RICORDARE I VIVI, TUTTI
Viaggio all'interno di Camp Delta tra i 680 "presunti terroristi" rinchiusi nella base americana a Cuba Gabbie, Corano e disperazione ecco i dannati di Guantanamo I detenuti non possono parlare, non sanno nulla del loro destino "Sono solo terroristi catturati in battaglia" dal nostro inviato CARLO BONINI
GUANTANAMO - Lo chiamano Camp Delta. È un immenso specchio rifrangente di metallo, filo spinato e cemento. Un sarcofago schiacciato su mille stie di ferro che segregano 680 prigionieri di 42 paesi dalle 17 lingue e i 23 dialetti. Ha ingoiato i dannati di "X Ray", il vecchio campo "raggi X", perché se ne diluisse il ricordo, fino a spegnerlo. Almeno così speravano al Pentagono. In ceppi, il 2, il 28 e il 29 aprile del 2002, hanno trascinato i prigionieri nelle loro nuove gabbie a soli duecento metri dal mare. Senza spiegargli che non lo avrebbero mai visto, né sentito. Perché a "Camp Delta", l'Oceano non è né un suono né un odore né un colore.
da LA REPUBBLICA 14 lUGLIO 2003 [continua]
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