venerdì 12 dicembre 2008

Intorno alla Costituzione


Ieri mi dicevo spaventata dal progetto di Berlusconi che si è detto deciso a riformare la  nostra Costituzione secondo il modello autocratico che è proprio del berlusconismo. Ha parlato, infatti, non in Parlamento ma alla presentazione di un libro, e ovviamente non aveva consultato nemmeno i parlamentari della sua maggioranza (tanto è superfluo, visto che lo seguono all'unanimità, modello perinde ac cadaver).. Oggi nel sito della Repubblica ho trovato un'intervista di Giuseppe D'Avanzo a Gustavo Zagrebelsky, costituzionalista e presidente emerito della Corte costituzionale, il quale spiega con chiarezza alcuni punti fondamentali della questione e parla anche degli errori dei giudici.


"La Carta non è strumento di potere così Berlusconi torna a Cromwell"


... L'art. 138 della Costituzione regola le leggi di revisione della Costituzione.
"Appunto, l'art. 138 prevede che le riforme costituzionali debbano essere approvate con un ampio consenso raccogliendo il voto della maggioranza e di una parte dell'opposizione".


Qual era il significato di questo consenso qualificato?
"Che la Costituzione, la sua manutenzione, le sue modifiche non dovessero essere appannaggio della pura maggioranza. Poi però le leggi elettorali hanno cambiato il sistema politico, polarizzandolo su due sponde e ora chi ha il sopravvento nella competizione elettorale e conquista la maggioranza si fa da sé le riforme costituzionali".


Salvo poi sottoporle a referendum popolare, come ha ricordato Berlusconi.
"Berlusconi ha fatto un discorso piano. Prende atto della disciplina costituzionale, si fa votare la sua riforma con la maggioranza che il sistema elettorale attuale gli ha dato, chiede al referendum l'approvazione definitiva. Anche se ineccepibile, però, questo metodo cambia profondamente l'essenza stessa della Costituzione".


Perché, se quel metodo è previsto dalla stessa Costituzione?
"Perché ci sono due nozioni di Costituzione. La prima considera la Costituzione come strumento di chi governa. Per Cromwell, la Costituzione, è appunto Instrument of Government. Siamo qui alla presenza di Platone, Aristotele, Hobbes, Schmitt. Per venire al presente o al passato prossimo, non c'è in Sud America vincitore di elezioni, capo-popolo o colonnello, che non abbia e annunci un suo progetto costituzionale: è lo strumento di cui intende servirsi per esercitare il potere".


Qual è la seconda nozione?
"E' la nostra. Qui il riferimento è John Locke. La Costituzione è inclusiva. Non è scritta da chi vince contro gli sconfitti. La Costituzione non si occupa di chi sia il vincitore. Scrive principi per tutti, garantisce i diritti di tutti. Noi siamo figli di questo costituzionalismo. La nostra Carta fondamentale è nata con la Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo delle Nazioni Unite del 1948, con la Convenzione europea dei diritti dell'uomo e delle libertà del 1950. La Costituzione italiana si colloca in questa tradizione. E' nata per essere inclusiva, per valere per tutti. Non è uno strumento di potere ma di garanzia contro gli abusi del potere. Berlusconi invece vuole fare il Cromwell. Può essere ancora più chiaro se ritorniamo al 138. Quell'articolo prevede che anche un accordo politico ampio possa essere bocciato da una minoranza del corpo elettorale. Come si sa, il referendum costituzionale non ha il quorum e, se vanno a votare il 20 per cento degli italiani, l'11 per cento può bocciare la nuova legge. Il progetto di Berlusconi capovolge questa logica. Non riconosce al referendum un potere distruttivo, ma pretende che sia confermativo della riforma votata soltanto dalla coalizione di governo. Diciamo che la manovra, di tipo demagogico, manomette la Costituzione, annullando lo spirito di convivenza che la sostiene, e la trasforma in strumento di governo, in strumento di potere".


Si può dire che la riforma annunciata non fa che accentuare quella "china costituzionale" di cui lei spesso ha scritto: indifferenza per l'universalità dei diritti, per la separazione dei poteri, per la dialettica parlamentare, per la legalità.
"Sì. Un regime liberale-democratico adotta come principio ciò che dice l'articolo 16 della Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino del 1789: "Ogni società in cui la garanzia dei diritti non è assicurata, né la separazione dei poteri determinata, non ha costituzione". Una Costituzione che diventa strumento di potere contraddice la separazione dei poteri. E' quel che sta accadendo. Abbiamo già un Parlamento impotente dinanzi a un governo che impone le sue scelte con il voto di fiducia. Ora è il turno della magistratura".

Lei condivide la previsione che la separazione del pubblico ministero dal giudice anticipa la sottomissione della magistratura requirente all'esecutivo?

"Ci sono molti aspetti discutibili nella divisione del Consiglio superiore della magistratura in due, ma uno è chiaro fin d'ora. Se un pubblico ministero non è un magistrato a pieno titolo, che cos'è se non un funzionario dell'esecutivo? E evidente allora che, secondo logica, quel funzionario dovrà dipendere da un'autorità di governo, così pregiudicando l'indipendenza della funzione giudiziaria e cancellando la separazione dei poteri. Mi chiedo: che bisogno c'è?".

E' inutile nascondersi che è lo spettacolo offerto dalla magistratura, con il conflitto tra due procure, ad aprire spazi a questi progetti di riforma.
"Lo spettacolo è sgradevole e la situazione in cui versa la magistratura italiana è certamente insoddisfacente. Ma mi chiedo: le proposte che si avanzano eliminano le difficoltà e i difetti o li aggravano?".

Qual è la sua opinione?
"Per quel che ho letto, dalle inchieste di Catanzaro sono emersi collegamenti della magistratura con ambienti politici, finanziari, malavitosi. La soluzione che propone il governo - l'attrazione del pubblico ministero nell'area della politica governativa - rafforza quei legami e non elimina quindi le cause delle disfunzioni, mentre bisognerebbe lavorare per rendere effettiva l'autonomia della magistratura dai poteri economici, amministrativi, politici e, naturalmente, criminali. Il disegno di riforma, codificando una dipendenza, avrà un solo effetto: eliminerà la notizia di quei legami, non la loro esistenza. Continueranno a esserci, ma non si vedranno".

Quali sono le responsabilità della magistratura in questa crisi?
"Il sistema costituzionale assegna alla magistratura il massimo dell'indipendenza e non sempre questa posizione è stata usata con la responsabilità necessaria. Se le cose funzionano, il merito è della magistratura. Se non funzionano, bisogna dirlo, è della magistratura il demerito".

Quali sono le ragioni o le prassi o le convinzioni che inceppano l'autogoverno della magistratura?
"Non c'è dubbio che la formazione di correnti, che all'inizio è stata favorita da un confronto culturale (culturale era il dibattito su come si dovesse interpretare la Costituzione), ha finito per diventare strumento di promozione e di carriera. E' una degenerazione. Se non hai una corrente alla spalle non assurgi a un incarico direttivo. Solo una corrente può proteggerti quando verrai giudicato per i tuoi errori. Mi sembra che l'autonomia non sia stata gestita nel senso per il quale è stata prevista".

Forse anche per questo è largo il consenso per una riforma.
"Ci sono le istituzioni e gli uomini. La migliore Costituzione può essere corrotta da uomini mediocri. Una mediocre Costituzione può funzionare bene con uomini capaci. Credo che la magistratura debba fare un severo esame su se stessa. Se il sistema non funziona, non ne porta anch'essa la responsabilità?".

Lei crede che questa riforma costituzionale alla fine si farà davvero?
"Si può sperare che nella maggioranza ci sia qualcuno che si renda conto della delicatezza delle questioni. Sono in gioco le garanzie, i diritti, i principi e l'eguaglianza del cittadino di fronte alle legge. Perché se la giustizia è controllata dalla politica, la funzione giudiziaria diventa strumento di lotta politica. Mi appare incredibile che si vada avanti su una strada così pericolosa e non ci siano voci responsabili che denuncino il pericolo, anche all'interno della maggioranza".

Se il governo, come dice Berlusconi, tirasse diritto...
"Siamo in una situazione tristissima. Penso che occorra far breccia nelle convinzioni collettive, spiegare all'opinione pubblica che non si buttano via da un giorno all'altro secoli di storia e di valori civili". 


(12 dicembre 2008)

4 commenti:

  1. Vorrei fare semplicemente una domanda: Questa intervista a che pro?
    Si possono dire tante belle parole ma alla fine ci sono delle regole. Come nel precedente governo sono state usate ed abusate, ora lo fa questo governo.
    Leggi "ad personam"? Beh il primo a farle è stato proprio D'Alema sul finanziamento pubblico dei partiti altrimenti lui e i suoi colleghi sarebbero tutti in galera, anche quello è un abuso sul cittadino.
    La soluzione?
    Semplice, prendere atto da parte del PD di essere all'opposizione e sedersi al tavolo della trattativa per fare la Riforma della Magistratura in maniera da raggiungere un accordo.
    Ricordo che chi ha abusato delle regole, contro ogni etica, è stato il governo prodi che con appena 25 mila voti non avrebbe mai dovuto governare. Le regole glie lo permettevano? Bene, ha governato ed è fallito.
    Ora è giusto che anche il governo berlusconi, se le regole glie lo permettono prosegua anche da solo.
    Non ci devono essere sparita. La coscienza sociale è morta con prodi? Bene, celebriamone il funerale ma ricordatevi che il 46% degli italiani VUOLE questo governo, abbiate rispetto almeno di loro.

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  2. Vorrei fare semplicemente una domanda: Questa intervista a che pro?
    Si possono dire tante belle parole ma alla fine ci sono delle regole. Come nel precedente governo sono state usate ed abusate, ora lo fa questo governo.
    Leggi "ad personam"? Beh il primo a farle è stato proprio D'Alema sul finanziamento pubblico dei partiti altrimenti lui e i suoi colleghi sarebbero tutti in galera, anche quello è un abuso sul cittadino.
    La soluzione?
    Semplice, prendere atto da parte del PD di essere all'opposizione e sedersi al tavolo della trattativa per fare la Riforma della Magistratura in maniera da raggiungere un accordo.
    Ricordo che chi ha abusato delle regole, contro ogni etica, è stato il governo prodi che con appena 25 mila voti non avrebbe mai dovuto governare. Le regole glie lo permettevano? Bene, ha governato ed è fallito.
    Ora è giusto che anche il governo berlusconi, se le regole glie lo permettono prosegua anche da solo.
    Non ci devono essere sparita. La coscienza sociale è morta con prodi? Bene, celebriamone il funerale ma ricordatevi che il 46% degli italiani VUOLE questo governo, abbiate rispetto almeno di loro.

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  3. La riforma della Costituzione prospettata da berlusconi è molto pericolosa. Ma non credo che riuscirà a raggiungere il suo obiettivo, in questo caso.
    Occorre comunque vigilare con attenzione.
    Ciao

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  4. ma perché la separazione delle carriere sarebbe uno strumento di potere nelle mani dei dittatori?
    Il disegno di riforma, codificando una dipendenza, avrà un solo effetto: eliminerà la notizia di quei legami, non la loro esistenza.
    ma l'esistenza di questi legami non comprometterebbe la divisione dei poteri (i giudici sarebbero ancora autonomi) anche qualora i PM fossero dipendenti della P.A., che comunque non è l'unica soluzione possibile, ad esempio ci potrebbero essere due enti entrambi indipendenti per giudici e PM.
    è ora a mio avviso che c'è un conflitto di interessi tra pubblici accusatori e giudici, che si trovano contro nel giudizio e insieme nelle carriere. qualcuno mi spiega quali punti critici trova nel separarli?

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