La grande vittima
No standing ovation? No party. Ha vinto lui. Una dimostrazione del potere che i media hanno di distorcere i fatti.
Primo fatto, in ordine cronologico, è stato l'invito, accettato, del rettore de La Sapienza. Secondo me, l'errore primario.
Secondo, una lettera di dissenso, a titolo personale inviata dal professor Cini al Manifesto (14/11/07). Aveva tutto il diritto di esprimere le sue personali opinioni in virtù della libertà di parola.
Terzo, una lettera interna inviata da 67 docenti al rettore dell'università per associarsi al dissenso di Cini (23/11/07). Secondo me, anche questi docenti avevano il diritto esprimere il proprio dissenso, per via gerarchica peraltro, ma purtroppo qui dovevano fermarsi, e forse si sono fermati. Questo non l'ho capito, nonostante le innumerevoli informazioni.
Quarto, la sollevazione di un gruppo di studenti che hanno organizzato una contestazione in piena regola. A mio giudizio, questo è stato un errore, perché la coerenza democratica vuole che a nessuno sia impedito di parlare. Qui si colloca anche l'errore, ben più grave, dei "grandi" che avevano il dovere di domandarsi il perché di quel clima e cercare delle soluzioni costruttive del conflitto che si era innestato.
Quinto, il Papa dà forfait. Non ci sono le condizioni, qualcuno potrebbe farsi male, non c'è motivo di andare in una casa dove non ti vogliono (67 docenti e un gruppo di studenti di una università mastodontica sono una sparuta minoranza, per la verità). Cade il mondo. No, non cade. Il Papa è più popolare che pria, l'umiliazione si trasforma in vittoria, tutti accorrono in aiuto del potente (quasi tutti). Un colpo magistrale. Lui sarà il solo a inaugurare il famigerato anno accademico, più presente perché assente. Manderà il suo discorso, anzi no, lo fa pubblicare il giorno prima dall'Osservatore Romano, e via con tutti gli altri media. Così l'inaugurazione avrà un discorso vecchi, tiè (posso dire che è stata una grossa cafonata?). Veglie, preghiere, anatemi. I laici laicisti sono serviti. Per molto tempo, chissà fino a quando.
Ruini, vice del mite Benedetto XVI. "Non sarà un comizio. L'Angelus di domenica prossima rimarrà quello che è: una preghiera. Qualsiasi altro intento che animasse la partecipazione di quanti saranno a piazza San Pietro sarebbe non gradito e comunque fuori luogo. Il cardinale Camillo Ruini, vicario di Roma, torna a chiarire le motivazioni e lo spirito dal quale nasce l'invito rivolto ai fedeli ad accorrere in gran numero domenica all'Angelus recitato dal Papa." ... continua QUI su L'Osservatore Romano.
Certo, non sarà un comizio, sarà un'apoteosi. Ruini non sbaglia un colpo. E' un genio. Una preghiera già affollata diventerà affollatissima e nessuno potrà obiettare alcunché. Si inneggerà alla libertà di parola della "grande vittima" e nessuno potrà parlare di evento politico, di comizio, di pervicace insistenza sul lavoro di divisione degli italiani. Un grande genio, soprattutto quando gli altri sono pronti a bersela. Mi complimento con lui, mentre attendo di vedere la "grande riparazione". O my God, ma quante divisioni ha il Papa!!!
Da Il Manifesto di ieri, le idee e le parole di Marcello Cini, autore della prima lettera di protesta per l'invito galeotto.
E lo criticavo anche aspramente perché vedevo nell'invito a inaugurare l'anno accademico della Sapienza (di questo si trattava, anche se prima come lectio magistralis, poi camuffata all'italiana con un intervento nello stesso giorno, comunque)». continua QUI.
Beh, alla Sapienza la minoranza di una minoranza ha organizzato questa gazzarra inutile e fine a sè stessa: 67 ordinari fuori ruolo (ma in cattedra negli anni di piombo) e una cinquantina di bimbi nostalgici di qualcosa che nemmeno conoscono. Circa le divisioni, anche con questi comportamenti non laici ma laicisti non è che si faciliti o si favorisca l'unità.
RispondiEliminanon so più a che santo votarmi......
RispondiElimina:-)
un augurio di serenità
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