lunedì 5 maggio 2003


UNO SPECCHIO DEFORMANTE


Gli Specchi


GIORNALISTI ASSASSINATI IN GUERRA


Le notizie (riprese da Il Manifesto del 4 Maggio 2003)


Nella Striscia di Gaza l'esercito israeliano spara su James Miller, giornalista britannico che stava riprendendo il campo profughi di Rafah. Miller muore, esattamente come Raffaele Ciriello, ucciso poco più di un anno fa a Ramallah.


A Rafah aveva già perso la vita la pacifista americana Rachel Corrie, 23 anni, travolta e uccisa nel marzo scorso da un bulldozer israeliano. Rimane inoltre in coma irreversibile all'ospedale di Beersheva uno scudo umano, il britannico Tom Hundhall, 21 anni, colpito tre settimane fa alla testa, sempre a Rafah, dal fuoco dei soldati israeliani mentre aiutava alcuni bambini palestinesi a mettersi al riparo durante una sparatoria.


Un altro giovane, Brian Avery, 24 anni, invece è rimasto ferito a Jenin sempre da colpi sparati da un blindato.


L’editoriale


Astrit Dakli avverte che "in Israele sette reporter, operatori e fotografi sono stati assassinati (non dimentichiamo Raffaele Ciriello) fino all'ultimo, ieri, l'inglese James Miller, preceduto di soli quindici giorni dal palestinese Nasi Darwaseh. Centinaia sono stati feriti dal 20 ottobre 2000, quando per primo venne colpito alla schiena il reporter palestinese Abdel al-Khatib. Parlare di "libertà d'informazione", in un paese dove i soldati sparano deliberatamente sui cronisti che danno fastidio (inutile negare l'evidenza) è ormai una chiara falsità" […] Ma Israele ha la "patente di Paese democratico" data una volta per tutte. "Del resto Israele non fa che marciare come sempre in parallelo con gli Stati uniti - non era americano il tank che ha sparato sull'albergo dei giornalisti "non militarizzati" (e dunque non sottoposti a censura) a Baghdad, uccidendone due? - cioè della democrazia per antonomasia."

Martedì si dovrebbe celebrare in tutto il mondo la "giornata della libertà d'informazione", patrocinata dall'Unesco (che sarebbe l'organismo dell'Onu preposto alla cultura) per cercar di salvare il salvabile. Ma c'è ben poco da celebrare. La libertà d'informazione (e con essa la democrazia) non fa passi avanti nei paesi "nuovi" e ne fa indietro in quelli dove avrebbe dovuto esserci già, in modo stabile e definitivo: è chiaro che ormai si tratta di lussi superflui. La Federazione internazionale dei giornalisti chiede che l'uccisione di giornalisti, deliberata o frutto di gravi negligenze, venga considerata un crimine di guerra. A noi basterebbe che l'uccisione di chiunque venisse considerata un crimine.


Quanti giornali hanno dato risalto queste notizie? Dobbiamo tollerare anche l'assassinio dei giornalisti? Oltre al dolore per la morte di lavoratori onesti e per le loro famiglie, è bene che soffriamo anche per tutto ciò de rafforza la distorsione e la falsificazione delle notizie, e tutto ciò che, in casi sempre più frequenti, uccide al solo scopo di scoraggiare chi ricerca almeno una parte di verità.











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