giovedì 31 gennaio 2008

Giuliano Ferrara: due o tre cose sui suoi percorsi [ PCI. PSI. Centro Destra. Vaticano ]


Lettera aperta del suo prof.


Caro Giuliano Ferrara, mercoledì scorso ti ho visto, da Floris, e ho sentito quello che hai detto degli anni '70. Ti è stato chiesto: ma c'era solo il terrorismo, in quegli anni? E tu hai risposto, in sostanza, che sì, c'era solo il terrorismo, nel senso che c'era contrapposizione ideologica, odio ideologico, e il terrorismo ne era la risultante. Non c'è male, come ricostruzione storica. Le stragi, per esempio, erano frutto di odio ideologico? La straordinaria esperienza dei Consigli di fabbrica, della democrazia sindacale, le conquiste dei lavoratori in tema di diritti, salute, ambiente, dignità sociale, l'incontro tra esperienza operaia e «sapere alto» (come l'esperienza delle 150 ore), tutto ciò aveva a che fare con l'odio ideologico? E quelle che si chiamavano lotte per la casa, per i servizi sociali, contro i doppi turni nelle scuole, per il tempo pieno, che cos'erano? «Lotta» significava mobilitazione, impegno, presenza nel territorio. E poi l'impegno negli organi collegiali della scuola, per una gestione più democratica, per l'apertura della scuola al territorio, anche per il rinnovamento dei contenuti, ha costituito, nella sua prima fase, un'esperienza straordinaria di presa di coscienza, di partecipazione diretta, per moltissime persone. Di che si trattava? Certo, c'erano forti contrapposizioni, ma la prospettiva non era né la rivoluzione né altro; c'era una prospettiva di democrazia più aperta, più partecipativa, e di una società un po' più giusta, più egualitaria, prospettiva che poi non si è realizzata. Insomma, volevi dire che tutto questo faceva parte della contrapposizione ideologica e dell'odio ideologico, cioè di quello stesso clima che ha prodotto il terrorismo? Forse no, ma il tuo metodo è sempre quello: buttare lì quello che può funzionare sul piano della comunicazione, e giocare sulla confusione. Del resto, cosa facevi a scuola? Eravamo al liceo «Lucrezio Caro» a Roma, nell'anno scolastico 1969/70. Tu facevi la terza liceo, io ero ai primi anni di insegnamento. Quando entrai in classe il primo giorno mi trovai di fronte 10 studenti con il distintivo di Mao. Erano del gruppo «Servire il popolo». Pensavo che da loro avrei potuto avere contestazioni, perciò concordai un programma di storia che li potesse interessare. Ma mi sbagliavo, durante l'anno questi «maoisti» si rivelarono studenti modello, mentre le difficoltà vennero da te, che eri della Fgci, se non sbaglio. Tutto per te era occasione di disturbo, ti piaceva creare confusione, paralizzare l'attività didattica. Avevi un amico del Fronte della gioventù e vi divertivate a lanciare richiami da un capo all'altro della classe: tu gridavi qualche slogan, e lui rispondeva «eia eia alalà». Ogni occasione era buona, per te, per dichiarare «corteo interno» e far uscire gli studenti dalla aule. Non hai mai studiato, per tutto l'anno, fidando su quel «capitale culturale» trasmessoti dalla famiglia. Caro Giuliano, eri così, e anche se hai cambiato campo, idee, collocazione politica, in realtà non sei cambiato. La differenza è che allora tutto era ancora possibile.


Maurizio Lichtner   [ Il Manifesto, 29 Gennaio 2008. Lettera aperta. ]


Giuliano Ferrara è un personaggio importante e di lui conviene occuparsi per la rilevanza del suo peso nell'informazione e nella politica. Me ne dà il destro la lettera del suo antico professore dei tempi del liceo. Ferrara lo conosco molto bene, perché ho seguito i suoi spettacolari cambiamenti di appartenenza politica e ideologica (ideologica, sì) e seguo attentamente il suo programma su La 7, Otto e mezzo. Chiaramente parlo di ciò che mi appare da un punto di vista esterno. Non intendo criticare il cambiamento di opinioni, ancorchè frequente e radicale, ma dire che cosa mi colpisce nell'itinerario del giornalista. "Eri così", gli dice il suo prof, "in realtà non sei cambiato". E così è rimasto, anche secondo me. Ha sempre goduto, fin da bambino (beato lui!), di una posizione di privilegio e dei suoi privilegi ha saputo far uso, sfruttando la sua intelligenza, le conoscenze politiche, e una disinvoltura partitica di tutto rispetto. Ha cambiato partito almeno quattro volte, infatti, ma non politica. La sua politica, intesa come armamentario di idee e impegno attivo, Giuliano Ferrara non l'ha mai cambiata. Le lettera del professor Lichtner mi conferma in un'idea statica e monolitica che ho del personaggio, sempre uguale a se stesso, con gli stessi stilemi e gli stessi metodi, dal partito comunista alla svolta clericale: 1. assolutismo ideologico, non importa se urlato o mellifluo come nell'ultima versione; 2. ambiguità e mescolanza di vero-falso (alla maniera del 1984 orwelliano) in uno stesso ragionamento e nelle sue prese di posizione, per cui bisogna essere ben attrezzati per districarsi dalla tela di ragno che abilmente costruisce intorno all'interlocutore; 3. disponibilità ai poteri del capobranco di turno, a cui si accoda entusiasticamente pur mantenendo la sua vis polemica e un'apparente indipendenza; 4. scelta della confusione , di termini e analisi e proposte, come strumento di seduzione delle coscienze.


Un esempio per tutti: nella dizione "moratoria sull'aborto" mescola (disonestamente) la verità della tragedia dell'aborto con una parola (qui usata con falsità) che viene generalmente percepita come "sospensione" di azioni violente o criminali, creando confusione nelle coscienze e assecondando il suo capobranco di turno, con la consueta sicumera ideologica.

13 commenti:

  1. Concordo con tutto, con dispiacere. Se Ferrara riuscisse mai a riguadagnare onestà intellettuale abbandonando il suo supernarcisismo ( in confronto Sgarbi è una mammoletta ) avremmo una buona ntelligenza al servizio del bene comune. Ma non succederà; ci è nato, così. ( testimonio il suo Prof...)

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  2. Grazie, Harmonia, la lettera del prof. è a dir poco splendida. E i prof... quasi mai sbagliano sugli alunni, e non parlo di voti, ma di prefigurarne le caratteristiche umane!

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  3. Probabilmente Ferrara non è mai cresciuto. Non è cambiato per questo. Non gliene è stato dato modo oppure non l'ha reputato conveniente, opportuno. Deve sopravvivere ed il camaleontismo (e certa cialtroneria) servono allo scopo...

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  4. Quoto Akhet, mi sa che è così..nonostante le dimensioni della sua stazza.
    In quanto alla lettera è un quadro lucido di chi conosce bene Giuliano Ferrara.
    Grazie per avercene proposta la lettura, carissima

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  5. @ melchisedec

    Sì, Mel, gli insegnanti attenti che entrano in sintonia con gli allievi, anche quando non ne condividono i comportamenti.

    @ Akhet

    Non conosco Giuliano Ferrara se non per ciò che manifesta pubblicamente. E' comune a molte persone conservare nel tempo modi e stili comportamentali, anche quando sembra che operino grandi cambiamenti. Mi pare anche che Ferrara sopravviva molto bene.

    @ marzia

    Pare che non si sia modificato, eppure esperienze e opportunità ne ha avute a bizzeffe. Chissà che cosa ci obietterebbe lui.

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  6. riconversione aziuendale a 720 gradi no?
    mi spiace che non siamo stati d'accordo sull'ultimo post...
    lo interpretiamo come un signorile dissenso democratico? stef

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  7. riconversione aziuendale a 720 gradi no?
    mi spiace che non siamo stati d'accordo sull'ultimo post...
    lo interpretiamo come un signorile dissenso democratico? stef

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  8. @ stefanomassa

    Non mi erano venuti in mente i 720°. E' un girare in circolo, comunque.
    Il dissenso: è il bello della democrazia, amico. Soprattutto fra amici che si capiscono e si rispettano.

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  9. "però parla proprio bene" ... e quindi va sempre a finire così quando lo spetattore intimorito e disorientato stramazza nel suo stesso impedimento, inconsapevole di contribuire ad aumentare lo share ...

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  10. @ Raymond

    Certo che parla bene, e argomenta anche bene. E' interessante quell'argomentare convincente che si avvita intorno a vero-falso. Senza stramazzare, spero, contribuisco anch'io ad aumentare il tasso di ascolto, Raymond, ahimè.

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  11. Non ho mai nutrita molta stima nei confronti di chi passa con tanta disinvoltura da un partito politico ad un altro, però devo ammettere che spesso lo ascolto incantata dalla sua cultura e dall'abilità che possiede nel riuscire sempre a trovare la scappatoia giusta. SENZAPIUTEMPO.

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  12. @ SENZAPIUTEMPO

    Anche la cultura del Nostro è molto appariscente, ma quanto a profondità, non mi sembra che ce ne sia.

    @ ozne

    E' proprio lo stile dei fomentatori di contrasti che non mi piace

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  13. ritratto efficace, aggiornato con le sue pulsioni manesche dirette come responsabile della commissione fabbriche del PCI negli anni settanta a Torino (servizo d'ordine del Pci e studenti di Palazzo nuovo)

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