La vergogna duratura dell'Australia
19 febbraio 2004 - New Statesman - John Pilger
Ancora una volta, la tersa e placida superficie dell'Australia bianca è stata incrinata da coloro che hanno posseduto e amato questo paese e che ne rimangono gli eterni esuli. Il 15 febbraio, una folla di giovani aborigeni ha dato fuoco a una stazione ferroviaria e si è scontrata con le truppe anti-sommossa in una zona fatiscente conosciuta come The Block nel distretto di Redfern a Sidney, l'ultimo baluardo dei primi abitanti dell'Australia nel centro di una città costruita su un territorio da cui i loro antenati furono evacuati per la prima volta 216 anni fa.
Un caldo mattino di sabato, il diciassettenne Thomas "TJ" Hickey fu impalato su di uno steccato di paletti in circostanze che la polizia, i politici e i giornalisti definiscono "dubbie". Ma nel Block non ci sono dubbi. TJ era inseguito dalla polizia, o, al massimo, pedalava la sua bici più veloce possibile per sfuggire a una volante che lo inseguiva provocatoriamente a tutta birra.
Non ci sono dubbi, perché tutti i giovani aborigeni nel Block e in ogni città australiana, grande o piccola, sanno di potersi aspettare continue molestie da parte della polizia. La maggior parte di loro vengono arrestati per reati minori e finiscono in custodia cautelare. Nei Territori del Nord, ogni giorno in media l'89% dei nuovi arrestati sono aborigeni, i quali costituiscono il 2% della popolazione australiana. Una volta dentro, alcuni si tolgono la vita, altri sono picchiati a morte. Si pensi al caso di Stephen Lawrence moltiplicato più volte per avere un'idea.
Gli australiani bianchi lo sanno. Sanno, o dovrebbero sapere, che l'aspettativa di vita degli aborigeni è una delle più basse del mondo, e che le loro condizioni di salute sono le peggiori del mondo. Una malattia così facile da prevenire come il tracoma, sconfitto in molti paesi del terzo mondo, è ancora causa di cecità nei neri australiani per via di cataratte non curate e di terribili condizioni di vita. Epidemie di febbri reumatiche e di gastroenteriti sterminano le comunità nere come avveniva nei bassifondi dell'Inghilterra dell'ottocento.
La causa? Povertà e espropriazioni. In una società ossessionata dai valori della proprietà, il 90% delle case sovraffollate sono aborigene. Qualche anno fa il Dr. Richard Murray, del Kimberley Aboriginal Medical Services Council, mi raccontò: "In fin dei conti poi il problema è la mancanza di volontà politica di distribuire le risorse. Il governo federale spende circa il 25% di meno a testa per l'assistenza sanitaria degli aborigeni rispetto al resto della popolazione. Pensate al fenomeno del suicidio, che ha le sue radici nella mancanza di opportunità e di speranze per il futuro. Sono i giovani che ne fanno le spese. In una tipica comunità dove ci sono, mettiamo, 50 uomini fino ai 25 anni, uno o due si suicideranno, due o tre ci proveranno e un'altra decina ci penserà seriamente a farlo. Questi giovani vengono da famiglie costrette a vivere nel costante dolore. E' una verità straziante di cui il mondo esterno sa poco."
Gail Hickey, la madre straziata di TJ, sostiene che la polizia "gli stava dietro" nella loro città natale di Walgett, nel New South Wales. Appena dopo il loro arrivo a Sydney, racconta sua zia, TJ fu picchiato dalla polizia. "Dissero che si era trattato di un errore di persona." A parte i dettagli, gli eventi che culminarono nella morte di TJ sono tipici. Poco tempo fa ho scritto un elogio funebre per Leila Murray, un'amica aborigena e madre di Eddie Murray, che fu trovato impiccato in una cella nella stazione di polizia della città di Wee Waa, New South Wales, il 21 giugno 1983.
Eddie era stato arrestato per ubriachezza e condotto alla stazione di polizia. Almeno un poliziotto mentì nel corso dell'inchiesta, e l'inquirente concluse che Eddie era morto "per mano di uno o più sconosciuti." Fine. Se non che i genitori di Eddie, Leila e Arthur, iniziarono una tenace campagna di giustizia che durò per 21 anni. Fecero ricorso a tre Ministri della Giustizia del New South Wales, fornirono prove schiaccianti e alla fine ottennero il diritto di riesumare il corpo del loro figlio. La nuova autopsia rivelò che lo sterno di Eddie era stato schiacciato, come se sottoposto continue percosse.
Leila e Arthur richiesero un'indagine indipendente, ma si scontrarono con un nuovo muro di indifferenza e di silenzio. Essendosi battuti per la giustizia attraverso il sistema, non avevano scalfito la superficie dell'Australia bianca. Alla morte dell'eroica Leila, non una parola fu detta dai media ufficiali. L'altro giorno, il Sydney Morning Herald ha interrotto il suo servizio di moda per sentenziare: "La comunità aborigena di Redfern dovrebbe comprendere che, in presenza di reati, nessuno dovrebbe essere immune dal processo della legge." Andate a raccontarlo alle famiglie Hickey, Murray e agli innumerevoli altri australiani neri che, vedendosi negati la giustizia, la salute, il lavoro e la speranza, sono stati traditi dalla legge così tante volte. Si è detto che la sentenza dell'alta corte australiana nel caso "esemplare" di Mabo del 1992 riconosceva agli Aborigeni il diritto alla terra. Tuttavia non fu ordinata la restituzione delle terre rubate, e nella sentenza successiva, la "vittoria morale" divenne una guerra di attrito legale contro i gruppi aborigeni. Il contenzioso che ne seguì è costato diversi miliardi di dollari, denaro che avrebbe potuto essere speso per migliorare le condizioni di vita nei ghetti come il Block e creare posti di lavoro e servizi sanitari decenti. L'amarezza avvertita in tutta l'Australia aborigena trovò espressione nella rabbia dei 4.500 di Yorta Yorta, che avevano lavorato come peones per tutta la vita e la cui rivendicazione delle terre rubate fu respinta nel 2002 dalla magistratura, l a quale si pronunciò a favore di una potente schiera di politici bianchi e di interessi corporativi.
L'Australia, come il Sud Africa bianco, ha una storia profondamente razzista di espropriazioni e crudeltà. Per questo revisionisti del calibro di Keith Windschuttle, una voce della "nuova storiografia", molto pubblicizzato e editore di se stesso, può insinuare che gli aborigeni della Tasmania erano privi di umanità e compassione.
In nessuna parte del mondo in cui esistono popolazioni indigene, in Nord America, nella Nuova Zelanda, perfino in Sud Africa, calunnie del genere passano impunite.
Windschuttle è stato il pupillo di un influente gruppo di "suprematisti", che ronzano attorno al periodico di estrema destra Quadrant (un tempo sovvenzionato dalla CIA). Questi usano le loro argomentazioni in modo non dissimile da quello in cui David Irving usava i suoi libri di storia per promuovere la negazione dell'olocausto, con la differenza che ai "suprematisti" è stato concesso ampio spazio e tacito sostegno nella stampa. Nel rifiutare quella che chiamano "la visione funerea della storia", essi sostengono assurdamente che gli omicidi di massa e la resistenza in Australia non sono mai avvenuti, né molti dei terribili episodi di separazioni di bambini aborigeni dalle loro famiglie furono mai ordinati dallo stato. Essi hanno il sostegno del Primo Ministro John Howard, famoso per aver mandato le truppe australiane a rispedire indietro le navi-carrette dei profughi, e per aver ucciso gli iracheni nel proprio paese. Howard spesso dà voce a questo "orgoglio" nazional e sciovinista fatto di divise militari, bandiere e cricket.
Lyall Munro, un Anziano aborigeno molto rispettato, ha parlato chiaro. Nel punto del Block in cui sono avvenuti i disordini, ha detto alla sua gente: "Qui è stato compiuto un atto di resistenza da parte di alcuni giovani veramente coraggiosi di cui siamo immensamente orgogliosi."
Oggi la BBC News ha un articolo sugli Aborigeni Australiani.
Mi associo ad Alain. E confesso che non avrei mai sospettato se non lo avessi letto qui che la grande Australia ( nuotatori, velisti, architetti ) potesse sopportare queste infamie. Il benessere è l'oppio dei popoli?
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