lunedì 20 ottobre 2003


Oscar Arnulfo Romero


Vescovo dell' Arcidiocesi di San Salvador




Oscar Romero nasce a Ciudad Barrios di El Salvador il 15 marzo 1917da una famiglia modesta.


Avviato all’età di 12 anni come apprendista presso un falegname, a 13 entrerà nel seminario


minore di S. Miguel e poi, nel 1937, nel seminario maggiore di San Salvador retto dai Gesuiti.


All’età di 20 anni fa il suo ingresso all’Università Gregoriana a Roma dove si licenzierà in teologia


nel 1943, un anno dopo essere stato ordinato Sacerdote. Rientrato in patria si dedicherà con passione


all’attività pastorale come parroco. Diviene presto direttore della rivista ecclesiale “Chaparrastique” e,


subito dopo, direttore del seminario interdiocesano di San Salvador.In seguito avrà incarichi importanti


come segretario della Conferenza Episcopale dell’America Centrale e di Panama. Il 24 maggio 1967


è nominato Vescovo di Tombee e solo tre anni dopo Vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di San Salvador.


Nel febbraio del ’77 è Vescovo dell’arcidiocesi, proprio quando nel paese infierisce


la repressione sociale e politica.



Sono, ormai, quotidiani gli omicidi di contadini poveri e oppositori del regime politico,


i massacri compiuti da organizzazioni paramilitari di destra, protetti e sostenuti dal sistema politico.


E’ il periodo in cui il generale Carlos H. Romero è proclamato vincitore, grazie a brogli elettorali,


delle elezioni presidenziali. La nomina del nuovo Vescovo non desta preoccupazione: mons. Romero,


si sa, è “un uomo di studi”, non impegnato socialmente e politicamente; è un conservatore.


Il potere confida in una pastorale aliena da ogni compromesso sociale, una pastorale “spirituale” e


quindi asettica, disincarnata. con passione. Passa poco tempo che le notizie della sua inaspettata


attività in favore della giustizia sociale giungono lontano e presto Mons. Romero inizia il


suo lavoro arrivano i primi riconoscimenti ufficiali dall’estero. Mons. Romero li accetta


tutti in nome del popolo salvadoregno.


Ma che cosa è accaduto nell’animo del vescovo conservatore?


Di particolare nulla. Solo una grande Fede di pastore che non può ignorare i fatti tragici e


sanguinosi che interessano la gente. Disse, infatti, Romero: “Nella ricerca della


salvezza dobbiamo evitare il dualismo che separa i poteri temporali dalla santificazione”.


E ancora: “Essendo nel mondo e perciò per il mondo (una cosa sola con la storia del mondo),


la Chiesa svela il lato oscuro del mondo, il suo abisso di male, ciò che fa fallire


gli esseri umani, li degrada, ciò che li disumanizza”.


Forse un evento scatenante potrebbe essere stato l’assassinio del gesuita


Rutilio Grande da parte dei sicari del regime; Romero apre un’inchiesta sul delitto


e ordina la chiusura di scuole collegi per tre giorni consecutivi. Nei suoi discorsi mette sotto


accusa il potere politico e giuridico di El Salvador. Istituisce una commissione permanente


in difesa dei diritti umani; le sue omelie, ascoltate da moltissimi parrocchiani e


trasmesse dalla radio della diocesi,vengono pubblicate sul giornale “Orientaciòn”.


Una certa chiesa si impaurisce allontanandosi da Romero e dipingendolo come un


”incitatore della lotta di classe e del socialismo”. In realtà Romero non invitò


mai nessuno alla lotta armata, ma, piuttosto, alla riflessione, alla presa di coscienza dei


propri diritti e all’azione mediata, mai gonfia d’odio. Purtroppo, il regime sfidato aveva alzato


il tiro;dal1977 al 1980 si alternano i regimi ma non cessano i massacri.


Il 24 marzo 1980 Oscar Romero, proprio nel momento in cui sta elevando il


Calice nell’Eucarestia viene assassinato. Le sue ultime parole sono ancora


per la giustizia: “In questo Calice il vino diventa sangue che è stato il


prezzo della salvezza. Possa questo sacrificio di Cristo darci il coraggio di


offrire il nostro corpo ed il nostro sangue per la giustizia e la pace del nostro


popolo.Questo momento di preghiera ci trovi saldamente uniti nella fede e


nella speranza”. Da quel giorno la gente lo chiama, lo prega, lo invoca come


San Romero d’America. Sì, la profezia di Romero, il vescovo fatto


popolo si è realizzata:


“Se mi uccideranno – aveva detto – risorgerò nel popolo salvadoregno”.



La carità è importante, è fondamentale nelle emergenze, ma l'impegno sociale e


politico deve avere come obiettivo la giustizia.


La giustizia intesa concretamente come espansione reale


di tutti i diritti umani: libertà nel privato e nel sociale;


qualità della vita e accesso all'informazione;


emancipazione totale delle donne e certezza del benessere


per tutte le bambine e tutti i bambini.


Oscar Arnulfo Romero è il Vescovo che ha indicato i due


obiettivi basilari per realizzare la pace:


libertà e giustizia.

4 commenti:

  1. Una dolce serata, Harmonia, e un bacio. Percival

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  2. Onore alla memoria del Vescovo Romero, sacerdote di frontiera, uomo del popolo e della liberazione. Ottimo ricordo. Ti comunico, harmonia, che il tuo blog è linkato nel nostro. Con stima e...brava per il lavoro che stai svolgendo.

    Gian Ruggero Manzoni

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  3. Onore alla memoria del Vescovo Romero, sacerdote di frontiera, uomo del popolo e della liberazione. Ottimo ricordo. Ti comunico, harmonia, che il tuo blog è linkato nel nostro. Con stima e...brava per il lavoro che stai svolgendo.

    Gian Ruggero Manzoni

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  4. sono contento di aver trovato questa pagine, spero che ne seguiranno altre per ricordare un Vangelo vissuto e non solo predicato. Grazie, don Diego

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