martedì 7 ottobre 2003

DUE O TRE COSE SU ARIEL SHARON



16 Settembre 2003 - Un disastro annunciato


Uri Avnery











Così adesso è ufficiale: il governo di Israele ha deciso di assassinare Yasser Arafat.
Non più "esiliarlo". Non più "espellerlo" o "ucciderlo" semplicemente "trasferirlo".

Ovviamente l'intenzione non è di trasferirlo in un altro paese . Nessuno può credere seriamente che Yasser Arafat alzi le mani e accetti che lo mandino via. Lui e i suoi uomini saranno uccisi "nel corso di una sparatoria". Non sarebbe la prima volta.




Anche se fosse possibile espellere Arafat in un altro paese, nessuno nella leadership israeliana si sognerebbe di farlo. Come mai?
Permettergli di far visita a Putin, Schroeder e Chirac? Dio ce ne guardi. Quindi il piano è di trasferirlo all'altro mondo.

Non subito. Gli americani lo vietano. Bush si potrebbe arrabbiare. Sharon non vuole irritare Bush.

Qualcuno si rifugia nell'idea che si tratti di una decisione vuota. Si suppone che si devano ancora stabilire tempi e modi di applicazione.

Ma questa è una pia illusione, una consolazione pericolosa. La decisione che legittima l'assassinio è in se stessa un atto politico di vasta portata. Ha lo scopo di assuefare all'idea gli israeliani e l'opinione pubblica internazionale. Quello che era considerato un complotto folle di fanatici estremisti oggi ha l'aria di un processo politico legittimo, con modalità e tempi di realizzazioni ancora aperti.

Chiunque conosca Ariel Sharon può immaginare come andranno avanti le cose d'ora in poi. Aspetterà il momento opportuno. Potrebbe presentarsi da un momento all'altro, o fra una settimana o un mese o un anno. E' paziente. Quando decide di fare una cosa è pronto ad aspettare, ma non desisterà dal suo proposito.

In questo modo, quando l'assassinio programmato sarà messo in atto? Quando ci sarà qualche grande attentato suicida in Israele, tanto grande che anche gli americani comprenderanno una reazione estrema. O quando succederà qualcosa da qualche altra parte che distolga l'attenzione del mondo dal nostro paese. O quando un avvenimento drammatico, qualcosa di paragonabile alla distruzione delle Twin Towers, renderà Bush furioso.

Che cosa succederà allora? I leaders arabi dicono che ci saranno "conseguenze incalcolabili". Ma in verità le conseguenze possono essere perfettamente calcolate prima.

L'assassinio di Arafat determinerà un cambiamento storico nelle relazioni fra Israele ed il popolo palestinese. Dopo la guerra del 1973 entrambi i popoli hanno accettato l'idea di un compromesso fra i due grandi movimenti nazionali. Nell'accordo di Oslo, dopo un processo intrapreso da Yasser Arafat praticamente da solo, i palestinesi hanno ceduto il 78% del paese chiamato Palestina prima del 1948. Hanno accettato di costituire il loro stato sul restante 22%. Solo Arafat aveva la statura morale e politica necessaria per trascinare con sé il suo popolo, come Ben-Gurion era stato capace di convincere il nostro popolo ad accettare il piano di spartizione.

Da allora anche nelle crisi più aspre entrambi i popoli sono rimasti fermi nella loro convinzione che alla fine ci sarà un compromesso.
L'assassinio di Arafat metterà fine a questo, forse per sempre. Ritorneremo allo stadio del "tutto o niente": la Grande Israele o la Grande Palestina, gettare a mare gli ebrei o spingere i palestinesi nel deserto.


L'Autorità Palestinese scomparirà. Israele si impossesserà di tutti i territori palestinesi, con tutta la tensione economica ed umana che questo comporta. "L'occupazione di lusso" che consente ad Israele d'avere carta bianca nei territori mentre il mondo paga i conti, finirà.

La violenza regnerà da padrona. Sarà l'unico linguaggio di entrambi i popoli. A Gerusalemme e a Ramallah, Haifa ed Hebron, Tilkarm e Tel-Aviv, la paura serpeggerà nelle strade. Ogni madre che manda i figli a scuola si logorerà per la preoccupazione finché non torneranno a casa. Il terrore da una parte e dall'altra, una spirale crescente di violenza, un'escalation incontrollabile e senza fine.

Il terremoto non si limiterà alla terra fra il Mediterraneo e il Giordano. L'intero mondo arabo sarà in eruzione. Arafat lo shahid, il martire, l'eroe, il simbolo, diventerà una figura mitica per tutto il mondo arabo e musulmano. Il suo nome diventerà un grido di battaglia per tutti i rivoluzionari dall'Indonesia al Marocco, uno slogan per tutte le organizzazioni clandestine d'ispirazione religiosa e nazionalista.

La terra tremerà sotto i piedi di tutti i regimi arabi. In confronto ad Arafat, l'ultimo eroe, tutti i re, gli emiri e i presidenti sembreranno codardi, traditori e mercenari.
Se uno di loro dovesse cadere inizierà l'effetto domino.
Lo spargimento di sangue sarà universale. Ogni obiettivo israeliano - ogni aereo, ogni gruppo turistico, ogni istituzione israeliana sarà in costante pericolo.

Gli americani hanno le loro ragioni per mettere il veto all'assassinio. Sanno che l'uccisione di Arafat scuoterà alla radice la loro posizione nel mondo arabo e musulmano. La guerriglia che si sta estendendo sempre di più in Iraq si allargherà in tutti gli altri paesi arabi e musulmani e nel mondo intero. Tutti gli arabi e i musulmani saranno convinti che Sharon avrà agito con il consenso e l'incoraggiamento degli americani, qualunque sia stata la loro debole opposizione verbale. La rabbia sarà diretta contro di loro. Un esercito di nuovi Bin Laden preparerà una vendetta.

Ma Sharon non capisce tutto questo? Certo che capisce. Le nullità politiche che costituiscono il governo possono non essere capaci di vedere oltre il loro naso, come i generali con il paraocchi la cui unica soluzione sia uccidere e distruggere. Ma Sharon sa quali sono le conseguenze prevedibili - e gli piacciono.

Sharon vuole concludere lo scontro storico fra sionismo e popolo palestinese con una decisione molto chiara: il pieno controllo israeliano sull'intero paese ed una situazione che costringa i palestinesi ad andarsene. Yasser Arafat è davvero "l'ostacolo totale" come è stato definito nella risoluzione del governo, all'attuazione di questo piano. E un periodo di anarchia e di spargimento di sangue sarebbe adatto a questo scopo.

E il popolo israeliano? Il povero popolo che ha subito un lavaggio del cervello, disperato ed apatico, non interviene. La maggioranza silenziosa e sanguinante si comporta come se tutto questo non la riguardasse. Segue Sharon come i bambini seguivano il pifferaio magico dentro il fiume.
Questo grande silenzio è disastroso. Per evitare il disastro dobbiamo romperlo.













































1 commento:

  1. Come Lucilla già sa, sto lavorando su questo argomento...Spesso mi domando: come spiegare a chi non se ne intende tutte queste cose ( e molte altre?). Tu sai farlo benissimo. Spero che MOLTI leggano qto hai scritto qui.

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