sabato 29 marzo 2008

      Raimon Panikkar


" «ponte vivente» tra Oriente e Occidente, tra diverse tradizioni di pensiero - cristianesimo, buddhismo, hinduismo - instancabile viaggiatore leggero, attraversatore di confini tra sapere scientifico e cultura umanistica "


Paul Klee_Macchina per Cinguettare_1922_MoMa


Paul Klee, Macchina per Cinguettare


A Raimon Pannikar, uomo «ponte vivente» è stato dedicato un saggio. Paulo Barone: Spensierarsi. Raimon Panikkar e la macchina per cinguettare (Diabasis, pp. 117, euro 13). Se ne parla in un articolo de Il Manifesto.


Attimi di contemplazione vivente insieme a Raimon Panikkar


Al pensiero di uno dei grandi maestri della nostra epoca, è dedicato il recente saggio di Paulo Barone «Spensierarsi». Inedite costellazioni, utili per orientarsi tra le destabilizzanti «formule» del filosofo

Alberto Ghidini



Educare lo sguardo a una nuova innocenza, sembra essere la sfida più urgente nell'illuminismo spettacolare e tecnoscientifico della postmodernità. Impresa non da poco se si pensa che oggi la rete globale dell'informazione «si incarna nell'occhio», come scriveva Ivan Illich, riducendo la visione, la stessa capacità di sentire, a una forma di scanning. La posta in gioco è una trasformazione radicale del nostro modo di vedere: agli occhi viene chiesto di assumere una «funzione ricettiva estrema», in grado di avviare un sistema di avvistamento auricolare della realtà materiale, umana e divina, in una parola sola cosmoteandrica.

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Questa espressione ci proietta direttamente nella filosofia di Raimon Panikkar, al quale Paulo Barone ha dedicato il suo saggio Spensierarsi. Raimon Panikkar e la macchina per cinguettare (Diabasis, pp. 117, euro 13), che prende il sottotitolo da Die Zwitscher Maschine, opera di Paul Klee degli anni '20 in cui, su un fondale olio e acquerello di colori stinti, estenuati, «e perciò - osserva lo stesso Barone - continuamente variabile», appare un bizzarro congegno a manovella concepito per riprodurre il cinguettio degli uccelli.

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Nel libro la minuscola e singolare macchina di Klee diventa un ritornello ispiratore, un talismano che Barone attiva per accompagnare il lettore nell'incontro con questo maestro della nostra epoca, «ponte vivente» tra Oriente e Occidente, tra diverse tradizioni di pensiero - cristianesimo, buddhismo, hinduismo - instancabile viaggiatore leggero, alla Langer, attraversatore di confini tra sapere scientifico e cultura umanistica. La complessa, lampeggiante, visione del mondo secondo Panikkar - del quale presso Jaca Book è in preparazione l'Opera Omnia - ci viene presentata da Barone attraverso un raffinato intreccio di riferimenti testuali relativi tanto alla sua vasta e poliedrica produzione, quanto a una piccola famiglia filosofica e letteraria di amici che ad essa offre l'ambientazione ideale: da Wittgenstein a Benjamin a Deleuze, ma anche Canetti, Kafka, Leopardi.

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Il libro, del resto, è popolato di inedite costellazioni, utili per orientarsi tra le destabilizzanti, talvolta sconvolgenti, «formule» di Panikkar, itinerari tortuosi, interstiziali, da percorrere a zig-zag, come un taxi nel traffico urbano, su più ritmi e velocità, lungo linee d'attesa o di fuga, strade a senso unico, tra sterzate, frenate e ripartenze improvvise, rendendo evidente come mai la lettura di Panikkar necessiti di uno sfondo variabile. Per Panikkar «il compito del nostro tempo» è reintegrare il terzo occhio, il senso mistico, nell'essere dell'uomo. Nel quotidiano, nell'adesso, nell'angolo più minuto, concreto, umile, immediato e apparentemente insignificante della realtà - che sfugge a qualsivoglia indagine razionale - senza per questo banalizzarne la relazione diretta con il mistero, con l'impenetrabile. La mistica come dimensione antropologica, quindi, in risposta a qualunque specialismo intenda collocarla in una zona impervia, riservata a pochi prescelti - e allo stesso tempo, così distante dalla partecipazione massiva e allucinata agli improbabili sogni di felicità propagati dal misticismo new age.
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«La mistica è l'esperienza integrale della realtà». È questo il primo sutra di Panikkar. Esperienza che si potrebbe definire in molti altri modi (completa, olistica, pleromatica, e via dicendo), ma Panikkar, attento alla lingua, non si lascia sedurre dall'idea di trovare una «parola giusta», dal significato univoco e stabilito una volta per tutte, e sceglie l'aggettivo intregrale come via polisemica per indicare un'esperienza diretta, non mediata, in comunione con la realtà intesa come un «tutto». Esperienza libera da pensieri (gedankenfreie Erlebnis), vicino alle cose di sempre, nella disposizione etica «dell'infinitamente accanto».

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Leggendo il testo si ha l'impressione che l'atmosfera generata dalla Zwitscher Maschine messa in moto da Barone abbia molto in comune con l'aria che si respira nell'ultimo scritto di Deleuze, il cui titolo L'immanence: une vie... reca in sé qualcosa di simile a un motivo in cui le forze convergono e si agitano, e la vita diviene pura contemplazione senza oggetto né soggetto della conoscenza, contemplazione vivente che produce quella tonalità emotiva che il filosofo francese era solito chiamare (come ha fatto notare Agamben) self-enjoyment.

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Per il contemplativo, che sperimenta la tempiternità nel quotidiano, oltre la nostalgia per un bene perduto o per ciò che è passato nei momenti temporali di questa vita, così intesa, per quanto goffa, cagionevole, di costituzione debole, fragile, claudicante essa sia, ogni giorno è una vita, e dunque basta a se stesso - e basta a Panikkar - per rivelare la pienezza di tutto ciò che è. Ecco perché Paulo Barone ha tutte le ragioni per affermare che «non si può guardare al mistico senza invidia». Essere ben bilanciato, inter-essere, sempre tra le cose, come la Pantera rosa o, parafrasando Burroughs, il gatto che è in noi (il gatto, nel baule degli animali di Panikkar, ha una certa rilevanza), nella società attuale, il mistico, scrive Panikkar ne La nuova innocenza (Servitium, 2003), è il solo che può sopravvivere «senza diventare terrorista (violento) o cinico (menefreghista)», proprio in virtù del suo grado di coscienza o, con Barone, di una macchina per cinguettare, che potrebbe costituire il motore di una nuova Achsenzeit o «età assiale» finalmente spensierata.

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Paul Klee, Cat and Bird, 1928. Museum of Modern Art New York City.


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Dedicato al vecchio della montagna, che nella mia blogosfera è maestro di spiritualità, amante dei gatti e della gattità.


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Aggiornamento delle 13:10.



Il Dalai Lama alla comunità internazionale
"Aiutateci a risolvere la crisi del Tibet"


New Delhi - "Per favore, aiutate il mio popolo a risolvere la crisi del Tibet. Per favore, abbiamo bisogno dell'aiuto di tutto il mondo".


In ginocchio, le mani giunte sopra la testa, con la voce spezzata dalla tensione e dal dolore, la guida spirituale del buddismo lancia un nuovo, accorato appello alla comunità internazionale. La scena è drammatica e le parole del Dalai Lama rendono l'atmosfera ancora più densa di emozioni. (continua qui)


12 commenti:

  1. un post veramente bello
    complimenti
    buon week end stef

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  2. Ubuntu, ubuntu, ubuntu ascoltando la macchina del cinguettio e cercando di guardare con il terzo occhio.
    Vedrai quanto sarà apprezzato questo post, a prescindere dalla dedica che resta comunque un pensiero squisito, dal nostro caro Vecchio.
    Buona giornata, cara Harmonia.

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  3. Eh si, la tua icona d'apertura è più rilassante di quella del vecchio della montagna!
    Grazie, leggerò quel saggio.

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  4. Cara Harmonia, ti ringrazio della dedica e della "gattità", che coltivo con cura ( insieme a Panikke e Leira, credo....)
    Nemmeno io conoscevo Panikkar e come Klimt77 ne sono rimasto conquistato. Dopo "La dimora della saggezza" -"Tra Dio e il cosmo"- "Il dharma dell'induismo" sto leggendo e rileggendo "Il silenzio del Buddha". Panikkar è un continente vasto e non fa sconti; è un gran piacere esplorarlo perchè ci ritrovo idee, che ho confusamente rimestato, finalmente rigorosamente enunciate, ordinate, lucide e splendenti. Sono molto indietro nella vera comprensione del disegno complessivo; l'ho solo intravisto. Ma lo spazio di un commento è davvero poco...

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  5. Confesso candidamente che non conoscevo Pannikkar... e dalla tua recensione ne ricavo una curiosità propositiva. Credo proprio che leggerò questo saggio.
    Sulla gattità... mi vorrei associare. Adoro i gatti :)

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  6. @ stefanomassa

    Grazie, Stef, felici giornate a te.

    @ ozne

    Il nesso che l'autore del libro ha intravisto tra il pensiero di Panikkar e la "macchina per cinguettare" di Klee fa venir voglia di leggerlo. Mi fa piacere che abbiamo un "caro vecchio" in comune.
    Ubuntu!

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  7. @ klimt77

    Pensa, Carlo, che io ho conosciuto Panikkar prima come studioso e traduttore dei Veda e solo in seguito come pensatore. La sua vita comincia subito con la diversità culturale dei suoi genitori. Leggerò il libro di Barone recensito da Ghidini e di Pannikar non vedo l'ora di leggere "La nuova innocenza". In rete c'è una bibliografia molto consistente.
    Grazie di tutto quello che hai scritto.

    @ ilviandante

    Hai ragione. Ma bisognerà che anch'io prenda posizione. Seguirò l'esempio del vecchio.

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  8. @ ilvecchiodellamontagna

    Ho letto gli stessi libri anch'io. "Il silenzio del Buddha" mi è sembrato il più difficile, infatti credo di averlo capito poco. Comunque il problema principale è la pratica di tutte quelle idee da cui sono conquistata profondamente e sinceramente.

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  9. @ perlasmarrita

    Sembra che lo leggeremo in molti. Chissà, magari torniamo a parlarne insieme. Non senza i gatti.

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  10. @ perlasmarrita

    Sembra che lo leggeremo in molti. Chissà, magari torniamo a parlarne insieme. Non senza i gatti.

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  11. @ Leira

    Cara Leira, nei processi di comprensione la sfera cognitiva e la sfera emozionale sono strettamente connesse, tra "razionalità" e "intuizione". Penso che l'intuizione (nozione amplissima e molto discussa) sia la forma di conoscenza che supera le difficoltà della "ragione" e permette una conoscenza una comprensione "unitaria" attraverso i famosi lampi di subitanea energia intellettuale. Panikkar a volte lo comprendo intuitivamente, a volte non lo comprendo per niente, ma il suo pensiero non manca di muovere dentro di me emozioni cui non so dare un nome, ma che avverto anche fisicamente.
    L'idea della "innocenza", che nella mia storia personale ha un'importanza fondante, mi crea grandi cionvolgimenti emotivi al solo sentirla nominare (questo è probabilmente un tratto di invincibile romanticismo). Quindi devo correre a leggere proprio quell'opera.
    Grazie, Leira, grazie di questa conversazione che porta interesse, comprensione di noi, stimoli intellettuali e sentimentali e incremento di armonia. Cerchiamo di averne ancora.

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  12. Geniale Raimon Panikkar...da osservare e ascoltare come uno dei rari punti di riferimento credibili del nostro tempo con quella intuizione di certo frutto di un grande equilibrio..

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