martedì 20 aprile 2004

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Un venerdì in Cecenia



Nello stesso giorno, nove civili rapiti dalle forze russe vengono ritrovati morti in fondo a un burrone e una donna muore con i suoi cinque bambini in un bombardamento aereo russo sul suo villaggio Decine di morti nei combattimenti dell’ultima settimana.
In Cecenia è in atto un’escalation militare come non la si vedeva dalla fine dell’estate scorsa.
Sembra che il Cremlino abbia deciso di eliminare la leadership politico-militare dell’indipendentismo ceceno, a cominciare dall’ex presidente Maskhadov



19 aprile 2004 – Villaggio di Duba-Yurt, alle pendici del versante settentrionale della catena montuosa del Caucaso, una cinquantina di chilometri a sud di Grozny.
Intorno alle due di mattina del 27 marzo otto blindati da trasporto truppe dell’esercito russo, con le targhe smontate, sono entrati nel centro abitato. Ne sono scesi decine di soldati, tutti col volto coperto dai passamontagna.


Hanno fatto irruzione in diciannove case. Hanno tirato giù dal letto uomini, donne, vecchi e bambini e, minacciandoli con le armi, li hanno fatti stendere faccia a terra. Poi, senza neanche controllare i documenti, hanno raggruppato tutti i maschi in ‘età militare’ e se li sono portati via, senza nemmeno dar loro il tempo di vestirsi.
Nove persone in tutto, di età compresa tra i 28 e i 44 anni, sono sparite quella notte da Duba-Yurt.


I loro familiari hanno subito iniziato a cercarli, facendo il giro delle prigioni della zona. Hanno saputo che probabilmente erano stati portati nel ‘campo di filtraggio’ di Khankala, alla periferia orientale di Grozny. E a quel punto hanno capito che le possibilità di rivedere i loro cari erano assai scarse.
Venerdì 9 aprile, nel villaggio di Serzhen-Yurt, una ventina di chilometri a nord-est di Duba-Yurt, un uomo ha notato in fondo a un burrone nove cadaveri. Erano ancora vestiti da notte. Sui loro corpi i segni delle torture. Tutti erano stati uccisi con un colpo di pistola alla testa.


Questo, denunciato da Human Rights Watch, è solo uno dei più recenti casi di ‘sparizione’ di civili ceceni rapiti dalle forze di sicurezza russe. Solitamente di loro si perde ogni traccia. A volte, come per i nove di Duba-Yurt, vengono ritrovati morti. I pochi che sopravvivono alle torture vengono liberati dietro pagamento di pesanti riscatti da parte dei familiari.
Questo fenomeno sta assumendo dimensioni sempre più gravi. Le stesse autorità russe ammettono oltre seicento ‘sparizioni’ nel 2003. Sicuramente una stima per largo difetto: l’associazione russa per i diritti umani “Memorial” ha denunciato nello stesso periodo quasi cinquecento casi solo in quel 30 per cento di territorio ceceno che i suoi osservatori sono riusciti a monitorare.


Lo stesso venerdì in cui a Serzhen-Yurt venivano scoperti i nove cadaveri, qualche decina di chilometri più a sud, nel villaggio di montagna di Rigakhoy, si consumava un’altra tragedia.
Marin Tsintsayeva era in casa con i suoi cinque figli, quando, attorno alle due del pomeriggio, l’aviazione russa ha iniziato a bombardare la zona. Marin si è nascosta sotto il tavolo tenendo abbracciati stretti i suoi bambini. Per venti minuti la casa ha tremato per le esplosioni delle bombe, finché una l’ha centrata in pieno. Marin e i suoi figli sono morti.


A quanto pare, i russi hanno dato inizio a una massiccia campagna di bombardamenti aerei sulle roccaforti della guerriglia indipendentista nelle montagne della Cecenia meridionale. Fonti locali riferiscono che era dalla fine dell’estate scorsa che non si vedevano volare così tanti caccia-bombardieri ed elicotteri russi.


Questo, assieme alla notevole intensificazione dei combattimenti – costati la vita a decine di soldati russi e guerriglieri ceceni nell’ultima settimana – e alle notizie di operazioni speciali russe in atto nelle roccaforti degli indipendentisti, sembrano confermare le voci che, secondo il centro di informazione Prague Watchdog, circolano a Grozny riguardo al fatto che il Cremlino abbia deciso di lanciare un’offensiva generale volta alla cattura o all’eliminazione dei vertici politici e militari dell’indipendentismo ceceno, a cominciare dell’ex presidente ceceno, Aslan Maskhadov.


Enrico Piovesana


da PeaceReporter









1 commento:

  1. Il conflitto in Iraq pone in ombra le altre tragedie. C'è la dolcissima Harmonia a ricordarcelo. Grazie. Un abbraccio. Alain

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