«Cambiare la Costituzione»
«La Costituzione si può cambiare e poi l'ultima parola spetta ai cittadini. Ci sono due votazioni con 6 mesi di tempo l'una dall'altra poi a decidere se la riforma sarà giusta saranno i cittadini. Questa è la democrazia»
Mi spaventano queste parole di Berlusconi, le ultime in ordine di tempo, ma rispondenti a un progetto antico di destrutturazione dell'indipendenza del potere giudiziario ed espressione della brama sempre più insaziabile di autosufficienza autocratica. Sento una rabbia senza controllo nell'anziano premier evidentemente abituato ad altre unanimità e insofferente dell'idea stessa di opposizione. La dichiarazione citata è stata, infatti, tratta da una serie di esternazioni riportate un po' ovunque. Io ho fatto ricorso al Corriere della Sera, 11 dicembre 2008 (qui). L'articolo va letto tutto per capire il pensiero berlusconista nella sua interezza sia politica che umorale. Sono molto disorientata, tuttavia mi riconosco nell'analisi fatta da Ezio Mauro sulla Repubblica di oggi (qui). Aggiungo così un'altra pagina al mio diario politico, mestamente, perché nulla condivido dell'ideologia berlusconista, in quanto la ritengo lontana da ciò che si intende per democrazia nei regimi "occidentali" che si ispirano al lungo percorso di filosofi, pensatori e politici. Regime imperfetto quello democratico, infatti può anche generare mostruosità ideologiche e quasi giustificarle. Purtroppo non conosciamo di meglio per il momento, come disse Churchill.
Il potere unico di EZIO MAURO
SIAMO dunque giunti al punto. Ieri Berlusconi ha annunciato l'intenzione di cambiare la Costituzione, a colpi di maggioranza, per "riformare" la giustizia. Poiché per la semplice separazione delle carriere non è necessario toccare la carta costituzionale, diventa chiaro che l'obiettivo del premier è più ambizioso.
O la modifica del principio previsto in Costituzione dell'obbligatorietà dell'azione penale, o la creazione di due Csm separati, uno per i magistrati giudicanti e uno per i pubblici ministeri, creando così un ordine autonomo che ha in mano la potestà della pubblica accusa, il comando della polizia giudiziaria e il potere di autocontrollo: e che sarà guidato nella sua iniziativa penale selettiva dai "consigli" e dagli indirizzi del governo o della maggioranza parlamentare, cioè sarà di fatto uno strumento della politica dominante.
Viene così a compiersi un disegno che non è solo di potere, ma è in qualche modo di sistema, e a cui fin dall'origine il berlusconismo trasformato in politica tendeva per sua stessa natura. Il passaggio, per dirlo in una formula chiara, da una meccanica istituzionale con poteri divisi ad un aggregato post-costituzionale che prefigura un potere sempre più unico. Un potere incarnato da un uomo che già ha sciolto se stesso dalla regola secondo cui la legge era uguale per tutti con il lodo Alfano, vero primo atto della riforma della giustizia, digerito passivamente dall'Italia con il plauso compiacente della stampa "liberale" ormai acquisita al pensiero unico e alla logica del più forte.
Oggi quel prologo vede il suo sviluppo logico e conseguente. Ovviamente la Costituzione si può cambiare, come la stessa carta fondamentale prevede. Ma cambiarla a maggioranza, annunciando questa intenzione come un trofeo anticipato di guerra, significa puntare sulla divisione del Paese, mentre il Capo dello Stato, il presidente della Camera e persino questo presidente del Senato ancora ieri invitavano al dialogo per riformare la giustizia. Con ogni evidenza, a Berlusconi non interessa riformare la giustizia. Gli preme invece riformare i giudici, come ha cercato di fare dall'inizio della sua avventura politica, e come può fare più agevolmente oggi che l'establishment vola compatto insieme con lui, due procure danno spettacolo indecoroso, il Pd si lascia incredibilmente affibbiare la titolarità di una "questione morale" da chi ha svillaneggiato la morale repubblicana e costituzionale, con la tessera della P2 ancora in tasca.
Tutto ciò consente oggi a Berlusconi qualcosa di più, che va oltre il regolamento personale dei conti con la magistratura. È l'attacco ad un potere di controllo - il controllo della legalità - che la Costituzione ha finora garantito alla magistratura, disegnandola nella sua architettura istituzionale come un ordine autonomo e indipendente, soggetto solo alla legge, dunque sottratto ad ogni rapporto di dipendenza da soggetti esterni, in particolare la politica. Il governo che lascia formalmente intatta l'obbligatorietà dell'azione penale, ma interviene sul suo "funzionamento" - come ha annunciato ieri il Guardasigilli Alfano - attraverso criteri suoi di "selezione" dei reati e "canoni di priorità" nell'esercizio dell'accusa, attacca proprio questa garanzia e questa autonomia, subordinando di fatto a sé i pubblici ministeri.
Siamo quindi davanti non a una riforma, ma a una modifica nell'equilibrio dei poteri, che va ancora una volta nella direzione di sovraordinare il potere politico supremo dell'eletto dal popolo, facendo infine prevalere la legittimità dell'investitura del moderno Sovrano alla legalità. Eppure, è il caso di ricordarlo, la funzione giurisdizionale è esercitata "in nome del popolo" perché nel nostro ordinamento è il popolo l'organo sovrano, non il capo del governo. Altrimenti, si torna allo Statuto, secondo cui "la giustizia emana dal Re, ed è amministrata in suo nome".
Questa e non altra è la posta in gioco. Vale la pena discuterla davanti al Paese, spiegando la strategia della destra di ridisegnare il potere repubblicano dopo averlo conquistato. Ma la sinistra sembra prigioniera di una di quelle palle di vetro natalizie con la finta neve che cade, cercando di aprire (invano) la porta della Rai, come se lì si giocasse la partita. Fuori invece c'è il Paese reale, con il problema concreto di una crisi che ridisegna il mondo. A questo Paese abbandonato, Berlusconi propone oggi di fatto di costituzionalizzare la sua anomalia, sanandola infine dopo un quindicennio: e restandone così deformato.
La vicenda è vista così da Massimo Franco del Corriere della Sera (qui):
Offensiva contro pm e centrosinistra con l’ombra della crisi
Il premier sfrutta le risse fra procure e ferma il dialogo di Lega e An
La chiusura era anche prevedibile. Ma la perentorietà con la quale Silvio Berlusconi archivia qualunque contatto con il centrosinistra è qualcosa di più. ... Le sue parole indicano una interpretazione della legislatura nella quale non c’è ombra di dialogo fra i partiti.
Né sulla giustizia; né, verosimilmente, su altre riforme. L’ottica berlusconiana prevede ormai non soltanto l’autosufficienza della maggioranza, ma la sua espansione elettorale: con le europee di primavera come test delle ambizioni di primato. ...
È un calo di popolarità che lo induce a rilanciare, come al solito: fino ad annunciare che «la Costituzione può cambiare e poi l’ultima parola spetta ai cittadini». ...
In questa offensiva baldanzosa, sferrata presentando l’ultimo libro di Bruno Vespa, rimane tuttavia l’angolo oscuro della crisi. Nel «Paradiso», ...
@Masso
RispondiEliminail mio candore?
Eh no, se voi per 25mila voti avete voluto governare.
Da che pulpito viene la predica e l'opposizione l'avete relegata in un angolo.
@harmonia
Mi citi il Corriere della Sera? Quel giornale da cui il direttore invitò i lettori a votare per Prodi?
Quel giornale di cui il direttore ha affermato, nella puntata del 10 novembre dell'Infedele, di essere stato con altri giornalisti, BANCHIERI E MAGISTRATI, uno dei fondatori del PD?
Ma per cortesia, facciamo le persone serie.
@Masso
RispondiEliminail mio candore?
Eh no, se voi per 25mila voti avete voluto governare.
Da che pulpito viene la predica e l'opposizione l'avete relegata in un angolo.
@harmonia
Mi citi il Corriere della Sera? Quel giornale da cui il direttore invitò i lettori a votare per Prodi?
Quel giornale di cui il direttore ha affermato, nella puntata del 10 novembre dell'Infedele, di essere stato con altri giornalisti, BANCHIERI E MAGISTRATI, uno dei fondatori del PD?
Ma per cortesia, facciamo le persone serie.
Ovviamente, quando parlo del '94, il governo era quello dello stesso attuale Primo Ministro, fresco vincitore delle elezioni in quell'anno.
RispondiElimina@Masso
RispondiEliminaVedi che insisti col gioco di parole? Hai parlato inizialmente di 2 occasioni del "coglioni" e le prime e due erano in campagna elettorale, il 7 novembre nel caso dell' "abbronzato" non era contemplato nei 2.
Scusa se ti contraddico ma ti invito a non fare giochi di parole con me (secondo avviso), Berlusconi PREMIER è stato votato da 17.064.314 elettori pari al 46,812 degli aventi diritto contro i 13.686.501 dei Veltroni PREMIER pari al 37,546. Ti prego, non mettere più in dubbio i dati che scrivo (e ti avevo anche avvertito).
Probabilmente non avrai sentito alcun ministro, certo, lo diceva direttamente Prodi, anzi, ti dico di più, se ricordi bene disse: "SONO IO CHE DECIDO".
Anzi, Leonardo, colgo l'occasione dato che da tempo cercavo un elettore della destra: secondo te, in quanti hanno letto davvero il programma elettorale del PdL per le elezioni dello scorso aprile? (Tra gli elettori di destra, intendo, a scanso di equivoci)
RispondiElimina@ leonardo58
RispondiElimina@Masso57
Un dibattito in piena regola è sempre auspicabile. Qui da me, poi, le discussioni sono eventi rari, purtroppo. Plaudo alla pazienza di leonardo58 e di Masso57, che sottintende in ogni caso un desiderio di far capire e di capire. Mi inquietano, però, i "consigli fraterni" del tipo:
"Un consiglio fraterno........ lasciami perdere, perchè se vuoi giocare sulle parole, meglio sapere chi è l'altro interlocutore (e questo è un consiglio gratis)."
Aiuto! Più che un consiglio mi sembra una minaccia. Comunque a questo punto mi piacerebbe da morire saper chi è l'interlocutore, sempre che l'espressione non voglia far intendere un giudizio molto positivo sulla propria forza dialettica.
Date le mie posizioni di partenza, è ovvio che sono d'accordo con le affermazioni di Massimo, che peraltro tiene sempre il punto ed è molto documentato. Leonardo mi crederebbe se dicessi che cerco di non cedere alla partigianeria?
A proposito del Corriere della Sera, due cose per Leonardo:
1. So che per le elezioni del 2006 il Corriere dichiarò il suo endorsement per Prodi.
2. Nelle ultime elezioni, invece, il Corriere ha dichiarato il suo endorsement per il centro-destra, ed è per questo che lo cito.
Infine vorrei far notare sommessamente che argomento del post è la riforma della Costituzione così come è stata minacciata più che proposta da Berlusconi. Nei post di oggi ho riportato le riflessioni di due giuristi che tengono strettamente il punto della questione. In particolare, Zagrebelsky riflette sui progetti di Berlusconi e sugli errori dei giudici in quanto persone.
Si, Harmonia, ti chiedo scusa per le invasioni ed intrusioni: speravo di ricevere argomentazioni da Leonardo che fossero un po' diverse da quelle che mi ha fornito: credevo di sbagliare, invece è come parlare con Cicchitto o i due capogruppo. Del resto cosa aspettarmi, da uno che viene qui a dare lezione a te, a Mauro, a Mieli ed almeno un paio di altre persone?
RispondiEliminaE che non ha risposto ad una, almeno UNA delle domande che gli ho fatto?
Beati loro che hanno la certezza dell'infallibilità del loro Presidente, al punto da non riuscire mai a trovare neppure una critica da avanzargli: siamo noi elettori di centrosinistra che siamo "spaccamaroni" di natura.....
wowo invasioni barbariche ci furono su questo blog
RispondiEliminabelissimo scambio di idee