giovedì 8 gennaio 2004

Aiutiamo l'amico Geo...

Aiutiamo l'amico George, diceva il nostro primo ministro


da Palazzo Chigi al New York Times.


Era il 5 Dicembre 2003 -


Una storica Intervista - 90 Minuti


“Prime Minister Silvio Berlusconi said Wednesday night in an interview here that all European countries should rally to American efforts in Iraq and described the intervention there as an important, necessary example of the West exporting freedom.” (… ha descritto l’intevento come un importante, necessario esempio del West che esporta la libertà”.)


"And today we ask if it should be possible, looking to the future, to intervene as exporters of democracy and freedom in the whole world," he added. ("Oggi l’Occidente è l’unica potenza militare, e all’interno dell’Occidente vi è l’incomparabile supermilitare potenza degli Stati Uniti.” “Oggi chiediamo dunque se dovrebbe essere possibile, guardando al futuro, intervenire nel mondo intero come esportatori di democrazia e di libertà”.)


But, the prime minister added, the "community of democracies" must be prepared to use force in certain cases, as it did in Iraq. He said such an approach might well require "a change in international law, which previously held that the sovereignty of a single state was inviolable." (…“la comunità delle democrazie” deve essere preparata a usare la forza in certi casi, come si è fatto in Iraq. Tale approccio richiederebbe “un cambiamento della legge internazionale, che finora ha ritenuto inviolabile la sovranità di un singolo Stato”).



Che Forza! Che Coraggio!


 


   Un senso radioso della nuova geopolitica


in queste dichiarazioni (poi smentite, mi pare)!


 


Ma ...


     Ma Lui in Iraq non ci è andato a salutare


ringraziare sostenere i nostri soldati in "Missione di Pace".



 


Ma, accidenti! Dai, si fa tardi!






Quando seguirà l’esempio dell’amico Gorge, dell’amico Tony


e infine dell’amico Aznar?





 


Nell’edizione del 5 Gennaio 2004 Stefano Folli, il direttore del Corriere della Sera, ha scritto:



[...] “Per andare a Bassora, Blair ha sfidato più di un rischio per la sua incolumità. Evidentemente ha valutato che i pericoli personali non sono un argomento plausibile per tenere a casa uno statista, soprattutto quando i rischi quotidiani li corrono i soldati sul campo. La paura fisica è un lusso che un uomo di governo non può permettersi. Specie quando decide di fare politica estera ad alto livello: e la guerra (anche quando si avvolge nelle parole magiche di pace e democrazia) è una forma drammatica di politica estera portata alle sue estreme conseguenze.

Ma c’è un fatto, nel viaggio del premier inglese, che sopra gli altri merita di essere segnalato. Blair non si è rivolto solo ai militari del suo Paese, come fece Bush la notte del tacchino. Blair ha stretto la mano ai rappresentanti di altri Stati della coalizione. In particolare ai comandanti dei carabinieri di Nassiriya. Per loro ha avuto parole di cordoglio nel ricordo della tragedia di novembre e d’incoraggiamento. Il primo ministro ha fatto la cosa giusta al momento giusto. Se il termine Europa vuol dire qualcosa (anche dopo il recente fallimento della conferenza), ieri Blair ha parlato non solo come un premier inglese, ma come un leader europeo nel senso pieno del termine. E i soldati italiani di Nassiriya
hanno avuto il Capodanno diverso che meritavano nel momento in cui hanno ricevuto un simile attestato.

C’è da augurarsi che l’esempio di Blair sia seguito da altri uomini di governo, animati senza dubbio dallo stesso slancio e incuranti dei rischi della spedizione, ma trattenuti in patria, a torto o a ragione, da preoccupazioni di varia natura.”


 


Ma, coraggio, non è mai troppo tardi!








5 commenti:

  1. Commenti? Dai, Buon Anno Harmonia. Paolo

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  2. Scusami l'OT..ho riproposto da me il tuo commento riportante quel passo delizioso di Gibran. GRAZIE

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  3. Ma tu ci credi al coraggio del nostro, Harmonia? Un bacio. Percival

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