Estendere questo consenso all'Europa sarà la prima sfida diplomatica che Bush dovrà affrontare nel suo secondo mandato."


Per quello che può valere la mia opinione, Bush non ha il mio consenso sulle sue dottrine 'religiose' (dettate da Dio in persona, a quanto va raccontando) riguardanti la guerra preventiva, la tortura, la limitazione dei diritti civili, la violenza ambientale, il liberismo antiumanitario e così via.


Perché? Per motivi di etica, perbacco!


1. Fabio Poletti, I cattolici su radio Maria, La Stampa, 5 Novembre 2004 http://www.lastampa.it/redazione/editoriali/ngeditoriale7.asp


2. Alan Dershowitz, La paura ha vinto in America come in Spagna, La Stampa, 5 Novembre 2004 http://www.lastampa.it/redazione/editoriali/ngeditoriale5.asp



3. Harvey Mansfield, Bush. Conservatore e progressista, La Stampa, 5 Novembre 2004 http://www.lastampa.it/redazione/editoriali/ngeditoriale6.asp


 














4 commenti:

  1. Oggi mi va di salutarti da qui, Harmonia. Che dire?...che ci aspettano davvero bruttissimi tempi...da disperarsi davvero. Ti abbraccio con affetto. Alain

    RispondiElimina
  2. Bush ha vinto perchè è uno stronzo.. e qua si chiude il cerchio.
    Bacione

    RispondiElimina
  3. molto adatto questo paragone tra i nostri e i loro fondamentalisti cristiani..che poi, a credere che Bush o Berlusconi siano credenti..non ci crede nessuno:-)
    parola di ateo..
    buona domenica..harmony

    RispondiElimina
  4. Un abbracciooooo e buona domenicaaaa:---)))))

    RispondiElimina