lunedì 16 febbraio 2004

In occasione del...


In occasione del voto al Senato sul rifinanziamento della missione militare in Iraq, verrà


avanzata la richiesta a tutti i parlamentari di scegliere il campo di pace e di dare voce alla


maggioranza dei cittadini italiani che sono contrari alla guerra votando NO, alla


riconversione in legge del decreto. Rete di Lilliput ha messo a disposizione


un meccanismo email per attivare una campagna di pressione per tutti i parlamentari,


nei rispettivi collegi, prima del voto al Senato che si terrà il 19 febbraio.


dal sito: Consumietici.it


Un voto per la pace

 




Luigi Ciotti, Gino Strada, Alex Zanotelli hanno diffuso questa nota in merito all’imminente votazione in Senato sulla continuazione della presenza di militari italiani all’estero:

"Il Parlamento italiano si accinge a deliberare sulla rinnovata partecipazione delle truppe italiane alla guerra all’Iraq e all’occupazione di quel paese, in aperta rottura con l'articolo 11 della Costituzione, con lo Statuto delle Nazioni Unite, con il diritto internazionale e con la sensibilità e le richieste del movimento per la Pace.


Chi ha manifestato perché l’Italia non si associasse a questa avventura militare trova nei tragici sviluppi di questi giorni conferma delle sue ragioni e chiede oggi che quell’avventura cessi. La richiesta del movimento per la Pace è inequivocabile: ritiro delle truppe italiane dall'Iraq, subito.


Chi non è portatore di questa richiesta non appartiene al Movimento per la Pace. Non si può marciare da Perugia ad Assisi e poi essere indecisi o compiacenti sulla decisione di abbandonare una guerra coloniale che non ha mai avuto alcuna legalità o giustificazione.


Le forze politiche e, in ciascuna di esse, i parlamentari che rifiuteranno queste richieste non dovranno mai più contare sul voto di chi si sente tradito sui temi decisivi della Pace, della fedeltà alla costituzione, dei diritti umani, del diritto internazionale.


A queste univoche richieste e a questi irrinunciabili valori dovrà ispirarsi la manifestazione prevista per il 20 marzo per produrre chiarezza e non inganni".


Mentre veniva diffuso questo appello Antonio Martino, ministro della Difesa della Repubblica italiana, ha dichiarato che l'Italia discuterà la richiesta della Nato per un maggiore impegno militare del nostro Paese in Afghanistan. Il ministro ha detto che la decisione verrà presa prossimamente dal Consiglio dei Ministri e sottoposta al Parlamento.


"L'Italia -ha dichiarato Martino- si farà carico di uno dei cinque team che verranno dislocati sul territorio afgano. Se ci verrà assegnata una provincia tranquilla serviranno circa cento uomini. Altrimenti serviranno tre o quattrocento unità."


Si tratta di uomini che andrebbero ad aggiungersi al contingente italiano, composto da oltre cinquecento militari inquadrati nella forza multinazionale Isaf, già presente in Afghanistan dall'inizio del 2002.


News, approfondimenti e interventi sono pubblicati
su PeaceReporter PeaceReporter Logo


Riporto due interventi significativi di persone, sicuramente amanti della pace, ma dubbiose sulle decisioni da prendere.




  • Cara harmonia, ho appena finito di leggere il libretto di un nostro inviato ONU a Nassyria. Se ne è andato non condividendo lo strapotere (e gli errori ) di americani e inglesi. Ma dal racconto è anche chiarissimo che i nostri soldati sono l'unica struttura funzionante ( acqua, fogne e ospedali ) per aiutare quelle popolazioni. Dunque, rimaniamoci in Iraq ma solo alla condizione che sia l'ONU a gestire gli aiuti, che sono anche di tipo militare per la situazione di totale insicurezza delle popolazioni. Piantarli in asso, gli iracheni, sara' anche pacifismo, ma mi pare disumano. In quanto al Governo Italiano e a quell'imbecille di Martino, sono al di sotto di ogni valutazione. Vanno rimandati a casa; per questo fondamentale obbiettivo, serve unità e elasticità mentale.

ilvecchiodellamontagna (http://ilvecchio.splinder.it) alle 19:04 del 16 febbraio, 2004




  • mmm... sono stata contro questa e altre guerre, ma ora mi chiedo se mandare via i nostri soldati significhi lasciare spazio all'indipendenza degli iracheni o gettare il paese nel caos lasciando campo libero a chi quel caos lo vuole creare. Forse una cosa è andare in un Paese attaccandolo, una cosa è restarvi qualche tempo per pacificarlo. Tengo a sottolineare quel "forse", perchè... non ho verità in tasca, solo un sacco di dubbi.

    anonimo (http://scheggedeltempo.clarence.com) alle 16:24 del 16 febbraio, 2004






4 commenti:

  1. mmm... sono stata contro questa e altre guerre, ma ora mi chiedo se mandare via i nostri soldati significhi lasciare spazio all'indipendenza degli iracheni o gettare il paese nel caos lasciando campo libero a chi quel caos lo vuole creare. Forse una cosa è andare in un Paese attaccandolo, una cosa è restarvi qualche tempo per pacificarlo. Tengo a sottolineare quel "forse", perchè... non ho verità in tasca, solo un sacco di dubbi.

    RispondiElimina
  2. Cara harmonia, ho appena finito di leggere il libretto di un nostro inviato ONU a Nassyria. Se ne è andato non condividendo lo strapotere (e gli errori ) di americani e inglesi. Ma dal racconto è anche chiarissimo che i nostri soldati sono l'unica struttura funzionante ( acqua, fogne e ospedali ) per aiutare quelle popolazioni. Dunque, rimaniamoci in Iraq ma solo alla condizione che sia l'ONU a gestire gli aiuti, che sono anche di tipo militare per la situazione di totale insicurezza delle popolazioni. Piantarli in asso, gli iracheni, sara' anche pacifismo, ma mi pare disumano. In quanto al Governo Italiano e a quell'imbecille di Martino, sono al di sotto di ogni valutazione. Vanno rimandati a casa; per questo fondamentale obbiettivo, serve unità e elasticità mentale.

    RispondiElimina
  3. Ti seguo, Harmonia. Un bacio e una bella serata. Percival

    RispondiElimina
  4. Ciao harmonia, per una volta non sono d'accordo con te. Vengo da una famiglia di partigiani, in cui mi è stato insegnato che il sinonimo di sinistra non è pace, ma rivoluzione. Lotta contro chiunque offenda la libertà e la dignità dell'Uomo. Lasciare in sella Saddam, il tiranno, avrebbe negato questi principi. Come schierarsi con Salò durante la Resistenza

    Una cosa rimprovero agli Americani. Di essere intervenuti con 10 anni di ritardo. Saluti

    RispondiElimina