ISRAELIANI E PALESTINESI PER LA PACE
«La lezione di mio padre Rabin non si è perduta»
È stanca ma soddisfatta, Dalia Rabin Filosof, ex vice ministra israeliana e figlia di Yitzhak Rabin, il premier laburista assassinato otto anni fa da un giovane zelota dell'ultradestra ebraica. La soddisfazione è grande per la riuscita, oltre ogni previsione, della manifestazione di Tel Aviv dell'altra sera, che ha visto scendere in piazza oltre 100mila persone, per quella che tutta la stampa israeliana ha segnalato come la più grande manifestazione della sinistra degli ultimi tempi.
«È stato un evento straordinario - dice Dalia Rabin che di questa manifestazione è stata l'organizzatrice - proiettato nel futuro. I centomila di Tel Aviv non hanno solo voluto ricordare la figura e la lezione di mio padre, ma hanno inteso ribadire che non esiste una soluzione militare alla crisi israelo-palestinese e che lo spirito e i contenuti dell'Accordo di Oslo sono tuttora validi».
Il presente, però, è segnato ancora dalla violenza e dal terrore:
«Nessuno - sottolinea Dalia Rabin, che ha ricoperto in passato il delicato ruolo di vice ministra della Difesa - può mettere in discussione il diritto d'Israele a difendersi dai gruppi terroristi, ma non è inasprendo la repressione generalizzata nei Territori che si sradica il terrorismo. Con le punizioni collettive e il coprifuoco prolungato si finisce solo per alimentare l'odio tra i palestinesi, come ha evidenziato lo stesso generale Yaalon (capo di stato maggiore di Tsahal, ndr.)».
E sul Patto per la pace che verrà sottoscritto il 20 novembre a Ginevra, Dalia Rabin-Filosf dice: «Va sostenuto con decisione ma non deve essere considerata un’iniziativa che si contrappone alla Road map». [...]
Cosa l'ha colpita di più della manifestazione di Tel Aviv?
«L'atmosfera e la presenza di tantissimi giovani. È stata davvero una grande prova di civiltà e, insieme, si è inteso lanciare un messaggio di speranza: la pace non è solo necessaria ma è possibile, e nonostante tutto è una strada ancora praticabile. Non c'era traccia di odio in quella piazza, non si sono additati al pubblico disprezzo gli avversari politici, non si è tacciato di tradimento l'attuale primo ministro, come invece avvenne nelle manifestazioni della destra che anticiparono l'assassinio di mio padre. Chi era in piazza a Tel Aviv intende costruire e non distruggere. Quella manifestazione è stata una salutare iniezione di ottimismo, una scommessa sul futuro. È tempo di riprendere in mano la fiaccola della speranza che fu accesa da Yitzhak Rabin» [...]
Molti striscioni presenti sabato sera in Piazza Yitzhak Rabin erano a sostegno del «Patto per la pace».
«Si tratta di un'iniziativa costruttiva, importante, da sostenere come le altre che sono nate in questi tempi di guerra, a dimostrazione che esiste uno spazio di dialogo e che tra i palestinesi vi sono personalità politiche disposte al compromesso. L'importante è non contrapporre il "Patto per la pace" alla Road map elaborata dal Quartetto (Usa, Ue, Onu, Russia, ndr.), la cui mancata attuazione non solo responsabilità dei gruppi terroristi palestinesi ma anche della fallimentare politica dell'attuale governo israeliano guidato da Ariel Sharon. Un fallimento che emerge dalle stesse critiche avanzate dai vertici militari ad una repressione indiscriminata che finisce solo per alimentare l'odio dei palestinesi».
Tra gli interlocutori palestinesi annovera anche il premier Abu Ala?
«Abu Ala, è bene ricordarlo, è stato uno degli artefici degli Accordi di Oslo. Non è un estremista, dobbiamo dargli una chance negoziale e non sbarrargli la strada come sembra voler fare il governo Sharon». [...]
L'Unità - 3 Novembre 2003
in questo momento in cui si sta inquinando un pò tutto sull'opinione pubblica credo che questi tuoi pezzi di testimonianze siano molto illuminanti. E' incredbilie come certi giornalisti facciano ideologia sulle guerre e disgrazie altrui. buona giornata. Iaia
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