lunedì 8 agosto 2005


Intercettazioni e legami d’affari


L'ombra del premier


di

Sergio Romano

 





Se il lettore fatica a orientarsi in questa ridda di intercettazioni e dichiarazioni, soprattutto quando concernono il presidente del Consiglio, non creda che l'autore di questo articolo abbia idee più chiare delle sue. Leggo che il finanziere Stefano Ricucci, impegnato in una operazione per il controllo del Corriere della Sera, attende di incontrare Silvio Berlusconi e chiedere il suo intervento. Ma non so se l'incontro abbia avuto luogo. Leggo che Emilio Gnutti, impegnato nella stessa operazione, dice a Ricucci di avere parlato con il presidente del Consiglio e di avergli detto che «ci deve dare una mano». Ma non so se vi sia stato un colloquio e come abbia reagito il presidente del Consiglio.

Leggo che nell’operazione sarebbe coinvolto Alejandro Agag, genero dell'ex premier José Maria Aznar. Ma non so se l'affermazione risponda a verità. Leggo che i contatti con Agag avverrebbero per il tramite di Ubaldo Livolsi, consigliere di Fininvest, la società della famiglia Berlusconi. Ma non posso essere certo che Livolsi—che pure conferma clamorosamente oggi al Corriere il suo coinvolgimento nella vicenda—agisca per incarico del presidente del Consiglio. Leggo di pranzi, cene, conversazioni notturne, persino di Flavio Briatore che vuole mediare fra Ricucci e il premier per la scalata alla Rcs, e provo il colpevole disagio di chi ascolta dietro una porta o guarda dal buco della serratura.

Ma vi sono altre parole e dichiarazioni su cui è possibile non avere dubbi. So ad esempio che Berlusconi, in una pubblica occasione, ha dichiarato: «È stata già esclusa nella maniera più assoluta una relazione tra quella che è l'operazione del signor Ricucci e il nostro gruppo, il mio gruppo. Non c'è nulla. Con l'operazione Rcs garantisco sul mio onore e sulla mia parola che non c'è alcun interesse da parte del mio gruppo».

Bene, questa sembra una dichiarazione precisa, rassicurante. Ma nella stessa occasione il presidente del Consiglio ha difeso Ricucci e ha aggiunto: «Ci poniamo anche noi un po' di domande, vedendo tutta quest'inaccettabile ostilità verso l'operazione. Se si rispettano le regole di mercato non si può scatenare una campagna contro qualcuno che agisce entro queste regole. (...) I poteri forti mettono sotto accusa chi dà loro fastidio». Ma questo è un giudizio sull’operazione e quindi, per certi aspetti, difficilmente compatibile con la estraneità e neutralità rivendicate dalla prima dichiarazione.

Una premessa. Chi lavora per un giornale non ha il diritto di scegliere i suoi proprietari o di opporsi a un cambiamento di gestione. Ma insieme a tutti i cittadini del suo Paese ha il diritto di sapere chi voglia impadronirsi di un giornale e quali siano i suoi soci. Lo ha soprattutto quando il presidente del Consiglio è un imprenditore dell'informazione e tanti suoi amici sembrano coinvolti nella vicenda. Non mi piace che il premier, per convincere gli italiani della sua estraneità, dica «il nostro gruppo, il mio gruppo ».

Non voglio essere tranquillizzato dall'uomo d'affari, una persona che, per raggiungere i suoi scopi, si sente spesso autorizzata a negare e a smentire. Voglio essere tranquillizzato dal presidente del Consiglio. Se questi, soprattutto quando ha un irrisolto conflitto d'interessi, vuole rassicurare i suoi connazionali, dispone di altri mezzi. Può interpellare il presidente della Consob e chiedergli di vigilare sulla trasparenza dell'operazione. Può pregare il presidente dell'Autorità per le comunicazioni di dargli un suo documentato parere. Può e deve evitare generiche accuse contro i «poteri forti», vecchio argomento populista che potrebbe domani ritorcersi contro di lui. Insomma è da lui che aspettiamo chiarezza e trasparenza.

 

 




08 agosto 2005


 

Un pezzo di grande correttezza e di grande peso. Firmato da Sergio Romano, poi, e sul Corriere della Sera. Tante perplessità, confusione sul piano della legalità, domande sacrosante che farei anch'io se scrivessi su un grande quotidiano, domande che mi faccio in questo mio diario di nome blog. Che strano, però! Quel titolo ricorda altri due titoli, entrambi contenenti la parola "ombra":



 

 


E' un solo libro, non due: il primo, in inglese, è stato pubblicato un anno fa; il secondo è la sua traduzione (non fedele nel titolo) in italiano. Feci un post, accorato, quando lessi le recensioni del lavoro di David Lane. Avrei voluto che il "premier" potesse denunciare il giornalista dell'Economist. In compenso qualcuno mi comunicò di aver denunciato me per quel post (19 dicembre 2004 e giorno seguente). Di quella denuncia non ho mai saputo niente, ma so qualcosa di un'altra denuncia.



La richiesta al Tribunale di Roma: oltre un milione di euro di danni morali

Diffamazione, il premier si rivolge ai giudici

Citato in giudizio per diffamazione l'autore del libro «L'ombra del potere» e la casa editrice Laterza.



ROMA - Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha citato in giudizio per diffamazione, per il volume «L'ombra del potere», David Lane e gli Editori Laterza - che rendono nota la notizia con un comunicato - «chiedendo al Tribunale di Roma la liquidazione di oltre un milione di euro di danni morali». Il libro del corrispondente italiano dell'Economist, già pubblicato in inglese dalla Penguin un anno fa, ricostruisce vicende di politica, affari, corruzione e mafia degli ultimi decenni sulla base di una ricca documentazione. «Gli Editori Laterza e l'Autore - conclude il comunicato - «ritengono prive di fondamento le argomentazioni della citazione, alla quale risponderanno nei modi e nelle sedi previste dalla legge». [...]  27 luglio 2005





Meglio tardi che mai, ma la denuncia è stata fatta solo in Italia, a David Lane e alla Laterza, non anche a David Lane e alla Penguin, in Inghilterra.  Perché?

9 commenti:

  1. Già ho invaso Alain con il "ricordo" di Livolsi; per quanto riguarda le denunce da parte di 1816 ed entourage, credo che il solo Travaglio ne abbia ricevute 35, da cui è sempre uscito indenne perchè, quando i Tribunali hanno chiesto l'onere della prova, i legali della Real Casa hanno precipitosamente ritirato le denunce.(Travaglio notoriamente scrive incollando estratti di sentenze pubbliche di altri Tribunali). Idem per Sabina Guzzanti e Raiot...

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  2. Io mi domando invece, chi non è corrotto nel nostro parlamento?
    Se penso che è dall'Itallia che è nata la mafia, questo mi fa riflettere, visto che non è mai stata sconfitta, anzi si è ramificata sempre più...
    E' bello trovare persone come te che si interessano molto di queste cose, mi conforta...

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  3. Hai avuto una minaccia di denuncia per un post???
    Quanto a lane, travaglio, guzzanti e tutti gli epurati dal servizio pubblico..nè giuridicamente, nè moralmente il nano l'ha avuta e l'avra' vinta.
    Arrivera' il giorno della resa dei conti. Arrivera'...
    Senza quei milioni di creduloni ignorantelli che lo hanno votato pensando che il benessere piovesse dal cielo, è finito.
    Qegli ignorantelli, buona parte del suo elettorato, non leggono un giornale, non hanno idea di cosa abbia combinato con i suoi amichetti in questi anni di governo, ma pensano alla loro baracca. Piu' ricchi e piu' liberi??Ma dove??? E come lo hanno creato lo distruggeranno...
    Spettera' ai successori il compito di avere gli attributi di smontarlo pezzo per pezzo e mandarlo dove merita di finire, insieme a Previti e Dell'Utri...

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  4. ottimo Harmonia, oggi c'è anche un gustoso articolo di Turani su Repubblica che ho linkato nel mio post di ieri. Insomma pare proprio che il Nostro ci sia dentro fino al collo. Bacio. Alain

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  5. domande..
    ma nessuna certezza
    così come non c'è certezza di pena
    o di trasparenza
    tutto entra in un calderone da cui emana uno strano fetore
    che i nuovi stregoni continuano a rimestare

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  6. domande..
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    tutto entra in un calderone da cui emana uno strano fetore
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