Volti della politica
Il Primo Ministro Zapatero - Il candidato Veltroni
Il laico Zapatero.GIAN ENRICO RUSCONI. Una serena, ferma e dignitosa difesa dello Stato laico vince elettoralmente in una democrazia matura. Questa è la semplice lezione del successo di José Luis Zapatero.
Sappiamo che le varianti in gioco nelle elezioni spagnole erano e sono molte. Sappiamo che le differenze tra l’Italia e la Spagna sono grandi. Ce ne siamo dimenticati, anche per una certa provinciale supponenza che per decenni ci ha illuso di «essere più avanti» degli spagnoli. Adesso ci stanno dando molte lezioni: dal dinamismo economico all’impegno nelle istituzioni europee. Da qualche tempo ci offrono pure l’esempio di uno Stato che ha riscoperto il gusto della propria autonomia e dignità nel dimostrare con i fatti di essere l’unico depositario dei criteri dell’etica pubblica.
Il plusvalore della laicità ha certamente rafforzato la prospettiva «socialista» della politica zapateriana, che punta sulla valorizzazione della «cittadinanza sociale». Solo l’eutanasia del socialismo nel nostro Paese impedisce di cogliere il nesso fecondo tra socialismo della cittadinanza e diritti civili. [La Stampa, 11 marzo, 2008. continua...QUI]
Walter Veltroni. Fa la sua bella figura accanto a Zapatero. Voterò per il Partito Democratico.
Il candidato Berlusconi - L'alleato candidato (fascista) Ciarrapico
L'uno in preda a parossismo distruttivo, l'altro orgoglioso di essere fascista (poi rettifica).
Il fascismo che rivive nel PDL è intollerabile, ma c'è un'altra cosa tremenda nel curriculum del monarca di Arcore e dei suoi seguaci, una cosa imperdonabile in una democrazia: la limitazione del diritto di voto. Qui sotto un articolo sui guasti provocati dalla legge elettorale di Berlusconi, uno dei veri motivi della caduta del governo Prodi.
Italiani, elettori a sovranità limitata
di Adriano Prosperi
Certe volte basta una parola, una frase: come quella del cavalier Berlusconi che sabato 8 marzo, parlando della formazione delle liste dei candidati, ha detto sorridendo che era stata una fatica terribile «decidere del destino degli altri». La frase entrerà forse stabilmente nel lessico politico. Ma già da oggi indica una realtà di fatto e dà voce ad una convinzione diffusa: quella che affida sempre più al solo leader, senza impacci o intralci di alcun genere, il compito di dimostrarsi padrone dei destini degli altri. Badiamo bene: il sorriso compiaciuto e un po’ autoironico con cui quella frase è stata pronunziata significa che non siamo davanti al ritorno sulla scena italiana della tragedia del fascismo e di un tardivo replicante dell’Uomo del destino (detto anche della Provvidenza). È vero che tante cose ritornano, ma sono tante anche le cose cambiate. E poi i destini del popolo come si diceva una volta, o della gente come si dice oggi, qui entrano in gioco solo indirettamente. Quelli di cui si tratta per il momento sono i destini di chi aspira a entrare in Parlamento. Pochi, in ogni caso; e i poteri del leader, per quanto miracolosi, non sono assoluti. Nemmeno gli dèi antichi erano capaci di salvare Ettore o Achille, figuriamoci cosa avrebbero potuto fare con un Mastella.
Ma quelle parole corrispondono alla realtà dei fatti, almeno di quelli della politica italiana. La stesura delle liste dei candidati è il momento decisivo della prefigurazione del futuro Parlamento; e la decisione tra chi salvare e chi sommergere non è più nelle mani degli elettori. Alle loro idiosincrasie, agli scatti residuali ed estremi non prevedibili dai sondaggi, resta appena la possibilità di spedire qualche candidato dal purgatorio di una collocazione nella zona a rischio della lista al paradiso del Parlamento o all’inferno dell’anonimato. Ma le figure che abiteranno il Palazzo sono scelte da altri. Lo dimostrerà la conta degli eletti e degli esclusi che faremo alla fine del gioco.
Tutto questo lo sappiamo: ma forse bisognerebbe riflettere in questa occasione alla svolta storica che si viene compiendo sotto i nostri occhi. Da quando gli antichi greci scrivevano un nome su di un coccio di ceramica – e per gli italiani a partire dall’introduzione del suffragio universale e da quel giorno del 1946 in cui perfino le donne per la primissima volta nel nostro Paese si ritrovarono tra le mani le schede elettorali – il senso di appartenenza a una società si è legato al potere di scegliere un nome e di rifiutarne un altro. È stato decidendo sui nomi che abbiamo pensato di essere dei sovrani, come ci assicurava la Costituzione repubblicana. Sovrani parziali, in collaborazione e in conflitto con tante altre teste coronate quanti erano gli abitanti del Paese: ma sempre sovrani. Un principe senza scettro, come si intitolò un bel libro di Lelio Basso sulla Costituzione, ma almeno senza più uomini della Provvidenza a decidere per noi e su di noi. Niente più finestre illuminate e notti insonni a Palazzo Venezia dove un solo uomo, il cavalier Mussolini, pensava al destino di tutti.
Dopo di allora sono seguiti anni lunghi, di contrasti e di pensieri diversi. Altri poteri, interni ed esterni all’Italia, hanno fatto sentire il loro peso, con le buone – aiuti economici, propaganda e altro – o con le cattive (gli attentati, le bombe, il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro). È rimasto però nel nostro Paese un attaccamento forte, di cuore e di testa, a quel rito elettorale: e questo è un fatto che riguarda la grande maggioranza del popolo italiano. Non per niente, mentre altri e più "moderni" Paesi hanno registrato un diffuso assenteismo elettorale, le percentuali italiane sono rimaste alte, spesso altissime. Elettori mai soddisfatti, sempre più diffidenti, costretti sulla difensiva, gli italiani hanno continuato a fare croci su nomi e simboli.
Ma intanto c’era chi giocava a truccare le carte, a modificare le regole del gioco. Così è cambiata la legge elettorale. Chi l’ha scritta per conto dell’ultimo governo Berlusconi l’ha definita una porcata. Chi l’ha varata ha mirato a intorbidare oltre ogni limite il rapporto tra il voto dei cittadini e la formazione delle maggioranze di governo. Dei suoi nefasti effetti ha fatto le spese un governo Prodi prigioniero di infiniti ricatti, praticamente impossibilitato a governare. E quando ha dimostrato di volerla cambiare il governo Prodi è stato fatto cadere.
È in questo quadro che si iscrive la frase che abbiamo citato: decidere il destino degli altri. Nella notte del leader è stato deciso il destino dei candidati: gli eletti da un lato, gli scartati dall’altro. Ai votanti con le regole attuali resta una scelta elementare: prendere o lasciare. Non c’è più nemmeno il voto di preferenza, residuo dell’antica sovranità. La lista degli eletti era già diventata cosa di apparati, alla ricerca di una difficile sintonia col popolo degli elettori. Oggi il traguardo finale è in vista: e, come nelle tappe di montagna del giro d’Italia al tempo di Coppi e Bartali, mentre gli apparati arrancano si annuncia un uomo solo al comando.
Chi pronunziava quella piccola frase voleva piacere: quelle parole erano cariche di una volontà di seduzione. Così l’avranno sicuramente intesa molti cittadini italiani frastornati dalla propaganda e impauriti dalle ombre di un presente non facile. Che cosa c’è di più riposante che mettere tutto nelle mani di un generoso e grande fratello? Ma a qualcuno quella stessa frase avrà forse ricordato come e perché e per colpa di chi il popolo degli elettori che si presenta a questo appuntamento è diventato un popolo a sovranità limitata. [ La Repubblica, 11 marzo 2008 ]
Beh, in difesa dell'Unto (ma che mi tocca dire...) la scelta di Ciarrapico testimonia quello che da 14 anni non si poteva dire: è un ditttatore fascista che finalmente ha ammesso di esserlo, anche nelle forme oltre che nella sostanza.
RispondiEliminaIl gesto di strappare i fogli è di una volgarità mai vista nella storia di un paese civile: vorrà pur dire qualcosa, neppure gli orridi leghisti più beceri erano mai arrivati a tanto.
Vergogna.
"il sonno della ragione genera mostri"...credo sinceramente che berlusconi e tutta la sua cricca siano il frutto insano di una societa che sempre di piu si lascia manipolare amalgare appiattire imbrutire...che non pensa piu come un gruppo di individualità pensanti ma come una massa informe apatica e amorfa...
RispondiElimina(si capisce che non voterò pdl?)
Ciao
Nulla
@ nullacomesembra
RispondiEliminaSì, si capisce che non voterai PDL. Col passare dei giorni aumenta il mio senso di frustrazione per il furto di democrazia che è stato perpetrato e continua a essere perpetrato da Berlusconi.
Si poteva protestare meglio per riottenere almeno le preferenze, che certo non sono la panacea, anzi, ma almeno quelle?
sulla democrazia...berlusconi ha detto credo un paio di giorni fa...Piu donne in politica? il 50%? no, la nostra democrazia non è ancora matura...Credo che della democrazia stiamo perdendo anche il senso...Mah!
RispondiEliminaNulla
Berlusconi ha imbarcato Ciarrapico perchè con suoi giornali gli dia una mano a fare propaganda ...visto-ha detto- che quasi tutti gli altri fanno propaganda contro. Nel "quasi" immagino metta il Corriere della Sera, Libero e Il Giornale ( che sono suoi ) Quotidiano Nazionale-Nazione e Resto del Carlino; e questi sono quelli che conosco io. Sono fuibondo alla vista di questo bugiardo amorale che tiene in pugno, per servilismo dei seguaci, questo povero Paese. Sulle candidature paracadutate dall'alto: è una procedura che garantisce il potere a chi ce l'ha. Enorme tentazione per i politici, al punto che in Toscana è stata modificata in questo senso la legge elettorale regionale, con voto bipartisan, eccome! Ma ci siamo ribellati e gliela ficcheremo in gola prima delle regionali; e col Partito Democratico, si faranno le primarie!
RispondiEliminaciao. Non ci sono parole per un gesto, così assurdo. Nessuno credo che fino ad oggi si era mai permesso cose del genere. Chi si crede di essere, ma la democrazia dove è andata a finire. Non so te, ma io ho un po' di paura, che succederà, visto i preliminari. Parlando, con degli amici di mia figlia, secondo i risultati sono pronti tutti ad andarsene da questo paese, assurdo. E' terribile ascoltare questi discorsi dai giovani. Speriamo bene. ciao buona giornata penny
RispondiElimina@ nullacomesembra
RispondiEliminaScrivi: "Berlusconi ha detto..." Che cosa dice Berlusconi che abbia un qualche valore e che lui stesso non semntisca poco dopo, per poi tornare a smentite? Ovviamente perché sono gli altri a non capire, a fraintendere e a distorcere perché sono cattivi e lo odiano.
@ ilvecchiodellamontagna
RispondiEliminaA Venezia si dice: Pezo el tacòn del buso. Le motivazioni addotte da Berlusconi per l'operazione Ciarrapico sono peggiori, se è possibile, dell'operazione stessa. L'omino di Arcore continua a non vergognarsi di dire cose che non gli fanno certo onore. Ma che discorso è? Se ha i giornali, imbarco anche Jack lo squartatore? Ma com'è che la sua ggente non vede queste cose?
@ penny46
RispondiEliminaProprio per questo bisogna impegnarsi. La democrazia deve ritrovare vigore ed essere liberata dalle strettoie in cui le tendenze autoritarie e dittatoriali l'hanno cacciata.
Harmonia, ieri ero tra gli oltre 5mila che qui hanno applaudito Veltroni. L'applauso maggiore, per capire il clima, l'ha ottenuto quando, nel discorso, ha nominato Tremonti (la frase era più o meno "come puo' guardare avanti un paese alla cui guida ci sono da 14 anni le solite proposte e le stesse persone, dato che l'esponente più rappresentativo della parte oppsta alla nostra ha già anticipato che l'economia sarebbe affidata ancora a Tremonti?); la gente ha fischiato, lui ha immediatamente detto: "No, niente fischi, vi prego: noi siamo persone serie! e li è partito l'applauso fragoroso e moltissimi occhi lucidi.
RispondiEliminaPer dire.
L'altro è stato quando, a sorpresa, è arrivato sul palco alle sue spalle Shlomo Venezia: ma a scoppio ritardato, nel momento dell'abbraccio tra loro c'è stato un lunghissimo secondo di silenzio assordante.Colorato solo da occhi lucidi, quando non lacrime di tanti, peraltro.
Harmonia, ieri ero tra gli oltre 5mila che qui hanno applaudito Veltroni. L'applauso maggiore, per capire il clima, l'ha ottenuto quando, nel discorso, ha nominato Tremonti (la frase era più o meno "come puo' guardare avanti un paese alla cui guida ci sono da 14 anni le solite proposte e le stesse persone, dato che l'esponente più rappresentativo della parte oppsta alla nostra ha già anticipato che l'economia sarebbe affidata ancora a Tremonti?); la gente ha fischiato, lui ha immediatamente detto: "No, niente fischi, vi prego: noi siamo persone serie! e li è partito l'applauso fragoroso e moltissimi occhi lucidi.
RispondiEliminaPer dire.
L'altro è stato quando, a sorpresa, è arrivato sul palco alle sue spalle Shlomo Venezia: ma a scoppio ritardato, nel momento dell'abbraccio tra loro c'è stato un lunghissimo secondo di silenzio assordante.Colorato solo da occhi lucidi, quando non lacrime di tanti, peraltro.
Harmonia, ieri ero tra gli oltre 5mila che qui hanno applaudito Veltroni. L'applauso maggiore, per capire il clima, l'ha ottenuto quando, nel discorso, ha nominato Tremonti (la frase era più o meno "come puo' guardare avanti un paese alla cui guida ci sono da 14 anni le solite proposte e le stesse persone, dato che l'esponente più rappresentativo della parte oppsta alla nostra ha già anticipato che l'economia sarebbe affidata ancora a Tremonti?); la gente ha fischiato, lui ha immediatamente detto: "No, niente fischi, vi prego: noi siamo persone serie! e li è partito l'applauso fragoroso e moltissimi occhi lucidi.
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L'altro è stato quando, a sorpresa, è arrivato sul palco alle sue spalle Shlomo Venezia: ma a scoppio ritardato, nel momento dell'abbraccio tra loro c'è stato un lunghissimo secondo di silenzio assordante.Colorato solo da occhi lucidi, quando non lacrime di tanti, peraltro.
Harmonia, ieri ero tra gli oltre 5mila che qui hanno applaudito Veltroni. L'applauso maggiore, per capire il clima, l'ha ottenuto quando, nel discorso, ha nominato Tremonti (la frase era più o meno "come puo' guardare avanti un paese alla cui guida ci sono da 14 anni le solite proposte e le stesse persone, dato che l'esponente più rappresentativo della parte oppsta alla nostra ha già anticipato che l'economia sarebbe affidata ancora a Tremonti?); la gente ha fischiato, lui ha immediatamente detto: "No, niente fischi, vi prego: noi siamo persone serie! e li è partito l'applauso fragoroso e moltissimi occhi lucidi.
RispondiEliminaPer dire.
L'altro è stato quando, a sorpresa, è arrivato sul palco alle sue spalle Shlomo Venezia: ma a scoppio ritardato, nel momento dell'abbraccio tra loro c'è stato un lunghissimo secondo di silenzio assordante.Colorato solo da occhi lucidi, quando non lacrime di tanti, peraltro.
@ Masso57
RispondiEliminaQuesta testimonianza è importante per me, Massimo, ti ringrazio. Condivido l'emozione sia per l'adesione alla cortesia sia per la presenza di Shlomo Venezia. E sento tutto il valore di quel silenzio da cui sono poi emersi gli applausi.
@ Masso57
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@ Masso57
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@ Masso57
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