venerdì 5 agosto 2005

 


come li seppelliamo i morti


che si accatastano nel patio contro


  la nostra finestra panoramica? la vista è ostruita


dall'ultimo cadavere scaraventato qui da un'altra bomba a grappolo...


ogni quaranta minuti, ogni venti, ogni dieci, ogni cinque,


ogni quattro ogni tre ogni due


ogni uno...


non riesco più a vedere in giardino


che ne facciamo di tutti questi bambini


che giacciono qui fuori dalla nostra cucina


finché ciascuna delle loro morti non sarà stata chiamata una morte


finché ciascuno di noi non saprà chi è che abbiamo ucciso


come è giovane questa... quattro anni? otto? tredici?


  ventidue? teneva spesso


le mani in quella maniera? stava per fare una domanda?


La sua faccia un campo rivoltato di fresco


dove avremmo indugiato potendo


e lasciato scorrere dai nostri occhi semi nati dal nostro sguardo


ma ora


riusciamo a pronunciare ripetere pronunciare ripetere


uccidere, morte, uccidere, morte, uccidere, morte


con una pausa dopo ciascuna parola come ciascuna merita, ripetendole


nel sonno, sottovoce, a voce alta, alla TV


finché le nostre parole non diventano sabbia che ci punge a sangue i palmi


levati nel vento che si leva


guarda cosa rimane ora della sua faccia, terreno straziato e brullo...


della sua, e poi della sua, e della sua, e di nuovo della sua... ripetere


svelto


sabbia per ricoprire almeno il suo esile


corpo un tempo radioso




Mermer Blakeslee


Mermer Blakeslee, scrittore e poeta statunitense, vive a Roscoe, New York.

3 commenti:

  1. Molto strano il suo modo di scrivere...
    Sembra il testo di una di quelle canzoni tipo Bob Dylan...

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  2. cara harmonia, è una delle cose più dure che abbia mai letto...
    i nostri pensieri mentre, a cena, guardiamo un servizio sulla carestia niger, giusto il tempo di passare allo sport

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