sabato 13 dicembre 2008

La Chiesa il denaro e la spinetta di Ratzinger



L' anticipazione del documento papale per la giornata mondiale della pace che si celebrerà il 1° gennaio giunge in un momento di diffuse preoccupazioni per le società di tutto il mondo, quello economicamente sviluppato e quello delle più disperate società africane. Processi giganteschi stanno ridisegnando le economie mondiali e travolgono senza pietà le nostre piccole economie domestiche. Giorno dopo giorno scopriamo che niente è più come prima. Uno stato d' animo inquieto, una sensazione di paura del futuro sono i sentimenti che colorano l' orizzonte del tempo presente. Parlare di economia in questi giorni è un esercizio obbligato a tutti i livelli e in tutti gli ambienti. Non poteva mancare la voce della Chiesa.


Il messaggio papale indica alcuni temi di indiscutibile e sempre più drammatica importanza: fondamentale fra tutti lo squilibrio economico tra i paesi dove la povertà è un abisso di disperazione senza fine e i bambini dalle membra emaciate aprono sull' osservatore occhi grandi e spauriti, e l' isola dorata del mondo ricco, quello per raggiungere il quale si rischia e si perde la vita. Regolamentazione dell' economia per raggiungere una più equilibrata distribuzione delle risorse; questo il problema che viene evocato per i commerci internazionali e per la finanza. Evocato, non certo risolto.


La questione è, formalmente, la pace, il nesso che esiste tra disarmo e sviluppo, la minaccia per la pace che nasce dalla povertà e dalla denutrizione di intere parti del mondo. Il testo inanella considerazioni morali, avvertimenti e inviti a tutti i soggetti a fare la loro parte, senza indugi, citando le parole di Leone XIII nella enciclica "Rerum novarum". L' intarsio di citazioni sulle quali si appoggia il testo papale offrirà agli esegeti sicura materia di riflessione ma non permette al lettore comune di ricavare ricette concrete su come affrontare i problemi della pace nel mondo.


Come al solito i documenti papali obbediscono a una precisa regola di composizione, simile a quella dei documenti che uscivano un tempo dagli organismi direttivi dei grandi partiti di massa: si tratta di riuscire a mettere le novità del mondo nell' antico sacco di un discorso senza tempo, di una dottrina superiore ed eterna, dotata di una indeformabile e rassicurante fissità. Eppure sembrerebbe piuttosto difficile ricavare dalla dottrina della collaborazione tra le classi offerta nel 1893 all' Europa della rivoluzione industriale e del nascente socialismo da Leone XIII una qualche ricetta valida per i problemi di un mondo globalizzato e di una finanza internazionale che ha cancellato ogni confine di stato. Comunque non di questo si tratta nel documento in questione.


Qui un soggetto che si vuole immutabile, la Chiesa, si confronta con un oggetto storicamente e geograficamente mutevole, la povertà. Questa è una Chiesa che non cambia opinioni e che ha sempre fatto la sua parte: "Da sempre la dottrina sociale della Chiesa si è interessata dei poveri". La dottrina è dunque la stessa, sono i poveri che cambiano. La povertà non è più quella di una volta. Ci sono diverse forme di povertà, quella dell' emarginazione, della "povertà relazionale, morale e spirituale" che le società ricche e progredite conoscono e quella che si definisce "assoluta", sofferta dalle masse umane carenti di cibo e di acqua. Qui si parla della povertà del secondo tipo. Ma non senza segnalare che anche la fame spirituale, quella sofferta dalle folle "sazie e disperate" delle città del mondo ricco - per usare una celebre espressione del cardinal Biffi - ha un' origine comune: il "mancato rispetto della trascendente dignità della persona umana". Mancano indicazioni su chi sia il responsabile: o almeno così sembrerebbe, perché poi un responsabile emerge, come vedremo. Non si fanno nomi di enti, stati, organizzazioni, né si danno indicazioni su storture economiche e finanziarie responsabili delle guerre in atto.


Vengono in mente per contrasto altri discorsi sulla pace che sono stati avanzati dall' interno della Chiesa cattolica. E ci accorgiamo a questo punto di qualche omissione quanto meno singolare: per esempio, non viene citata la "Pacem in terris" di papa Giovanni XXIII, il celebre documento papale che affrontò di petto il tema della pace. Né compaiono citazioni dai documenti del concilio Vaticano II. Né vi affiora la questione dell' ingiustizia dei rapporti di classe e il rapporto tra giustizia sociale e pace. Il cardinale Carlo Maria Martini in un libro del 1999 sulla giustizia scrisse ad esempio che "la pace è perduta ... quando c' è sfruttamento economico e sociale" e che la pace può essere garantita solo da "una giusta distribuzione delle ricchezze" . Di fatto la giustizia sociale resta sullo sfondo remoto di questo documento che ha il suo centro non nella questione della pace, della guerra o della fame ma nel problema dello sviluppo demografico e del controllo delle nascite.


La geografia della fame, la scienza triste inaugurata dal grande libro di José De Castro che gli italiani lessero nel remoto 1954 con prefazione di Carlo Levi, è oggi una disciplina di assoluto rilievo tra quelle che ci raccontano il mutare del mondo visto dall' angolo fondamentale della privazione del cibo. E' una strana geografia che non disegna più confini netti tra i continenti o all' interno di essi, che vede processi di rapida evoluzione, con una contabilità degli affamati non priva di dati positivi. E' su questi che si concentra il messaggio papale. Dopo aver segnalato che nell' arco degli ultimi decenni la percentuale della popolazione in condizioni di povertà assoluta si è dimezzata. Si osserva che l' uscita dalla povertà è avvenuta in certi paesi senza bisogno di controllare la crescita demografica. E qui tocchiamo finalmente il punto centrale del messaggio. Se non è l' aumento della popolazione a creare la carenza di risorse, questo vuol dire che non c' è bisogno di ricorrere alla contraccezione e tanto meno alla pratica dell' aborto.


I nemici da combattere sono quelle agenzie del mondo globalizzato che condizionano gli aiuti economici alla "attuazione di politiche contrarie alla vita" (leggi: uso dei contraccettivi). Il rimedio? Avviare "campagne che educhino specialmente i giovani a una sessualità pienamente rispondente alla dignità della persona". Questo vuol dire forse che tra le medicine e le cure necessarie, tra le "innovazioni terapeutiche" per combattere l' Aids sarà da intendersi incluso anche l' uso degli anticoncezionali? Sembra proprio di no.


I poveri del mondo mutano di quantità e di qualità ma restano quelli di sempre nel discorso atemporale di questa Chiesa; così pure i flagelli dell' umanità. Era da peste, fame e guerra che nelle chiese del passato si invocava il "Libera nos, Domine". Il problema urgente da affrontare è uno solo: quello del sesso. Che dire? Viene alla mente il brevissimo raccontino, la "scorciatoia" che nel momento più tragico della seconda guerra mondiale il poeta Umberto Saba dedicò alla figura di Benedetto Croce: in una casa dove c' è chi uccide, chi stupra, chi muore, si apre una porta e si vede una vecchia signora che suona - molto bene - una spinetta. - ADRIANO PROSPERI


Mi è sembrata interessante questa analisi dello speciale approccio vaticanista al problema della fame e dell'inaccettabile diseguaglianza tra gli esseri umani. Penso che solo le leggi internazionali e un potere sovranazionale in grado di farle rispettare potranno arrivare, chissà quando, alla soluzione della pari dignità sociale e dell'uguaglianza. La Chiesa Cattolica, intesa come potere e gerarchia di poteri, difficilmente potrà raggiungere scopi che si prefigge solo teoricamente, mentre nella prassi ha ben altro in mente. Per capire e farsi delle idee, tuttavia, è necessario leggere il documento papale integralmente. Ecco il link:  Il testo integrale dell'Istruzione "Dignitas personae. Su alcune questioni di bioetica" .


Repubblica — 12 dicembre 2008   - Foto: Il Papa al suo pianoforte nella villetta di Les Combes (Aosta): suona brani di Bach e Mozart, da Repubblica, 16 luglio 2006

5 commenti:

  1. Ho letto anche io l'articolo di Prosperi e anche io l'ho trovato molto interessante.
    E condivido la tua opinione che i vertici Della Chiesa cattolica predicano bene e razzolano male.
    Ciao

    RispondiElimina
  2. Credo che il Papa sia un uomo buono ma che del mondo, dei dolori e delle sofferenze del mondo, non sappia nulla. Lo dice la sua biografia. Un uomo subito di libri e di studi, rigorosamente filosofici e teologici, mai stato parroco o vescovo, conosce il mondo col filtro dei suoi studi e dalle stanze ovattate della Scuola di teologia di Frisinga. Un uomo timoroso di Dio e di tutto il resto. Un conservatore spaventato dalle novità. Poi uomo di Curia, all'ombra di quel gigante di Giovanni Paolo II. E ora contornato da uomini di poca spiritualità.
    Juan Pablo, quanto ci manchi! ( la scritta su certe medagliette messicane....)

    RispondiElimina
  3. Le contraddizioni sono tante ed evidenti e allontanano la chiesa dalla gente e da tanti preti che in buona fede svolgono la loro missione in prima linea a contatto con i problemi reali del giorno d'oggi. Non ho fiducia nell'organizzazione ma stimo ed approvo l'operato di tanti pastori il cui impegno indefesso va oltre le aspettative.
    Buona serata, cara harmonia, e sempre buon blogging.

    RispondiElimina
  4. Non so, a me sembra che l'attuale pontefice sia più attento alla Dottrina in sè che al suo popolo di fedeli. Mi ricorda un po' certi burocrati che "lo prevede la circolare". Capisco il ruolo scomodissimo di venire dopo un fenomenale comunicatore come GP2, e che forse il suo era già in partenza considerabile come un papato di transizione: fatto sta che già dalla sua elezione mi è sembrato che il distacco tra il grande studioso ed il popolo più emotivamente sensibile sarebbe diventato ben presto un baratro. Arrivo pure a pensare che, umanamente, Ratzinger sia un timido, magari investito di un Qualcosa più grande di lui.

    RispondiElimina
  5. ma sei sicura che sia quello linkato il testo che l'articolo commenta? a me pare che si commenti il testo per la giornata mondiale per la pace 2009, quella invece è l'istruzione dignitatis personae!

    RispondiElimina