mercoledì 30 giugno 2004

Su



.


Su fino alle stelle e giù fino agli abissi


e ancora su, sulle vette inviolate


ogni giorno mi commuovo perché so


che ci amiamo di un amore che genera luce


luce calda, raggiante, invincibile come


le idee di giustizia e i sentimenti di compassione.


I colori del mondo trasmutano nel cielo


rotolano chicchi di riso biancogorgheggianti,


gaio augurio di abbondanza, piccoli candidi


sorrisi della Terra e dell'Acqua e del Sole


non bisogna contarli, perché ci sono tutti,


brillano da lontano, occhieggiano nella penombra


segreti nascosti in minuscoli traslucenti gioielli .


 h 

martedì 29 giugno 2004

Poesia di una madre in morte del figlio, soldato Americano in Iraq



"Quando vedo il sangue del mio amato figlio
scorrere sulla sabbia del deserto
prima che gli aiuti siano arrivati, ma troppo tardi.


Là lui rimase disteso per mezz'ora,
dopo che l'elicottero era stato abbattuto in Iraq,
dove, per ragioni di coscienza,
lui non aveva chiesto di essere.


Quando io vedo rosso, io vedo
una pozza che si allarga all'infinito
del prezioso sangue di Brian
e sono accecata da un dolore mai provato prima.


Lui mi chiama, Mamma!
Perchè hai permesso che io venissi fin qui?
Io, il cui cuore battè un ritmo rapido
contro le tue costole?


Perchè sei rimasta ferma a salutarmi?
Perchè non hai gridato "No,non andare"
e non mi hai tenuto fuori dal pericolo
come facevi quando ero piccolo?


Perchè sei rimasta ferma a guardarmi partire?
e ti sei gingillata mentre Bagdad veniva bombardata?
Hai forse pensato che qualche altro ragazzo
sarebbe morto, e non io?


Il mio futuro fu barattato per il petrolio
ora usato per corrompere gli alleati perduti
troppo onesti per un massacro avventato.
Dio non traccia alcuna linea nella sabbia.


Il mio sangue fu versato da uomini incuranti
colmi d'odio, che misero da parte l'UN,
i vecchi alleati, e faranno sì che il buono del mondo
precipiti verso una guerra penosa.


Tu piangi troppo tardi, cara Mamma!
Accendi una candela per il figlio o la figlia
il cui prezioso sangue e futuro
non è stato ancora versato.


Prega per la pace e la liberazione da
falsi leaders che combattono il terrore con il terrore,
fa' che la giustizia scivoli come le acque
e lavi via questa malvagità da tutte le terre!"


Dal blog di http://luckyluc.splinder.it/.


Luc ha trovato questa poesia in un sito Americano dedicato ai familiari dei soldati che combattono in Iraq:


Military Families Speak Out. www.mfso.org

lunedì 28 giugno 2004

DOMANI, 29 GIUGNO 2004, A BALLARO'


INTERVISTA AL DALAI LAMA


Martedì 29 Giugno su Rai 3, ore 21, nel corso della trasmissione Ballarò,


andrà in onda l'intervista a Sua Santità il Dalai Lama


a cura di Giovanni Floris.

Associazione Italia Tibet


www.italiatibet.org


 Quo usque tandem abutere patientia nostra ...?


Ieri ho atteso l'informazione della RAI sui ballottaggi di rilevante importanza


politica in tutta l'Italia. "Frustra tempus contrivi", avrebbe detto Cicerone,


ho sprecato il mio tempo. Con crescente senso di frustrazione e di rabbia ho


constatato il vuoto, a parte qualche sprazzo inconcludente e incomprensibile.


Infine, "Primo piano": 20 minuti d'orologio, con Mannoni affannato tra


le proiezioni Nexus, Castagnetti e l'incredibile La Russa (Ignazio).


Scandalo e vergogna! "Shame to you, Rai"!


Chi ci deruba dell'informazione che ci spetta, in quanto cittadini e


in quanto abbonati (pagato canone)?


La censura è uno dei principali strumenti delle dittature per dominare i popoli


prigionieri.


Ma in Italia, nella nostra Italia, NON c'è una dittatura, NON c'è il rischio della


prigione o della tortura, può esserci un editto di Berlusconi dalla Bulgaria o


qualcosa di simile, non di più. Quale forza avrebbe Berlusconi senza il servilismo


imperante? E poi, via, coloro che gli obbediscono "perinde ac cadaver" non


morirebbero certo di fame. Penso ai componenti del cda RAI e simili.


Di Mediaset non è nemmeno il caso di parlare.


 Quanto sopra era la risposta all'appello che segue?


L'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa preoccupata


dalla concentrazione del potere mediatico in Italia


[24/06/04 18:30:00] In una risoluzione adottata il 24 giugno, l’Assemblea


parlamentare del Consiglio d’Europa lancia un appello al Parlamento Italiano


affinché vengano introdotte leggi e prese misure regolamentari che mettano fine


all’ingerenza politica, in atto da tempo, nell’attività dei media e venga adottata una


legge che regoli il conflitto di interessi tra la proprietà e il controllo dell’azienda e


l’esercizio delle funzioni pubbliche.


Tuttavia, sullo stesso argomento, non è stata approvata una


raccomandazione ai governi europei.


Rapporto (versione inglese)
Risoluzione adottata (versione inglese)


 


AP: l'Italia abroghi la legge Cirami



24.06.2004 - L'Assemblea ha richiesto oggi al governo italiano


l'abrogazione della legge sul legittimo sospetto, conosciuta anche come


legge Cirami. Nel 2002, questa legge ha introdotto nel Codice di


procedura penale italiano la nozione di legittimo sospetto tra i motivi che


possono essere invocati per rinviare un caso da una giurisdizione a


un'altra.


L'Assemblea considera che la legge Cirami rallenta indebitamente alcuni


processi, favorisce la sfiducia sull'insieme della magistratura ed è


contraria al principio di uguaglianza di fronte alla legge. Seguendo le


proposte della relatrice, la tedesca liberale Sabine Leutheusser


Schnarrenberger, i parlamentari hanno invitato le autorità italiane ad


adottare una legislazione conforme ai principi dell'indipendenza del


potere giudiziario.










Risoluzione del Consiglio d’Europa 1388 (2004): la legge italiana sul legittimo sospetto


(Traduzione dal testo inglese di Marco Ottanelli)


1. L'Assemblea parlamentare ricorda l'importanza della gestione adeguata della giustizia, in conformità con la legge quadro della corte europea dei diritti dell'uomo, in un tempo ragionevole e dai giudici indipendenti e imparziali. Attribuisce la stessa importanza alla separazione dei poteri, che è una garanzia della democrazia.


2. È con attenzione particolare, quindi, che segue i cambiamenti fatti all'organizzazione dell'ordinamento giudiziario in uno stato membro del Consiglio d'Europa. Promulgazione nel mese di novembre del 2002 della legge italiana su sospetto legittimo, conosciuta come "la legge Cirami" dal relativo autore, è stata esaminata in questa prospettiva.


3. La legge di Cirami ha introdotto nel codice di procedura penale la nozione di legittimo sospetto come terreno per la richiesta del trasferimento di un caso da una corte all’altra. Il legittimo sospetto è fondato "su serie circostanze locali atte a disturbare il corso del procedimento". Non c’ è limite al numero di richieste per il trasferimento per i motivi di sospetto legittimo. È sufficiente sollevare ulteriori motivi che possono riferirsi a fatti già conosciuti, e che ancora non sono stati esaminati.


4. Semplicemente l’invocare il legittimo sospetto determina una sospensione degli atti, in attesa della decisione della corte della cassazione sul merito. Se la corte della cassazione trova che il sospetto legittimo è fondato, deve fare trasferire il caso ad un'altra corte, che deve riaprire ab initio di atti . Anche se la corte della cassazione trova che il sospetto legittimo è non fondato, se uno dei giudici è sostituito nel corso della processo, gli atti devono ripartire ab initio.


5. Le conseguenze dell'applicazione di questa legge sono le seguenti:


i. ritarda e rallenta il corso della giustizia, nonostante l'Italia sia stata condannata in parecchie occasioni dalla corte europea dei diritti dell'uomo a causa della lunghezza eccessiva dei processi;


II. elimina il caso delle mani del giudice "naturale" e virtualmente affida la scelta del giudice al difensore dell’imputato;


III. insidia la fiducia nei giudici come corpo, in quanto quando l'imparzialità di un giudice specifico è messa in dubbio, il legittimo sospetto appanna la buona reputazione della corte intera;


IV è ostile al principio di uguaglianza davanti alla legge, poichè soltanto quegli imputati in grado di permettersi il costo di azioni giudiziarie lunghe possono servirsi di essa.


6. Di conseguenza, con l’obiettivo di evitare le conseguenze della legge Cirami, l'Assemblea invita il governo italiano :


i. a riportare, quanto prima possibile, la legge interna in questione in linea con tali raccomandazioni di riferimento ed i principii che assicurano la certezza del ruolo della Legge e l'indipendenza dell'ordinamento giudiziario così come sono stati elaborati ed approvati dalle istituzioni del Consiglio d'Europa, compreso le raccomandazioni del comitato dei Ministri, delle risoluzioni dell'Assemblea parlamentare e della legge quadro della corte europea dei diritti dell'uomo;


II. ad abrogare la legge Cirami;


III. a rendere effettive le raccomandazioni del relatore speciale delle Nazioni Unite contenute nel documento E/CN.4/2003/65/Add.4, riguardo, inter alia, la riforma giudiziaria, i processi che riguardano il Primo Ministro ed i suoi soci, i giudizi trasmessi dalle corti e le attività politiche dei giudici.




a cura dello staff tecnico www.democrazialegalita.it - http://www.democrazialegalita.it/risoluzionecirami.htm


domenica 27 giugno 2004

Un respiro di luce


..... Tom Benettollo:


“Un tempo si diceva: siate realisti, chiedete l'impossibile.


Oggi pare che l'utopia sia quella di chiedere ciò che è del tutto possibile.


E' possibile farla finita con la fame, le malattie, la povertà, l'ignoranza.


E' possibile fermare la guerra e progressivamente cacciarla dalla storia.


Ricordiamolo, il popolo della pace ha contribuito in modo determinante a


vincere senza violenza la Terza guerra mondiale-la Guerra Fredda.


Ma ora, come dicono, siamo dentro la Quarta.


La Bestia è fatta di guerra e terrorismo”


...................



«In questa notte scura, qualcuno di noi, nel suo piccolo, è come quei “lampadieri”


che, camminando innanzi, tengono la pertica rivolta all'indietro, appoggiata sulla


spalla, con il lume in cima. Così il lampadiere vede poco davanti a sé, ma consente


ai viaggiatori di camminare più sicuri. Qualcuno ci prova. Non per eroismo o per


narcisismo, ma per sentirsi dalla parte buona della vita...».



.


- ultimo congresso ACLI


- ultima parte di una lettera a un amico


Logo September Eleventh Families For Peaceful Tomorrows


Our Mission


Peaceful Tomorrows is an advocacy organization founded by family members of September 11th victims who have united to turn our grief into action for peace. Our mission is to seek effective, nonviolent solutions to terrorism, and to acknowledge our common experience with all people similarly affected by violence throughout the world. By conscientiously exploring peaceful options in our search for justice, we hope to spare additional families the suffering we have experienced—as well as to break the cycle of violence and retaliation engendered by war. In doing so, we work to create a safer world for the present and future generations.


Peaceful Tomorrows è un'organizzazione di patrocinio fondata da familiari delle vittime del September 11th che si sono unite per trasformare il loro dolore in azioni per la pace. La nostra missione è cercare effettive, non violente soluzioni al terrorismo, e riconoscere l'esistenza della nostra esperienza comune con tutte le persone ugualmente colpite dalla violenza in tutto il mondo. Esplorando coscienziosamente le opzioni pacifiche nella nostra ricerca di giustizia, speriamo di risparmiare ad altre famiglie la sofferenza che noi abbiamo sperimentato - come pure di spezzare il ciclo della violenza e della ritorsione prodotto dalla guerra. Così facendo, noi lavoriamo per creazre un mondo più sicuro per le generazioni presenti e future.



Our Goals:




  • To promote a safe, open dialogue on alternatives to war.



  • To provide support and fellowship to others seeking peaceful and just responses to terrorism.



  • To educate and raise the consciousness of the public on issues surrounding war and peace.



  • To call attention to threats to civil liberties and other freedoms at home as a consequence of war.



  • To promote U.S. foreign policy that places a priority on principles of democracy and human rights.



  • To encourage a multilateral use of sensible and appropriate means to bring those responsible for the September 11th attacks to justice in accordance with the principles of international law.



  • To recognize our fellowship with people of all nationalities afflicted by violence and war, and to extend to them the same compassion that we received from people around the world.



  • To demand a full, fair and open investigation into the September 11th attacks that took the lives of our loved ones.


http://www.peacefultomorrows.org/









venerdì 25 giugno 2004

 


Act now


26 giugno 2004


Giornata internazionale dedicata alle vittime della tortura


‘Quando le torture non possono essere nascoste,


la tortura si ferma’



 


AMNESTY INTERNATIONAL




Campagna per la ratifica del Protocollo Opzionale per la


Convenzione delle Nazioni Unite contro la Tortura.


La tortura è endemica nella maggior parte del mondo.


Crudeltà fisiche e mentali - minacce, percosse, violenze sessuali, comminazione di dolori strazianti in ogni modo - rimane diffusa nel 21° secolo. La tortura è violenza non solo contro il corpo ma anche contro l'interiorità della persona. Mentre la tortura si ritrova dovunque, le persone in detenzione sono più a rischio.


Venti anni fa, le Nazioni Unite hanno adottato la Convenzione contro la Tortura - un'importante azione per eliminare la tortura e altri crudeli, disumani o degradanti trattamenti o punizioni. In ogni caso, la tortura prospera sempre quando non può essere vista.


Il Protocollo Opzionale per la Convenzione, adottato nel 2002, mira a passi concreti per prevenire la tortura nelle stazioni di polizia, nelle prigioni e in altri posti in cui le persone vengono private della loro libertà. Tutti gli stati che ratificano il Protocollo Opzionale si impegnano a permettere ispezioni regolari e senza preavviso da parte di monitor internazionali.



(Gli stati) si impegnano anche a istituire enti nazionali per eseguire ispezioni nei propri territori. Amnesty International ritiene che questo ridurrebbe significativamente i casi di tortura in tutto il mondo. L'esperienza dimostra che le visite ai posti di detenzione sono tra i mezzi più efficaci per prevenire la tortura e migliorare le condizioni.


Take action!


Amnesty International sta invitando tutti i paesi a supportare il Protocollo Opzionale. Per favore, scrivete a uno dei governi sotto elencati (il vostro stesso, se è nella lista) chiedendo che si impegni a prevenire ed eradicare la tortura firmando e ratificando il Protocollo Opzionale per la Convenzione delle Nazioni Unite contro la Tortura, immediatamente.











Austria
Croatia
Czech Republic
Denmark
Ghana
Italy
Mongolia
Netherlands
New Zealand
Romania
Russian Federation
South Africa
Sri Lanka
Sweden


http://www.amnesty.org/














 
 


Il 26 giugno è la Giornata internazionale dedicata alle vittime della tortura. Da anni, Amnesty International celebra questa ricorrenza dando voce alle donne e agli uomini che hanno vissuto sulla propria pelle l'esperienza della tortura, ricordando l'enorme diffusione di questa pratica (presente in 132 paesi, secondo il Rapporto Annuale 2004 di Amnesty) e premendo sulle autorità di singoli Stati e sulle organizzazioni internazionali affinché siano adottate leggi e convenzioni per la sua messa al bando.


Il tema, quest'anno, è più che mai al centro dell'attenzione dell'opinione pubblica. La terribili immagini scattate nel carcere iracheno di Abu Ghraib e le parole di unanime condanna nei confronti della tortura impongono che il 26 giugno 2004 sia una giornata di fatti concreti. ...

Il 26 giugno, nella storica piazza romana di Campo de' Fiori dalle ore 18 alle 21,


la Sezione Italiana di Amnesty International chiede a tutti coloro


che hanno detto NO alla tortura di dirlo ancora, forte e in forma pubblica.


Dal 2000 la Sezione Italiana di Amnesty International è impegnata in una campagna che ha l’obiettivo di adeguare la legislazione italiana in tema di diritti umani agli obblighi che il diritto internazionale impone al nostro paese. La previsione di un reato autonomo e specifico di tortura nell’ordinamento interno è uno di essi.

Nonostante l’impegno di oltre cento tra senatori e deputati e la disponibilità di numerosi interlocutori sia di governo che parlamentari, la nostra campagna non ha fatto sinora significativi passi avanti. Per questo motivo Amnesty International e
“Zapping” hanno recentemente consegnato al presidente della Camera dei deputati Casini oltre 20.000 firme a sostegno della richiesta di introdurre urgentemente il reato di tortura nel codice penale italiano.

La Sezione Italiana di Amnesty International chiede ora che entro il 26 giugno il Parlamento approvi, dopo oltre quindici anni di ritardi e di indugi, una legge che introduca il reato di tortura e lo punisca con pene adeguate alla sua gravità.
Questa legge è attesa dal 1988, anno in cui l'Italia ha ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura. Inoltre, chiede al Governo la presentazione di un disegno di legge per la ratifica del Protocollo Opzionale alla Convenzione, che istituisce un sistema di ispezioni nei centri di detenzione.


UN FATTO CONCRETO: FIRMARE L'APPELLO DI AMNESTY INTERNATIONAL


http://www.amnesty.it/


Egregio Presidente Berlusconi, Egregi Ministri Frattini e Castelli,

sento il dovere di scriverVi in vista del 26 giugno, Giornata internazionale delle vittime di tortura, per chiedere al Governo italiano di riferire sulle iniziative intraprese per prevenire e punire la tortura.

In particolare, ritengo opportuno che entro tale data simbolica il Governo presenti un disegno di legge di ratifica del Protocollo opzionale alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, firmato il 20 agosto dello scorso anno, e sostenga pubblicamente l’urgenza di introdurre il reato di tortura nel codice penale italiano, quale atto di civiltà e obbligo giuridico in base al diritto internazionale.

Di fronte alla Camera dei Deputati e al Senato della Repubblica, il 20 maggio, il Presidente Berlusconi ha condannato la pratica della tortura, sottolineando la necessità di rispettare le convenzioni internazionali e di giudicare prontamente chi le viola.

Affinché tutto questo avvenga, è necessario che anche l’Italia ratifichi i trattati internazionali e soprattutto adegui a essi la legislazione nazionale. La tutela dei diritti umani non può aspettare ulteriormente e deve essere un tema centrale nell’azione del Governo e del Parlamento.

Rimango in attesa di un Vostro cortese riscontro alla mia richiesta di iniziative concrete per prevenire e contrastare la tortura, in Italia e nel mondo.

mercoledì 23 giugno 2004


 
Washington Post (e molti altri) contro

la legalizzazione della tortura (2)



(Le tecniche di interrogatorio approvate dal Defense Secretary Donald Rumsfeld per la prigione militare di Guantanamo Bay, Cuba, e quelle che sono usate attualmente. Egli ha annullato la lista nel Gennaio 2003 e ne ha emanato una versione più ristretta.)


L'editoriale del Washington Post, (9 Giugno 2004),


espone i principi etici della democrazia Americana,


violati dall'amministrazione Bush.



washingtonpost.com


Legalizing Torture


Wednesday, June 9, 2004; Page A20


L’amministrazione BUSH assicura il paese, e il mondo, che ci si sta conformando alle leggi degli U. S. e a quelle internazionali che proibiscono la tortura e i maltrattamenti dei prigionieri. Ma, rompendo una consuetudine di franchezza che dura da decenni, ha classificato … come segreto e ha rifiutato di rivelare le tecniche di interrogatorio che si stanno usando sui detenuti stranieri nelle prigioni U.S. a Guantanamo Bay e in Afghanistan e In Iraq. Questo è motivo di grande preoccupazione perché l’uso di alcuni metodi, che sono stati riportati dalla stampa, sono considerati illegali sia da esperti indipendenti che da esperti legali del Pentagono. L’amministrazione ha risposto che gli avvocati civili hanno certificato che i metodi sono appropriati – ma ha rifiutato di rivelare, o addirittura di fornire al Congresso, le opinioni giustificative e i memorandum.


Questa settimana, grazie anche a una stampa indipendente, abbiamo cominciato ad apprendere la verità profondamente sconvolgente sulle opinioni legali che il Pentagono e il Dipartimento di Giustizia richiedono per mantenere il segreto. Secondo testi (documenti) fatti trapelare da vari giornali, loro espongono una shoccante e immorale serie di giustificazioni della tortura. In un documento preparato lo scorso anno sotto la direzione del chief counsel del Dipartimento della Difesa, e rivelato per primo dal Wall Street Journal, è stato dichiarato che il presidente degli Stati Uniti ha la facoltà di non osservare la legge internazionale e degli Stati Uniti, e di ordinare la tortura di prigionieri stranieri. Per giunta, coloro che conducono gli interrogatori seguendo gli ordini del presidente sono stati dichiarati immuni da punizioni. La tortura stessa è stata ridefinita attentamente, così che le tecniche che infliggono dolore e sofferenza mentale potrebbero essere ritenute legali. Tutto questo è stato fatto come introduzione all’indicazione di 24 metodi di interrogatorio per prigionieri stranieri – le stesse tecniche ora in uso, che il Presidente Bush definisce umane ma rifiuta di rivelare.


Non c’è giustificazione, legale o morale, per i pareri forniti dagli incaricati legali di Mr. Bush ai dipartimenti della Giustizia e della Difesa. La loro è la logica dei regimi criminali, delle dittature in tutto il mondo che ammettono la tortura per motivi di “sicurezza nazionale”. Per decenni il governo degli Stati Uniti ha condotto campagne diplomatiche contro tali governi fuorilegge – dalle giunte militari in Argentina e in Cile alle attuali autocrazie in paesi Islamici come l’Algeria e l’Uzbekistan – che sostengono che la tortura è giustificata quando viene usata per combattere il terrorismo. La notizia secondo cui funzionari che servono gli Stati Uniti hanno sottoscritto principi una volta accampati da Augusto Pinochet disonora la democrazia Americanaanche se fosse vero, come sostiene l’amministrazione, che le sue teorie non sono state messe in pratica. Almeno sulla carta, i ragionamenti dell’amministrazione procureranno una scusa pronta per i dittatori, specialmente quelli alleati degli Stati Uniti, per continuare a torturare e uccidere i detenuti.


Forse i legali del presidente non sono interessati all’impatto globale delle loro politiche – ma dovrebbero essere preoccupati riguardo al trattamento di militari e civili Americani in paesi stranieri. Prima che l’amministrazione Bush entrasse in carica, le procedure degli interrogatori dell’Esercito – che non erano riservate – stabilivano questo semplice e sensibile test: Non doveva essere usata nessuna tecnica che, se applicata da un nemico contro un Americano, sarebbe stata considerata come una violazione delle leggi degli Stati Uniti o delle leggi internazionali. Ora immaginate che un governo ostile dovesse forzare un Americano a prendere droghe o a sopportare un severo stress mentale che sia appena insufficiente a provocare un danno irreversibile; o un dolore un po’ più leggero di quello di “collasso, danneggiamento di funzioni fisiche, o addirittura morte.” Che cosa (si penserebbe) se l’interrogatore straniero di un Americano “sapesse che un forte dolore sarebbe conseguenza delle sue azioni” ma procedesse perché causare tale dolore non era il suo obiettivo principale? Che cosa (si penserebbe) se un leader straniero dovesse decidere che la tortura di un Americano è necessaria per proteggere la sicurezza del suo paese? Gli Americani considererebbero questo legale, o moralmente accettabile? Secondo l’amministrazione Bush, dovrebbero.


http://www.washingtonpost.com/


Dalle prime rivelazioni, 7 - 8 Giugno 2004 a oggi, i


maggiori giornali Americani hanno continuato a


pubblicare documenti e opinioni e lettere sul problema


della tortura.


Mi propongo di seguire la stampa indipendente degli


Stati Uniti per affrontare uno dei più terribili, il più


terribile forse, dei comportamenti umani.


Oggi, 23 Giugno 2004, la sconfessione:


Memo on Interrogation Tactics Is Disavowed


Justice Document Had Said Torture May Be Defensible


By Mike Allen and Susan Schmidt
Washington Post Staff Writers
Wednesday, June 23, 2004; Page A01


President Bush's aides yesterday disavowed an internal Justice Department opinion that torturing terrorism suspects might be legally defensible, saying it had created the false impression that the government was claiming authority to use interrogation techniques barred by international law. ... continua ...


Ieri, 22 Giugno 2004, l'elenco dei documenti della


Casa Bianca sul trattamento dei detenuti:


White House Documents on Detainee Treatment


FindLaw
Tuesday, June 22, 2004; 11:11 PM


• Department of Justice memo to White House counsel, Aug 1, 2002, Re: Standards of Conduct for Interrogation (PDF)


• Assistant Attorney General Jay S. Bybee letter to White House counsel, Aug. 1, 2002: Interrogation and Torture


• Assistant Attorney General Jay S. Bybee memo to Defense Department general counsel William J. Haynes II, Feb. 26, 2002: Potential Legal Constraints Re: Interrogation (PDF)


• Attorney General John D. Ashcroft letter to President Bush, Feb. 1, 2002: Taliban status under Geneva Convention


• Assistant Attorney General Jay S. Bybee Memo to White House counsel, Feb. 7, 2002: Taliban status under Geneva Convention



© 2004 Washingtonpost.Newsweek Interactive



http://www.washingtonpost.com/


Nel Parlamento Italiano, nel corso dei lavori per


dichiarare la tortura "reato" e, come tale, inserirla nel


codice penale, la Lega ha presentato un emendamento che


sostanzialmente la legittimerebbe, anche se limitatamente


a una volta soltanto.


La maggioranza del governo Berlusconi ha approvato.


La determinazione dell'opposizione ha fatto rinviare tutto


alla commissione competente. Non so come sia andata a


finire. Cercherò di informarmi. h


Post precedente:


mercoledì 16 Giugno 2004




Intorno alla legalizzazione della tortura (1)





lunedì 21 giugno 2004

Una buona notizia, per addormentarsi cullando una speranza.


 


Peace with dignity in Jammu & Kashmir soon: Mufti



THE KASHMIR TIMES[ SUNDAY, JUNE 20, 2004 07:09:01 PM ]



SRINAGAR: Chief Minister Mufti Mohammed Sayeed today said the situation in Jammu and Kashmir has changed for good and the objective of complete peace will be realized soon.

Mufti was talking to the delegates of European Union who had called on him at his residence. The delegates are in Kashmir for three days Indo-EU round table meet. "There is a discernible change in the situation. There is a relaxation in the atmosphere, People can move freely which was not possible before", he said.

Mufti said that his government is committed to bring complete peace in the state and all efforts are being done in this regard. "We are committed to bring about complete peace with dignity and ensure all round development in the state", he said.

Mufti said the steps taken by the coalition government had instill sense of security among the people. "Long period of turmoil in the sate has damaged the basic infrastructure in critical sectors like education and communication. We have taken a pledge to take the state out of the turmoil. And we have been successful in this endeavor" he said.

The chief minister said that the government's healing touch policy was aimed at nursing the wounds of the people and it has started to pay dividends as people were now feeling a greater sense of security.

Reaffirming his faith in democracy, Mufti said that the coalition believed in the freedom of expression and that is why several separatist leaders were released from jails. "The government has promoted a free atmosphere where dissent is treated as part of democratic right. Security forces have been made accountable and any body found guilty of any sort of human rights abuses is being dealt with according to law", he said. Mufti urged the EU delegates to impress upon their government to withdraw travel advisories barring people from visiting Kashmir because the situation has changed.

The European co-chairman of Indo-European Round Table Roger Briech expressed satisfaction over the commitment to peace and development of the chief minister. He said he would return with positive impressions of Kashmir.









INDIA, 21/06/2004 - 11:34
Riprende il dialogo tra Pakistan e Nuovo governo indiano.
Oggi c'e' stato il primo incontro tra i ministri degli esteri di India e Pakistan, ad un mese dall'elezione del nuovo governo indiano. Il pachistano Khursheed Mehmood Kasuri e il suo omologo, l'indiano Natwar Singh hanno riavviato il delicato dialogo tra le due potenze nucleari nel contesto di una conferenza regionale tra ministri degli esteri tenutasi in Cina, nella citta' portuale di Qingdao. Da parte di entrambi e' stato rimarcato il tentativo di riscostruire un clima di fiducia dopo i disaccordi e le incomprensioni del passato, in particolare sul territorio del Kashmir. Tra le due potenze nucleari il disgelo era iniziato lo scorso anno con il dialogo tra il presidente pachistrano Pervez Musharraf e l'ex primo ministro indiano Atal Behari Vajpayee. Il ministro pachistano Khursheed Mehmood Kasuri ha dichiarato ad AFP di voler costruire un clima di fiducia e comprensione perche' " abbiamo grossi problemi da risolvere, senza affrontare i quali non e' possibile pensare ad una pace duratura nella regione ". I due ministri degli esteri proseguiranno i loro colloqui il 21 e 22 luglio nell'ambito del prossimo vertice regionale di Islamabad.






Pakistan Expresses Hope for India Peace Process


June 21, 2004


Pakistan expressed hope on Monday for a peace process with India, where a new government has taken power, but said there was still a need to build trust with its long-time rival. ...


http://www.nytimes.com/pages/reuters/index.html



domenica 20 giugno 2004

Domenica 20 Giugno 2004


World Refugee Day


Voluntary repatriation is the preferred solution for refugees, as these Angolan returnees in Cazombo can testify. © UNHCR/N.Behring-Chisholm



Un posto da chiamare casa:


Ricostruire vite


in sicurezza e dignità


World Refugee Day 2003


Refugee Youth: Building the future. "I giorni della nostra gioventù sono i giorni della nostra gloria". Così scrisse il poeta George Byron. Ma tragicamente, per 20 milioni di giovani in tutto il mondo, lungi dall'essere giorni di gloria, sono spesso giorni pieni di miseria senza speranza, indicibile crudeltà e sfruttamento senza cuore.


World Refugee Day 2002
















What is the UNHCR's ultimate goal? It is, to quote the longest-serving High Commissioner, Prince Sadruddin Aga Khan, "To go out of business". In other words, it is to work for the day when the word "refugees" can be erased from the world's dictionaries because the violence that creates them has also been erased.


World Refugee Day 2001
















June 20 2001 marked the first ever universal Refugee Day. Countries across the globe celebrated this day as World Refugee Day. Many countries have previously celebrated a refugee day, but this year marked the first internationally celebrated day.


www.unhcr.ch






venerdì 18 giugno 2004

   Fereydun Rassouli, Cosmic Freedom


 L'avvocata della libertà



Shirin Ebadi, Premio Nobel per la Pace del 2003, in Italia per un ciclo di conferenza parla dei diritti umani, dell’Islam e delle donne.


Sempre con dolcezza e determinazione


 


18 giugno 2004 - “La pace va protetta come una reliquia sacra. La democrazia non è un evento inatteso e improvviso, qualcosa che arriva di notte e che il mattino dopo è realizzato. Non è un regalo che qualcuno fa a un popolo, ma è un processo politico che percorre la sua strada. Piano. E’giusto e, prima o poi, arriverà a buon fine. Io credo che la democrazia sia come un fiore. Va innaffiato e curato ogni giorno. A un fiore non puoi dare un litro d’acqua un giorno e poi dimenticarlo per un mese. Quindi anche quelli che hanno raggiunto la democrazia devono vigilare, stare attenti e non abbassare mai la guardia”.


Shirin Ebadi è una donna minuta, ma la sua voce rimbomba forte come il tuono tra le volte della chiesa di S.Lucia, chiesa seicentesca sconsacrata e adibita ad Aula Magna dell’Università degli Studi di Bologna. Ha una facciata incompiuta e sembra lo sfondo ideale per una conferenza che il Premio Nobel per la Pace del 2003, la Ebadi appunto, tiene il 16 giugno 2004 sul rispetto dei diritti umani, che dalla Seconda Guerra Mondiale in poi, dettano i tempi della politica internazionale, ma senza arrivare mai o quasi mai a influenzarla.


I manifesti che tappezzano tutta la città di Bologna la presentano come avvocata iraniana, ma la Ebadi è molto di più: è un simbolo. Una donna, innanzitutto musulmana. Si presenta senza velo a parlare di tolleranza in un ex-luogo di culto per i cristiani e lo fa senza indulgere in ipocrisie. Quando comincia a parlare, davanti alla platea gremita da 1.500 persone, pare emozionata, ma non dura molto: non si diventa il primo giudice donna della storia dell’Iran se non si ha una forza particolare dentro. Quando finiscono i convenevoli e le frasi di rito, con l’introduzione del magnifico rettore e dell’associazione di studenti che ha organizzato l’incontro, il Premio Nobel parte come un treno e ne ha per tutti.


“Viviamo in un mondo sempre più povero”, dice la Ebadi in un silenzio riverente, “afflitto da guerre e da malattie. L’estrema povertà è il vero segnale della costante violazione dei diritti umani: cibo, salute, casa e istruzione sono diritti fondamentali dell’umanità tanto quanto la libertà di parola, il diritto ad un processo equo e alla libertà di movimento. Di fronte all’estrema povertà però, resta solo la teoria. La povertà si può evitare e solo così verranno rispettati i diritti umani. Senza la riforma in senso democratico degli organismi competenti come il WTO, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, Fondo Monetario, Banca Mondiale e così via, non cambierà niente”.


Sembra di vederla questa piccola grande donna quando, da uno scranno di Teheran, emetteva le sue sentenze. Parla accompagnando le parole con la mano, quasi a volerle sottolineare e fissa la traduttrice in una sorta d’impossibile controllo della veridicità di quello che la donna racconta a noi.


“Il rispetto dei diritti umani non dipende da un tipo di cultura o di religione”, continua l’avvocata, “tutti i popoli aspirano a godere di determinate libertà. La violenza, la tortura, le umiliazioni offendono in egual misura tutte le persone. Chi sostiene il contrario, con la scusa dell’appartenenza a un gruppo religioso o etnico da tutelare, mente. Come mente chi cerca di soddisfare i propri interessi tra le fiamme della guerra, spacciandola per una forma di difesa dei diritti umani. I diritti non si sganciano sulla testa delle persone sotto forma di bombe”.


Dopo l’inevitabile riferimento alla barbarie della guerra la Ebadi, donna che si è affermata in un Paese islamico, arriva ai temi che le sono più cari: quelli del diritto e in special modo i diritti delle donne. Comincia sgombrando il campo da pregiudizi religiosi dicendo che: “l’Islam non è una religione di terrorismo e violenza e non è incompatibile con la democrazia. Chi sostiene il contrario lo fa o per scatenare uno scontro tra civiltà oppure perché si approfitta della religione, si appropria di un messaggio che in fin dei conti non gli appartiene. In Bosnia nessuno ha addebitato il massacro dei fratelli musulmani ai cristiani e nessuno ha addebitato la strage quotidiana di palestinesi alla religione ebraica. Separare gli errori umani dalle religioni è un dovere della civiltà. Si può parlare di civiltà solo quando sono rispettati i due pilastri che la sostengono: democrazia e giustizia”.


Il tempo passa e, tra tutti i problemi di cui parla la Ebadi, si avverte la mancanza del piatto forte di giornata. L’Iran. Immancabile arriva la domanda dal pubblico e l’avvocata non si tira indietro. Le leggi che abbiamo nel nostro Paese non fanno onore alla cultura millenaria del mio popolo. Il 63 per cento degli studenti universitari in Iran sono donne, ma questo ruolo non ci viene riconosciuto nella giusta misura –continua il Premio Nobel- penso alla poligamia legale, all’affidamento dei minori, alla testimonianza femminile che vale la metà di quella maschile e così via. Nel mio Paese molti sostengono che è così che vuole l’Islam. Io lavoro per dimostrare il contrario e, con fatica, qualche risultato lo abbiamo ottenuto. Molti studenti e molti docenti universitari sono in carcere per queste battaglie, ma non ci fermiamo”.


Shirin Ebadi però ci tiene a sottolineare che il problema non è la religione, ma quella che lei chiama cultura patriarcale, spiegando che “è presente in ogni aspetto della vita, quindi anche nella religione che non è il problema, ma la conseguenza di questa cultura di origine tribale. La si trova nelle scienze, nella politica, nella medicina. Ovunque. Dobbiamo fare autocritica però. Ogni uomo prepotente è stato cresciuto da una donna. La cultura patriarcale è come l’emofilia: alcune donne ne sono portatrici sane e lo trasmettono ai figli”.


La platea è emozionata e affascinata da questa piccola grande donna capace di comunicare un’energia fortissima. Gli applausi sono sempre più forti, ma è ora di andare. A Ravenna c’è un’altra platea pronta a sentire le sue parole dure e profonde. Saluta tutti dicendo: “Auguro a tutti voi e a tutto il mondo di godere della democrazia”.
Magari ci vorrà un po’ perché questo accada, ma per lo meno sappiamo che in caso di problemi possiamo contare su un buon avvocato.


Christian Elia  - http://www.peacereporter.net/it


VAURO


Come far sfasciare l'unità nazionale dal 5% dei votanti, decimale


più decimale meno. Ma con l'indispensabile collaborazione di AN


e UDC, i cui elettori "probabilmente" non pensavano che i loro


voti sarebbero serviti a realizzare i progetti della Lega.


Un nuovo tipo di voto di scambio.


Tu mi fai votare la Colli e io ti consegno l'unità d'Italia.


Mi complimento con la Lega.


Quanto a Berlusconi: non è certo così che ha fatto i suoi


affari finora, altrimenti sarebbe sul lastrico. (h)


vignetta "sottratta" a Il Manifesto, 17 Giugno 2004


Strana cometa, diversa da qualsiasi altra cosa conosciuta.


Circa 5 kilometri di diametro, bizzarra e originale.


Nuda messaggera dei primi giorni della formazione del pianeta. 

mercoledì 16 giugno 2004

Intorno alla legalizzazione della tortura (1)








Karim Ben Khelifa for Newsweek

Paper trail: Oma Abdullah and son Mustapha, holding a photo of his father who died in U.S. custody


 

Le torture pesano sulle nostre anime e sulle nostre menti.

Abbiamo impiegato millenni interi per arrivare ad abolirle e cancellarle nelle nostre leggi fondamentali.

I tentativi di legalizzare la tortura devono essere bloccati sul nascere, dovunque questa infamia si verifichi. Sembra che sia il momento nero dell'America e dell'Italia.

La stampa Americana ha articoli quasi ogni giorno sull'argomento, a prescindere dalle diverse visioni politiche.





















 


 


 


 


 


 


 


 



Lynnie Sladky / AP


ROUGH JUSTICE: A fighter from the Afghan war is hauled to an interrogation session in February 2002 [GIUSTIZIA SOMMARIA: Un combattente dalla guerra Afghana è trasportato a una sessione di interrogatorio nel Febbraio 2002]


Questa fotografia apre un articolo complesso e impegnativo del TIME di questa settimana. Un rapporto su tutta una serie di documenti e discussioni presenti nei maggiori giornali Americani: Washington Post e New York Times. Desidero esprimere subito tutto il mio apprezzamento per la stampa Americana che non sorvola su un argomento cruciale come quello che segue.


Redefining Torture


Did the U.S. go too far in changing the rules, or did it apply the new rules to the wrong people?