2 Aprile 2003 - The Guardian
Mesopotamia. Babilonia. Il Tigri e l'Eufrate.
Arundhati Roy
Sul tronco metallico dei loro missili, alcuni soldati americani ancora adolescenti scarabocchiano
messaggi colorati in una grafia infantile: per Saddam, dalla Posse Fat Boy(*). Un palazzo va giù.
Un mercato. Una casa. Una ragazza che ama un ragazzo. Un bambino che avrebbe solo
voluto giocare con le biglie del fratello maggiore. [...]
Secondo un'inchiesta del New York Times/CBS News, il 42% del pubblico americano
crede che Saddam Hussein è direttamente responsabile degli attacchi dell'11 settembre
contro il World Trade Center ed il Pentagono. Un sondaggio di ABC News afferma
che il 55% degli americani crede che Saddam Hussein sostenga direttamente al-Qaeda.
Ciascuno può tirare ad indovinare le percentuali di militari americani che credono a queste invenzioni. [..............]
Improvvisamente, io, che sono stata vilipesa dall'accusa di essere "anti-americana"
e "anti-occidentale", mi trovo nella posizione straordinaria di difendere il popolo
americano. E britannico. Quelli che discendono così facilmente negli abbissi dell'abuso
razzista farebbero bene a ricordare le centinaia di migliaia di cittadini americani
e britannici che hanno protestato contro gli arsenali nucleari dei loro paesi.
E le migliaia di americani che protestando contro la guerra
costrinsero il loro governo al ritiro dal Vietnam.
Dovrebbero sapere che le critiche più informate, più dure e più ironiche del
governo USA e della "American Way of Life" proviene da cittadini americani.
E che la condanna più divertente e più amara del proprio primo ministro, viene
dai media britannici. Infine dovrebbero ricordare che, proprio ora, centinaia di migliaia
di cittadini inglesi ed americani sono per le strade a protestare contro la guerra.
La Coalizione dei Costretti con la Forza e dei Venduti consiste di governi,
non popoli. Più di un terzo dei cittadini americani sono sopravvissuti all'incessante
propaganda cui sono stati sottoposti, e molte migliaia stanno combattendo attivamente
il proprio governo. Nel clima ultra-patriottico che prevale negli USA, è una cosa altrettanto
coraggiosa che combattere per il proprio paese da parte irachena. Mentre gli "Alleati"
attendono nel deserto una insurrezione sciita per le strade di Bassora, la vera insurrezione
si sta verificando in centinaia di città in tutto il mondo. È stata la dimostrazione di
senso morale più grande che si sia mai vista. I più coraggiosi di tutti sono
le centinaia di migliaia di americani nelle strade delle grandi città americane,
Washington, New York, Chicago, San Francisco. Il fatto è che la sola istituzione al mondo
che sia più potente del governo americano oggi è la società civile americana.
I cittadini americani hanno una immensa responsabilità sulle loro spalle. Come possiamo
non salutare e sostenere coloro che non solo riconoscono ma agiscono sulla sua spinta?
Sono nostri alleati, nostri amici. Alla fine di tutto, resta da dire che dittatori come
Saddam Hussein, e tutti gli altri despoti in Medio Oriente, nelle repubbliche centro-asiatiche,
in Africa e in America Latina, molti di essi insediati, sostenuti e finanziati dal governo USA,
sono una minaccia per il loro stesso popolo. Non c'è una maniera facile o pulita
di fare i conti con loro, se non attraverso il rafforzamento della società civile,
invece del suo indebolimento come è stato fatto con l'Iraq. È strano come tutti quelli che
bocciano il movimento pacifista in quanto utopista non esitino a proporre le ragioni più
assurdamente sognatrici per la guerra: schiacciare il terrorismo, insediare la democrazia,
eliminare il fascismo e, al massimo dell'ilarità, "sbarazzarsi dei cattivi del mondo".
Indipendentemente da quello che ci dice la macchina propagandistica, questi dittatori
di latta non sono la minaccia maggiore al mondo. Il pericolo vero e pressante, la
minaccia più grande di tutte è la forza motrice del motore politico ed economico del
governo USA, al momento pilotato da George Bush.
Prendersela con Bush è divertente, perchè è un bersaglio tanto facile e succulento. È vero
che è un pilota pericoloso, quasi suicida, ma la macchina che guida è molto più pericolosa
dell'uomo. Nonostante la cappa oscura che pende su di noi oggi, vorrei lanciare una
cauta preghiera di speranza: in tempi di guerra, uno vuole il proprio nemico più
.debole al timone. E Bush lo è di sicuro. Qualunque altro presidente USA mediamente
intelligente avrebbe fatto probabilmente lo stesso, ma sarebbe riuscito ad appannare
il vetro e a confondere l'opposizione. Forse addirittura trascinare l'ONU con sé.
L'imprudenza priva di tatto di Bush e la sua fede illimitata nella possibilità di
governare il mondo con la sua squadra antisommossa ha conseguito il risultato opposto.
Ha conseguito ciò che che scrittori, attivisti e studiosi hanno cercato di raggiungere per decenni.
Ha esposto i canali interni, ha messo in piena, pubblica vista le parti attive, il cuore ed i
polmoni dell'apparato apocalittico dell'impero americano. Ora che il suo schema (La guida
all'impero della persona comune) è stato messo in circolazione, lo si potrebbe mettere
fuori uso più rapidamente di quanto prevedessero i sapienti.
Prendete il cacciavite.
(*) "Fat Boy" era il nome in codice della bomba atomica che fu fatta esplodere nel 1945 nel deserto del Nevada poche settimane prima che "Little Boy" e "Fat Man" distruggessero Hiroshima e Nagasaki [NdT].
L'articolo integrale, in italiano:www.Znet.org
Prendo un cacciavite..giorno LUC
RispondiEliminaio ho parlato esattamente della stessa cosa e sono contenta che ci siano persone con le orecchie bene aperte a ciò che sta succedendo. Daniela
RispondiEliminaCiaoooo sono passata a trovarti! Un bacione!
RispondiEliminaAnalisi che non fa una grinza.Dovremo lavorare molto, ognuno con i cacciavite propri e tutti insieme...
RispondiEliminastraordinario... teniamoci in contatto, voglio leggerti con regolarità. Enrico
RispondiEliminaMi compro un set di cacciavite. Sono con te, Harmonia. Un bacio e buona serata. Percival
RispondiEliminanel mio sito trovi la mia mail. quando vuoi e se vuoi mi scrivi la tua? un abbraccio, Henry Tuareg
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