Mistero sui morti iracheni
il Pentagono ferma il conteggio
Passeranno anni prima di conoscere il numero degli uccisi
dal nostro inviato VITTORIO ZUCCONI
WASHINGTON - Ma poi, dopo i guerrieri, arrivano i becchini. I carri armati passano, la cavalleria scompare oltre l'orizzonte e i reparti dei monatti devono raccogliere, identificare e seppellire i risultati di tutte le guerre. Sui campi di battaglia lasciati alle spalle dalle unità combattenti nella corsa verso Bagdad, fioriscono oggi strani fiori di metallo zincato piantati dai burial details, dai distaccamenti addetti alla sepoltura dei nemici, come vogliono la Convenzione di Ginevra, i regolamenti delle forze armate americane, la pietà e la preoccupazione che quelle migliaia di cadaveri sotto il sole del deserto uccidano più di quanto fecero da vivi.
È stato molto più facile ammazzarli che seppellirli. Non ci sono ancora bare intelligenti e fosse a guida satellitare per facilitare la tristissima guerra del becchino. I caduti americani hanno naturalmente la precedenza, perché il regolamento prevede che i nemici e i civili siano sepolti "quando rimane il tempo e la possibilità" di farlo. [...]
Non sapremo mai quanti sono morti questa volta. Ma la domanda che il primo giorno di cosiddetta pace propone non è più quanti morti ha fatto la guerra. È quanti ne farà ancora." (11 aprile 2003) La Repubblica
Esprimo la mia compassione per tutte le umane e tutti gli umani morti, per tutte le vittime sia di questa guerra che di tutte le altre guerre nel mondo intero. Sono e rimango assolutamente contraria alla guerra come strumento di risoluzione dei conflitti, ma prendo atto che in Iraq una guerra è stata fatta e sono felice che un criminale dittatore sia "sparito" e il suo regime sia finito per sempre.
Ora credo che bisognerà continuare a far sentire la voce della pace e della giustizia, affinché le persone che abitano l'Iraq, ma anche tutte le persone del mondo, senza distinzione alcuna, possano uscire dall'incubo delle loro sofferenze e possano realizzare il loro proprio Stato, espressione della loro volontà democratica e della loro cultura.
E possano anche loro, tutte e tutti, cercare di essere felici,
garantendo "la giustizia", assicurando "la tranquillità all'interno", provvedendo "alla comune difesa", promuovendo "il benessere generale" e salvaguardando "per 'loro' stessi e per i 'loro' posteri il dono della libertà. ( mi sono permessa di prendere in prestito alcune idee dal PREAMBOLO della COSTITUZIONE DEGLI STATI UNITI D'AMERICA perché profondamente condivise)
Quello che hai scritto fa davvero riflettere.
RispondiEliminaCon questa guerra si è capita bene una cosa: che hanno perso tutti, ma l'hanno fatto con la coscienza a posto. Il pacifista ha perso ma la bandiera al balcone l'ha messa e non si può dire che lui non si era espresso a favore della pace. Il guerrafondaio si può dire felice dell'esultanza del popolo iracheno e dal fatto che le vittime civili sono state ridotte veramente al minimo.
RispondiEliminabello il pezzo di Zucconi, ieri l'avevo ritagliato..ancora bisogna riflettere, su tutto quanto e con la mente aperta alla critica..baci daniela
RispondiEliminaPurtroppo, sono pessimista. Contento della fine della guerra (ma sarà veramente finita? o avremo uno stillicidio infinito?) della caduta di Saddam, della liberazione degli Irakeni da un tiranno sanguinario. E adesso? Le faide, i sunniti, gli sciti, i curdi? Gli americani avranno uan soluzione accettabile. Lo spero, ma...Buona domenica, Harmonia. Percival
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