domenica 5 ottobre 2003

Che valore hanno i bambini


RAFFAELE K. SALINARI*


Al di là del destino politico della legge Gasparri, che auspichiamo catastrofico, resta la valenza politica dell'emendamento di Rifondazione che la costringe ad un passo indietro. Molta facile e cinica ironia ha costellato i commenti politici all'indomani dell'evento parlamentare, mentre pochi si sono invece soffermati sul merito del divieto, per i minori di 14 anni, di essere utilizzati negli spot televisivi. L'emendamento di Rifondazione solleva infatti un gravissimo problema etico prima che politico, un problema che avrebbe dovuto essere individuato da molto tempo e da tutta la sinistra, impegnata nella rincorsa politicista di una società che va riconquistata, prima che nelle urne, con la proposizione di una scala di valori alternativi a quello della merce e del suo feticismo che riduce i bambini, il nostro futuro, al loro mero valore di scambio. Raul Vaneghen, uno dei fondatori del movimento situazionista, diceva gia negli anni sessanta che « i bambini mostrano oggi le rughe dei vecchi consumatori» lanciando una riflessione, allora agghiacciante, sull'uso strumentale dei sentimenti di amore e protezione che i bambini suscitano istintivamente, da parte del capitale e della sua società reificante. Oggi la realtà è andata ben oltre quella riflessione d'avanguardia, consegnandoci un mondo ove l'infanzia è merce tra le più pregiate e tra le meno costose, un investimento iniziale che costa nulla ma produce grandissimi profitti.

Il minore, infatti, ha tutti i requisiti per essere sfruttato sessualmente, come lavoratore, come piccolo spacciatore, ma praticamente nessuna protezione come essere pienamente titolato di diritti. Ma è con il «bambino ad una dimensione» cioè quella di consumatore che il liberismo e la sua macchina mediatica creano il mostro assoluto. Il minore non vota ma compra o fa comprare, la sua immagine rende cifre impressionanti anche perché la sua integrità psicologica e fisica viene tenuta in poco conto. Un parallelo che regge è quello con chi indossa la maschera di Topolino a Disneyland: l'immagine che indossa è protetta, il lavoratore che la porta a spasso molto meno.

Il bambino-consumatore è sfruttato e vezzeggiato, i suoi diritti ad interloquire con il mondo che lo sfrutta sono nulli. E' quindi un bene, anche se condizionata dall'attualità politica, che quest'aspetto sia emerso. Resta solo da chiedere alle sinistre che ne facciano una battaglia di civiltà giuridica di primo piano e non solo un mero tatticismo da abbandonare, in nome del realismo, alla prima occasione.

*Presidente Terre des Hommes

IL MANIFESTO - 4 OTTOBRE 2003








1 commento:

  1. un buongiorno e un affettuoso saluto molto mattutino. Santa causa quella a favore dei bambini, in questo mondo di egoismo adulto.

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