IL DOLORE
senso e cura
Il dolore, si dice, è universale. Ma è proprio vero che sia così? Nel dolore universale è di certo il danno - esempio: una malattia, un handicap -, non il modo in cui il danno è vissuto. Ma il danno, quand'anche è universale, è variamente interpretato. Un induista soffre in modo diverso da un cristiano, questi, diversamente, da chi non crede. Se così è, l'esperienza effettiva del soffrire è data dalla circolarità tra danno-senso, più esattamente dalla tensione tra il senso, a cui sempre e in ogni caso si appartiene, e il non senso che il dolore produce. Il dolore infatti lacera la ragione, costringe l'uomo a interrogarsi su di sé. Perché a me? Cosa ho fatto per meritare questo? Ma ancor più sul senso del mondo. Le cose si inabissano e l'enigma del male irrompe in tutta la sua atrocità. Eppure mai, come nella sofferenza, si cercano parole per dare senso all'insensato. E, bene o male, le si trova. Abbiamo preso a soffrire nel momento stesso in cui abbiamo cominciato a vivere. Gli uomini nascono in scenari di senso che li precedono e che danno loro il linguaggio e i termini per divenire interpreti, più o meno abili, del loro soffrire. Abili, e non da soli, gli uomini infatti riescono a condividere la comune sofferenza, a farsene reciprocamente carico. Ed è anche giusto dire che lo devono. Tuttavia nessuno è mai sostituibile nel suo dolore. Ognuno è chiamato a giocare la sua parte. Riuscire, nonostante il dolore, a portare a compimento una vita. Ma di questo poco si può dire. Infatti nulla più del dolore svela la fragilità dei singoli, la loro irrepetibile unicità. Manifesta insieme la comune esposizione all'imponderabile. [ Salvatore Natoli, L'esperienza del dolore, Feltrinelli. Da un intervento alla RAI: qui ]
Oppiacei, la cura contro il dolore
di Livia Turco
L’interruzione prematura della Legislatura non ha consentito, purtroppo, la approvazione definitiva di quel provvedimento, tanto atteso e sollecitato dalla comunità scientifica e professionale, dalle organizzazioni di tutela, dai cittadini come una svolta decisiva per la terapia del dolore nel nostro Paese.
E’ noto che ancora oggi, nonostante i progressi compiuti nel corso degli ultimi anni, l’Italia si colloca agli ultimi posti per la prescrizione di questi farmaci. I dati a nostra disposizione ci dicono che ogni anno in Italia circa 160 mila malati muoiono di cancro, ma se calcoliamo le fasi terminali conseguenti ad altre malattie, e le cronicità che richiedono interventi lenitivi del dolore, le persone interessate superano il milione.
Il dolore che caratterizza le fasi terminali della vita e molte malattie croniche è inutile e ingiusto. La scienza afferma, ormai da tempo, che il dolore fine a se stesso va contrastato perché toglie lucidità, compromette la qualità della vita, accresce la solitudine di fronte alla sofferenza, avvicina il desiderio della morte. Combattere il dolore significa anche questo, allontanare il desiderio della morte di fronte ad una grande sofferenza.
Le norme che abbiamo tentato di introdurre:
- consentono al medico di famiglia di utilizzare il ricettario normale, anziché quello speciale, per la prescrizione di farmaci oppiacei per la terapia del dolore, eliminando così qualunque difficoltà di tipo burocratico;
- estendono la prescrizione dei farmaci oppiacei per l’assistenza domiciliare anche al di fuori delle patologie oncologiche e quindi per quelle malattie croniche o invalidanti per le quali un’adeguata terapia del dolore è essenziale per garantire una migliore qualità della vita;
- semplificano l’aggiornamento periodico dell’elenco dei farmaci oppiacei che potrà avvenire con Decreto Ministeriale, sentito il Consiglio superiore di sanità, senza dover ricorrere a modifiche legislative come è invece previsto oggi;
- rendono più agile la gestione dei registri per il controllo del movimento degli stupefacenti ad uso terapeutico facilitando il lavoro dei medici e dei farmacisti.
Per alleviare e combattere efficacemente il dolore abbiamo bisogno, ovviamente di molto altro: di risorse umane, formazione, organizzazione più efficiente dei servizi, e su questo abbiamo investito. Dobbiamo rafforzare la rete di cure palliative, puntando sulla sinergia tra hospice e assistenza a domicilio, entrambi settori sui quali abbiamo orientato, anche grazie al sostegno del Parlamento, risorse finanziarie significative con le due ultime leggi di bilancio.
Abbiamo bisogno, inoltre, di sostenere e promuovere una cultura della lotta al dolore e alla sofferenza inutili, guardando alla qualità della vita in tutte le fasi della malattia come parte integrante e strutturale dei percorsi assistenziali, tanto quando si sarà costretti a convivere a lungo con una patologia cronica che quando restano pochi mesi di vita. Ma quelle norme possono fare molto, rendendo più semplice il lavoro dei medici prescrittori, e alleggerendone il carico burocratico.
Per tutte queste ragioni Vi chiedo di assumere un impegno formale perché quelle misure, chiunque risulti vincitore della competizione elettorale e titolare della azione di Governo nella prossima Legislatura, siano riprese e approvate dal primo Consiglio dei Ministri e possano così riprendere il loro cammino parlamentare. Una misura concreta per impedire che il dolore si trasformi in un impoverimento della dotazione di diritti della persona e per garantire l’eguaglianza di fronte alla sofferenza e alla morte che, ne sono certa, potrà contare sulla sensibilità e sul sostegno di Voi tutti. (L'Unità, 12.03.08. QUI)
Con i più cordiali saluti.
La reazione della Carlucci la dice lunga sull'importanza per tutti gli italiani, comunque la pensino, di queste votazioni. La destra inquinata di fascismo se ne strafrega della sofferenza. Parlarle è perdita di tempo. L'invito ad un impegno comune di fronte al dramma di chi muore è schernito. Il popolo italiano deve scegliere se riconsegnare il potere a questa feccia o no. E per fortuna può ancora scegliere....
RispondiElimina@ ilvecchiodellamontagna
RispondiEliminaIl dolore, purtroppo, molte volte non si può annullare, ma lo si può fronteggiare, mitigare, addolcire. Ippocrate di Cos, medico tra V e IV secolo a.C. in Grecia, diceva che curare è umano, ma sedare il dolore è divino. La cura del dolore risale a tempi remotissimi, ma rimane confinata sullo sfondo proprio in questo nostro tempo, in cui abbiamo finalmente siamo più vicini a una buona sedazione e talvolta all'eliminazione del dolore.
Ma l'argomento non sembra essere ai primi posti nei programmi dei politici e nemmeno nelle teste dei cittadini che pure sanno che questa spada di Damocle ha molte propbabilità di precipatare su di loro.
Perché poche persone sembrano interessarsi di queste cose?
qualunque medicina, intruglio o prodotto placebo affinchè si possa lenire in qualche modo il dolore fisico e psichico. Non ho mai fumato neppure uno spinello ma per non soffrire salterei dal calumet della pace al peggiore dei cannoni che girano per le balere e chi, tra i politici, porta avanti questa corrente di pensiero avanzato gode di tutta la mia stima e simpatia.
RispondiEliminaPersonalmente sono a favore della liberalizzazione di tutte le droghe eliminando qualunque forma di proibizionismo e togliendo, contestualmente, un giro d'affari alla malavita di svariati milioni di euro.
Diminuirebbero anche i furti e gli scippi da parte di disperati che sono, peraltro, i più pericolosi e facilmente portati a delinquere senza cervello e con disperazione.
Buon blog, harmonia e sempre ubuntu.