Elezioni in Iraq
Voglio sperare in qualcosa di buono, o di meno peggio, per gli Iracheni.
AHIMSA. Parola sanscrita che ho imparato da Gandhi. Vuol dire "innocenza" e "non violenza","impegno a non nuocere ad alcun essere vivente". AHIMSA. I miei obiettivi sono la ricerca, la conoscenza, la comunicazione e la condivisione di emozioni, idee, informazioni con altre "persone che cercano". L'altro mio blog è CONVIVIUM, il posto del banchetto.
Domenica 30 Gennaio 2005
52° GIORNATA MONDIALE DEI MALATI DI LEBBRA
Con l’amore nulla è impossibile
"La Giornata mondiale dei malati di lebbra (Gml) è la principale ricorrenza promossa dall’Aifo. Fu istituita nel gennaio 1954 da Raoul Follereau. Il giornalista e scrittore francese volle con questa celebrazione dare voce a coloro che più di altri al mondo soffrivano per le conseguenze della malattia e per quelle, non meno dolorose, dell’emarginazione, dell’abbandono, della riduzione ad una condizione meno che umana." ( Fonte: http://www.aifo.it/ )
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Oggi è anche l'anniversario della morte del
Mahatma Gandhi
Cinquantasei anni fa, il 30 gennaio 1948, l'apostolo della non violenza che il poeta Tagore chiamo "Grande Anima", fu ucciso da un fanatico hindu, durante un incontro di preghiera.
C'è un problema oggi a cui Gandhi si dedicò coraggiosamente, il problema dei "dalit", appartenenti alla casta dei diseredati nella società indiana, chiamati "intoccabili" o "fuoricasta". Gandhi li chiamò "harijan", "figli di Dio".
La tradizione imponeva ai dalit di vivere ai margini della società e di essere impiegati, di generazione in generazione, in lavori considerati degradanti, come becchini, ciabattini e lavandai. A tutt'oggi la maggior parte delle famiglie dalit continuano a trovarsi in questa condizione, anche se le caste sono state ufficialmente abolite nel 1947.
Proprio oggi, però, nei giorni della tragedia dello tsunami, il problema dei dalit si è di nuovo imposto alla nostra 'disattenzione'.
Gli “intoccabili” indiani raccolgono i morti dello tsunami
Ancora una volta l'ingiustiza delle caste
Il governo Indiano, all’indomani del disastro dello tsunami, ha dichiarato di avere mezzi e risorse sufficienti per affrontare l'emergenza. Dalle testimonianze appare invece evidente come il potere e la burocrazia indiana siano perfettamente in grado, come nel caso l'ingiustizia verso i dalit, di nascondere i problemi negandone l’esistenza. ... continua ( Fonte: QUI )
e ancora: India - 26.1.2005. Società crudele. India, i fuori casta sono lasciati senza aiuti. Intervista a un'operatrice umanitaria
Da un mese ormai si aggirano tra le macerie e i cadaveri senza guanti e maschere, completamente esposti al rischio di infezioni. Sono tra i dimenticati della tragedia del 26 dicembre: centinaia, forse migliaia di persone che per antiche credenze locali non meritano alcun soccorso. In India li chiamano Dalit, o anche ‘fuori casta’ e ‘intoccabili’, e rappresentano l’ultimo stadio di un sistema sociale fondato sulla discriminazione. Anche nella comune tragedia – nel Paese asiatico sono morte circa 11mila persone - sono stati esclusi da ogni tipo di aiuto e addirittura cacciati dai campi per sfollati. In mano hanno solo bottiglie di alcool che gettano sulle rovine per combattere il puzzo acre.
Nei campi di sterminio vennero uccisi anche cinque milioni di detenuti non-ebrei: antifascisti di tutta Europa, prigionieri di guerra, rom, omosessuali, testimoni di Geova, malati di mente, emigranti apolidi. Un altro sterminio di cui si parla poco o niente, nonostante le sue tragiche dimensioni. Chi si aggirava tra le baracche di un campo di sterminio nazista non si imbatteva solo nei detenuti ebrei, contraddistinti da una stella di Davide gialla puntata sulle loro divise grigie a righe nere. Era possibile scorgere decine di altri simboli: stelle e triangoli di vari colori, uno per ogni tipologia di internato. C’era il triangolo rosso per gli oppositori politici: socialisti, comunisti, anarchici, e democratici antifascisti di tutta Europa, italiani, tedeschi, francesi ma soprattutto polacchi e cecoslovacchi. La loro nazionalità era segnalata con l’aggiunta di una lettera nera sopra al triangolo.
Sempre rosso, ma con il vertice all’insù, era il triangolo per i prigionieri di guerra catturati dalla Wermacht, l’esercito tedesco. I prigionieri di guerra ‘speciali’ erano marchiati invece con un cerchio rosso dentro uno bianco.
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| Giovedì, 27 Gennaio 2005 - 03:46 |
Tutte le vittime del male mazista e fascista.
I simboli usati dai nazisti per identificarle.
Ricordare che questo è accaduto. Ma che cosa ricordare? A che scopo ricordare?
Questo è potuto accadere, è accaduto.
Nel passato lo sterminio di intere popolazioni si era già verificato.
In anni successivi è accaduto di nuovo, sia pure in forme e misure diverse.
Oggi può ancora ripetersi: questo dobbiamo ricordare, su questo dobbiamo concentrarci per fronteggiare l'ideologia, che sembra eterna, della discriminazione e della violenza.
"L'ur fascismo ( o il fascismo eterno ) è ancora intorno a noi, talvolta in abiti civili. Sarebbe così confortevole per noi se qualcuno si affacciasse sulla scena del mondo e dicesse: 'voglio riaprire Auschwitz, voglio che le camicie nere sfilino ancora in parata sulle piazze italiane'. Ahimé, la vita non è così facile! L'ur-fascismo può ancora tornare sotto le spoglie più innocenti. Il nostro dovere è di smascherarlo e di puntare l'indice su ognuna delle sue nuove forme - ogni giorno, in ogni parte del mondo". Umberto Eco
Eco qui si riferisce, a mio parere, non a un determinato fascismo come quello italiano, ma a un'idea, un'ideologia fascista che può permeare di sé anche altre idee o ideologie. Come è accaduto, per esempio, nella degenerazione dei regimi comunisti che provocò crimini di immense proporzioni, numericamente anche più grandi.
L'unicità del nazifascismo è nella teorizzazione del "male assoluto" come obiettivo da raggiungere, obiettivo normale e naturale per la "razza superiore". L'unicità è nella organizzazione precisa dello sterminio, nella realizzazione convinta di un programma considerato "legittimo". Non penso che ci siano state altre ideologie del genere. Ci sono state fedi religiose e ideologie politiche in nome delle quali si sono perpetrati crimini orrendi, ma quei crimini furono commessi, falsificandoli e distorcendoli, contro i principi stessi di quelle fedi religiose e di quelle ideologie.
"Informarsi soltanto non costa sforzo, la vera fatica è trasformare l'informazione in conoscenza.
È anche una fatica implicitamente etica, perché parte sempre da un riconoscimento dell'altro".
( Elie Wiesel, dalla biblioteca digitale di MediaMente ).
Aggiungerei che la mia fatica etica parte anche da un riconoscimento di ciò che è dentro di me, e che è umanamente un miscuglio di bene e di male di cui io stessa devo avere coscienza prima di ogni cosa.
Umberto Eco, dalla lezione tenuta alla Columbia University, 1995
Per continuare a percorrere il sentiero della memoria (da un'idea di Flor):
http://maqrollilgabbiere.splinder.it/
La Rete della memoria
Guida Internet ai siti dedicati all'Olocausto
Fonte: La Repubblica, mercoledì 26 gennaio 2005 http://www.repubblica.it/online/cronaca/memoria/memoria/memoria.html
AL VISITATORE
La storia della Deportazione e dei campi di sterminio, la storia di questo luogo non può essere separata dalla storia delle tirannidi fasciste in Europa: dai primi incendi delle Camere del Lavoro nell’Italia del 1921, ai roghi di libri sulle piazze della Germania del 1933, alla fiamma nefanda dei crematori di Birkenau, corre un nesso non interrotto. E’ vecchia sapienza, e già così aveva ammonito Heine, ebreo e tedesco: chi brucia libri finisce col bruciare uomini, la violenza è un seme che non si estingue.
E’ triste ma doveroso rammentarlo, agli altri ed a noi stessi: il primo esperimento europeo di soffocazione del movimento operaio e di sabotaggio della democrazia è nato in Italia. E’ il fascismo, scatenato dalla crisi del primo dopoguerra, dal mito della "vittoria mutilata", ed alimentato da antiche miserie e colpe; e dal fascismo nasce un delirio che si estenderà, il culto dell’uomo provvidenziale, l’entusiasmo organizzato ed imposto, ogni decisione affidata all’arbitro di un solo.
Ma non tutti gli italiani sono stati fascisti: lo testimoniamo noi, gli italiani che siamo morti qui. Accanto al fascismo, altro filo mai interrotto, è nato in Italia, prima che altrove, l’antifascismo. Insieme con noi testimoniano tutti coloro che contro il fascismo hanno combattuto e che a causa del fascismo hanno sofferto, i martiri operai di Torino del 1923, i carcerati, i confinati, gli esuli, ed i nostri fratelli di tutte le fedi politiche che sono morti per resistere al fascismo restaurato dall’invasore nazionalsocialista.
E testimoniano insieme con noi altri italiani ancora, quelli che sono caduti su tutti i fronti della II Guerra Mondiale, combattendo malvolentieri e disperatamente contro un nemico che non era il loro nemico, ed accorgendosi troppo tardi dell’inganno. Sono anche loro vittime del fascismo: vittime inconsapevoli.
Noi non siamo stati inconsapevoli. Alcuni fra noi erano partigiani e combattenti politici: sono stati catturati e deportati negli ultimi mesi di guerra, e sono morti qui, mentre il Terzo Reich vacillava, straziati dal pensiero della liberazione così vicina.
La maggior parte fra noi erano ebrei: ebrei provenienti da tutte le città italiane, ed anche ebrei stranieri, polacchi, ungheresi, jugoslavi, cechi, tedeschi, che nell’Italia fascista, costretta all’antisemitismo dalle leggi razziali di Mussolini, avevano incontrato la benevolenza e la civile ospitalità del popolo italiano. Erano ricchi e poveri, uomini e donne, sani e malati.
C’erano bambini fra noi, molti, e c’erano vecchi alle soglie della morte, ma tutti siamo stati caricati come merce sui vagoni, e la nostra sorte, la sorte di chi varcava i cancelli di Auschwitz, è stata la stessa per tutti. Non era mai successo, neppure nei secoli più oscuri, che si sterminassero esseri umani a milioni, come insetti dannosi: che si mandassero a morte i bambini e i moribondi. Noi, figli di cristiani ed ebrei (ma non amiamo queste distinzioni) di un paese che è stato civile, e che civile è ritornato dopo la notte del fascismo, qui lo testimoniamo.
In questo luogo, dove noi innocenti siamo stati uccisi, si è toccato il fondo della barbarie. Visitatore, osserva le vestigia di questo campo e medita: da qualunque paese tu venga, tu non sei un estraneo. Fa’ che il tuo viaggio non sia stato inutile, che non sia inutile la nostra morte. Per te e per i tuoi figli, le ceneri di Auschwitz valgano di ammonimento: fà che il frutto orrendo dell’odio, di cui hai visto qui le tracce, non dia nuovo seme, né domani né mai.
Primo Levi
Testo pubblicato per l’inaugurazione del Memorial in onore degli italiani caduti nei campi di sterminio nazisti. Fascicolo edito a cura dell’Associazione Nazionale Ex Deportati politici nei campi di sterminio nazisti, aprile 1980.
Fonte: http://www.ucei.it/giornodellamemoria/testi_testimonianze/witness/witness3.htm
Laudato si', mi' Signore, per sor'acqua,
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
"In acqua veritas, un bene da salvare"
da un articolo di Angelo Mastandrea
Un titolo efficace per parlare di un problema su cui bisogna concentrarsi con la massima attenzione. Non di petrolio si parla, ma di acqua, l'acqua sorella, l'acqua madre di ogni forma di vita.
"I movimenti contro la privatizzazione. I casi Toscana e Campania
Oggi a Firenze i movimenti presentano una legge che chiede una gestione pubblica della più importante risorsa dell'umanità. Le Marche resistono all'attacco delle multinazionali, mentre a Napoli padre Alex Zanotelli sfida multinazionali, Caltagirone e la moglie dell'ex presidente di Confindustria D'Amato, pronti a infilarsi nel business dell'oro blu.
Non saremo alla vigilia di una seconda Cochabamba, la città boliviana da cui partì, nel `99, la cosiddetta «guerra dell'acqua» che destabilizzò il governo. E' però vero che attorno al bene più prezioso dell'umanità si agitano, qui e ora nel nostro paese, resistenze e interessi di varia natura. Che vedono schierati da una parte movimenti e parlamentari dell'opposizione, dall'altra qualche regione e un pugno di società private e qualche nome di un certo peso. ...
In Toscana una legge «di movimento»
Quella che verrà presentata oggi all'interno del terzo forum delle reti e dei movimenti toscani, che si conclude domani a Firenze, è la prima proposta di legge scritta collettivamente e frutto dell'elaborazione teorica dei movimenti su uno dei loro cavalli di battaglia. La raccolta di firme partirà a febbraio. Ne servono tremila, ma «il nostro obiettivo è di arrivare a trentamila», spiega Tommaso Fattori, portavoce del Firenze social forum. Ma l'iniziativa ha già prodotto l'effetto di bloccare l'approvazione, in consiglio regionale, della nuova legge sul riordino dei servizi pubblici, che insiste sul cosiddetto «modello toscano» delle privatizzazioni. ...
Alle Marche piace pubblica
La giunta regionale delle Marche ha presentato a sua volta una proposta di legge che rivendica la gestione pubblica dell'acqua. «I privati che vogliono trasformare l'acqua in un business non sono certo interessati a un uso oculato di questa risorsa: più acqua si consuma, più acqua viene venduta, più acqua viene restituita inquinata, e quindi c'è più acqua da depurare. Insomma si avvia un circolo vizioso che non può che portare al rincaro di questo bene essenziale per la vita dell'uomo», dice l'assessore all'Ambiente Marco Amagliani (Prc), che denuncia come «sono sempre in agguato i privati o magari le multinazionali, che si presentano ai nostri comuni e offrono un "servizio chiavi in mano", dove tutto sembra semplificarsi e magari per questa operazione c'è pure la possibilità di accedere alle risorse comunitarie».
Il business campano dell'oro blu
La pensa allo stesso modo Alex Zanotelli, che per contestare le privatizzazioni in Campania ha preso carta e penna e l'ha scritto chiaramente in una lettera di fuoco, intitolata «state con l'acqua o con i ladri di acqua?»: «Agli enti locali fanno gola i finanziamenti messi a disposizione dall'Unione europea». Il missionario comboniano è uno dei leader della protesta contro l'amministrazione Bassolino. ...
In tutto il mondo persone dalla mente limpida e onesta, (come l'acqua?), si stanno battendo per evidenziare quest'ultimo estremo tentativo di rapina delle risorse naturali del nostro pianeta, le risorse estreme e indiscutibili, come il cibo e l'acqua.
"La privatizzazione dell’acqua è un’altra minaccia alla libertà umana."
da un articolo di Vandana Shiva
Forse il più famoso racconto di avidità corporativa sull’acqua è quello di Cochabamba, in Bolivia. In questa regione semideserta, l’acqua è scarsa e preziosa. Nel 1999, la Banca Mondiale consigliò la privatizzazione della compagnia di rifornimento municipale dell’acqua di Cochabamba (SEMAPA) attraverso una concessione all’Acqua Internazionale, una compagnia consociata di Bechtel. Nell’ottobre del 1999, la legge Drinking Water and Sanitation fu approvata, mettendo fine ai sussidi governativi e permettendo la privatizzazione.
In una città in cui il minimo salariale è inferiore a cento dollari al mese, le bollette dell’acqua raggiungono i venti dollari al mese, vicino il costo di alimentazione di una famiglia di cinque persone per due settimane. Nel gennaio del 2000, fu formata un’alleanza di cittadini chiamata La Coalizione in Difesa Dell’Acqua e della Vita.
La coalizione fermò la città per quattro giorni attraverso una mobilitazione di massa. In meno di un mese, milioni di boliviani marciarono verso Cochabamba, fecero uno sciopero generale e fermarono i trasporti. Al raduno, i protestanti stilarono la Dichiarazione di Cochabamba, che chiedeva la protezione dei diritti universali dell’acqua.
Il governo promise di fare marcia indietro sull’aumento dei prezzi, ma nulla di tutto ciò fu realizzato. Nel febbraio del 2000, la coalizione organizzò una marcia pacifica per chiedere l’abrogazione della legge Drinking Water and Sanitation, l’annullamento dell’ordinanza di privatizzazione, la scadenza del contratto dell’acqua e la partecipazione dei cittadini nella stesura di una legge sulle risorse dell’acqua.
Le richieste dei cittadini, che avrebbero messo in gioco il cuore degli interessi corporativi, furono violentemente respinte. La critica fondamentale mossa alla coalizione fu diretta alla negazione dell’acqua come proprietà comune. I contestatori usarono slogans che dicevano “L’acqua è un dono di Dio e non un commercio” e “L’acqua è la vita”.
Nell’aprile del 2000, il governo cercò di zittire le proteste sull’acqua attraverso leggi di mercato. Gli attivisti furono arrestati, i contestatori uccisi e i media censurati. Finalmente, il 10 aprile 2000, il popolo vinse. Le acque del Tunari e Bechtel lasciarono la Bolivia e il governo fu costretto a revocare l’odiata legge sulla privatizzazione dell’acqua.
La compagnia dell’acqua Servicio Municipal del Agua Potable Alcantarillado (SEMAPA) e i suoi debiti furono addossati ai lavoratori e al popolo. Nell’estate del 2000, la coalizione organizzò audizioni pubbliche per stabilire progetti e gestioni democratiche. Il popolo ha raccolto la sfida per realizzare una democrazia dell’acqua, ma i “padroni” dell’acqua stanno cercando di fare il loro meglio per sovvertire tale processo. Bechtel sta intentando una causa contro la Bolivia e il governo sta tormentando e minacciando gli attivisti della Coordinadora.
Attraverso la richiesta di togliere l’acqua dal controllo delle corporazioni e del mercato, i cittadini boliviani hanno illustrato che la privatizzazione non è inevitabile e che l’assorbimento corporativo o delle risorse vitali può essere impedito dalla volontà democratica del popolo.
La fame di risorse di una corporazione condotta verso la cultura dei consumatori sta tentando di schiavizzare e controllare ogni pianta, ogni seme, ogni goccia d’acqua.
I suicidi degli agricoltori sono solo uno degli aspetti della violenza causata da un ordine mondiale violento basato sui mercati, i profitti, il consumismo. I kamikaze rappresentano un altro aspetto. Uno è diretto verso “se stesso”. L’altro verso “l’altro”. L’altro è diretto verso “l’altro”. E in un mondo frammentato e disintegrato, dove ognuno di noi si sente ingabbiato, tutti hanno quella potenzialità di diventare il pericoloso “altro”. Come gli animali ingabbiati nelle industrie, noi stiamo attaccando noi stessi o gli altri.
Gli animali hanno il Movimento di Liberazione Degli Animali che li difende e punta a liberarli se l’industria che li ha tenuti in cattività e in condizioni violente dovesse perpretrare ulteriori violenze volte a combattere quel cannibalismo causato dalla cattività.
Ciò di cui si ha bisogno è di un movimento di liberazione per gli esseri umani, un movimento sensibile alla schiavitù della cultura consumistica e del mercato globale, un movimento abbastanza sensibile da percepire le profonde violazioni che l’umanità sta sperimentando, un movimento che riconosca cioè che non sono i denti dei maiali, i becchi degli uccelli, le corna delle mucche ad aver bisogno di essere rimosse, ma le gabbie.
Il movimento multicolorato e basato sulla diversità che si oppone alla violenza strutturale dei mercati globali e la cultura consumistica, ha quegli elementi che potrebbero contribuire a liberare lo spirito umano dalle degradazioni e dalle deprivazioni della globalizzazione corporativa. Reclamare le nostre libertà e i nostri spazi dalla nuova relegazione è indispensabile a noi come agli altri animali.
Gli animali non erano nati per vivere imprigionati dentro gabbie. Gli esseri umani non erano designati a vivere imprigionati in mercati, o a vivere come esseri inutili e usa e getta se non possono essere consumatori nel mercato globale.
La nostra disumanizzazione sempre più profonda è la radice della crescente violenza. Reclamare la nostra umanità in modo comprensivo e compassionevole è il primo passo verso la pace.
La pace non sarà creata con armi e guerre, bombe e barbarie. La violenza non sarà contenuta col diffonderla. La violenza è diventata un lusso che la specie umana non può permettersi se vuole sopravvivere. La non violenza è diventata un imperativo per la sopravvivenza."
E per ritornare all'oggi, un articolo di qualche giorno fa:
I boliviani vincono la seconda guerra dell'acqua
di Will Braun
Nel paese più povero e forse più coraggioso del Sud America, un altro consorzio multinazionale per la privatizzazione dell'acqua ha chiuso i battenti. Lunedì scorso le organizzazioni di quartiere della città boliviana de El Alto hanno indetto uno sciopero generale a tempo indeterminato, esigendo che Aguas del Illimani - una società operata dal gigante francese Suez - restituisse immediatamente il sistema idrico cittadino al controllo pubblico. Martedì hanno marciato in massa sulla capitale per festeggiare la loro vittoria e avanzare richieste analoghe per le forniture di elettricità e gas. ...
1. Angelo Mastandrea, 22 Gennaio 2005 ; http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/22-Gennaio-2005/art83.html; 2. Terrorismo e cannibalismo di Vandana Shiva, 23 Gennaio 2005(http://www.zmag.org/italy/shiva-cannibalism.htm); 3. I boliviani vincono la seconda guerra dell'acqua di Will Braun, 16 Gennaio 2005 http://www.zmag.org/Italy/braun-guerra-acqua.htm
Il dono del cibo |
di Vandana Shiva |
La prima cosa da ammettere riguardo al cibo è che esso costituisce la base della vita. Il cibo è vivo: non consiste solo in carboidrati, proteine e sostanze nutritive, ma è un essere, un essere sacro. E non solo il cibo è sacro, non solo è vivente, ma è il Creatore stesso, quindi è per questo che persino nella più povera delle capanne indiane si può assistere all’adorazione della piccola stufa di terracotta; il primo pezzo di pane viene dato alla mucca, poi occorre vedere chi altro ha fame lì intorno. Per usare le parole dei testi sacri dell’India:“Chi dona cibo dona la vita”, e in realtà dona anche tutto il resto. Quindi, colui che desidera la prosperità in questo mondo e nell’altro dovrebbe sforzarsi in maniera particolare di donare il cibo. |
La citazione di Stepa fra i commenti al post precedente mi ha fatto cercare l'articolo di Vandana Shiva che ho trovato grande di saggezza e bellezza, e ricco di insegnamenti.
Oggi negli Stati Uniti si è celebrata la giornata di Martin Luther King, apostolo della non violenza e dei diritti civili.
"La vera scelta non e' tra non violenza e violenza ma tra non violenza e non esistenza...
Se non riusciremo a vivere come fratelli moriremo tutti come stolti".
Africani in Africa
Washington D.C., 13 Gennai 2005 – Il sistema mondiale di protezione dei diritti umani è stato significativamente indebolito nel 2004 dalla crisi nel Darfur e dallo scandalo di Abu Ghraibl, ha dichiarato Human Rights Watch nel pubblicare oggi il suo annuale rapporto sul mondo.
Sebbene le due minacce non siano equivalenti, la vitalità dei diritti umani globali dipende dala una ferma risposta a ciascuno dei due - fermando, da una parte, il massacro del governo sudanese in Darfur e, dall'altra, intensificando le indagini e perseguendo tutti i responsabili delle torture e dei maltgrattamenti in Iraq, in Afghanistan e a Guantanamo. (continua...)
Fonte: http://www.humanrightswatch.org/english/docs/2005/01/07/global9968.htm
Credo che sia necessario riflettere sulla posizione dell'Italia nel contesto del rapporto di Human rights Watch. Riguardo al Darfur non so quale politica abbiamo adottato, quindi mi riprometto di informarmi. Quanto all'Iraq, Afghanistan e Guantanamo, so per certo, come tutti in Italia, che siamo alleati degli Stati Uniti, anche se la nostra è una missione di pace, alla quale però una proposta di legge vuole estendere il codice di guerra.
Mi colpì un passaggio della conferenza stampa del nostro primo ministro alla fine del 2004. Copio e incollo dal sito del Governo Italiano:
"Non volevamo che dei comunisti, che si dichiarano oggi ex comunisti o addirittura liberali – che si potrebbero dichiarare qualunque cosa che a loro possa far comodo –, prendessero il potere nel Paese. Ed è il motivo per cui io mi trovo così bene con il Presidente Bush. Anche lui ha una concezione di questo tipo. Certo, lui non ha il problema che abbiamo noi, interno al Paese.
Lui pensa al mondo, perché all’interno degli Stati Uniti, se non ci sono i Repubblicani al governo, ci sono i Democratici, ma le radici liberali dell’una e dell’altra parte sono certe.
Lui si preoccupa del male generato dal governo di quei paesi in cui non vige la democrazia e la libertà, che quindi non possono raggiungere soddisfacenti gradi di benessere, che, attraverso il fondamentalismo – che è il totalitarismo dei nostri tempi, come lo furono il comunismo e il nazismo – e il terrorismo, possa portare a delle guerre che coinvolgano anche altri paesi, altri cittadini. Egli trova, quindi, le radici della sua preoccupazione nella Costituzione americana, che dice che l’America, come Stato primo nel mondo, deve anche caricarsi della difesa e della diffusione della democrazia e della libertà.
Anche noi abbiamo questa preoccupazione sul piano internazionale e siamo per questo orgogliosi di essere presenti con la terza forza nel mondo come numero di soldati in tutti i teatri dove si sta ricostruendo la democrazia per dare ai quei cittadini il diritto ad un autogoverno.
Siamo presenti, come ben sappiamo, nei Balcani, in Afghanistan, in Iraq, dove siamo essenziali perché si possano tenere delle regolari elezioni che diano finalmente il via a dei governi democratici, eletti dai cittadini."
Il nostro coinvolgimento nella politica estera dell'amministrazione Bush è, quindi, totale e convinto. Di conseguenza siamo completamente coinvolti anche nelle vicende più efferate. In un foglio di proprietà della moglie del primo ministro ho letto una specie di difesa di Alberto Gonzales, ora ministro della Giustizia e poco fa autore dei memo in favore della politica di Bush a Guantanamo.
Per quello che ho letto (poco d'accordo), i maggiori quotidiani statunitensi hanno stigmatizzato la cosa. E noi? Human Rights Watch, nella sua denuncia, ci considerebbe com plici oppure no?
Infine faccio notare che io (ma forse non so leggere) non ho trovato nulla di quanto afferma il nostro signor primo ministro nella Costituzione degli Stati Uniti d'America. Sarei grata a chiunque volesse ragguardarmi, nel caso mi sia sfuggito il prezioso riferimento.