come li seppelliamo i morti
che si accatastano nel patio contro
la nostra finestra panoramica? la vista è ostruita
dall'ultimo cadavere scaraventato qui da un'altra bomba a grappolo...
ogni quaranta minuti, ogni venti, ogni dieci, ogni cinque,
ogni quattro ogni tre ogni due
ogni uno...
non riesco più a vedere in giardino
che ne facciamo di tutti questi bambini
che giacciono qui fuori dalla nostra cucina
finché ciascuna delle loro morti non sarà stata chiamata una morte
finché ciascuno di noi non saprà chi è che abbiamo ucciso
come è giovane questa... quattro anni? otto? tredici?
ventidue? teneva spesso
le mani in quella maniera? stava per fare una domanda?
La sua faccia un campo rivoltato di fresco
dove avremmo indugiato potendo
e lasciato scorrere dai nostri occhi semi nati dal nostro sguardo
ma ora
riusciamo a pronunciare ripetere pronunciare ripetere
uccidere, morte, uccidere, morte, uccidere, morte
con una pausa dopo ciascuna parola come ciascuna merita, ripetendole
nel sonno, sottovoce, a voce alta, alla TV
finché le nostre parole non diventano sabbia che ci punge a sangue i palmi
levati nel vento che si leva
guarda cosa rimane ora della sua faccia, terreno straziato e brullo...
della sua, e poi della sua, e della sua, e di nuovo della sua... ripetere
svelto
sabbia per ricoprire almeno il suo esile
corpo un tempo radioso
Mermer Blakeslee
Mermer Blakeslee, scrittore e poeta statunitense, vive a Roscoe, New York.
Molto strano il suo modo di scrivere...
RispondiEliminaSembra il testo di una di quelle canzoni tipo Bob Dylan...
cara harmonia, è una delle cose più dure che abbia mai letto...
RispondiEliminai nostri pensieri mentre, a cena, guardiamo un servizio sulla carestia niger, giusto il tempo di passare allo sport
Grazie Harmonia.
RispondiEliminaun abbraccio.