sabato 13 ottobre 2007

Guerra all'Iran? Siamo a questo punto?



Personalità Americane chiedono ai Militari USA di rifiutarsi di eseguire l'ordine di attacco contro l'Iran



Willie Nelson, leggenda della musica country, Gore Vidal, icona della letteratura, Cindy Sheehan, la madre di un caduto Stella al Merito, Daniel Ellsberg, informatore su documenti del Pentagono, Ann Wright, Colonnello a riposo dell'Esercito USA, Cynthia McKinney, ex membro del Congresso, Elizabeth de la Vega, ex procuratore federale, Thom Hartmann, autore e conduttore di programmi radiofonici, Michael Lerner e Steven Jacobs, rabbini, e decine di altre personalità Americane hanno firmato una lettera che chiede ai Capi di Stato Maggiore Riuniti e a tutto il personale militare USA di rifiutarsi di eseguire gli ordini di attacco contro l'Iran in una guerra di aggressione.


La lettera è stata messa in diffusione perché altri la possano sottoscrivere a http://www.dontattackiran.org  . Questo il testo della lettera:


All'attenzione dei Capi di Stato Maggiore Riuniti e a tutto il personale militare USA


Non attaccate l'Iran!
Ogni attacco preventivo contro l'Iran sarebbe illegale.


Ogni attacco preventivo contro l'Iran sarebbe criminale.


Noi, cittadini degli Stati Uniti, rispettosamente raccomandiamo a voi, donne e uomini di coraggio del nostro esercito, di rifiutare di adempiere ad ordini di attacco preventivo contro l'Iran, una nazione che non rappresenta alcuna seria od immediata minaccia per gli Stati Uniti. Attaccare l'Iran, una nazione sovrana di 70 milioni di persone, costituirebbe un crimine di grandezza immensa. Quali le basi legali della nostra petizione, di non attaccare l'Iran?


I Principi di Norimberga, che sono parte integrante del diritto degli Stati Uniti, indicano che tutto il personale militare ha l'obbligo di non obbedire ad ordini non legittimi. Il Manuale 27-10, sec.609, per gli Ufficiali Superiori dell'Esercito e l'UCMJ (Uniform Code of Military Justice-Codice Uniforme per la Magistratura Militare), art. 92, includono questo principio. L'Articolo 92 afferma: “Un ordine o una disposizione generale sono conformi alla legge, se non risultano contrari alla Costituzione, alla legge degli Stati Uniti.”


Ogni provvedimento assunto da un trattato internazionale ratificato dagli Stati Uniti diventa legge degli Stati Uniti. Gli Stati Uniti sono membri e firmatari della Carta delle Nazioni Unite, di cui l'Articolo II, sezione 4, stabilisce: “Tutti i membri devono astenersi nelle loro relazioni internazionali dal mettere in atto minacce o dall'uso della forza contro l'integrità territoriale o l'indipendenza politica di qualsiasi stato.” Stabilito che l'Iran non ha aggredito gli Stati Uniti, e che gli Stati Uniti sono membri e firmatari della Carta, ogni attacco all'Iran da parte degli Stati Uniti sarebbe illegale non solo secondo il diritto internazionale ma anche secondo la Costituzione Statunitense, che considera i patti da noi sottoscritti come Legge Suprema della Nazione.


Quando voi siete diventati militari, avete giurato di difendere la nostra Costituzione. Secondo il diritto internazionale, seguire gli ordini del governo o dei vostri superiori non vi esenta dalle responsabilità. Secondo i Principi di Diritto Internazionale che informano la Carta del Tribunale di Norimberga, la complicità nell'ordinare un crimine di guerra, secondo il diritto internazionale è per se stessa un crimine.


Panorama ambientale:


Le accuse dell'Amministrazione Bush contro l'Iran non sono state provate. Ne' lo sviluppo di armamenti nucleari, nemmeno le forniture di assistenza all'Iraq, se provate, possono costituire una giustificazione per una guerra illegale. Un'aggressione contro l'Iran può indurre il formidabile apparato militare Iraniano ad attaccare le truppe degli Stati Uniti di stanza in Iraq. Migliaia dei nostri soldati potrebbero essere uccisi o catturati come prigionieri di guerra. Inoltre, un attacco Statunitense contro le strutture nucleari Iraniane potrebbe significare la morte per avvelenamento da radiazioni di decine di migliaia di civili innocenti Iraniani. Il popolo dell'Iran non ha un grande controllo su coloro che lo governano, tuttavia dovrebbe subire il tremendo attacco Statunitense. Incursioni aeree con bombardamenti sarebbero equivalenti ad una punizione collettiva, cosa che rappresenta una violazione della Convenzione di Ginevra, e di sicuro spargerebbero i semi dell'odio per generazioni a venire. Un quarto della popolazione dell'Iran è costituito da bambini.


Soprattutto, noi vi lanciamo questo appello, di esaminare con cura la documentazione delle nostre azioni in Iraq, azioni che hanno creato la spinta ideale per gli jihadisti, per i fautori delle guerre sante, questo per ammissione dell'intelligence USA, una situazione che non esisteva prima della nostra aggressione. Noi dobbiamo prendere atto che il nostro uso sconsiderato delle soluzioni militari ci ha creato molti più nemici e reso le famiglie Americane meno sicure. La diplomazia, non la guerra, è la risposta!


Indicazioni sui rischi a cui si incorre rifiutando un ordine illegale o firmando questo documento:


Noi, in piena consapevolezza e volontà, lanciamo questo appello, consci del rischio che, in violazione dei nostri diritti contemplati dal Primo Emendamento, noi potremmo essere messi sotto accusa secondo gli articoli ancora in vigore dell'incostituzionale Espionage Act o per qualche altra legge incostituzionale, e che potremmo essere sanzionati, imprigionati o banditi per azione governativa.
Noi lanciamo questo appello, consci anche che voi non avete facili alternative. Se voi obbedirete ad un ordine illegale di partecipare all'aggressione contro l'Iran, potenzialmente potrete essere accusati di crimini di guerra. Se voi presterete attenzione al nostro appello e disobbedirete ad un ordine illegale, potrete essere falsamente accusati di crimini, compreso il tradimento. Voi potrete falsamente essere giudicati da una Corte Marziale. Voi potrete essere incarcerati. (Per consultare un giurista e rendersi il più possible consapevoli sulle conseguenze, contattare “The Central Committee for Conscientious Objectors”, “Courage to Resist”, “Center on Conscience and War”, “Military Law Task Force of the National Lawyers Guild” 415-566-3732, o “GI Rights Hotline” a 877-447-4487.)


Istanza finale: I nostri dirigenti spesso affermano che le nostre forze armate sono la nostra ultima risorsa. Noi vi preghiamo che voi rendiate questa affermazione politica una realtà, e perciò di rifiutare gli ordini illegali di aggressione contro l'Iran. Noi vi promettiamo di assicurarvi tutto il nostro appoggio perché voi possiate proteggere in patria i cittadini Americani e all'esterno i civili innocenti. Il nostro futuro, il futuro dei nostri figli e dei loro figli è depositato sulle vostre mani. Voi conoscete bene gli orrori della guerra. Voi potete bloccare i prossimi.


Sinceramente,


Daniel Ellsberg, Thom Hartmann, Rabbi Michael Lerner, Rabbi Steven
Jacobs, Cynthia McKinney, Willie Nelson, Cindy Sheehan, Norman Solomon,
Elizabeth de la Vega, Gore Vidal, Ann Wright, ... continua QUI


*


Operazione sciame di fuoco


di Fabio Mini ( generale, ex comandante delle forze della Nato in Kosovo ) 

Tutto è pronto per la guerra. E l'offensiva non colpirà soltanto gli impianti nucleari ma cancellerà tutta la potenza iraniana. Concentrando le forze d'attacco più moderne in orde come quelle di Gengis Khan


Chi pensava che il via libera all'attacco israelo-statunitense all'Iran sarebbe venuto dal Congresso americano si sbagliava. E si sbagliava anche chi pensava che un presidente Bush frustrato dal caos iracheno, dallo stallo afghano e dalle pressioni delle lobby industriali avrebbe finito per decidere da solo. L'attacco all'Iran si farà grazie alle dichiarazioni del neo ministro degli Esteri francese Kouchner. In questi anni di minacce e controminacce, di scuse e pretesti per fare la guerra le uniche parole 'rivelatrici' sono state quelle della laconica frase "ci dobbiamo preparare al peggio". Molti le hanno prese come uno scivolone, altri le hanno considerate una provocazione scaramantica, altri come un incitamento e altri ancora come una rassegnazione ad un evento ineluttabile. Può essere che la frase contenga tutto ciò ma l'essenza profonda delle parole di Kouchner è diversa.

In questi ultimi 15 anni di interventi militari di vario tipo e in tutte le parti del mondo si sono stabilite strane connessioni e affinità. Gli eserciti sono integrati dai privati, gli idealisti dai mercenari, gli affari dall'ideologia, la verità si è intrisa di menzogne che neppure la logica della propaganda riesce più a scusare. Ed una delle connessioni più insolite è quella che si è realizzata tra militari, operatori umanitari e politica estera arrivando a permettere che ognuna delle tre componenti si possa spacciare per le altre due. Il collante principale di questo connubio è la concezione dell'emergenza. La politica estera ha perduto il carattere di continuità dei rapporti fra gli Stati e nell'ambito delle organizzazioni internazionali. Si dedica ormai da tempo a gestire rapporti di emergenza, rapporti temporanei legati ad interessi o posizioni transitorie e mutevoli e a geometrie variabili. D'altra parte, la politica dell'emergenza è l'unica che permette l'impegno limitato e selettivo. Inoltre, siccome la dimensione dell'emergenza può essere manipolata o interpretata, può essere costruita o smontata a piacimento. Seguendo la stessa logica, gli eserciti di questi ultimi quindici anni si sono dedicati esclusivamente all'emergenza, preferibilmente esterna e per motivi cosiddetti umanitari in modo da garantirsi consenso e sostegno. Non ci sono più eserciti capaci di difendere i propri territori o di assicurare la difesa in caso di guerra. È sempre più difficile trovare uno Stato che sia minacciato di guerra da un altro Stato e tutti gli eserciti del mondo oggi contano su un preavviso di almento 12 mesi per mobilitare le risorse idonee alla difesa nazionale. Si sono perciò specializzati nell'emergenza sia come tipo sia come tempo e ritmo degli interventi.

Quando Kouchner dice candidamente che ci dobbiamo 'preparare al peggio' non fa altro che interpretare una filosofia che non si pone come obiettivo la ricerca del meglio, della soluzione meno traumatica, ma che invoca la gestione dell'emergenza da parte della politica, dello strumento militare e delle organizzazioni umanitarie ormai legate a doppio filo. È anche l'ammissione dell'incapacità della stessa politica nel pensare e trovare soluzioni durature, dell'incapacità degli strumenti militari di gestire situazioni conflittuali fino alla completa stabilizzazione e dell'incapacità delle organizzazioni umanitarie di risolvere i problemi della gente in una prospettiva un po' più lunga di quella offerta dall'emergenza. Infine Kouchner ammette anche che la somma di queste incapacità conduce ineluttabilmente alla guerra. E allora guerra sia.

È evidente che in queste condizioni sono necessarie alcune forzature che garantiscano la realizzazione dell'emergenza e degli interventi delle varie componenti: deve succedere qualcosa - quello che gli analisti chiamano 'trigger' - che determini l'emergenza politica, deve essere in immediato pericolo la sicurezza collettiva e si deve prevedere una catastrofe umanitaria (più grande è meglio è). Si deve in sostanza possedere un apparato gestibile capace di 'inventare' l'emergenza e di inventarne la fine che consente il distacco e il disimpegno a prescindere dalla soluzione dei problemi. L'attacco all'Iran rientra perfettamente in questo quadro e, a ben vedere, è un quadro ormai quasi completo. L'Espresso, 1 ottobre 2007


BIRMANIA



Sanzioni da Tiffany


Bulgari, Tiffany, Cartier. Ma anche OviEsse, le assicurazioni della compagnia aerea. Le aziende voltano le spalle al  Regime birmano



Cresce la ripulsa per la repressione violenta del regime birmano, anche nel mondo del lusso e degli affari. Gli almeno  200 morti – tutti cremati per non lasciar tracce – gli oltre 7mila arrestati e i 2mila monaci deportati ai lavori forzati come replica a una manifestazione di protesta gandhiana e pacifica fanno breccia anche nei cuori di chi solitamente è obbligato dai doveri aziendali a anteporre le ragioni del profitto a scelte etiche. Gioiellieri, catene di grande distribuzione, aziende tessili, grandi compagnie assicurative, negozi specializzati nel lusso d’élite. Fioccano giorno dopo giorno le sfilze di “Senza di me” pronunciati da manager in gessato e tailleur di alta moda.   CONTINUA QUI

16 commenti:

  1. come sempre post belloe c omplesso
    con l'iran si rischia di scoperchiare uno scenario ben peggiore di quello iraqueno
    ma un pò di pace no?
    uffa
    stef

    RispondiElimina
  2. come sempre post belloe c omplesso
    con l'iran si rischia di scoperchiare uno scenario ben peggiore di quello iraqueno
    ma un pò di pace no?
    uffa
    stef

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  3. "ci dobbiamo preparare al peggio"
    e lì effettivamente quello che potrebbe ribollire sarebbe qualcosa di talmente catastrofico da innescare un conflitto ancor più terrificante. Per tutti.
    spero di aver capito e ragionato male, ma non credo ...

    RispondiElimina
  4. "ci dobbiamo preparare al peggio"
    e lì effettivamente quello che potrebbe ribollire sarebbe qualcosa di talmente catastrofico da innescare un conflitto ancor più terrificante. Per tutti.
    spero di aver capito e ragionato male, ma non credo ...

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  5. Mi piacerebbe credere che le posizioni rese pubbliche di "Case" famose siano davvero dovute al 'crescere della ripulsa per la repressione violenta del regime birmano, anche nel mondo del lusso e degli affari'....ma, ahimè! sono (divenuta) troppo cinica!
    E penso che -probabilmente- (per fortuna!) il regime vigente si avvii verso la fine...Perché niente e nessuno come le 'potenze economiche' sa anticipare le sue mosse a ragion veduta (per i propri interessi) in base ai dati in suo possesso di "probabilità degli sviluppi".
    Assai meno lungimirante la politica e soprattutto il suo 'sguardo' militare (nel caso (...?!) americana nei confronti dell'Iran) che preclude quasi sempre a immani catastrofi, che potrebbero, soprattutto ora, coinvolgere gran parte del mondo.
    ...Ma forse parlo a vanvera:almeno così spero.

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  6. Mi piacerebbe credere che le posizioni rese pubbliche di "Case" famose siano davvero dovute al 'crescere della ripulsa per la repressione violenta del regime birmano, anche nel mondo del lusso e degli affari'....ma, ahimè! sono (divenuta) troppo cinica!
    E penso che -probabilmente- (per fortuna!) il regime vigente si avvii verso la fine...Perché niente e nessuno come le 'potenze economiche' sa anticipare le sue mosse a ragion veduta (per i propri interessi) in base ai dati in suo possesso di "probabilità degli sviluppi".
    Assai meno lungimirante la politica e soprattutto il suo 'sguardo' militare (nel caso (...?!) americana nei confronti dell'Iran) che preclude quasi sempre a immani catastrofi, che potrebbero, soprattutto ora, coinvolgere gran parte del mondo.
    ...Ma forse parlo a vanvera:almeno così spero.

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  7. ho letto con fatica il tutto, fatica e orrore nell'accettare che questo sia sempre costantemente vero!
    grazie, comunque di questi post, dovrebbero essere più diffusamente letti...
    veradafne

    RispondiElimina
  8. ho letto con fatica il tutto, fatica e orrore nell'accettare che questo sia sempre costantemente vero!
    grazie, comunque di questi post, dovrebbero essere più diffusamente letti...
    veradafne

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  9. io la vedo brutta, perchè nessuno ha voglia o intenzione di fare un passo indietro... e lasciare il passo ad altri...

    un bacio
    anne

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  10. io la vedo brutta, perchè nessuno ha voglia o intenzione di fare un passo indietro... e lasciare il passo ad altri...

    un bacio
    anne

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  11. L'attacco all'Iran, oltre che un crimine, sarebbe una seconda straordinaria imbecillità dell'Amministrazione Bush. Ma non accadrà. Bush è ormai un'anatra zoppa, e all'orizzonte si profila Hilary ( o Al ) Se l'Europa non sbaglia politica, attaccando il regime ma rispettando gli iraniani, anche in Iran cambierà l'aria. E la pace in Palestina, che è finalmente dietro l'angolo? Ottimismo, ottimismo!

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  12. Spero proprio che questa volta si eviti un'altra invasione in Iran perche' il pericolo di ritorsioni sarebbe trppo grande e le ripercussioni potrebbero portare alla follia. Una guerra del genere fomenterebbe ancora di piu' i fanatici fondamentalisti dando loro lo spunto-impeto per un potenziale conflitto nucleare mondiale che mi spaventa tanto, per nostra umana disgrazia ma forse per la felicita' del mondo animale che sopravviverebbe al catastrofico evento.
    Ubuntu, cara H.

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  13. Spero proprio che questa volta si eviti un'altra invasione in Iran perche' il pericolo di ritorsioni sarebbe trppo grande e le ripercussioni potrebbero portare alla follia. Una guerra del genere fomenterebbe ancora di piu' i fanatici fondamentalisti dando loro lo spunto-impeto per un potenziale conflitto nucleare mondiale che mi spaventa tanto, per nostra umana disgrazia ma forse per la felicita' del mondo animale che sopravviverebbe al catastrofico evento.
    Ubuntu, cara H.

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  14. Mi aggiorno ora..ma non so cosa dire di intelligente: questi orrori mi tacitano atterrita...

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  15. @stefanomassa
    Il titolo del post con i due interrogativi riassume la mia incredulità.
    @Raymond
    E' questo che rende terribile l'argomento. E sono i militari, come per l'Iraq, a contestare il Bush.
    @Leira
    Non parlerei di cinismo, Leira, ma di prudenza. Che cosa ne sappiamo noi? Comunque potrebbe essere l'inizio di un nuovo modo di "fare affari". Quanto all'Iran la cosa mi sembra così folle da essere impossibile. E spero di non parlare a vanvera.
    @ vera.stazioncina
    Speriamo che l'orrore non si avveri e cerchiamo di pesare sulle decisoni dei governanti.

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  16. @stefanomassa
    Il titolo del post con i due interrogativi riassume la mia incredulità.
    @Raymond
    E' questo che rende terribile l'argomento. E sono i militari, come per l'Iraq, a contestare il Bush.
    @Leira
    Non parlerei di cinismo, Leira, ma di prudenza. Che cosa ne sappiamo noi? Comunque potrebbe essere l'inizio di un nuovo modo di "fare affari". Quanto all'Iran la cosa mi sembra così folle da essere impossibile. E spero di non parlare a vanvera.
    @ vera.stazioncina
    Speriamo che l'orrore non si avveri e cerchiamo di pesare sulle decisoni dei governanti.

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